CAVA DE’ TIRRENI (SA). In scena i due fratelli di Vietri e la maschera di Totò. Premio Licurti: un successo al galoppo

Leggende locali, canzoni accattivanti, marionette danzanti e richiami al grande Totò nel prosieguo della Rassegna del Premio Licurti, che si sta incuneando nell’estate con progressivo e meritato successo di pubblico, corroborato da apprezzamenti sempre più convinti per l’opera della Direttrice Artistica Geltrude Barba.

Il giorno di Ferragosto, in scena la giovane Compagnia Il Proscenio di Vietri sul Mare (in cui brilla anche il cavese Pietro Paolo Parisi) con I due fratelli…una storia leggendaria; la sera successiva, la stabiese Compagnia degli Sbuffi, teatranti di strada alle nozze d’argento con lo spettacolo, ha celebrato la figura di Antonio De Curtis con le marionette giganti de L’Immaginifico Totò.

I due fratelli recupera una delle svariate leggende sull’origine dei due faraglioni che troneggiano pittoreschi sul mare di Vietri. I due fratelli della storia, innamorati della stessa ragazza, muoiono insieme, annegati, per soccorrerla, invano, tra le onde di una violenta tempesta. Il dio del mare, pur impossibilitato a salvarli, nel luogo dove si sono gettati per il nobile tentativo di salvataggio, fa nascere dalle acque due grandi scogli ad imperitura memoria del loro amore e della loro generosità.

Lo spettacolo, preparato con passione e spirito di gruppo, è caratterizzato da alcuni pregi e limiti emersi con netta evidenza.

Si sviluppa infatti con colorata e coinvolgente gradevolezza, arricchita da alcune idee originali, sfiziose e “gustose”. Ora i singoli ora il gruppo intero, ben guidati in scena dal regista cantattore Claudio Collano, con affiatati movimenti ed intonazioni vocali adeguate, hanno intonato in successione quasi ininterrotta le più belle e famose melodie della canzone napoletana, con costumi vivaci che evocano epoche antiche, in una scenografia dominata da banchi di mercato ricchi di frutta, con frequenti interpolazioni tra la scena e la platea, culminanti nel dono concreto di succulenti limoni sfusati della Costiera e addirittura di saporiti “cuoppi” contenenti fragrante frittura di paranza “vera” e tutta da sgranocchiare nel godersi lo spettacolo.

Questo aspetto musicale, che è stato manifestamente gradito da un pubblico da tutto esaurito, ha finito però col mettere in un angolo la parte squisitamente narrativa, ridotta di fatto all’osso: un’introduzione narrante accompagnata da immagini del luogo, la conclusione narrata, l’evocazione rapidissima della tempesta e della nascita degli scogli, qualche battuta volante appena accennata tra una canzone e l’altra. La successione delle canzoni solo a tratti era in linea con la storia, svelando la scelta di voler giocare sul sicuro con musiche consolidate anziché rischiare con testi ancora da inventare.

Era però solo il “prebattesimo” di questo nuovo lavoro, che non è stato ancora presentato neppure a Vietri: si ha quindi tutto il tempo di arricchirlo con un testo più corposo ed efficace, che magari serva anche da collante per la successione delle canzoni.

Insomma, un’opera piacevole, ma che può e deve ancora crescere: le premesse e le doti ci sono. Quindi, niente scogli per il suo futuro navigare: solo, i due magnifici fratelli… che comunque sono già ben lieti dell’omaggio amico offerto da quelli del Proscenio. E ringraziano di cuore. Ma aspettano, anche…

Neppure la Compagnia degli Sbuffi ha inventato testi nuovi, mettendo in scena L’Immaginifico Totò. Ha però inventato una scrittura scenica originale fondata sull’artigianalità sempre affascinante del marionettismo. E non era facile. Non è mai facile in questo campo, soprattutto quando si devono scalare gli stilemi della comicità.

Stavolta erano marionette per adulti, con periodici saltelli nel mondo dei bambini: e così lo spettacolo poteva tranquillamente piacere a tutte le età, così come riesce ancora il grande comico, che è stato ben capace di sfondare le barriere del suo tempo.

Alle varie maschere del burattino Totò si sono affiancate gallinelle e animali danzanti, ad integrazione di una vivace sarabanda di colonne sonore e canzoni sapor Totò e di evocazioni cinematografiche, con la partecipazione straordinaria di spalle giganti come Anna Magnani e Nino Taranto. Il tutto cucito, con notizie biografiche e piccoli aneddoti, dalla freschezza coinvolgente del giovane “presentattore” Christian Izzo, che per conto suo si è anche esibito in accenni di can can, passeggiatine musicali con il tamburo-piatti a spalla, richiami alla famosa dettatura della lettera di Totò e Peppino e la malafemmina, per finire con la lirica malinconia della preghiera dell’attore, recitata malincomicamente in stile Totò col naso rosso del clown triste. Interessante anche la soluzione scenica di rendere il più possibile visibili i marionettisti e quindi la finzione scenica, alla fine smascherando e spiegando i meccanismi del movimento del burattino.

Ne è derivata un’ora forse senza grandi picchi artistici (a parte alcune finezze da burattinai), ma piacevole ed originale: di mestiere, ma con un’anima ed una personalità.

Così come anima e personalità sta del resto dimostrando tutta la Rassegna del Premio Licurti, grazie all’appassionata tenacia ed all’orgogliosa competenza di Geltrude Barba, la General Motors del Premio Licurti e della nuova vita di tutto il Teatro Comunale.


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