Anche Dio lavora … e noi non gli mettiamo i contributi. La lezione dei senza fissa dimora in un libro di Antonio Armenante, che sarà presentato il 16 maggio in Comune
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Interverranno il Sindaco Marco Galdi, l’Arcivescovo della Diocesi Amalfi-Cava Mons. Orazio Soricelli, il benemerito editore Gerardo Di Agostino (che con la sua Area Blu produce libri di notevole qualità e, quando questi riguardano la “sua” Cava, lo fa con spirito alieno da qualsiasi speculazione commerciale), la Dott. Anita Pastore, volontaria ospedaliera impegnata nell’assistenza dei senza fissa dimora, Padre Giuseppe Celli, figura storica del Convento dei Cappuccini di Cava, oggi operante ad Eboli, il Dott. Walter Di Munzio, Presidente dell’associazione Giornalisti Cava e Costa d’Amalfi “L.Barone”. Interverrà e condurrà la serata lo scrivente, Franco Bruno Vitolo, che ha curato l’editing ed è uno dei prefatori, insieme con i già citati Padre Celli e Anita Pastore, con don Tonio Dell’Olio, rappresentante nazionale di Libera ed ex Coordinatore di Pax Christi (di cui Armenante è Consigliere nazionale), e con Suor Rita Giaretta, Direttrice di Casa Rut di Caserta, associazione impegnata nel recupero delle immigrate prostituite e schiavizzate, a vantaggio della quale, oltre che della Casa della Pace di Firenze di Pax Christi, sarà devoluta una parte del ricavato.
Anche Dio lavora è il racconto-inchiesta dei momenti più salienti dell’esperienza vissuta quotidianamente dall’autore nella sua opera di volontariato attivo tra i senza fissa dimora di Salerno e dintorni, svolta attraverso il sostegno materiale e soprattutto attraverso il dialogo ed il contatto diretto, alla
ricerca della loro spiritualità e della loro dimensione umana, con il risultato di ricevere alla fine delle vere e proprie lezioni di vita.
Lezioni come quella suggerita dalla copertina, ben più solare delle situazioni trattate: due scarpe rotte che emergono da uno sfondo di luce aurorale. Lezioni come quella suggerita dal titolo, che richiama la battuta di un senza fissa dimora, che si lamentava che Dio, che pure “lavora” per creare un mondo di fratellanza e solidarietà, non ricevesse la giusta cooperazione (cioè “i contributi”) dagli uomini.
Insomma, un libro ricco di un’anima profonda, che viene colta da Suor Rita Giaretta nella sua postfazione con parole illuminanti: Questo libro, attraversato da sete di giustizia, di dignità e di fraternità, dà fiato e concretezza al messaggio di papa Francesco che esorta ognuno di noi, le famiglie, le comunità, la società civile e religiosa e le istituzioni a vivere la rivoluzione della tenerezza, a passare dalla cultura dello ‘scarto’ alla cultura dell’accoglienza. “È nelle nostre mani far nascere la festa dei volti”, è nelle nostre mani far rinascere la speranza. Siamo tutti mendicanti di amore, siamo tutti assetati di giustizia, siamo tutti cercatori di felicità. Grazie Antonio per avercelo ricordato.
È un grazie reiterato anche dalla Dott. Anita Pastore, preziosissima collaboratrice di Armenante nella sua azione di volontariato di strada: Grazie, Antonio, perché ci prendi per mano e ci fai scendere con te negli “abissi delle strade” e ci fai incontrare nel cuore quelli che da noi finora avevano ricevuto solo sguardi infastiditi dalla loro miseria e dalla nostra lontananza, o peggio dagli sguardi indifferenti di chi non vede, di chi non vuole vedere !
Due ringraziamenti sacrosanti, perché, come osserva Padre Celli, molti parlano dei poveri, pochi parlano con i poveri! Antonio Armenante appartiene a questa seconda categoria. Antonio frequenta i poveri, parla con i poveri emigranti, che sono doppiamente poveri.
Oltre la forza del messaggio, il libro si propone positivamente anche come semplice fonte di lettura, in quanto l’affabulazione di Antonio Armenante è accattivante e coinvolgente ed i personaggi si mostrano in tutta la loro vivezza e con la forza.
Leggendo leggendo, si viene letteralmente catturati dalle sue provocazioni “religiose”, a favore di un cristianesimo attivo, non immobilmente statico, non asettico, ma capace di sporcarsi le mani col grembiule della prossimità, e capace anche di rischiare in nome della difesa dei volti e della persone, così come aveva fatto quel “capellone contestatore” di Gesù Cristo, che Armenante apprezza come modello e stimolo di impegno.
Alla fine, dopo la lettura, oltre a capire che queste “pietre di scarto” non passano il tempo a piangersi addosso e sanno anche sorridere e stimolare il sorriso, si avrà la piena coscienza che sarebbe umano commuoversi, ma sarebbe ben più giusto “muoversi” ..
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