Una lirica del poeta amalfitano Sigismondo Nastri

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Un mattino d’aprile … ad Amalfi

Ed è in un mattino d’aprile di ottant’anni fa che nasce Sigismondo Nastri, a due passi da noi, ad Amalfi, dietro il “nostro Monte Finestra”. Uomo schivo, riservato, quello che un tempo, si definiva con una sola parola, “un signore”. Professore d’intere generazioni di giovani e da sempre innamorato della poesia. Quella vera. E Acquamorta, da cui è tratta la lirica in oggetto, è la sua opera prima, importante esordio. Esordio maturo: è il 1970 e Sigismondo ha già trentacinque anni. Allora, a quell’età, si era già uomini “fatti”. E di lui si accorge un’importante e autorevole casa editrice del Nord, la padovana Rebellato. Nel suo catalogo annovera fior di poeti. Verranno poi altri libri di liriche, e non solo, per il nostro poeta amalfitano (che mi piace inserire in questa mia rubrica “VersiCavesi” sentendolo “uno dei nostri”: lo sappiamo innamorato della nostra città e amico sincero di molti di noi).

Un mattino d’aprile 

Il candore pieno d’un mattino

d’aprile

il solito tonfo dell’onda

sugli scogli del porto

un respiro leggero d’alghe

un ramo fiorito di pesco che pende

dal muro 

un mattino d’aprile come un altro

ma non sono solo

e divido con te la gioia del sole

appena nato

il fresco della marina

la rosea ebbrezza del pesco fiorito nel giardino

il buongiorno del gallo

e questa luce azzurra profonda dei tuoi occhi.

Sigismondo Nastri

da Acquamorta Rebellato Editore, Padova 1970

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Versi dal respiro pittorico: non immemore è la lezione della Scuola di Posillipo, per chi, come il nostro poeta, nasce con negli occhi il mare e il cielo della divina costiera. Quasi pennellate, leggiadre, armoniche, dal tessuto ritmico intrecciato da rotismi qua e là disseminati : “pieno/ mattino /aprile(vv.1/2)e ancora ”respiro/leggero / fiorito” (vv 5/6) o d’assonanze al mezzo“ tonfo/porto (vv3/ 4) ”. Eccolo il mattino di un giorno d’aprile sbocciare in terra amalfitana: dal mare “il solito tonfo dell’onda/sugli scogli del porto/ un respiro leggero d’alghe (vv 3/5), alla terra “un ramo fiorito di pesco che pende/ dal muro”(vv. 6/7) . Basta solo un semplice ramo di pesco che pende da un muro d’orto (splendida atmosfera montaliana) a regalare la gioia dell’attesa giovanile che preme per esplodere in tutta la sua vitalità: e in aprile regna la prima primavera! E poi ancora elementi naturali partecipi e complici,“la gioia del sole”(v. 10) , il “fresco della marina”(v. 12) e al centro ancora il pesco, anzi “la rosea ebbrezza del pesco” (v.13), col canto di un gallo ad annunziare un giorno diverso da tutti gli altri, dove a splendere su ogni cosa umana è “ questa luce azzurra profonda (v. 15)” degli occhi della donna amata. Delicato verso finale, da climax, coinvolgente e vibrante: è un giorno in cui Aprile, quasi nume tutelare, si fa Amore. E la “divina” è lì a far da incomparabile scena. 

E al poeta Sigismondo Nastri, parafrasando Ungaretti, vadano vivissimi auguri per i suoi splendidi “vent’anni per quattro “.


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