20 anni fa, esattamente il 6 febbraio 2002, moriva il poeta Padre David Maria Turoldo. Ricordiamolo con la stupenda: “Canta il sogno del mondo”.
Ama
saluta la gente
dona
perdona
ama ancora e saluta
(nessuno saluta
del condominio,
ma neppure per via).
Dai la mano
aiuta
comprendi
dimentica
e ricorda
solo il bene.
E del bene degli altri
godi e fai
godere
Godi del nulla che hai
del poco che basta
giorno dopo giorno:
e pure quel poco
-se necessario-
dividi.
E vai,
vai leggero
dietro il vento
e il sole
e canta
Vai di paese in paese
e saluta
saluta tutti
il nero, l’olivastro
e perfino il bianco.
Canta il sogno del mondo:
che tutti i paesi
si contendano
d’averti generato.
David Maria Turoldo
da “O sensi miei….Poesie 1948-1988”, Rizzoli 1990
“Canta il sogno del mondo”, lirica-salmodia di Padre David Maria Turoldo. Elegante strutturazione, tipica della cifra Turoldiana. Poesia “ facile” ed insieme terribilmente difficile: “ama, saluta, perdona, dona, comprendi, dimentica e ricorda, godi e fai godere, dividi, canta”. In sintesi il vademecum del vero cristiano o semplicemente di chiunque si definisca Uomo. Dalla piccola (non meno dolorosa) testimonianza: “nessuno saluta /del condominio,/ma neppure per via” alla denuncia del nostro egoismo, dello stolto nazionalismo, del latente razzismo in “Vai di paese in paese/e saluta /saluta tutti /il nero, l’olivastro /e perfino il bianco.” Saluta perfino il bianco! Quel bianco, noi bianchi, carichi di storia gloriosa ma anche di vergognose terribili nefandezze; ancora più degli altri, dobbiamo meritare il saluto! Ma qual è il sogno del mondo? “che tutti i paesi/si contendano/d’averti generato.” Essere figlio senza patria perché figlio di tutte le patrie, portatore di amore universale.
David Maria Turoldo nacque a Coderno del Friuli nel 1916 e morì nel 1992 a Fontanelle di Sotto il monte, paese natale di Giovanni XXIII,(BG). Originale poeta, fu un prete “scomodo”: dapprima aveva scelto di partecipare personalmente alla resistenza e poi scomodo per le sue coraggiose omelie dal pulpito del Duomo di una borghese opulenta Milano degli anni ’60/70.
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