Premio Mamma Lucia alle Donne Coraggio: una grande lezione di vita da Regina Catambrone, angelo dei migranti, e Suor Teresa Martino, “madre” dei senza fissa dimora

CAVA DE’ TIRRENI (SA). Impagabili, la lezione di vita, il fluire di emozioni, i lampi di umanità che sono stati offerti dai due giorni della V edizione del Premio Mamma Lucia alle Donne Coraggio, patrocinato dal Comune di Cavade’ Tirreni, ideato da Antonio Armenante ed organizzato da un Comitato Cittadino formato dalle Associazioni Punto Pace Pax Christi, Caritas Diocesana, Eugenio Rossetto, VersoCava, con il sostegno delle sezioni Lions e Rotary di Cava, la partecipazione degli Sbandieratori Cavensi e la sponsorizzazione dell’AST di Cava de’ Tirreni, oltre che delle aziende Grafica Metelliana e Ceramiche Arcea.

Il Premio, come è noto, intende promuovere e far conoscere le azioni delle donne che con coraggio operano nel nome della Pace e della Solidarietà, valori di cui la nostra Mamma Lucia, recuperando e restituendo alle famiglie oltre seicento salme di soldati, amici e “nemici”, caduti nella Seconda Guerra Mondiale, ha offerto un’immagine straordinaria.

Impagabili, dicevamo… Grazie soprattutto alla grande portata umana, culturale e sociale rappresentata dalle due premiate di quest’anno.

Regina Catambrone, calabrese, residente a Malta, insieme col marito Christopher ha investito una parte molto sostanziosa dei risparmi di famiglia per fondare un’Associazione (MOAS), acquistare una nave (Phoenix 1) ed attrezzarla con i mezzi più moderni, droni di avvistamento compresi, per il Primo Soccorso ai migranti in difficoltà nelle pericolosissime traversate del Mediterraneo, di cui ci giunge costantemente l’eco dolorosa per le continue e ben note tragedie da esse causate.

Suor Teresa Martino, milanese, vincitrice della Sezione Carmela Matonti (dedicata alla signora che accompagnò Mamma Lucia nei suoi scavi e destinata a figure femminili solidali ma legate al mondo dello spettacolo o della Cultura), da giovane è stata un’attrice affermata ad alto livello. Ha lavorato da protagonista in teatro con attori del calibro di Aldo Reggiani, Corrado Pani, Tino Buazzelli e con registi al top come Giancarlo Cobelli; ha partecipato a sceneggiati RAI; ha fatto da doppiatrice in importanti film prodotti dalla Disney. Poi, giusto trent’anni fa, è maturata una profonda crisi interiore che l’ha portata a prendere il velo ed a convertirsi alla pratica quotidiana della carità evangelica e dell’amore cristiano. Ha collaborato con Fratel Ettore Boschini per la creazione di un Centro d’accoglienza dei senza fissa dimora sotto la stazione di Milano ed oggi, dopo la morte di Fratel Ettore, dirige personalmente, insieme con le consorelle Ester e Laura, la “Casa Betania delle Beatitudini”, che ha una diramazione missionaria fino in Colombia.

Profonda l’ispirazione cristiana anche nella scelta di Regina Catambrone, avvenuta solo due anni fa e già ricchissima di frutti (circa tremila gli assistiti). Ad accendere il fuoco, che del resto già covava sotto la cenere per una vecchia vocazione da suora, la formazione personale e l’incontro spirituale con Don Mimmo Geraci, è stato Papa Francesco, con il suo famoso discorso sulla globalizzazione dell’indifferenza, scagliato nelle anime nel corso della sua prima uscita, a Lampedusa, segno profondo del suo pontificato tanto dedicato agli ultimi ed allo “scongelamento dell’Eucarestia”. La goccia che poi ha fatto traboccare il vaso è stato l’avvistamento, su una nave, di un giaccone galleggiante sulle acque. “Era di un migrante che non ce l’ha fatta”… E da allora, pur non rinunciando alle vivaci sollecitazioni della sua fresca giovinezza comunque infiorata di saggezza e spirito solidale, il suo impegno è stato incessante per varare il sogno della nave…

Ed incessante è anche l’attività di Suor Teresa, che da trent’anni ha trovato la sua strada e tiene accesa la splendente Luce di carità di Fratel Ettore. Un frate santo, che viveva la condivisione e la prossimità come una seconda pelle, che non riusciva a considerare solo suo nessun bene, compreso il vestiario (arrivò a regalare perfino il suo cappotto di cashmire che aveva avuto in dono). Donava tutto, ma il suo dono è stato un seme fecondo d’amore, perché il suo centro di accoglienza è diventato presto parte integrante della Città, che finalmente “ha capito” e a sua volta quando ha potuto ha donato. Ancora oggi, ammette Suor Teresa, la Comunità non deve acquistare nessun bene: aiuti ed offerte arrivano da tutte le parti, anche perché, per dirla con Manzoni, “noi siamo come il mare, che riceve acqua da tutte le parti e la restituisce a tutti i fiumi”. E così questo Centro, che dignitosamente non ha mai voluto legarsi a nessun carro politico per conservare la sua libertà, è ricco della sua povertà. Non è né una fondazione né un movimento, ma una testimonianza attiva di Vangelo vivo.

E testimoni a pieno titolo lo sono state, e lo sono, Teresa e Regina, che però hanno colpito anche per la loro personalità umana. Semplici, aperte, comunicative, con la decisione di chi sa che sta facendo la cosa giusta e con l’umiltà di chi ha imparato il gusto di ricevere donando e conosce la bellezza di coltivare il proprio io anche sciogliendolo nel rapporto con gli altri. Un’umiltà che sa trasmettere la grandezza dell’idea di fratellanza, sia attraverso la consapevolezza che per applicarla non basta commuoversi ma occorre muoversi, sia attraverso il messaggio che i migranti non sono numeri anonimi ma persone e che i senza fissa dimora non sono pietre di scarto ma volti ricchi di storia e di umanità. Accanto al messaggio, però, c’è anche l’implicita denuncia di due flagelli del nostro mondo, di fronte ai quali è colpevole rimanere indifferenti e rinunciare ad essere ognuno una goccia nel mare della solidarietà.

Questo, e tant’altro, è emerso nell’incontro con Regina e Maria Teresa. E crediamo proprio che la presenza, alla cerimonia di premiazione, svoltasi il 28 febbraio scorso nella Sala Consiliare di Palazzo di Città, di tanti giovani studenti sia stato il terreno giusto per trasmettere il messaggio forte di solidarietà e “contemplattività” in tempi in cui si agitano purtroppo troppe situazioni e proclami di senso diverso, se non opposto.

In fondo, è questo l’obiettivo primario del Premio Mamma Lucia: rievocare, attualizzare, applicare la grande lezione di Mamma Lucia, che fu testimone attiva della maternità universale, che rende tutti fratelli.

E per questo Regina e Suor Maria Teresa, con tutto il carico di amore, determinazione e sacrificio che l’azione di maternità comporta, sono state, e sono, due grandi, amabilissime madri.

La loro voce, i loro segni, non resta che “ascoltarli”, “vederli” e possibilmente, almeno nel proprio piccolo, “viverli” …


Commenti non possibili