Il calore della memoria e delle radici nella cerimonia di intitolazione di due luoghi pubblici a Gaetano Avigliano e Maria Casaburi, colonne della ricostruzione postbellica
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Dopo l’intitolazione ufficiale all’architetto prof. Benedetto Gravagnuolo del viale che costeggia il Trincerone, seconda puntata della serie di cerimonie, convegni e scoprimento delle lapidi in attuazione delle delibere stabilite fin dal novembre 2014, nell’ultimo periodo della sindacatura di Marco Galdi, dalla Commissione Toponomastica, guidata dall’architetto Alberto Barone.
La commemorazione, pregna di storia e di ricordi color emozione, è avvenuta sabato 13 febbraio nella bellissima Sala di Rappresentanza del Comune, in onore di Gaetano Avigliano e Maria Casaburi, due colonne della Cava post bellica e postfascista, due grandi protagonisti della ricostruzione materiale e morale della Città.
A Gaetano Aviglianoè stata intestata l’ex Piazza de Marinis, alias la piazzetta antistante alla stazione ferroviaria. Una scelta mirante sia ad evitare un refuso toponomastico, in quanto esiste già la via De Marinis (la strada del Ponte di san Francesco), sia soprattutto a dare, attraverso l’intitolazione di un luogo nodale, il giusto rilievo ad una figura molto significativa, che ha caratterizzato un periodo decisivo della storia cittadina.
Gaetano Aviglianofu Sindaco della Città dal 1947 al 1952, prodigando ogni sua energia per la ricostruzione, dopo la guerra. Fu poi Presidente dell’Azienda Autonoma di Soggiorno dal 1935 al 1961. Fu anche Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’ Ospedale “S. Maria dell’Olmo”, Governatore Capo del Comitato Cittadino di Carità, Commissario del Consorzio per l’Acquedotto dell’Ausino, Presidente del Social Tennis Club.
A Maria Casaburi (Cava, 1900-1987) è stata intitolata la strada che costeggia ad Ovest il Parco Avvocatella, a San Cesareo.
lmpegnata in politica, la Casaburi fu tra i fondatori della Democrazia Cristiana a Cava de’ Tirreni, Vicesindaco nella Giunta Avigliano nella prima Amministrazione dopo la caduta del fascismo, poi più volte assessore con deleghe all’Assistenza e Beneficenza e alla Cultura. Fu presidente del ClF, Centro Italiano femminile, e volle fortemente la Casa della Madre e del Bambino, in una struttura a via Carillo, che oggi è sede dell’Asílo Nído Comunale.
Oltre che una protagonista della vita civile e sociale della Città, fu una tra le più qualificate e preparate docenti delle scuole cavesí, ben voluta e stimata da allievi e colleghi.
La cerimonia, presentata dallo scrivente, dopo la lettura di un articolo d’annata scritto sul Pungolo dal prof. Giorgio Lisi (a cui il 2 aprile sarà dedicata la prossima intitolazione, insieme con l’eroe di guerra Pasquale Capone) è stata aperta dall’Avvocato Giovanni Del Vecchio, Consigliere Comunale, che ha ufficialmente rappresentato il Sindaco Vincenzo Servalli e che è andato oltre il semplice saluto istituzionale, tracciando lui per primo il ruolo storico e civico di Avigliano e Casaburi, con l’intento di esprimere il giusto e affettuoso orgoglio della comunità cittadina di oggi per la qualità ed il prestigio di due radici profonde e solide della Cava di ieri.
Attraverso un ampio messaggio, letto in sala dal presentatore, il prof. Salvatore Fasano, storico Presidente della Commissione Toponomastica che per un ventennio ha dato nomi e volti alle strade e ai luoghi pubblici cittadini, nell’esprimere il proprio compiacimento per la realizzazione della cerimonia, ha giustamente ricordato che essa giunge al termine di un lungo cammino, essendo stata formulata la prima proposta di intitolazione circa venti anni fa: un filo rosso tra le generazioni istituzionali che ha dato forza al valore identitario dell’iniziativa.
Carmine Salsano, Commissario straordinario dell’Azienda di Soggiorno e Turismo cittadina, nel tracciare il profilo etico e storico delle nostre due grandi radici, si è opportunamente soffermato sul ruolo determinante ricoperto nella vita della nostra Città dall’Azienda di Soggiorno, che rappresentava una spalla attiva di governo, resa ancora più forte dal doppio ruolo svolto da Avigliano, come Sindaco e come Presidente dell’Azienda. Un’Azienda che fu motore primo di un ulteriore lancio turistico ed immagine a livello nazionale di una Città che in questo campo aveva già al suo attivo un prestigio assoluto.
Nelle pieghe della manifestazione, si è volato alto, perché la rievocazione di due personaggi così nevralgici stimolava naturali finestre sul contesto storico e sulle problematiche politiche, sociali, etiche ed esistenziali strettamente connesse alle loro figure.
Infatti, il prof. Giuseppe Foscari, docente universitario di Storia Moderna, nella sua avvolgente ed acuta relazione, ha ricordato che Maria Casaburi è stata la prima donna cavese eletta in Consiglio Comunale, oltre che inserita nel governo della Città, in quegli anni innovatori della prima Repubblica, in cui per la prima volta l’altra metà del cielo è stata ammessa in Italia a governare il cielo. Analizzando attraverso le fotografie la sua fisiognomica e l’atteggiamento che aveva in compagnia del Sindaco e del Vescovo, Foscari ha sottolineato la fiera consapevolezza del ruolo mostrata dalla Casaburi, che non era bloccata dalla timidezza della neofita, ma sentiva profondamente l’orgoglio della cittadinanza a pieno diritto.
Rivangando la biografia di Gaetano Avigliano, lo stesso prof. Foscari ha posto il problema etico della sua derivazione dal Partito Fascista, a cui aveva aderito con piena avvertenza e deliberato consenso. Guardando con i paraocchi, questo potrebbe sminuire la sua figura. Togliendo i paraocchi, invece, si avverte subito la buona fede delle due scelte. Al Partito Fascista si iscrissero i quattro quinti della popolazione italiana, alcuni per convinzione, altri per costrizione, altri ancora per l’onda della tendenza generale, in un regime che in molti momenti coniugò il consenso di massa con la repressione della libertà. Errore sarebbe stato intestardirsi nell’appartenenza quando ne apparvero chiari i limiti. E la storia è fatta anche da chi sa articolare le sue scelte. Quando poi lo stesso Avigliano ha dimostrato coi fatti di avere un altissimo senso civico e di saper agire nell’interesse della collettività, si è avvertita ancora di più la sua onestà intellettuale e si è capito anche che il suo obiettivo più profondo erano la Città, la Patria, il Noi. Il Foscari ha perciò escluso critiche di opportunismo ed ha rilanciato esaltando in Avigliano e nella Casaburi le espressioni di un’intera classe dirigente locale e nazionale che seppe guidare saggiamente l’Italia verso una storica ripresa, superando nei limiti del possibile i particolarismi e gli interessi personali.
Un’altra apertura di orizzonte è emersa nel rievocare la formazione di Avigliano, che studiò alla Nunziatella di Napoli, storica fucina dell’Esercito nazionale, di medaglie d’oro al Valore, di Governanti del paese e come ufficiale partecipò alla Prima Guerra Mondiale. La presenza del Colonnello Francesco Sciascia, proveniente proprio dal prestigioso Collegio Militare, ha ufficialmente sprovincializzato la sua figura, tra l’altro con l’annuncio dell’apertura di una pratica per inserire anche Avigliano nell’Albo d’oro dei grandi dell’Istituto.
Alberto Barone, Presidente della Commissione Toponomastica uscente, dopo aver evidenziato con la lucida chiarezza che lo contraddistingue le caratteristiche delle nuove scelte (apertura alle donne ed a personaggi più moderni, non sovrapposizione con luoghi già titolati) ed aver tracciato un esauriente profilo biografico delle due “colonne”, ha inserito entrambi nel contesto nazionale. Maria Casaburi è stata la vessillifera della cittadinanza attiva delle donne e, con lo slancio dato alla casa della Madre e del Bambino ed all’Opera di San Filippo, una significativa interprete del rapporto democratico con i più deboli e con il mondo dell’infanzia. Gaetano Avigliano, con la sua specializzazione di agronomo e la carica ultraventennale di Presidente dell’Azienda di Soggiorno, arricchì il suo Sindacato con un forte e proficuo inserimento nei nuovi flussi produttivi e turistici nazionali. Inoltre, vivendo molto a contatto con la natura, evidenziò una profetica attenzione per i problemi dell’ambiente e dello smaltimento dei rifiuti, con la costituzione di una società mista (Azienda e Comune), la protezione del paesaggio (fino a combattere i muretti che ostruivano anche parzialmente la vista dalle colline) ed il rilancio delle tradizioni (insieme con Matteo Della Corte promozionò al massimo la Caccia ai Colombi).
Insomma un elastico appagante tra passato e presente, tra identità cittadina e radici nazionali. Il tutto ben condito e colorato all’inizio dalla rombante apertura della giovane Fanfara dei Bersaglieri “Maggiore Marcello Garzia”, che, arrivando a passo di carica nella splendida Sala di rappresentanza del Comune, ha intonato l’Inno nazionale, e poi nel finale dai ringraziamenti dei parenti dei due “festeggiati”: Lucia, Mariella e Matteo Avigliano, Elio Casaburi, con la consorte e la figlia Maria. Più che parole, scintille di emozione. E l’emozione, si sa, non ha molta voce. Ma parla di più delle parole.
Ciliegina sulla torta, dopo un’altra arrembante marcia dei bersaglieri per il Corso, lo scoprimento delle due targhe: prima alla stazione, poi a San Cesareo, con annessa benedizione di don Rosario Sessa e, nella frazione, di don Pino Muller.
Quindi, tutti a casa, con il cuore appagato. Appagato come succede sempre quando si sente il fiato di una bella storia e la presenza di belle persone. Maria e Gaetano erano belle persone e per Cava tutta è bello sapere che ci sono state. E che ci sono ancora …
- Gaetano Avigliano e Maria Casaburi in una foto d’epoca con il Vescovo Marchesani
- Il tavolo dei relatori, presieduto dal Consigliere Giovanni Del Vecchio, rappresentante del Sindaco Servalli
- Da sin., Carmine Salsano, Giuseppe Foscari, Francesco Sciascia
- La bella sala di rappresentanza durante la relazione del prof. Foscari
- Il saluto dei parenti di Avigliano e Casaburi
- Il fondatore della Fanfara, Antonio Proto, guida la marcia lungo il Corso
- Tutti pronti per lo scoprimento della targa alla stazione
- Targa, gagliardetto e bersagliere
- Il momento della benedizione
- Un momento della cerimonia a San Cesareo
- Il Consigliere Del Vecchio con i parenti di Maria Casaburi dopo lo scoprimento della Targa
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