CAVA DE’ TIRRENI (SA). Sottoviastory: Italia Nostra firma con una propria nota un altro capitolo di una storia infinita

trincerone-maggio-2013-cava-de'-tirreni-vivimediaItalia Nostra ribadisce che finalmente è stata riconosciuta dallo stesso sindaco Galdi la difformità  commessa dall’amministrazione comunale (vedi le rampe di accesso al sottovia veicolare, una variante abusiva realizzata dalla giunta Gravagnuolo) e che ha dato il via all’opposizione dell’Associazione. Ma nello stesso tempo. Italia Nostra sottolinea che sulla sanatoria avviata tra la Sovrintendenza e il Comune di Cava non ha mai espresso parere positivo, pur avendo perplessità. “Essa è un’attività prettamente di competenza della Soprintendenza”.
Si legge nella nota. Una vicenda, quella del trincerone – sottovia veicolare che parte nel 1984, con l’appalto concorso del I lotto tra via Atenolfi e via Tommaso di Savoia. Nel 1986 il via ai lavori, nel 1988 completato il primo lotto, copertura del tratto ferroviario, parcheggio per oltre 400 auto. Nel 1987 – 88 durante i lavori del I lotto il comune affidò alla stessa ditta il tratto tra il ponte di via Savoia e il ponte del Mattatoio (via Caliri).
Per il “Decongestionamento della Statale 18 mediante la realizzazione del sottovia veicolare la commissione comunale istituita completò i lavori, ma l’opera non fu mai aggiudicata. Poi la bufera tangentopoli sul Palazzo e sulla città, arrestati l’ingegnere capo del Comune e il titolare dell’impresa appaltatrice, successivamente assolti, interruppe l’iter. Intanto il sindaco Fiorillo aveva revocato in via di autotutela le delibere del bando.
Solo nel 2002 con Messina il progetto fu ripreso e modificato e ripescato il finanziamento (40 miliardi  di vecchie lire). Nuovo bando, nuovo appalto. Oggi i lavori sono fermi da oltre un anno, prima per il fermo della Sovrintendenza per difformità al progetto e poi per  i ritardi nel pagamento degli stati di avanzamento alla ditta.
“Se la Regione non sblocca i pagamenti – spiega l’assessore all’Urbanistica Salsano – avremo una ferita urbanistica e un ammasso di cemento al centro della città”. 
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