“Creativi di tutto il mondo, uniamoci!” È nato il Club dei Folli Costa d’Amalfi che unisce coloro che stanno lasciando il segno del loro personale “sogno di Zorro”

TRAMONTI (SA) e COSTA D’AMALFI (SA). Rosa Maria Garofalo e Angelo Menditto, Maria Mariano, Franca Primicerio e Sandro Lalia Morra, Dina Coppola, Antonietta Mandara e Giuseppe Francese, Raffaele Tagliafierro, Alfonso Bottone, Bruno Infante, Dante De Rosa, Enza Telese e Antonio De Marco: nomi da pazzi, decisamente. Non perché suonino strani, anzi sono caratteristici dei nostri territori e piuttosto comuni, ma perché in comune le quattordici persone a cui appartengono questi nomi hanno una qualità misteriosa ed affascinante, amata e temuta, peccaminosa contro la dea Prudenza, necessaria per la santificazione del dio Sogno. Insomma, parliamo della Signora Follia e a Lei reverenti ci inchiniamo, perché è lei che tante volte ha fatta la Storia, seducendo quel non foltissimo gruppo di esseri umani che, a livello personale e/o sociale, non vuole “essere fatto dalla vita”, ma vuole “farsi la vita”.

Ognuno di questi Nuovi Folli si è caratterizzato perché sta lasciando il suo “sogno di Zorro” attraverso un’impresa particolare, pubblica o privata, letteraria o imprenditoriale, sotto la spinta propulsiva di iniziative di vario genere, della creazione di arte e poesia, della voglia di proporre esempi costruttivi, della capacità di farsi postino d’amore di un territorio tutto da amare, come quello della Costa d’Amalfi.

L’unione fa la forza: ed eccoli riuniti in un Club, fantasioso ed itinerante, appena partorito il 20 luglio scorso nell’incantato Giardino Segreto dell’Anima a Campinola di Tramonti, e poi il 2 agosto battezzato sul cocuzzolo della montagna in una casa in cima al mondo fatta apposto per ammirare ed amare il mondo. È Il Club dei Folli Costa d’Amalfi, appunto. Una squadra di Zorri, insomma. E, per dirla alla Checco Zalone, una squadra fortissimi.

Andiamo uno per uno a scoprirli, questi fortissimi Zorri.

Il Giardino Segreto dell’Anima, dove è nato il Club, deriva dalla trasformazione del vecchio vigneto di casa in una spettacolare oasi a terrazzamento di tipo amalfitano, ricca di centinaia di tipi di fiori e piante. È figlio dei sogni di Enza Telese e Antonio De Marco, che in essa hanno investito amore e coraggio e appassionata apertura al territorio, sviluppando una profumata e colorata sinergia tra la raffinata sensibilità di lei e la caparbietà arabo normanna di lui, che tra l’altro è uno degli animatori più incisivi e presenti di tutta la valle tramontina.

La casa in cima al mondo è il segno del sogno di Angelo Menditto e Rosa Maria Garofalo, due romani di origine napoletana, funzionari di ministeri. Qualche lontano parente di Maiori ha fatto da gancio per il loro matrimonio col territorio, scatenato dall’innamoramento per un rudere sul cocuzzolo della montagna di Novella, in strepitosa posizione panoramica tra due file non interrotte di monti e sguardo sul mare dei Miti. Al momento in cui sono rimasti sotto ‘a botta mpressiunati (prima lui e dopo un po’ di tempo lei, a dire il vero), non c’era neppure una strada asfaltata e di facile percorribilità. E ancora oggi non c’è, ma ci sono una casa bianca, una piccola piscina, un orto tuttosapori, un filo rosso tra il verde i silenzi dell’anima, un piacere a gusto lungo.

E poi, ad avviare il motore c’è lui, Alfonso Bottone, l’Ape Costiera, che ogni estate dissemina iniziative ed eventi da Cetara a Furore, con il suo Festival di ..incostieraamalfitana.it, ricco di presentazioni di libri, dibattiti, mostre, incontri enogastronomici, musica, scoperte di ogni tipo, con una formula che è diventata un marchio e che negli ultimi tempi si è estesa agli interi dodici mesi, con puntate promozionali anche fuori Regione, da Roma a Spoleto.

A completare il primo elenco dei folli fondatori c’è ancora una gran bella fauna.

Maria Mariano, napoletana, vita privata familiare fra venti e sole, in fuga dal caos della grande città, ha realizzato il suo folle volo nel villaggio di Pucara, dove si è rifugiata acquisendo un complesso di edifici d’origine cinquecentesca con stucchi in facciata e tracce di nobiltà. Li ha restaurati con gusto impeccabile, fra scale, scalette, una bella collezione di rose ed un nome di poetiche suggestioni come Pietrarosa. È un rifugio personale, ma anche un’oasi di accoglienza per amici ed ospiti buongustai della vita come lei… e dotati di piedi buoni, perché per raggiungere Pietrarosa occorre farsi prima circa trecento metri in sospeso pendio. Ma la spesa di energie vale ben l’impresa…”.

Franca Primicerio e Sandro Lalia Morra, lei insegnante, lui funzionario pubblico, una volta lasciata ai figli la casa di famiglia in Maiori, hanno stabilito la loro casa dei sogni nel villaggio tramontino di Gete. L’hanno chiamata TraMontiDiVini e basta la parola…. Stalla e cantina, una gustosa produzione del buon Tintore di Tramonti, una sala soggiorno molto familiare, l’antica bandiera del Regno di Napoli, ventole coprilampade ricavate da antichi cappellini per signora, un patio da elegante raccoglimento, piazzale-giardino con fiori, pozzo e alberi da frutta… e naturalmente una vista da sballo sulla vallata tra monti divini…

Dina Coppola è l’anima del Progetto Famiglia Cooperazione Onlus con sede ad Angri. Si circonda di carte, di oggetti di artigianato esotico (per noi) e di grandissima umanità. Sommessamente, senza clamori, aiuta, assiste, incoraggia, coinvolge amici, conoscenti, gente di grande e buona volontà. Per lei ognuno è un fratello o una sorella da sorreggere, accogliere, abbracciare. Vicino, sotto casa, o lontano in paesi di cui si conoscono solo le difficoltà. Che bella la sua pazzia! Della serie “è bello sapere che c’è”…

Antonietta Mandara e Giuseppe Francese, due emigrati da Tramonti, reduci lei dal Reggiano e lui da Varese, hanno unito “in porto” le proprie esistenze nella loro terra natia, in frazione Campinola. Qui saltano sulla nave dei folli, trasformando una dismessa cantina in un’impresa di ristorazione, Cucina Antichi Sapori, che offre il meglio dell’enogastronomia tramontina e amalfitana ed è riuscita a diventare una stella polare per tanti buongustai, anche operatori dei media e artisti di livello nazionale, amanti di tutto ciò che è creativo. E la Cucina Antichi Sapori di gusto e di sapori ne sa creare e ricreare, e come…

Raffaele Tagliafierro, ottenuto il diploma all’Istituto Agrario di Angri, sulla nave dei folli sta imbarcando il progetto di una cantina ricavata dal suo storico vigneto di famiglia per arrivare al più presto alla lavorazione ed alla commercializzazione di due vini con il suo marchio. Insomma, un giovane che vuole rimanere nella sua terra, a lottare con lei, per crescere insieme. La sua è una follia di cui ogni metro quadrato del nostro paese ha oggi terribilmente bisogno, per arare la terra del possibile ed esplorare la giungla intricata dell’apparentemente impossibile.

Bruno Infante, già popolare libraio in quel di Salerno, è un uomo sempre in moto, sia la moto rombante su due ruote sia il moto metaforico della promozione di mille iniziative legate alla cultura e al turismo. Moto dopo moto, ha creato un elastico tra l’esistente (l’Associazione UniverCity, di cui è Presidente) ed il suo grande sogno nel cassetto: vedere realizzato in Costa d’Amalfi e a Salerno un Parco Letterario dedicato al grande poeta Alfonso Gatto. Chi conosce i versi straordinari di uno dei più grandi poeti del secolo scorso, patrimonio di Salerno e dell’intera Nazione, e chi ha avuto la ventura di emozionarsi di fronte alle poesie incise sul Castello di Arechi o dipinte in un vicolo di via Mercanti, può immaginare che dono sarebbe un parco del genere non solo per Salerno, ma per tutto il Paese.

Dante De Rosa, nella vita tranquillo (si fa per dire) dipendente Inail, dopo aver coltivato il sogno della scrittura toccando tasti delicati come la liberazione dell’istinto, l’enneagramma della saggezza o il dramma del commercio di organi umani, è diventato un sagace esploratore dei vizi capitali, con la creazione di una mappa delle nostre deviazioni e della possibile purificazione, con la ricerca gioco per scoprire ognuno di noi di che vizio è e recentemente con la kermesse Vizi in piazza, che è un delizioso gioco di vizi senza frontiere ma nello stesso tempo mette costantemente l’uomo allo specchio per scoprire le sue giungle. Insomma, un folle con la zappa pronto a scavare nel giardino dei vizi per far rifiorire le virtù, non con le prediche ma con la coscienza. Anche lui, chiamalo folle…

A proposito di giardini, dato che gran parte delle iniziative sono legate a giardini di vario genere, sulla barca dei folli il Club sta facendo salire nuovi stimolantissimi soci, per lo più coppie capaci di coltivare il loro amore in un nido di alberi e piante e orti allegati, dal sapore e dai colori particolari. Ed ecco che sono stati aggregati, ricevendo il premio “Giardini d’amore”, Raffaella Mollo e Biagio Simonetti, da Salerno, Lina Morricone e Raffaele D’Andrea, da Castellammare di Stabia, Danilo e Daria Scotto da Vietri sul Mare, Giuseppina Buongiorno e Elio Di Maso da Cava de’ Tirreni.

Per finire, ultimo ma non meno importante, il primo folle acquisito nel Club per esibizione sul campo. Si tratta di Alfonso Carotenuto, poeta tramontino di Roma.

Arte e creatività nel sangue (i Carotenuto della Costiera li conosciamo bene, a partire dal grande pittore Mario), il 2 agosto ha inaugurato la serie degli incontri dei folli, presentando nella Casa in cima al mondo dei Menditto a Novella di Tramonti la sua raccolta di liriche Rumore di parole (Poesia Bonaccorso edizioni, con una bella prefazione di Laura Cociani).

Grazie anche alla calda atmosfera serale di un terrazzo alato e ad un pubblico di amici a cuore aperto, questo rumore di parole, nella conversazione con letture guidata da Alfonso Bottone si è trasformato in una armoniosa musica della mente con spruzzate di emozioni.

Poesie brevi ed incisive, un linguaggio chiaro ed immediato appassionatamente partecipativo e ironicamente distaccato, versi armoniosi di stampo classico senza svolazzi avanguardistici e non alieni da rime ben collocate, una pulita padronanza dell’espressione, tematiche varie e di ampio respiro, che vanno dalla dimensione personale ai nodi sociali del nostro tempo…

Insomma, una raccolta decisamente di buona qualità, con circa centotrenta poesie che si bevono con gusto e nel retrogusto lasciano una scia, anzi il loro segno di Zorro nel cuore e nella mente. Lo lasciano unitariamente, nonostante la divisione in tre parti: la prima è composta da poesie indecenti che pongono tante domande decenti, la seconda da poesie poco serie che pongono tanti stimoli decisamente seri, la terza dalle vibrazioni del mondo degli affetti e sentimenti intimi che contengono implicitamente sia le questioni “indecenti” che quelle poco serie ed erano già anticipate abbondantemente nelle prime due sezioni.

A fare da cemento, infatti, c’è l’identità personale e culturale del poeta. Un’identità costruita sulla strada dei limoni nella sua terra dai sapori forti, fatta di gente che lavora e guarda avanti ed è agganciata alla memoria delle tradizioni secolari, come il Natale di fuochi accesi di speranza nei casolari sparsi di montagna, tra odore di frittelle e suono di zampogne e ciaramelle. Questa identità, costruita sui sogni e sugli ideali di una società che finalmente sembrava respirare da tutti i punti di vista, poi si è dovuta scontrare con l’amara svolta di una realtà che, al di là dei grandi salti tecnologici, è costruita in un mondo sottosopra in piena babele di voci e di frastuoni.

Di fronte a tale contrasto, come di fronte alle tante ferite e anomalie di questo mondo sottosopra, il poeta non ci sta. A costo di essere irriverente, non rinuncia ad andare contro corrente. Non lo fa con lo spirito del bacchettone difensore del tempo passato, ma con l’occhio critico di chi, avendo vissuto il cammino del progresso e della speranza dalla stalla alle stelle, sente dolorosamente sotto i suoi passi gli scricchiolii di una forza in frantumi, di un amaro ritorno dalle stelle alla stalla, una stalla che non può neppure più profumare come una volta..

Il suo sguardo va oltre il personale, insaporito ombelico, e tocca tematiche globali in cui il lettore non può fare a meno di riconoscersi, quale che sia la sua posizione al riguardo. Del resto, la storia ci insegna che l’inferno e il male sono sempre alle porte, con le loro terribili spine e la loro quotidiana e assurdamente reale banalità Anche per questo l’animo del poeta sussulta e soffre. Anche per questo viene spontaneo scrivere poesie: non lo si fa solo per coltivare la personale e un po’ narcisistica voglia di esserci e profetare, ma anche per lanciare la propria goccia nell’oceano del mondo e aiutarlo ad essere più ricco e limpido. Non solo la Bellezza, ma anche la poesia può salvare il mondo….

Questi sono solo gli spunti di partenza per i rumori emessi dal nostro Alfonso Carotenuto. Così come sono solo gli spunti di partenza per il cammino dei Folli, che è cominciato nel migliore dei modi e sta gettando le premesse perché il gruppo si arricchisca sempre di più. Del resto, per entrare nel gruppo, basta mandare una mail a giardinosegretodellanima@gmail.com, motivando il senso della propria “follia”.

Insomma, folli e aspiranti folli, è tempo di uscire allo scoperto. Anche la follia può salvare il mondo, non vi pare? Venite a raccolta, venite… e alla fine vi accorgerete che tanti fiori possono ancora fiorire nei giardini dei Folli e quindi nel mondo.

Altro che cose da pazzi… queste saranno proprio rose da pazzi 


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