Ad un mese dalla scomparsa, ricordiamo Daniele Caiazza, protagonista per decenni della vita politica, scolastica e culturale della Città e della Provincia

daniele-caiazza-(1)-cava-de'-tirreni-vivimediaCAVA DE’ TIRRENI (SA). La notizia della scomparsa del prof. Daniele Caiazza, avvenuta a Cava de’ Tirreni un mese fa alla veneranda età di novantadue anni, ha risvegliato in tante persone oltre gli “anta” un’onda di ricordi e immagini di una stagione lunga e feconda, quella dei primi decenni del dopoguerra, che ha letteralmente rivoltato il volto non solo della Città ma dell’intero Paese.

Di quegli anni, da molti oggi rivissuti con “gioiosa” nostalgia, tanti furono gli attori importanti anche a livello locale, capaci di lasciare il segno e diventare anch’essi pagine di storia.

Tale fu Daniele Caiazza, che ci sembra cosa ottima e giusta ritirare fuori dalle nebbie in cui era immersa la sua figura, dopo oltre quindici anni di ritiro dalle scene prima per motivi di età e poi per l’improvvisa e dolorosa perdita della moglie Anna Maria Isoldi

Uomo di multiforme ingegno e di poliedrica attività, fu docente di Latino e Greco nei licei, Preside negli istituti superiori, Ispettore della Pubblica Istruzione, prestigiosa e personalità politica nel partito della Democrazia Cristiana e nelle istituzioni cittadine e provinciali, studioso e saggista, conferenziere ad alti livelli, Presidente di istituti bancari, militante Dirigente di Azione Cattolica.

Pur nella varietà dei suoi interessi e della sua attività, il punto di partenza, la stella polare di riferimento, la radice profonda della sua identità è sempre stata la Cultura con la C maiuscola, imperniata sui fondamenti della lingua, della civiltà e della storia del mondo latino e greco.

Questo è il mio tempio”, soleva dire con solenne compiacimento mostrando il suo studio stracolmo di libri. E quando ne mostrava uno, soprattutto se si trattava di un classico (Cicerone su tutti) oppure di una storica chicca editoriale, lo sollevava con cura amorosa, come fosse un’ostia.

Era il risultato di una passione e di un impegno che venivano da lontano e guardavano lontano, fin dai tempi in cui, trasferitosi nel 1935 con la famiglia a Cava dalla natia Siano, quando aveva solo undici anni, si era imbevuto dell’aria nobile e pregna di storia e di cultura che emanava dalla millenaria luce dell’Abbazia Benedettina e dalle secolari arcate dei portici.

Daniele Caiazza, a destra con Eugenio Abbro, Riccardo Romano e un gruppo di vigili urbani.

Daniele Caiazza, a destra con Eugenio Abbro, Riccardo Romano e un gruppo di vigili urbani.

Per coltivare quello spirito umanistico che gli ribolliva dentro come un ormone giovanile, non esitò ad affrontare gli impegnativi studi di Lettere Classiche all’Università di Napoli, laureandosi con il massimo dei voti e la lode (e allora era veramente una rarità…) e poi affrontando la trafila dei vari concorsi, tutti vinti con la forza e la disinvoltura del fuoriclasse. Fu docente al Liceo Classico Marco Galdi di Cava e poi al De Sanctis ed al Tasso di Salerno, spiccando per la sua esigente severità (che faceva parte integrante della sua persona…), per la ponderosa serietà delle sue lezioni e per la sua voglia di trasferire nei giovani allievi “lo spirito del tempio”, che egli a sua volta aveva ricevuto dal “venerato e mai dimenticato Preside Federico de Filippis”.

Avendo nel DNA non solo le vibrazioni della cultura umanistica ma anche il piglio del leader, il passaggio alla Presidenza fu quasi naturale, prima per incarico ministeriale e poi per la consacrazione dei concorsi. Guidò gli istituti superiori a Sapri, Sala Consilina, Teggiano, Sarno e poi a Cava. Diresse il Liceo Marco Galdi di Cava de’ Tirreni fino al 1982, quando, nel cursus honorum degno di una personalità di grande spicco come la sua, diventò Ispettore. Per la qualità culturale e per i titoli di carriera, fu prescelto più volte per Commissioni nazionali, anche nel fondamentale concorso per presidi.

Fu figura dominante per decenni anche nel “Sociale della Cultura”. Ricostituì a Salerno l’Associazione Italiana di Cultura Classica, di cui fu anche Dirigente nazionale, avendo compagni dei “miti” della Cultura come il grande glottologo Giacomo Devoto. Conosciuto e stimato in tutto il territorio nazionale, diventò una star delle conferenze “classiche” e fu invitato a collaborare alle più importanti riviste di settore: Ciceroniana, Atene e Roma, Annali della Pubblica Istruzione, Nuova secondaria, Cultura e Scuola, Rivista dell’Istruzione. Lasciò il suo segno con articoli profondi e documentati, che poi raccolse in gran parte nel volume Letture umanistiche, pubblicato dall’Editore Tommaso Avagliano. A proposito delle sue pubblicazioni con Avagliano, noi cavesi non possiamo e non dobbiamo dimenticare il suo ruolo determinante nella riscoperta e nella valorizzazione di uno storico incisivo ed originale come il canonico Gennaro Senatore. In particolare Caiazza mise in evidenza i suoi studi riguardanti l’antica Marcina e sul rapporto tra le comunità etrusche e il territorio cavese, su cui il canonico aveva seri dubbi, tutti manifestati e documentati in dettagliati saggi storici.

In parallela convergenza con la sua intensa ed incisiva vita culturale, Daniele Caiazza coltivò anche la passione politica e l’impegno etico sociale e fu protagonista nella vita istituzionale. Fin dall’immediato dopoguerra, fu militante e dirigente di Azione Cattolica, Dirigente della FUCI (la Federazione Universitaria dei cattolici), socio delle ACLI, Presidente dei Laureati cattolici di Salerno. Della Democrazia Cristiana fu tra i fondatori più noti e significativi a Cava e nel Salernitano, insieme con altri storici personaggi come Mario Violante, Giuseppe Trezza, Carlo Petrone, Luigi Buonocore, Girolamo Bottiglieri.

Nella DC è stato regista e “goleador”, ora come giornalista nel periodico L’Ora del Popolo, ora come componente della Commissione Regionale di studi per i problemi dell’Assemblea Costituente, ora come componente del Comitato Provinciale del Partito e della Giunta Esecutiva Provinciale, ora anche come candidato ufficiale nelle competizioni elettorali. Fu infatti Consigliere Provinciale a Salerno (eletto nel 1964) e Consigliere Comunale a Cava (1956 e 1960). A Cava, come capogruppo consiliare, affrontò intense battaglie dialettiche e politiche con un altro gigante della nostra storia, il comunista prof. Riccardo Romano. In Provincia si affermò fino a diventare Assessore e poi (dal 1965 al 1967) anche Presidente.

In questa iterazione tra Provincia e Città, fu protagonista attivo della fondazione dell’ITC “Della Corte” e della nascita della Biblioteca Comunale, nata dalla fusione della storica “Biblioteca Avallone” e della già esistente Biblioteca cittadina.

A Cava egli è stato un protagonista costante per decenni: ne fanno fede i suoi numerosissimi allievi, ancora oggi ben grati del suo ruolo formativo, gli scritti sulla storia cittadina (è un “cult” il suo volume Momenti e figure di storia cavese, pubblicato da Avagliano), le testimonianze di cultura e di saggezza da lui lasciate in numerose e qualificate conferenze. E non va dimenticato il fatto che egli è stato il primo Presidente del Distretto Scolastico Cava-Vietri e a suo tempo anche Governatore Capo dello storico Comitato Cittadino di Carità.

Umanamente, ci piace qui aggiungere la sua presenza costante alle iniziative culturali, anche come semplice spettatore, sia nel pieno della sua attività sia nei primi anni “del ritiro”. E ci fa tenerezza con l’affettuosa immaginazione della memoria rivederlo a tante manifestazioni, impettito, rispettoso ed attento, nelle prime file, accanto alla compagna di Vita, di Cultura, di “respiro di casa e di famiglia”, la professoressa Anna Maria Isoldi, grande figura di donna, che sapeva essere una stella polare come madre, moglie e nonna ed anche coltivare con sagace passione gli interessi della professione e della sua alta formazione culturale.

Tornando al prof. Daniele Caiazza ed ai suoi multiformi impegni, è doveroso ricordare la sua attività come Presidente della Cassa di Risparmio Salernitana, carica che gli fu conferita nel 1967, al termine dell’incarico come Presidente della Provincia. Egli stesso ha ricordato con orgoglio che, nel corso dei tredici anni di sua amministrazione, il capitale amministrato salì dai cinque ai trentuno miliardi (di lire del vecchio conio, ed era una gran cifra) e le unità lavorative da quaranta a cento, senza contare l’espansione sul territorio e l’inserimento nel Consiglio di Amministrazione dell’Associazione tra le Casse di Risparmio Italiane (ACRI).

Consequenziali, quindi, sono le varie onorificenze che egli ha ricevuto, tra cui spicca la Medaglia d’oro come Benemerito della Scuola della Cultura e dell’Arte conferitagli dal Ministero della Pubblica Istruzione nel 1986, la Commenda della Repubblica, conferitagli nel 1977 su proposta della Banca d’Italia, la Commenda dell’Ordine di san Gregorio Magno, conferitagli nel 1981 su proposta del Vescovo di Cava, il PHF (Paul Harris Fellow), di cui fu insignito ai tempi in cui era Presidente del Rotary di Salerno.

Di queste onorificenze andava molto fiero, perché sapeva che non erano solo forma o pompa, ma sostanza di una vita bene spesa. Una vita il cui sapore si sente ancora tutto ad entrare nella bella villa di famiglia a Rotolo di Cava, che all’interno ha un sapore antico di solida austerità, tra chiaroscurali corridoi, documenti di valore, oggetti, immagini d’altri tempi e naturalmente tutti i libri del tempio. All’esterno, lo splendore solare della Valle metelliana, in uno sguardo verde che si estende dal mare fin quasi alla piana del Vesuvio. Nell’insieme, il gusto pieno della vita, fatto del profumo di una famiglia ampia e saldamente ancorata alle radici di etico rigore, su cui il prof. Caiazza ha forgiato la sua vita personale e quella di padre e di docente. Radici e valori forti, a volte non facili da digerire e vivere fino in fondo, eppure irrinunciabili ancore di una storia che rassicura il presente ed è molla potente del futuro.

Aleggia ancora, nella Villa Caiazza, il sapore della signora Anna Maria, di cui Daniele si è imbevuto, finche ha potuto, anche negli anni comunque dolenti della decadenza finale. Ora che lui se ne è andato, rimane nell’aria il sapore di una coppia che “è bello sapere che c’era”.

E nella vita della Città e del territorio rimane il ricordo di una personalità che ha lasciato il segno nella storia e nella memoria e che è giusto conservare in vita soprattutto oggi che la vita se ne è andata.

In fondo, l’ingresso nel paradiso della memoria rimane l’onorificenza più bella. E garantisce un posto irrinunciabile nel “tempio del cuore”…


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