Occhio al candidato (n.2): Armando Lamberti – Io e i cavesi, protagonisti insieme, perché “Cava ci appartiene”!
Seconda puntata del nostro viaggio tra i candidati a Sindaco di Cava de’ Tirreni in vista delle elezioni di primavera. Dopo Enzo Servalli, rappresentante PD, è la volta di Armando Lamberti, docente universitario, che sarà leader di una lista civica espressione dell’Associazione “Per Cava”. Come in precedenza, partiamo dalla persona per arrivare poi ai progetti istituzionali.
Le prossime due interviste saranno fatte a Stefano Cicalese e Marco Senatore e saranno pubblicate entro il 5 febbraio.
Partiamo dall’anagrafe e dall’attività lavorativa?
Volentieri. Sono nato nel 1955, il 3 ottobre, durante il passaggio della processione di San Francesco e dopo un voto fatto da mia madre a San Francesco stesso per un momento di grave difficoltà durante la gravidanza. Per questo il mio secondo nome è Francesco, mentre il primo è Armando, per “puntella”. Insegno Diritto costituzionale e Istituzioni di diritto pubblico, in qualità di professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze giuridiche (Giurisprudenza) dell’Università degli Studi di Salerno. Esercito, inoltre, la professione di avvocato. Ho ricoperto e ricopro ruoli di gestione di organismi pubblici e privati. Sono stato, tra l’altro, Presidente del Comitato di indirizzo e vigilanza sui programmi di RAI – Educational, componente della Commissione Governativa per il rilascio delle licenze televisive nazionali e locali, Consigliere dell’allora Ministro Paolo Gentiloni, Consigliere di Amministrazione della Banca di Salerno e sono Delegato del Rettore dell’UNISA per i rapporti con le associazioni studentesche e Componente della Commissione della Regione Campania per la valutazione e la nomina dei Direttori Generali dei Policlinici e delle Aziende Sanitarie.
Sembri già allenato per quando dovresti decidere da Sindaco …
Non credo che sia richiesto un particolare allenamento per l’esercizio delle funzioni di Sindaco al di fuori delle mansioni che già esercito. Piuttosto, la particolarità della carica sta nel fatto che si tratta di esercitare decisioni che coinvolgono una comunità più estesa e più diversificata di quanto lo sia quella universitaria e in ambiti che riguardano la vita quotidiana delle persone. Per il resto considero l’impegno all’Università un’ottima palestra decisionale.
Titoli di studio?
Due lauree, una in Giurisprudenza e una in Lettere e Filosofia. Ho sempre pensato che la preparazione umanistica e la visione giuridica fossero necessariamente complementari per governare in maniera consapevole e avveduta i processi decisionali di una comunità in cammino.
Quali sono i tuoi hobby ?
Senz’altro la lettura, dei quotidiani in primo luogo, e poi di libri, di vario genere, non solo di carattere giuridico, strettamente attinenti alla mia professione. Oltre a ciò, le mie passioni di sempre sono il cinema, il teatro e la musica. Non ho mai abbandonato l’idea di realizzare la mia “opera prima” e spero che i tempi non siano eccessivamente lunghi! Sarà la trasposizione cinematografica di un mio romanzo, che narra di una grande, bella e coinvolgente storia d’amore. Nonostante tutto, continuo a credere nel forever.
Sul tuo podio ideale, quali libri collochi ?
Certamente la Bibbia, che non è “un” semplice libro, ma un percorso per diventare uomo. Goethe amava ripetere che la Bibbia è “la nostra lingua materna”. Poi “I promessi sposi”, un capolavoro della letteratura italiana dell’Ottocento che ci trasmette il senso della Provvidenza, che reca il messaggio che la nostra vita è affidata alla Provvidenza di Dio: l’uomo, cioè, non è il solo padrone della sua storia. E, ex aequo, “Il piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry, rappresentazione della gioia dell’incontro con l’altro, che esprime l’intuizione secondo cui si vede bene solo con il cuore, l’invisibile si vede con il cuore, e che l’interiorità, perciò, è la più grande dote dell’uomo. E ancora “Le avventure di Pinocchio”, il burattino inventato da Collodi che, attraverso numerose traversie, diventa un ragazzo responsabile, e che non è altro che la metafora del cammino educativo. E infine i romanzi dello scrittore scozzese James Matthew Barrie, inventore del personaggio di Peter Pan, che ci porta naturalmente a riflettere su uno dei problemi del tempo che viviamo, la volontà di non-crescere (da cui appunto il nome della c.d. “sindrome di Peter Pan”), mentre la naturale vocazione della persona è quella di diventare adulti. E indicherei anche le avventure di Robin Hood, per la forza del messaggio che tende a dare voce a chi non ha voce.
Un podio alquanto affollato, vedo. E ora la politica… I tuoi modelli ideali?
I modelli per il mio impegno politico sono, in primo luogo, i grandi padri della Costituente, di tutte le forze politiche, che insieme, mettendo da parte le ideologie, hanno delineato insieme i valori su cui costruire la nuova Italia. Tra questi, in modo particolare quei cattolici che hanno segnato la storia e lo sviluppo del nostro Paese: De Gasperi, La Pira, Dossetti, Fanfani, e Aldo Moro per aver compreso, quasi in modo profetico, che il pluralismo dell’ispirazione politica tendeva a superare gli schemi dei partiti così come si erano formati nelle contrapposizioni del dopoguerra e che era necessario trovare convergenze sui temi sociali.
Ma non dimentico che il paese è cresciuto anche grazie al contributo di tante altre personalità espressioni di ideologie e forze politiche differenti, penso fra tutti ad Enrico Berlinguer.
Fra i politici di oggi ho grande considerazione per Romano Prodi per aver intuito – eravamo a metà anni novanta – che bisognava andare oltre i partiti tradizionali e per aver tentato di dare una risposta all’esigenza, già allora molto avvertita, di una nuova politica. Sono stato tra i primi firmatari del Manifesto per Prodi e nel segno di quella esperienza nel 2002, con Franco Prisco ed altri amici, ho fondato Cava, l’Ulivo e oltre.
A proposito, tu alla politica ti sei avvicinato attraverso la Democrazia cristiana ai tempi di Fanfani, Zaccagnini, Moro, De Mita… e di Eugenio Abbro…
La Democrazia Cristiana è stata una grande esperienza politica per i cattolici democratici in Italia. Dopo gli anni del centrismo, l’avvento di Amintore Fanfani ha rappresentato un’ulteriore svolta per il partito verso il riconoscimento di istanze sociali, da cui la celebre definizione di Moro della DC come di “un partito di centro che guarda a sinistra”. Al di là degli esiti storici del centro-sinistra in Italia, l’opzione dei cattolici per i temi sociali risulta sempre attuale.
E sul piano provinciale ho avuto come riferimento, tra gli altri, Mario Valiante, che è stato sottosegretario negli anni settanta nonché Presidente emerito della Corte di Cassazione, Roberto Virtuoso, cavese che da assessore regionale ebbe l’intuizione negli anni settanta di valorizzare i centri storici, Vincenzo Buonocore, mai dimenticato Rettore dell’Ateneo salernitano e parlamentare di alto profilo, ed ancora Daniele Caiazza: tutte personalità che nella loro vita hanno testimoniato una grande coerenza tra valori ed impegno politico.
Con il Sindaco di Cava de’ Tirreni per definizione, Eugenio Abbro, ho avuto invece, pur apprezzandone sempre le grandi capacità amministrative, un rapporto anche di contrapposizione politica: ma si tratta sicuramente di una personalità che si è imposta ancora di più nella memoria dei cavesi dopo la sua scomparsa.
Dato che stai facendo riferimenti specifici ai valori, mi dici quali sono secondo te le tre qualità più importanti per un politico?
Onestà, pazienza e competenza. E spirito di servizio. In questo momento ho deciso di mettermi a servizio della politica per esercitare onestà, pazienza e competenza. Con spirito di apertura a tutti in un progetto di città, anche all’opposizione. Basta voler bene alla Città…
Tu non sei nuovissimo alla politica. Sono tanti anni che si parla di te come candidato Sindaco e nel 2013 ti sei candidato alla Camera dei Deputati, con Scelta Civica e con Monti. E saresti stato eletto, senza l’allora inopinato crollo di Monti. Eppure oggi ti presenti come un candidato “nuovo”.
Il nuovo in politica è rappresentato, a mio avviso, dalla forza dei valori che si dichiarano e si testimoniano nel quotidiano, e quindi nel proprio vissuto. Questo significa essere credibili, e perciò affidabili. Non mi sembra poco in un periodo fortemente caratterizzato dalla crisi della politica e della credibilità dei partiti, e dal vento dell’antipolitica che, grazie agli scandali che si susseguono, soffia sempre più forte.
Come pensi di rivitalizzare Cava de’ Tirreni?
Risvegliando nei cittadini il senso di appartenenza ad una comunità, perché diano il loro apporto concreto di idee per creare una città a misura d’uomo, nella quale a tutti siano riconosciuti i diritti e tutti per conseguenza siano pronti ad adempiere ai propri doveri per la realizzazione del bene comune.
Hai mostrato spesso di essere un movimentatore, ricco di idee. Un Fra’ Gigino laico?
Fra’ Gigino resta inimitabile. Se poi il riferimento è alle sue qualità di organizzatore o al suo perpetuo entusiasmo, questi non sono certo elementi che mi sono estranei.
Voglio essere un credente che vive la sua fede attraverso lo stile della laicità. Con Fra Gigino c’è un rapporto di amicizia e di simpatia umana.
Occorre anche garantire tranquillità e sicurezza. Sai bene che questi sono temi sempre molto caldi e sentiti. E poi c’è la crisi economica.
Tranquillità e sicurezza della cittadinanza, pur non rientrando in senso stretto nelle competenze di un Sindaco, che non è istituzionalmente il garante dell’ordine pubblico, devono di certo essere costantemente all’attenzione di un’amministrazione comunale, e di chi si candida a guidarla, senza però mai cadere nella tentazione, magari per meri fini elettoralistici, di creare falsi allarmi sociali. La vera emergenza è sul fronte sociale ed economico: è in questo contesto di disagio che si possono registrare alla lunga fenomeni di devianza. Io credo che, per quanto attiene al ruolo di un Sindaco, favorire politiche di occupazione attraverso un programma ragionato di interventi pubblici, anche con una revisione della fiscalità locale e con la revisione della spesa della macchina burocratica comunale, possa dare un contributo decisivo nella direzione della tranquillità e della sicurezza locali.
A proposito di priorità, quale sarebbe la tua prima mossa in caso di elezione a Sindaco?
Come ho già ribadito in altra sede, una prima ricognizione delle emergenze sociali per avviare la loro risoluzione. I miei avversari intendono accreditare di me l’immagine di un docente universitario abituato alla pura teoria. In realtà dovrebbero considerare quanto spesso, nella mia esperienza di cristiano impegnato io abbia avuto occasione di venire a contatto con la sofferenza delle persone, ciò mi ha sollecitato continuamente a cercare di offrire un contributo concreto alla risoluzione dei problemi. Per questo intendo muovermi prioritariamente sul fronte sociale.
Servizi, fiscalità, assistenza ai più deboli. Come agire?
Dal punto di vista amministrativo si deve agire sulla struttura e sull’organizzazione della macchina comunale: impegno, questo, assunto da tanti candidati a Sindaco anche per il passato, ma sostanzialmente disatteso. Società partecipate e consulenze esterne sono meccanismi di spesa micidiali per un ente locale. La legge impone un drastico ridimensionamento di queste spese ed un ritorno alle finalità proprie dell’ente locale. Un’ulteriore attenzione, come ho già detto, va riservata alla fiscalità locale che negli ultimi anni è cresciuta in maniera esponenziale. E’ pur vero che ciò è dipeso anche dai tagli agli enti locali, ma sono stati gli amministratori locali a scegliere aliquote fiscali e le proporzioni di spesa per il rafforzamento dei servizi sociali. .
Che fine farebbero i soldi risparmiati ?
I soldi risparmiati andrebbero tutti a favore dell’incremento dei servizi sociali che sono affidati dalla legge ai Comuni, in particolare le funzioni di istruzione pubblica, di edilizia scolastica e di viabilità. Lo stato attuale di questi servizi è del resto sotto gli occhi di tutti.
Dato che stiamo parlando di Marco Galdi, mi dici secondo te quali sono le principali differenze tra te e lui ?
In primo luogo, la sua attuale scelta di carattere civico è frutto di uno stato di necessità in cui è venuto a trovarsi, ed è dunque associata a mere logiche di opportunità. Il mio progetto civico, con l’Associazione Cava ci appartiene, risponde all’esigenza di una nuova progettualità politica in ambito locale più adeguata ai difficili tempi che viviamo.
In secondo luogo, credo di poter affermare che il mio impegno politico è costruito sul pre-politico, e cioè sui rapporti interpersonali, che si nutrono di stima e di fiducia reciproca. Invece, a giudicare dai risultati dell’Amministrazione Galdi – in quattro anni e mezzo ha cambiato per ben undici volte la Giunta (roba da Guinness dei primati!) – mi pare di capire che la premessa del Suo impegno in politica non sia la stessa della mia. Per restare in piedi non credo si possa essere disposti a tutto e buoni per ogni stagione.
Altre differenze?
Sono un romantico, passionale, carezzevole decisionista, dalla visione del breve, medio e lungo periodo. Inoltre, nonostante tutto, mi piace da sempre investire nei rapporti umani perché non solo Cava ci appartiene (è il nuovo nome dell’associazione che mi sosterrà), ma “l’altro ci appartiene”. Di Marco Galdi non so. Lascio a tutti una libera interpretazione sul tema.
La parola “decisione” compare spesso accanto alla parola “concretezza”…
Per chi assume l’onere del governo s’impone il dovere della decisione, che, voglio ricordarlo, e non per pura erudizione, deriva dal latino “tagliare”. Chi decide in qualche modo “taglia” il ventaglio delle possibilità in campo e opera una scelta. La decisione si rivela tanto più incisiva quanto più è connotata di concretezza e di realismo.
Io mi attribuisco una naturale vocazione a sapermi assumere le responsabilità che riguardano i ruoli che ricopro: del resto, i tanti incarichi, istituzionali e non, ricoperti nell’arco di molti anni e le attività che svolgo di professore e di avvocato, mi impongono di prendere decisioni in tempo reale.
Non è questo il momento di parlare del programma dettagliato, però qualcosa sulle alleanze e sulle discriminanti la possiamo dire …
Ho già sottolineato che per me non esistono preclusioni sulle alleanze rappresentate da precedenti militanze politiche. Quel che conta è la condivisione leale del manifesto fondativo, del programma proposto e delle metodiche per implementare una nuova e buona politica, improntata su una assoluta onestà intellettuale da parte di tutti.
E per quanto riguarda la moralità di cui abbiamo parlato prima?
La moralità resta la discriminate decisiva in ogni caso. È una questione di credibilità. Altra cosa è la tendenza al moralismo, che si è diffusa da qualche anno in Italia e che usa troppo spesso l’arma giudiziaria come strumento di delegittimazione dell’avversario. Il rispetto della legalità non va disgiunto dal rispetto della dignità della persona.
Tornando alla comunicazione politica, quale sarà il tuo slogan definitivo ?
Cava ci appartiene! Ma aggiungerei: “Sognate con me”. Sognare non significa distaccarsi dalla realtà, ma piuttosto calarsi più profondamente in essa con l’aspirazione di cambiarla. Ecco, io intendo rappresentare questa aspirazione al cambiamento, che per molti è un sogno. E lo voglio fare col protagonismo di tutti, nessuno escluso.
Come pensi, in sede di primo turno e di eventuale ballottaggio, di superare i rivali sia di Centrodestra che di Centrosinistra?
Non ho il programma specifico di rivolgermi ad uno piuttosto che a un altro degli schieramenti politici per intercettarne i voti. Ho invece l’ambizione di parlare a tutti gli elettori, convinto come sono di poter rappresentare una proposta di amministrazione della città che scavalchi le logiche di partito, nella quale tutti gli uomini liberi e responsabili possano riconoscersi come sostenitori attivamente protagonisti e non come clienti alla ricerca di un qualche beneficio personale.
E i voti della gente, quelli che contano per l’elezione e che vanno guadagnati oltre gli schieramenti?
È mia intenzione rivolgermi direttamente alle persone oltre gli schieramenti e le logiche di appartenenza. Nelle elezioni amministrative il vincolo partitico, se ancora esiste, si allenta a beneficio del candidato. Faccio appello ad un voto consapevole per un candidato sindaco che intende privilegiare questo rapporto diretto con i suoi concittadini e che, come tale, non è espressione di nessun partito o aggregazione politica.
E quanto alle capacità leaderistiche e di immagine?
Credo poco alla figura del leader, il personalismo nuoce alla politica a tutti i livelli. Piuttosto penso di rappresentare l’immagine di un cittadino che intende farsi carico del governo della propria città. La mia storia personale parla per me. Spero che quanti decidano di sostenermi nella prova elettorale possano trarre dalla mia immagine di “uno di loro” le ragioni per votarmi.
Ritengo di essere un uomo che pensa, ma che al pensiero, non astratto, unisce anche il saper fare, attento, quindi, alla concretezza della vita.
La previsione per le prossime elezioni amministrative?
La campagna elettorale sarà lunga e complessa, da portarsi avanti con appassionato impegno e con la pazienza di spiegare alla gente programmi e prospettive. Io non sono per una politica gridata, preferisco il ragionamento e la proposta alla facile contrapposizione. Mi sento votato, come Giovanni Paolo II ci ha esortato a fare, alla costruzione di ponti e non di muri.
Ma mi piace ricordare una bella frase di Nelson Mandela: non si può arrestare il flusso delle stagioni. Avverto che oggi sussistano le condizioni per una grande affermazione dei cittadini come protagonisti di un nuovo rinascimento sociale, culturale, economico e politico della nostra città. Questo processo, che penso di contribuire a far crescere con l’Associazione “Cava ci appartiene”, sono convinto che possa vedermi principale protagonista negli anni a venire come Sindaco. Mi sia consentito una battuta finale, spero di poter sentire ripetere: “Lamberti vince perché convince”. Auguri alla città.
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