Riaperta la Sala Museale di Santa Maria al Rifugio, con l’Expo “Avalon in Arte”: pitture e sculture collegate a poesie, autori provenienti da dieci regioni italiane
CAVA DE’ TIRRENI (SA). “La pittura sa essere una poesia a colori, la poesia una pittura di parole”: quanto è vera questa affermazione per chi sa guardare le cose non solo con gli occhi della testa ma anche con quelli del cuore!
Anche se non è la prima volta che a Cava si sposano poesia e arti figurative, stavolta l’opportunità l’hanno colta a volo quelli di Avalon, l’associazione culturale salernitana diretta da Dina Scalera che negli ultimi anni si è distinta per l’organizzazione di eventi incentrati non solo sulle forme e di disegni, ma anche sulle parole ed i suoni del linguaggio artistico.
Con una bella accoppiata di quadri e sculture e poesie allegate di ventiquattro artisti e tredici poeti, presso la Sala Museale di Santa Maria al Rifugio di Cava de’Tirreni, riaperta per l’occasione dopo un anno e più di lavori, hanno proposto la quinta edizione dell’ Expo d’Arte Contemporanea e Poesia “Avalon in Arte”, inaugurata il 28 maggio e in esibizione fino al 18 giugno. La direzione artistica della mostra è della presidente di “Avalon Arte” Dina Scalera, l’allestimento è di Giovanni Memoli, mentre la fotografa ufficiale è Paola Siano, l’addetta alla comunicazione è Magrina Di Mauro.
Alla presenza di un pubblico attento e numeroso e con gli interventi della critica d’arte Antonella Nigro e di Cesare Corbara in rappresentanza del maestro Francesco Toraldo, ospite d’onore della mostra, l’inaugurazione è stata “benedetta” dal Sindaco di Cava Vincenzo Servalli, accompagnato da un folto gruppo di autorità politiche e culturali: l’assessore ai grandi eventi Enrico Polichetti, il consigliere delegato alla cultura Giovanni Del Vecchio, l’assessore Giovanna Minieri, il presidente del Consiglio Comunale Lorena Iuliano, il Commissario dell’AAST Carmine Salsano, il vicesindaco Nunzio Senatoreche ha accompagnato la delegazione di Schwerte con il sindaco Heinrich Bockluhr.. .
È cosa buona e giusta elencare alla pari i nomi di tutti i partecipanti, che, come si può notare, provengono da ogni parte d’Italia e che hanno prodotto una mostra comunicativa nel linguaggio e apprezzabile nella qualità. .
Gli artisti partecipanti sono: Daniela Barletta (Lazio), Calogero Buttà (Sicilia), Paola Capriolo (Campania), Claudio Carlini (Emilia Romagna), Paola Cetani (Campania), Amleto Colucci (Campania), Annella Copponi (Lazio), Mimma De Luca (Campania), Pietro De Seta (Calabria), Elena De Stefano e Mauro De Stefano (Campania), Valentina De Virgilio (Campania), Cono Giardullo (Campania), Biagio Landi (Campania), Roberta Lioy (Basilicata) , Vincenzo Palazzo in arte Pala’ (Campania), Giuseppe Quagliata (Marche), Carmela Santi (Basilicata), Antonio Scaramella (Liguria), Paola Siano (Campania), Marcello Silvestre (Campania), Cristina Taverna (Piemonte), Francesco Tortora (Campania), Rosario Viano, in arte Rosvia (Campania)
I poeti collegati sono: Michele Aliberti, Annalena Cimino, Niko Mucci, Vella Arena, Giovanna Rispoli, Ilde Rampino (Campania), Ausilia Minasi, Rosanna Carra (LombardIA), Raniero Iafanti (Lazio), Angela Maria Intruglio (Sicilia), Mapi (Lazio), Fabiola Murri (Abruzzo)
Rendendo comunque onore al merito di tutti, ci piace sottolineare alcune opere o accoppiate stimolanti e/o innovative o anche degli angoli espositivi d’impatto immediato e gradevole. Non certo una classifica di qualità, ma una soggettiva confessione di interesse.
A colpire profondamente l’immaginazione, fin dall’ingresso, ci pensano le opere del prestigioso pittore calabrese Francesco Toraldo, ospitato come “guest star”, un artista apprezzato dovunque, che ha saputo suscitare l’attenzione dei maggiori critici, a cominciare da Vittorio Sgarbi.
Il fascino dei suoi quadri è dato dai giochi di colore che si armonizzano in pulsanti varietà tonali, come se dentro il pennello avesse una batteria a percussione, ma come per magia si coagulano in forme appena accennate che evocano oggetti, figure, cieli, mari, strumenti, creando fascinose visioni che sembrano nascere da un magmatico caleidoscopio dell’anima.
L’ingresso promette bene ed il resto della mostra, a modo suo, mantiene promesse e premesse, in una atmosfera che viene opportunamente aperta da Sogno o son desto? di Paola Siano, un volto di donna in bianco e nero adagiato negli occhi chiusi del sonno o del sogno e incalzato dalla presenza di volute a colori svolazzanti sui riccioli. Immagini non disgiungibili dalla collegata poesia di Mapi, che evoca i folletti dei sogni, portatori di colori capaci di carezzare il buio della realtà.
Si apre così un’atmosfera tutta proiettata nell’immaginazione, come si addice ad un’organizzazione come Avalon, che, non dimentichiamolo, prende il nome da un’ isola leggendaria del periodo medievale, legata alle canzoni di gesta ed al fantastico mondo dei castelli, dei cavalieri della tavola rotonda e delle storie che vi nascevano tra intrighi, amori e fantastici paesi.
Avalon come l’isola leggendaria resa reale dalla creatività, dunque. In quest’isola è approdata la primaverile presenza della quattordicenne Elena de Stefano, figlia d’arte (il papà, Mauro, è uno degli espositori, apprezzato soprattutto per suggestivi e chiaroscurali scenari naturali). Con una mano ferma e decisa la nostra Elena ha traslato in pittura delle immagini significative trovate sul web e ha saputo col pastello trasmettere le giuste tonalità cromatiche, dimostrando un talento inusuale e precoce che potrà dare grandi frutti in futuro. Se nel crescere, quando saranno necessarie la “sua” creatività e la maturanda sensibilità, saprà conservare la stessa personalità e trovare con umiltà di ricerca un’identità artistica coerente, teniamoci pronti a grandi applausi. Per ora, diciamo “chapeau!”, con un affettuoso invito a non lasciarsi travolgere dagli elogi che certamente le pioveranno addosso.
Ad una delle sue opere, rappresentante una ragazza nera con perline al collo, è stata giustamente abbinata la poesia Perline, di Giovanna Rispoli, uno dei due artisti cavesi doc (l’altro è Vincenzo Palazzo, autore di interessanti elaborazioni in legno, articolate e comunicative). La Rispoli, poetessa emersa negli ultimi tre anni con pregiate poesie ed apprezzate pubblicazioni, qui è liricamente interessata allo sguardo della donna, alla ricerca delle gemme che si possono celare dietro quegli occhi così intensamente rappresentati. È un tema che lei stessa riferisce a se stessa nell’altra lirica presente, Me&I, dove domina lo sdoppiamento complice della sua personalità, tra io e non io, tra la fragranza dei petali di rose e l’aridità del deserto, in un gioco magico e fugace di illusionismo reale prodotto da una intrigante burattinaia itinerante. .
Accoppiata a You&Me è la pittura Contrasti della salernitana Paola Capriolo, dove il volto enigmatico della giovane donna in plastica torsione del busto si sposa elegantemente con le screziate tonalità della pelle, ad indicare un io lacerato e difficile, eppure gravido di tutto il sensuale fascino della vita.
Il fascino della vita nascente esplode nell’ “angolo della maternità”, forse il più spettacolare della mostra, dove un debordante ventre di donna incinta, dipinto da Claudio Carlini, alleggerito ed impreziosito da gocce che scorrono come dolci perline sulla pelle ambrata, si sposa con La Madre, una appassionata lirica di Ausilia Minasi, in cui la gestante scrive una lettera ideale al figlio che all’interno del suo utero cresce e respira nella bellezza, in attesa dell’annuncio di poterle essere figlio. Sulla parete che si incrocia a perpendicolo, in un’altra opera dello stesso Carlini, un volto di donna sensualmente matura ma gravida di punti interrogativi, come dimostrano i suoi occhi coperti dai capelli e il dito sulle labbra posto tra il vezzo e il dubbio. Quanto si accordi questo volto con il corpo gravido, lasciamo l’ardua sentenza all’immaginazione del fruitore: e alle intenzioni originarie dell’artista.
Pochi dubbi invece possono sussistere sulle intenzioni contenute nell’urlo straripante di Daniela Barletta, tradotto in poesia dall’amara riflessione di Niko Mucci, che leopardianamente vi intravede il rabbioso dolore che paghiamo per la colpa di voler essere felici e di non riuscire ad esserlo, travolti dalla polvere del reale che copre le luci dell’ideale.
Più tranquilli e discreti invece i viaggi esistenziali di Biagio Landi e Rosario Viano. Il primo, tra l’altro autore dell’aereo logo dell’Associazione, colpisce nel segno con una scultura rappresentante una vela frastagliata librata nell’aria. Il secondo gioca con la materia, manipolando pagine colorate di riviste fino a cristallizzarle in forme armoniose e tra loro quasi danzanti, che da una parte si cementano sulla base pittorica, dall’altra si aprono a fiore nello slancio scultoreo, dando all’insieme un’immagine di gioiosa e meditabonda leggerezza.
Nel campo dell’innovazione, uno sguardo particolare lo meritano le sculture in movimento di Silvestre Marcello, in particolare Moon e Pulcinella, che rappresentano corpi in plastico esercizio muscolare, ma con sottintesa ed intrigante tensione esistenziale dettata dalla scalata del vivere o dalla ricerca cosmica. Sono soggetti rappresentati in forme classiche, ma nello stesso tempo si proiettano vertiginosamente verso il futuro, dato che sono il risultato di stampe in 3 D, tra le prime apparse dalle nostre parti in manifestazioni artistiche. È un’innovazione color emozione, che per un cavese ha tonalità particolari, se pensiamo che proprio quindici giorni fa nell’ex Mercato Coperto è stato inaugurato il laboratorio Fab lab, a sua volta derivato dal Fab Lab con sede alla Mediateca Marte, che rappresentò uno dei primissimi esempi del genere in tutto il territorio dell’Italia meridionale.
Del resto, quando si parla di manipolazione della materia, non possiamo che emozionarci ancora oggi, perché su di essa, pietra o sabbia o terra che sia, nella notte dei tempi si è esercitata la creatività della nascente razza umana. E il modo ancor ci affascina.
Su questa luce ci piace ammirare le pitture astratte di ValentinaDe Virgilio, cavese “acquisita” (è la nuora del prestigioso pittore Intignano, maestro dei colori parlanti), che, come si può notare in un particolare qui rappresentato, riesce a creare delicate increspature materiche e fusioni di colori e polvere di caffè, in un insieme armonioso ed incisivo. Forme e figure che, secondo l’intrigante visione dell’arte contemporanea, non vanno spiegate ma appartengono di diritto all’immaginazione di ogni singolo spettatore.
L’immaginazione dal complesso della mostra viene costantemente coltivata e alla fine lascia lo spettatore pienamente soddisfatto e già in attesa della prossima edizione, con la speranza che il matrimonio tra Poesie e Arte continui… e che magari le poesie vengano scritte in caratteri più grandi e su fogli colorati, in modo da “combattere alla pari”, dato che all’esposizione è collegata anche una piccola gara, sulla base delle preferenze libere del pubblico.
Ma non importa più di tanto chi vincerà. Hanno comunque vinto la Cultura, la Creatività… e naturalmente Dina Scalera e la sua Avalon…
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L’Expo è visitabile tutti i giorni dalle 17.00 alle 21.00; sabato, domenica e festivi dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 17.00 alle 21.00. Apertura a.m. a richiesta cell. 3332809615.
- Il taglio del nastro
- Il saluto delle autorita’
- Dina Scalera accanto ad un’opera di Francesco Toraldo
- Scultura di Biagio Landi
- L’accoppiata Siano-Mapi
- L’accoppiata Rispoli-Capriolo
- L’angolo della maternità
- Particolare di un’opera di Valentina Di Virgilio
- Particolare di un’opera di Valentina Di Virgilio
- Le riproduzioni in 3D di Silvestre Marcello
- L’urlo
- Le opere di Rosario Viano
- Angolo con opere di Cono Giardullo
- Due lavori di Elena De Stefano
- Spettatrici in meditazione
- L’ingresso esterno della mostra
- Visuale serale dalportone della mostra
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