Storia di un sasso che non sapeva di essere un asso: pubblicata la favola “Sasso Picasso”, raccontata da Agata Vignes e illustrata da Chiara Savarese
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Picasso è un sasso. Vive lungo una strada vicino al mare e non fa che lamentarsi tutto il giorno perché crede di essere inutile e di non servire a nulla. Un giorno, però, accade qualcosa di speciale e il sassolino, che si credeva inutile e privo di senso, guarda se stesso da un’altra angolazione e scopre che anche lui può… E da quel momento la sua vita cambierà. Ed anche il modo che hanno gli altri di guardarlo. Ed anche il modo che ha lui di guardare se stesso e gli altri.
È questa la storia di Sasso Picasso, raccontata da Agata Vignes ed illustrata da Chiara Savarese e pubblicata in un simpatico e colorato libretto, dalla copertina significativamente giocata su un sasso incorniciato con contorno giallo oro in un mare di verde speranza. Un libretto pronto a circolare, a parlare al mondo e ad aiutare ogni bambino, e non solo i bambini, a rafforzare autostima e fiducia in se stesso e nella vita.
Questa, del resto, è la giusta missione di ogni favola che si rispetti e che deve far capire che dopo ogni selva oscura ci possono essere squarci o praterie di luce, che per ogni lupo che ti divora c’è un cacciatore pronto ad aprire la pancia del lupo e che magari quel cacciatore è la stessa persona che sta nella pancia del lupo…
A proposito di cacciatori, andiamo ora a caccia delle due autrici per scoprire con loro il “segreto del Sasso”.
Agata Vignes, trentaquattro anni,laureata in Scienze dell‘educazione, cavese doc, è insegnante di scuola primaria presso il III circolo di Cava de’ Tirreni. Inventare, raccontare, scrivere, illustrare fa parte del suo DNA professionale, ma è un DNA che viene da lontano, dalla sua formazione e dalle sue pennellate fantasie di bambina a colori. Un DNA tenero e sognante che nel suo cammino ha trovato un sasso tutto da colorare e che lo ha reso anche resistente e muscoloso, come lei stessa ci confessa.
“Questa storia è nata per caso, come sempre succede alle storie, ma non è un racconto del tutto casuale. Nel protagonista, Picasso, trasferisco una parte del mio vissuto personale, quello di mamma di un bambino dolcissimo, nato con una grave encefalopatia. Un pomeriggio d’estate un gruppo di bambini si avvicina sotto l’ombrellone chiedendomi di conoscerlo . Non sapendo come farli interagire, ho raccolto dei sassi e da lì abbiamo inventato diversi giochi. È stata la prima volta che mio figlio veniva visto così come dovrebbe essere per ognuno di noi: una vita con la possibilità di poter donare qualcosa agli altri e al tempo stesso di poter ricevere. Da qui muove i primi passi la storia di “Sasso Picasso”. Questa è una storia che aiuta, soprattutto, a credere nelle proprie potenzialità che non sempre riusciamo a conoscere e riconoscere.
“La differenza la fa non quello che siamo, ma come ci guardiamo e possiamo diventare”. In questo processo di crescita, allora, l’aiuto degli altri diviene fondamentale, ma solo l’incontro con coloro che sono capaci di guardare al di là di ciò che appare semplicemente.”
Chiara Savarese, anche lei cavese doc, è una pittrice e illustratrice freelance, con vocazione al disegno fin da bambina, una vocazione che le ha fatto lasciare i suoi segni su centinaia di pagine bianche, di carta e virtuali e l’ha portata diritta diritta all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Tutto ciò che è figura le interessa e la coinvolge: illustrazioni, animazione, calcografie, editoria d’arte sono mezzi buoni e giusti per raccontare e per raccontarsi. L’incontro con Agata e la sua richiesta sono stati per lei l’ennesima, stimolante sfida a colori. Una sfida vinta, ma con un inizio allegramente deviante.
“Non ero ancora a conoscenza della vicenda personale celata dietro la storia: sin dalle prime righe l’avevo trovata molto tenera e a tratti buffa ed è per questo che ho optato per colori luminosi e freschi, primaverili direi. Poi, quando ho capito chi era in realtà Picasso, ho provato un forte senso di responsabilità: pubblicare la storia avrebbe realizzato non solo il sogno di vedere un albo illustrato da me in libreria, ma specialmente il sogno di “mamma” Agata!”
A parlarne, a pensare come dai semi dell’ombra sia potuta fiorire anche la luce, sorridono ammiccanti e ammiccano sorridenti, come due “mamme” compiaciute della loro creatura.
Anche dalle rotolate a colori di quel sasso possono nascere nuove vite, se con queste intendiamo il recupero, la scoperta, la conquista o la farfallizzazione di se stessi, quando si capisce che ognuno di noi ha un che di speciale e irripetibile. Ognuno di noi è una pietra preziosa e la ricerca e/o lo scavo di questa pietra possono essere affascinanti come una caccia al tesoro e stimolanti come la luce dell’intelligenza e della sensibilità a lampadine tutte accese.
Non è forse anche questo il gusto pieno della vita?
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