Occhio al candidato (n.3): Marco Senatore. Io e i cavesi, uniti contro sprechi e clientele, in nome della Qualità, nella costruzione di una Città Libera e Sicura
Terza puntata del nostro viaggio tra i candidati a Sindaco di Cava de’ Tirreni in vista delle elezioni di primavera. Dopo Enzo Servalli, rappresentante PD, ed Armando Lamberti, docente universitario, è la volta di Marco Senatore, avvocato, leader dell’Associazione “Cava Città Unita”. Come in precedenza, partiamo dalla persona per arrivare poi ai progetti istituzionali.
Partiamo dall’anagrafe e dall’attività lavorativa
Sono nato a Cava de’ Tirreni il 04/03/1962 e sono residente nella frazione di San Cesareo. Sono sposato, con due figlie, Martina di 22 anni e Chiara a marzo maggiorenne. Sono avvocato cassazionista, specializzato in diritto penale ambientale e dell’urbanistica, già componente del direttivo della Camera Penale salernitana.
Titoli di studio?
Laureato in giurisprudenza presso l’ Ateneo di Salerno. Svolgo l’attività forense da circa un quarto di secolo. Potremmo dire che l’avvocatura è la mia compagna di vita mentre la politica è un’amante a cui non ho saputo e voluto resistere.
Quali sono i tuoi hobby ?
Amo leggere, anche se il tempo che dedico alla lettura è sempre meno di quello che vorrei. In particolare mi piacciono i gialli giudiziari di John Grisham. Ovviamente leggo molte riviste giuridiche, necessarie per un costante aggiornamento, che ritengo fondamentale per poter affrontare sempre con la giusta preparazione i casi giudiziari dei miei clienti. Non si finisce mai di imparare e guai a chi crede, peccando di umiltà, di sapere tutto. Non manca poi la lettura dei quotidiani, settimanali e giornali online, necessari per l’approfondimento delle varie tematiche di attualità e di politica. Ho anche altre due passioni, relegate ai rari momenti liberi: il mare, o meglio la nautica e la filatelia. Se potessi rinascere, probabilmente preferirei la vita del navigatore a quella dell’avvocato.
Sul tuo podio ideale quali libri collochi e perché?
Come ho detto poc’anzi sono un gran lettore di Grisham, i suoi libri offrono al lettore uno spaccato della società americana e evidenziano la figura dell’avvocato, con le sue debolezze ma una forte voglia di giustizia, e lo rendono protagonista ricorrente. Sarà forse una sorta di deformazione professionale. Se dovessi scegliere un titolo direi “Il socio” senza ombra di dubbio.
E quali film e perché?
“Il nome della rosa”, la trasposizione cinematografica del bestseller di Umberto Eco. Amo la storia e ogni volta che rivedo il film mi immergo nell’atmosfera medievale cupa e rarefatta del periodo. È un film ricco di suspense e citazioni filosofiche, dove la cultura si scontra con la miseria e le superstizioni. Adoro poi tutti i film dell’immenso Alberto Sordi, il re incontrastato della caratterizzazione dell’italiano medio, con i suoi vizi e le sue virtù.
Quali sono i tre cardini della tua etica personale?
Senza alcun dubbio: moralità, lealtà e onestà, tre valori da cui non transigo e che hanno caratterizzato la mia vita, pubblica e privata. Sono valori inculcatimi dai miei genitori, ai quali devo tutto, e se oggi sono l’uomo che tutti conoscono, che non ha cercato scorciatoie nella vita e non si è mai sottratto alle proprie responsabilità, è grazie al loro esempio.
I tuoi modelli politici ideali?
Ho sempre provato grande ammirazione per J.F.K. e il suo sguardo lungimirante e progressista: il discorso della nuova frontiera, decisi interventi per il miglioramento della vita degli Americani, le battaglie contro la segregazione razziale hanno fatto sì che nonostante la sua morte prematura abbia lasciato un’impronta indelebile nella storia. E poi Papa Giovanni XXIII e la sua capacità di affrontare la situazione politica e sociale del suo tempo con equilibrio e semplicità; E soprattutto per un suo insegnamento molto importante per chi fa politica, ovvero la distinzione tra errante ed errore. Gli errori vanno combattuti, mai le persone, perché il rispetto della dignità umana deve sempre prevalere. Tra i modelli ideali di oggi, pur non ritenendolo un modello politico, ma un modello di umanità che sta rivoluzionando tutti gli aspetti della vita delle nuove generazioni, sicuramente Papa Francesco .
Forse qualcuna in più …competenza, grande equilibrio, capacità di ascolto delle esigenze della gente, concretezza e decisione nella risoluzione dei problemi, senso della giustizia sociale per guardare gli altri in relazione alle loro necessità, e quindi porre, nel governo della cosa pubblica, attenzione a chi è più debole, a chi vive situazioni di disagio. La differenza tra un ragioniere, che fa bene il suo mestiere facendo quadrare i numeri, e il politico sta nel fatto che quest’ultimo deve andare oltre i numeri, deve dare ascolto anche al cuore, ai sentimenti, ai bisogni dell’anima.
Ti sei avvicinato alla politica con …
Non mi sono avvicinato alla politica per merito di qualcuno, ma solo ed esclusivamente perché ritenevo e ritengo che ognuno di noi debba assumersi le proprie responsabilità, debba impegnarsi per il cambiamento e per il futuro nostro e dei nostri figli. Solo Dio può fare cambiamenti epocali dalla sera alla mattina; noi umani invece dobbiamo dare il nostro contributo, piccolo o grande che sia, per ottenere il necessario cambiamento.
Ti senti già “allenato”, per decidere da Sindaco?
Ogni giorno la mia attività di libero professionista mi porta a prendere decisioni importanti, ma ben ponderate, fondamentali per la vita dei miei assistiti. Ho le spalle ben allenate, senza dimenticare poi che la vita di palazzo di Città la respiro da molti anni e con ruoli sempre apicali e di responsabilità. Sarà una nuova esperienza quella di Sindaco, se i miei concittadini lo vorranno, ma in un contesto per me già noto. E poi, non dimenticare che sono già stato assessore.
E di quest’esperienza quali successi puoi vantare?
In primis, l’ottimo rapporto anche personale con i commercianti e gli artigiani, e poi il contributo dato alla nascita del Centro Commerciale Naturale e una Legge Regionale sulla ceramica da me ideata e seconda in Italia dopo quella della Toscana.
Con quali criteri stai formando le tue liste?
Non cerco “pacchettisti di voti”, ma persone attive e capaci e convinte del Progetto. Del resto, chi accetta l’inclusione in lista, sa già che non sceglierò assessori tra i consiglieri, ma solo tra professionisti specializzati e qualificati.
Comunque continui a proclamarti “nuovo”, ma di fatto stai sulla scena già da dieci anni e sei stato assessore, con Sindaci di diversa estrazione. Dove è la novità?
Quelle che hai ricordato non possono essere delle colpe: non faccio il politico di professione e la mia collaborazione a giunte di tipo diverso non è contraddittoria. Nelle elezioni comunali sappiamo bene che gli schieramenti sono meno discriminanti dei programmi e dei problemi concreti. La novità allora sta nel modo di intendere la politica: qualità e non clientele, competenze e non “legami”, interesse comune e non interessi particolari, rispetto dei valori civici e rifiuto dei compromessi cinici.
Quale sarà la tua prima mossa in caso di elezione a Sindaco?
Un’accurata revisione della spesa comunale, partendo dalla gestione dei rifiuti. È intollerabile la pressione fiscale che grava sulle famiglie cavesi, per servizi che purtroppo non vengono erogati al meglio. Inoltre, come già detto in altra sede, ridurrei di 1/3 lo stipendio del sindaco e degli assessori. Un gesto simbolico, non esaustivo per la risoluzione dei problemi, ma dovuto nei confronti dei troppi che fanno fatica ad arrivare a fine mese.

Marco Senatore in un momento di pausa del viaggio ufficiale a Kaunas, in Lituania, città gemellata con Cava de’ Tirreni
Come pensi di rivitalizzare Cava?
Con progetti validi che facciano funzionare al meglio la macchina comunale. Non voglio mentire ai cittadini favoleggiando di grandi opere pubbliche quando i problemi da risolvere sono attinenti al quotidiano. Voglio un’amministrazione efficiente, amica e aperta per una città vivibile, voglio abbattere gli sprechi, eliminare le consulenze esterne e valorizzare invece le risorse interne che ci sono a Cava. È facile fare grandi opere o risolvere i problemi della Città aumentando le tasse. Bisogna migliorare le condizioni di vita trovando risorse che non vengono dalle tasche dei Cavesi, ma da fonti esterne. Penso per esempio ai finanziamenti europei. Sicuramente sfrutterò le bellezze della nostra Città (come l’Abbazia Benedettina), le grandi risorse umane presenti sul nostro territorio per sviluppare il turismo religioso, il commercio, l’artigianato, in poche parole i volani dell’economia locale. Solo portando benessere economico si può rivitalizzare la Città. Ci vogliono impegno costante, entusiasmo, spirito di iniziativa ed anche un pizzico di fantasia.
Insomma, una specie di fra Gigino laico…
Non ritengo giusto, né utile fare paragoni. Sicuramente ammiro la volontà di padre Gigino di spendersi per il prossimo, l’abnegazione e lo spirito di sacrificio, l’impegno quotidiano H24, qualità fondamentali per un sindaco, che è il pater familias di tutto il territorio cittadino. Naturalmente estenderei ogni iniziativa, previa seria e scrupolosa regolamentazione, a tutta la città, comprese le frazioni che hanno moltissimo da dare.
Prima hai parlato di lotta agli sprechi. In questo caso, che fine farebbero i soldi risparmiati?
Un riassetto completo di settori nevralgici e oggi zoppicanti o carenti, nonché l’incentivazione e la promozione di filoni caratterizzanti la nostra città quali il commercio, l’artigianato, la ceramica, la cultura in tutte le sue sfaccettature, il turismo religioso e ovviamente incrementerei i servizi sociali per venire incontro ai tanti cavesi che hanno difficoltà a vivere la quotidianità. Durante il mio mandato di assessore mi sono prodigato e ho portato avanti progetti importanti come ad esempio una Legge Regionale sulla ceramica, da me ideata e seconda in Italia dopo quella della Toscana.
La parola decisione nei tuoi interventi appare spesso accanto a concretezza…
I risultati vengono solo se si è concreti e decisi, caratteristiche che mi appartengono e che nel tempo si sono potenziate sul campo sia professionale, che politico.
A proposito di “parole”, anche tranquillità e sicurezza sono due temi molto sentiti dai cittadini.
Il benessere e lo sviluppo economico passano necessariamente per la sicurezza di una città. Sicuramente ricorderai che mio fratello Alfonso ottenne risultati eccezionali nel settore della sicurezza, riordinando il comando dei vigili urbani (ora allo sbando) e soprattutto potenziando la videosorveglianza. Diede lui stesso un esempio costante di competenza ed abnegazione, cosa che chiederò a tutti i miei assessori. Continuerò e potenzierò il lavoro fatto da lui, e da tutti indiscussamente apprezzato, che rese Cava una delle città più sicure d’Italia.
Quali sono le principali differenze tra te e Marco Galdi?
Sicuramente la coerenza e la lealtà politica non sono caratteristiche che appartengono a Galdi e lo dimostrano questi cinque anni di amministrazione con cambi continui di alleanze, di giunte, di giudizi su consiglieri comunali, e questo solo per mantenere quelle che lui definisce “equilibri politici”, ma che io invece intendo come volontà di restare seduto sulla sedia di Sindaco a tutti i costi. Basti pensare che oggi parla di maggioranza della non sfiducia, una trovata lessicale per nascondere il torbido pantano di interessi e di convenienze politiche che lo fanno ancora restare alla guida della città. Il suo egocentrismo, la presunzione e la mancanza di umiltà differiscono in toto dal mio essere e agire. Io sono un uomo che crede nella squadra e nel gruppo unito. Non a caso una delle mie liste civiche si chiama “Cava Città Unita”.
Cosa vi accomuna e vi potrebbe accomunare?
Oltre all’essere entrambi avvocati e Cavesi, non molto altro.
Tu hai governato come assessore sia con Galdi che con Gravagnuolo. Un confronto?
Meglio Gravagnuolo che Galdi: più propositivo, più coerente, più coraggioso, più leale. Ricordo ancora con ammirazione il momento in cui, per esigenze politiche, dimissionò amici e compagni del calibro di Michele Coppola, Antonio Armenante e Daniele Fasano e dall’ “epurazione” preservò me, nonostante fossi solo un compagno di strada di altra storia politica. Certo, Gravagnuolo i suoi errori li ha fatti e le sue intemperanze le ha pagate. Peccato, perché avrebbe potuto fare bene per la Città. Galdi come amministratore non ha fatto bene e poco ha seminato. Comunque, al di là delle conflittualità e degli scontri che alla fine ci hanno divisi, devo riconoscere che in sé è una persona di notevole cultura e capacità e soprattutto di specchiata onestà.
Al di là della diversità, quali sono le principali accuse specifiche che pensi di poter rivolgere a Galdi ed alla sua gestione?
Potrei fare un lungo elenco. Dovendo scegliere, collocherei nell’ordine: la mancanza di lungimiranza e di progettualità nuova (al limite possiamo ammettere che ha portato a compimento progetti preparati dai Sindaci precedenti); lo sciupio colpevole di svariati finanziamenti per progetti europei, persi o per trascuratezza oppure per incompetenza amministrativa; la conservazione ed il ricarico di tasse già molto alte sullo smaltimento dei rifiuti urbani.
Ferma restando dall’esterno la perplessità sul fatto che comunque per non breve periodo in questa gestione sei stato coinvolto anche tu personalmente, se la decisione relativa ai rifiuti fosse stata autonoma da parte tua, cosa avresti fatto al posto di Galdi?
Avrei innanzitutto privilegiato un imposto sul consumo reale piuttosto che una tassa condizionata dall’estensione dei locali. Ad esempio, ti sembra giusto che un ufficio di tipo amministrativo, che smaltisce di fatto solo carte per di più riciclabili e quindi tali da produrre guadagno, paghi quanto un’abitazione che di rifiuti ne produce di tutti i tipi? E metteresti sullo stesso piano un negozio di frutta e verdura ed uno di stoffe, solo perché hanno la stessa metratura?
Questo è un problema di carattere generale, non solo locale.
È vero, ma i Sindaci hanno margini non indifferenti di autonomia. E di esempi non mancano. Prendiamo San Severino, dove si paga in funzione di quello che si consuma e si viene ricompensati per lo smaltimento di materiale riciclabile. Quelli sono esempi da seguire. Ed io li seguirò, se sarò eletto. E cercherò di mettere in pratica anche la recente sentenza della Commissione Tributaria, che riguarda proprio la differenziazione tra le tipologie di rifiuto, salvaguardando, ai confini dell’esenzione, gli uffici amministrativi e gli esercizi commerciali di prodotti non da discarica.
Torniamo a Galdi. Secondo te le tue osservazioni critiche, derivanti da coinvolgimento e competenze personali, corrispondono con quelle fatte dalla popolazione? In caso contrario, mi diresti quali secondo te sono le principali critiche della gente alla gestione Galdi?
È vero, secondo me sono di tipo diverso. Ma altrettanto forti e tali da metterlo in difficoltà in sede elettorale. Nell’ordine, secondo me, la gente gli imputa: a) di non aver saputo fare squadra, come dimostrato dalle fughe e dai cambi continui di assessori; b) di essere stato un Sindaco debole di polso e di personalità e non autonomo da pressioni ed incidenze esterne; c) di aver peccato di egocentrismo, sia cercando di mantenersi a galla nonostante tutto ed a scapito della qualità amministrativa, sia concentrando su di sé molte incombenze che sarebbero spettate a consiglieri ed assessori, che però, aggiungo io, di fatto non erano di suo gradimento o di adeguate capacità.
Quello delle capacità è un pallino che tocchi spesso, a quanto vedo.
Beh, si vede, no? Non è un punto fondamentale, forse? Guarda, noi dovremmo smettere di considerare la politica un mondo a parte rispetto a quello delle professioni specializzate o dell’imprenditoria, in cui la competenza è una necessità, non un optional.
D’accordissimo. Ma torniamo alle riflessioni sulla gestione Galdi. Finora, tra critiche personali e critiche della gente, non abbiamo toccato l’acquisto della COFIMA. È perché a suo tempo l’hai votata anche tu, o perché non lo ritieni un errore?
Io l’ho votato, è vero. E con convinzione, in rapporto al grande contenitore ricco di opportunità che ci era stato prospettato. Non pensavo certo all’impossibile Ospedale, in quel momento. Io pensavo di farne una Città della notte, con locali, bar e discoteche. Data la collocazione, sarebbe stato l’ideale.
Ma il Borgo Scacciaventi, pittoresco come è, non ti sembra promozionale per la movida?
Certo, ma va regolamentato. Un luogo con tante abitazioni, dopo una certa ora deve conservare la discrezione del silenzio, non l’invasione di rumori e di musiche a volte neppure autorizzate, come succede per certi locali, che nascono come bar, e finiscono come ristoranti o discoteche.
Non è questo il momento di parlare del programma, ancora in fieri, ma qualcosa sulle alleanze e sulle discriminanti possiamo dirla…
Coloro che non hanno a cuore il bene della città e che metteranno in primis gli interessi personali e non quelli della collettività non potranno essere miei alleati, quindi ovviamente le discriminazioni terranno presente i valori ma soprattutto gli obiettivi che si vogliono raggiungere… Se sono quelli che mi hanno spinto a presentarmi con due liste civiche e che mirano ad un cambiamento radicale di fare politica, allora non ci saranno preclusioni per nessuno e sicuramente non ci saranno preclusioni anagrafiche, come fanno i grillini, né basate su precedenti esperienze politiche. Anzi, ben venga l’esperienza pregressa. Purché sia positiva, naturalmente.
Quale sarà il tuo slogan?
Uniti per una Città Libera e Sicura.
Come pensi al primo turno o eventuale ballottaggio di superare i rivali di centrodestra e centrosinistra?
Parlando alla gente in modo semplice e chiaro, senza usare il politichese di cui le persone sono stanche. Cercherò di convincerle a contribuire, con un voto consapevole e ponderato e non legato a logiche partitiche, al cambiamento radicale della classe politica che dovrà assumersi la responsabilità di amministrare. Solo se gli elettori considereranno il voto come un investimento sul loro futuro e soprattutto dei loro figli, e solo se daranno importanza e valenza alla competenza, alle capacità e alle motivazioni vere che spingono i tanti candidati a presentarsi come consiglieri comunali o come sindaci, si riuscirà ad avere un Sindaco e un Consiglio Comunale che riusciranno a risolvere i tanti problemi della Città.
E quanto alle capacità leaderistiche e d’immagine?
Essere leader significa semplicemente, per come lo intendo io, assumersi la responsabilità di guidare un gruppo, ma senza egocentrismi o decisioni unilaterali. Il grande leader è colui che invece ascolta la sua squadra, la rende partecipe dei progetti da realizzare, ne condivide i suggerimenti e alla fine del percorso collegiale prende la decisione finale. In questo senso mi sento un leader, ma lo dico con tanta umiltà.
Ci dici cinque buoni motivi per cui la gente dovrebbe votare te e non altri candidati?
In primis perché ho a cuore il bene della città, non interpongo i miei interessi personali a quelli della collettività. È mia ferma volontà riportare in auge le peculiarità e le vocazioni antiche che hanno fatto di Cava un polo di attrazione per le zone limitrofe negli anni passati e che stiamo sempre più perdendo; parlo del turismo, del commercio, dell’artigianato, della cultura, della formazione. Voglio ridare a Cava quella qualità della vita che era un nostro segno distintivo. Per fare questo occorrono esperienza e capacità amministrativa che ho maturato negli anni, prima come consigliere e poi come assessore. Con coerenza, a prescindere dai colori politici, ho lavorato per la città, profondendo il mio massimo impegno. Ed è quello che voglio continuare a fare, mettendo i cittadini e le loro problematiche al centro del mio operato. Direi che di buoni motivi ce ne sono…
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