Un convegno per ricordare il prof. Antonio Santucci, “cavese di Roma”, grande studioso e divulgatore di Antonio Gramsci
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Il convegno organizzato il 18 settembre scorso nella Biblioteca Comunale di Cava de’ Tirreni in ricordo Antonio Santucci, a dieci anni dalla precoce scomparsa, non è stato solo un meeting memoriale di amici e parenti. È giusto vederlo anche come un’apertura di orizzonti per ridare la giusta considerazione ad uno studioso di politica e filosofia che ha ricevuto apprezzamenti in Italia ed anche all’estero, ad un docente universitario stimato come professore ed amato come persona, ad uno degli intellettuali cavesi che più hanno inciso nel panorama nazionale, almeno fino agli inizi del Duemila.
Antonio Santucci, nato a Cava nel 1949, vissuto a lungo a Roma e precocemente scomparso nel 2004, si è distinto in particolare per la sua opera presso l’Istituto Gramsci di Roma, prima come assistente del Presidente Valentino Gerratana, poi, alla sua morte, come Direttore dello stesso Istituto. I suoi studi e le sue numerose pubblicazioni ne hanno fatto, a detta del grande critico inglese Hobsbawn, il massimo studioso dei testi gramsciani sul piano filologico ed anche uno dei maggiori interpreti del pensiero del filosofo-politico sardo. Oltre ad una quindicina di saggi importanti su Antonio Gramsci e sul marxismo, ha toccato le vette più alte curando, insieme con Gerratana, la seconda e per ora definitiva edizione delle Lettere dal carcere di Gramsci, che fu distribuita dal giornale L’Unità (1988) in oltre cinquecentomila copie, ed ha rappresentato finora il maggior punto di riferimento per gli studiosi dell’argomento, senza contare anche la grande diffusione a livello popolare e perfino un’edizione scolastica molto diffusa.
La sua carriera all’interno dell’Istituto Gramsci fu interrotta quando il PCI effettuò la svolta storica della Bolognina, con il cambiamento del nome ed il distacco progressiva dall’ortodossia comunista. Santucci, per coerenza personale, non si adeguò alla nuova linea e fu allontanato dall’incarico.
Ritornò alla docenza universitaria, che ha occupato fino alla precoce scomparsa, facendosi apprezzare per la sua cultura elastica e di ampio respiro, di stampo gramsciano, oltre che per la sua forza ideale e la sua disponibilità umana. Non a caso un suo assistente, Diego Giannone, nel 2012, per rendergli omaggio, ha raccolto i suoi scritti nel libro Affermare la verità è una necessità politica. E la pubblicazione è coincisa con un convegno su di lui e sul suo “marxismo espansivo”, seguito poi da altre iniziative, tra cui anche questa del 18 settembre nella “sua” Cava. Ma, data la portata del suo personaggio, speriamo che sia solo l’inizio di una rivalutazione piena
Per parlare di lui, in rapporto ai suoi studi ma anche alla sua calda dimensione umana, si sono mobilitati tre docenti universitari, Donatello Santarone (dall’ Ateneo “Roma tre”), Diego Giannone (Seconda Università di Napoli), Francesco Amoretti (Università di Salerno) e doveva intervenire anche la Prof. Margherita Platania (Università di Salerno), ma ha avuto un contrattempo all’ultimo momento. È intervenuto anche il giornalista ed amico Brunello Gravagnuolo, conterraneo come cavese e come romano, mentre la cantante Teresa De Sio, cavese doc al top della musica nazionale, ha inviato un fax di presenza almeno ideale. E non ha mancato di portare il saluto della Città il Sindaco Marco Galdi, che, dopo aver ammesso di scoprire solo in quel momento la figura di colui che tra l’altro era stato anche un suo vicino di casa, ha promesso l’impegno per l’intitolazione di una strada.
Sono scesi da Roma anche i suoi familiari più stretti, cioè le sue “ragazze”, alias la moglie Donatella e la figlia Caterina, e con loro le sorelle Chiara e Loredana e il delizioso nipotino Antonio, perlina del futuro.
Durante la manifestazione, il promotore dell’iniziativa, l’amico Paolo di Mauro, cugino di Antonio, il cavese che con Chiara Santucci si è mobilitato dalla lontana Lombardia per questo tributo di affetto, faceva la spola tra il pubblico e il palco e gongolava di emozione nel sentire tanta partecipazione, affetto e stima. Ed il sottoscritto, conduttore della serata, si lasciava volentieri trasportare dall’onda della celeste corrispondenza di affettuosi sensi, corredata dai ricordi personali e dalle meditazioni agrodolci sull’evocazione su una stagione culturale e politica nata su mille speranze e declinata sul pendio delle disillusioni e dei rimpianti.
Il gongolio emozionale ha raggiunto il top quando nel finale i musici amici Sandrino Giordano e Fernando Mazzariello hanno intonato, in coro con i familiari di Antonio e con tutto il pubblico, Blowin’in the wind, la canzone di Bob Dylan che Antonio considerava l’inno della sua anima e dei suoi ideali politici.
Alla fine, nel cuore di tutti un’emozionata pienezza e la coscienza di un recupero che può aprire nuove strade di comprensione delle radici culturali. Di Cava … e oltre, ben oltre …
- Antonio Santucci
- Il tavolo dei relatori
- Immagini del pubblico: in prima fila i familiari di Antonio
- Altra immagine del pubblico
- Sandro Giordano e Fernando Mazzariello intonano Blowin’in the wind. Sulla destra, Paolo Di Mauro, promotore del convegno
- Insieme in coro, cu’ tutt’ u core…
- La Direttrice della Biblioteca, Teresa Avallone, sorride compiaciuta e contenta per l’esito della manifestazione, in cui si è sentita coinvolta non solo professionalmente
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