Un libro dimenticato. E’ il 1957. Esce La Badia (di Cava) romanzo per ragazzi edito da Paravia

In una serata di un atipico febbraio quasi primaverile, come facendosi largo tra migliaia di libri, circa 10.000 della mia libreria, si è “offerto” a me da anni ormai lontani. Ecco il romanzo che parla della Badia di Cava che lessi da ragazzo e di cui mi ero del tutto dimenticato. Ma quanti cavesi lo ricordano? E quanti ne ignorano perfino l’esistenza? La Badia. Pubblicato da Paravia reca la firma di Gina Algranati. Una scrittrice napoletana che amò tanto la Badia e la sua millenaria storia tanto da farne mezzo di trasfigurazione letteraria, pagine di narrativa per ragazzi e adolescenti (come si usava dire a quel tempo). Era il 1957. Le vicende narrate si collocano in pieno dopoguerra, nel 1944. Semplice la trama: un ragazzo napoletano, rimasto orfano di entrambi i genitori morti in uno dei tanti bombardamenti che colpirono Napoli non avendo altri parenti, è affidato a una zia che vive al Corpo di Cava come inserviente di un tale avvocato Antonio Marenos, il quale “ricordava spesso e con compiacenza come i suoi lontani ascendenti fossero venuti dalla Spagna con gli Aragonesi, ciò è scritto e conservato nelle “Memorie delle illustri famiglie del feudo della Badia”. E’ facile immaginare come, quasi a guisa di romanzo storico, lo svolgersi della narrazione fantastica s’intreccia con la storia, i luoghi, le atmosfere della Badia e del Corpo di Cava. E marginalmente anche di Cava e Vietri. Il lettore, quindi, assieme al piccolo Franco Gariboldi, protagonista del romanzo, “un ragazzetto fra i dodici e i tredici anni”, va alla “scoperta” della Badia:

La Badia! Franco la contemplava; non poteva non guardarla, distesa com’era, col gruppo degli edifici, per poco meno di mezzo chilometro, tranquilla e raccolta.”.

Un tempo il “Corpo”era una fortezza, con le otto torri e le sue tre porte; e prima ancora la Badia, signora non soltanto del casale, ma di terre e castelli, in luoghi vicini e lontani, conduceva le sue vele nei mari d’oriente, senza pagare né ancoraggio, né dazio, e riportava nel porticciolo di Vietri i sacri arredi d’oro tempestati di pietre preziose, …”.

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E’ da riportarsi senz’altro il racconto della venuta di Urbano II:

Urbano II andò a consacrare la basilica, gli cavalcava accanto il duca Ruggero normanno, figlio di Roberto Guiscardo….Il papa col duca salì per la strada, che tu stesso hai fatto venendo da Cava; era con lui un seguito di cavalieri vestiti d’acciaio e d’oro… Il papa ch’era accompagnato da un seguito brillante, quando fu giunto in quel punto in cui è la chiesa della Pietrasanta, scese di cavallo, e sedette su quella pietra a riposare, e lì tolse i calzari; voleva andar lassù a consacrare la basilica, come in pellegrinaggio; e i pellegrini vanno in penitenza, scalzi”.

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Ma, come detto, si parla anche di Cava e in special modo delle torri longobardi e del gioco dei colombi.

Avete visto le torri piccole che stanno nei casali di Cava? …. Stanno lì da mille anni e più, …Adesso le torri servono al Giuoco. La sentinella c’è, ma per il passo dei colombi! E aspetta…aspetta… eccoli qua! Il fromboliere balza, guarda tra i rami; è come se vedesse in gran quadro della vallata lontana, le reti, distese, e laggiù nel valico apparire come portate sopra il vento leggero, le ali aperte, le colombe selvatiche, la prima… la seconda… a distanza il piccolo stormo…- E’ una! E’ due! … grida il garzone, e i grandi occhi mansueti brillano; prende la fionda e lancia il sasso che imbiancato con la calce ingannerà il volo del bianco uccello e lo condurrà ad impigliarsi nella rete.”

(da Gina Algranati La Badia – Illustrazioni di Alberto Mattoni- Paravia, Torino, 1957)

Ho riletto con particolare emozione e con slancio quasi giovanile questo libro che, nonostante un lessico ovviamente datato, resta ancora di piacevole lettura. Notevole la descrizione della Napoli più popolare, contraddistinta dalla brulicante vita dei suoi mille vicoli fatta di odori, suoni, colori ineguagliabili. La sua autrice, Gina Algranati era gemella di Maria anch’essa scrittrice e poetessa. Oggi entrambe del tutto dimenticate. Il libro ebbe un notevole successo tanto da vincere nel 1957 il Premio dell’Ente Nazionale Biblioteche popolari e scolastiche di Roma. Indirettamente anche un premio per la nostra Badia! Insomma un testo che aggiunge un ulteriore tassello alla già ricca storia della Badia della SS Trinità e di Cava. Sarebbe bello che le nuove generazioni di ragazzi -e non solo- lo riscoprissero. Ma chissà forse sto dicendo qualcosa d’inattuale! 

Gina (Regina) Algranatinata a Roma nel 1886 fu scrittrice e storica, gemella di Maria anch’essa scrittrice e poetessa. Tra i suoi molti libri di storia italiana e in special modo meridionale, ricordiamo: Calabria forte, Trevisini, (1928); Potenza e i suoi dintorni, Sonzogno, (1928); Basilicata e Calabria, UTET, (1929); Ischia, Arti Grafiche, Bergamo, (1930); Pirateria nostrana e avventura del piccolo cabotaggio nel Mar Tirreno ai primi del ‘700, Napoli, (1960). Muore a Napoli nel 1963.


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