Festival Santa Apollonia Salerno. Debussy e Sergej Prokofiev: due fiabe in musica, sabato 7 giugno

debussy-la-scatola-dei-giocattoli-musica-da-camera-salerno-giugno-2014-vivimediaSALERNO. Sabato, alle ore 20, penultimo appuntamento  della I edizione del Festival di Musica da Camera Sant’Apollonia. Un evento, questo, nato dalla sinergia del conservatorio di Musica “G.Martucci” di Salerno, con un progetto del Dipartimento di Musica d’Insieme, presieduto da Francesca Taviani, da un’idea di Anna Bellagamba e la Bottega San Lazzaro del professore Giuseppe Natella che ospita la rassegna nella cornice della Chiesa di Santa Apollonia. Anna Bellagamba e Francesca Taviani hanno inteso dedicare una serata alla fiaba in musica, proponendo al pubblico due opere di Claude Debussy e di Sergej Prokofiev. La serata verrà inaugurata da Francesco Saggiomo al pianoforte, Bonaventura Oliviero al flauto, Martina Aprea al clarinetto, Deborah Batà al sassofono, la stessa Francesca Taviani al violoncello e Michele Granato alle percussioni, in un particolare arrangiamento curato dagli stessi allievi, de’ “La boìte à joujoux”, La scatola dei giocattoli, un balletto destinato all’infanzia ma come spettacolo di marionette, composto da Claude Debussy nel 1913. Le marionette erano di moda in Francia, nella belle époque: basti pensare che Judith Gautier, ferventissima wagneriana, fece rappresentare in un teatro di marionette il Parsifal! Nel vincenzo-varriale-musica-da-camera-salerno-giugno-2014-vivimediaballetto di Debussy assistiamo all’uscita dei giocattoli, di notte, dalla scatola in cui sono rinchiusi, a una battaglia accesasi d’improvviso perché il soldato, innamorato della bambola, viene ferito da Pulcinella, al nascere nella bambola di un sentimento amoroso verso il soldato, alle loro nozze e alla loro felice vita coniugale (e Pulcinella diventa guardia campestre). Evidenti, salvo il lieto fine, i rapporti con la storia del Petruska di Stravinsky. Ciascuno dei tre personaggi ha il suo tema, il suo leitmotiv: un valzer soave per la bambola, una stridente e aggressiva combinazione di suoni per Pulcinella, una fanfaretta “gentilmente militare” per il soldato. A seguire, un quartetto di sassofoni composto da Deborah Batà al soprano, Gerardo Mautone al sax alto, Vincenzo Varriale al tenore e Michele d’Auria al baritono, proporranno il capolavoro di Sergej Prokofiev, Pierino e il lupo, in una trascrizione di Philippe Marilia. La musica di Pierino e il lupo è d’una semplicità disarmante, soprattutto se paragonata alle dimensioni e alla complessità delle partiture che i compositori (e tra questi Prokof’ev stesso) scrivevano in quegli anni. Questa sua semplicità potrebbe anche indurre nell’equivoco di sottovalutarla, ma non è affatto eccessivo definire un capolavoro questa piccola opera musicale sui generis. Soprattutto Pierino e il lupo è un esempio perfetto di ciò che dovrebbe essere la musica per l’infanzia, riuscendo in quello che non riesce né allo splendido L’enfants et les sortilèges di Ravel, che in realtà non si rivolge all’infanzia ma dà vita ai ricordi e ai rimpianti d’un adulto, né al magistrale The Young Person’s Guide to the Orchestra di Britten, che fa fare ai giovani la conoscenza degli strumenti musicali ma non li diverte e non ne sollecita l’immaginazione, per non parlare di quella miriade di pezzi brevi e facili destinati all’infanzia solo perché adatti a dita piccole e inesperte. Pierino e il lupo, il cui testo è di Prokof’ev stesso,ma che qui ascolteremo dalla voce recitante di Maria Teresa Pascale, in forma piacevolmente rivisitata, dalla stessa Francesca Taviani, è invece una vera e propria fiaba, di quelle che affascinano ogni bambino e che vengono ricordate per sempre, anche quando si diventa adulti. Ciascun personaggio di questa fiaba è rappresentato da un tema musicale e da uno strumento dell’orchestra, secondo gli abbinamenti più naturali: l’uccellino cinguettante è caratterizzato dal flauto (nel registro acuto), l’anatra dall’oboe, il gatto dal clarinetto (nel registro grave e “con eleganza”), il nonno brontolone dal fagotto, il lupo spaventevole dai corni, il protagonista Pierino da tutti gli strumenti ad arco, le fragorose scariche dei fucili dei cacciatori dai timpani e dalla gran cassa (Prokof’ev consiglia di far ascoltare i vari strumenti e relativi temi all’inizio del pezzo, a scopo didascalico), ma qui tutti i personaggi non ci saranno ed apriremo una sorta di scatola magica guidati dal quartetto di sax. La voce recitante racconta la fiaba e parallelamente la musica la commenta passo passo, con una quantità d’immagini sonore spesso più vivide e precise di qualsiasi parola, come il rapido arrampicarsi del gatto o il lamento flebile e tragicomico (“doloroso” dice la partitura) dell’anatra nella pancia del lupo. La fiaba si conclude con un piccolo corteo trionfale di Pierino e dei suoi amici, che dà modo a Prokof’ev di far riascoltare rapidamente tutti i principali temi di quest’incantevole composizione. (Olga Chieffi)


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