Elezioni comunali: al ballottaggio del 14 giugno Marco Galdi e Vincenzo Servalli. Tra gli altri candidati bene Lamberti e in parte Aliberti. Ma il nuovo non ha sfondato

CAVA DE’ TIRRENI (SA). Il Sindaco uscente Marco Galdi ed il candidato designato dalle primarie PD Vincenzo Servalli: uno di loro due, dopo il ballottaggio del 14 giugno, sarà il Sindaco di Cava de’ Tirreni.

Come si vede dal prospetto a fine articolo, Servalli, vincitore del turno, e Galdi, che lo segue a ruota, hanno prevalso nettamente sul gruppone dei dieci candidati.

Un esponente di Destra-Centro ed uno di Sinistra Centro

Non c’è stato il muro contro muro, a causa delle tendenze nazionali e della deideologizzazione diffusa e per merito anche della qualità umana dei concorrenti, tutti “presentabili”, che si sono sfidati con sereno e corretto civismo, così come del resto ha fatto il fiume dei 461 candidati al Consiglio, in una campagna per gran parte di loro esaurita nell’ambito della famiglia e del condominio. Tuttavia, alla fine, considerando anche i voti riportati dai candidati di schieramento netto (Aliberti e per certi versi Senatore e Di Matteo da una parte, Capuano e Mazzeo dall’altra), la maggioranza dei votanti (il settanta per cento degli aventi diritto, mica male) ha conservato la fisionomia politica abituale. Le fluttuazioni si sono verificate in piccola parte intorno a Di Criscio, a Santoro ed ai Cinquestelle e soprattutto intorno ad Armando Lamberti ed alle liste che lo sostenevano, che pescavano oltre i due schieramenti.

Un pronostico tra i due contendenti non è facile. Si sarebbe tentati di dire Servalli, perché ha già vinto la prima tornata e si è fatto giorno dopo giorno “ri-conoscere”, accettare, benvolere e apprezzare, pur non essendo leader trascinatore è diventato un visibile riferimento, può pescare sostenitori anche un poco al di là dei confini di schieramento. Cosa che, a lume di naso, sembra difficile per Galdi, dato che l’elettore tradizionale di centrosinistra, se non ama Servalli, è più facile pensare che si astenga piuttosto che “passare il Rubicone” e mettersi in Croce mettendo la croce sul Centro Destra. Forse sarà decisiva la scelta dell’elettorato “fluttuante” di Lamberti, ma bisogna anche considerare che cambierà il numero degli elettori, forse anche un venti per cento in meno, e di conseguenza anche la loro qualità.

E poi, la capacità di resistenza da Galdi potrebbe anche ricompattare, se non i leader, i votanti del Centro Destra, indotti a riconoscerne doti e meriti in precedenza messi in ombra dagli errori, dalle dipendenze, dai tentennamenti e dalle beghe molto personali con assessori, consiglieri e parti politiche. Quindi, al di là della rassicurante moderazione di Servalli, potrebbero decidere di non consegnare la Città alla sinistra. E, dato che a Cava la maggioranza ideologicamente rimane di Destra Centro…

Diversamente, anche se i due non sono certo nuovi di zecca alla politica e non hanno programmi molto diversi e conviverebbero tranquillamente in uno stesso governo come Renzi e Alfano, molti potrebbero essere attratti dalla curiosità e dalla speranza di vedere comunque qualcosa di nuovo. Ergo, considerando anche la pole position dei mille voti in più del primo turno, pronostichiamo per ora un 50-55 per cento per Servalli ed un 50-45 per cento per Galdi. E attendiamo…

Intanto, facciamo qualche ulteriore considerazione sull’andamento della campagna e del voto.

Si sperava che la grande partecipazione portasse ad una più equa distribuzione dei voti. Tuttavia i grandi pacchettisti di voti, i soliti noti, stanno sempre lì, ben distribuiti nelle liste dei candidati più forti. Qualcuno può vantare una presenza viva nelle frazioni, ma altri non è facile capire da dove riescano a pescare quelle cinquecento preferenze e dintorni, quasi un’enormità nelle attuali condizioni. Evidentemente ci sanno fare. Comunque, almeno quest’anno la loro presenza non è stata determinante come altre volte in passato, né per la città né per in qualche caso per la loro stessa elezione.

Come dicevamo, è mancata una distinzione netta tra Destra e Sinistra, anche per la mancanza di progetti o personaggi o schieramenti capaci di far discutere o sognare. Si è discusso, e scelto, soprattutto in rapporto alle persone e non sempre nel nome dell’appartenenza. Hanno vinto due personaggi “schierati”, ma hanno dilagato le liste civiche e forse anche il “partito civico”, alias “departiticizzato”.

Si pensava che la presenza di vari personaggi nuovi, o emergenti, e quindi prevedibilmente pieni di slancio, avrebbe portato un vento impetuoso di idee, presenze ed entusiasmo.

Invece, abbiamo visto, o solo intravisto, un Santoro ed un Cinquestelle lacerati dalle divisioni, dalle ripicche interne, quasi assenti, e praticamente agli antipodi rispetto al trend nazionale di un movimento che sta maturando e incidendo sempre di più, grazie anche al Grillo parlante di meno. Il tre per cento, per un movimento di quella portata, è umiliante. Speriamo che sappiano trarne la giusta lezione.

Abbiamo non visto un Di Criscio troppo silenzioso e quasi fantasmatico. E uno stanco Mazzeo era troppo lontano dal frizzante terzo incomodo del 2010 tra Galdi e Gravagnuolo.

Marco Senatore, nonostante l’impegno e la visibilità, ha pagato la sua posizione ibrida tra vecchio e nuovo, tra uomo di poteri ambivalenti e uomo di innovazione.

Di Matteo non aveva molti spazi politici dove poter sfruttare le sue non trascurabili e ancora potenziali qualità: le dimostrerà, speriamo, in Consiglio. Dignitoso l’esito di Renato Aliberti, interessante figura di imprenditore di successo e uomo nuovo di un partito trainato però da personaggi che a Cava non tirano più (Cirielli in testa).

Non ce l’ha fatta nemmeno per un posto in Consiglio, ed è stata una sorpresa, Cettina Capuano, che pure ci ha messo l’anima ed aveva suscitato tanta affettuosa curiosità, soprattutto come brillante pioniera delle future Sindache e quindi solo agli inizi di una lunga presenza ascendente. Forse è stata penalizzata dalla radicalizzazione netta a sinistra, ma non le si poteva chiedere altro. In fondo, è uscita dal PD proprio perché per lei era troppo poco a sinistra.

Armando Lamberti si è presentato come uomo non del tutto nuovo alla politica (due anni fa era in lista nazionale con Mario Monti e già dieci anni fa aveva guidato per qualche mese la coalizzione Cava, l’Ulivo ed oltre ed era un potenziale candidato a Sindaco), ma per tanti versi tutto da scoprire o da riscoprire in Città.

Partito senza partiti alle spalle né organizzazioni forti e dichiarate, ha fatto, già da gennaio, una campagna tambureggiante e ricca di iniziative, ha avuto il coraggio di uscire in piazza, ha mostrato un’energia ed una grinta di quelle che piacciono alle persone, si è fatto conoscere e riconoscere per le qualità personali ed il suo curriculum professionale di alto profilo.

Sperava addirittura di vincere, ma forse era troppo presto, forse non ha “azzeccato” tutti i compagni di strada e forse gli è mancato un punto progettuale fortemente caratterizzante. Eppure, noi crediamo che abbia vinto lo stesso, perché ha gettato dei semi fecondi per il futuro. Se saprà maturare ancora e reggere il gioco della politica, data anche la sua presenza ampia sul territorio, il consenso “non schierato e non partitico” e le alte credenziali nazionali, alle prossime politiche potrebbe essere un candidato unificante per un vasto schieramento. Così, lui raggiungerebbe quel seggio in Parlamento che ha già sfiorato due anni fa e noi avremmo di nuovo un rappresentante ad alto livello istituzionale.

Rimangono i finalisti Galdi e Servalli: in qualche modo anche loro hanno già vinto.

Servalli, pur sulla scia del renzismo nazionale, ha guidato il rialzo di cresta del Partito democratico disastrato dalle comunali 2010 e dalle tempeste gravagnuoliane. Più che come leader trascinatore è partito come “bravo ragazzo” e figura pulita, rassicurante, più adatta ai ponti che ai muri, spendibile a tutto campo. Ma in campagna si è fatto apprezzare meglio come punto di riferimento e accattivante “politico dal volto umano”. Inoltre, per chi apprezza questo aspetto, ha dimostrato di preferire il senso della squadra al personalismo debordante.

Marco Galdi, eletto cinque anni fa sull’onda di un Centro Destra vincente e compatto, ha affrontato lo scontro con parecchi handicap: gli errori dei primi tre anni di “ciriellizzazione acuta” (Cofima in testa), lo smantellamento nazionale e locale del Centro Destra, i continui scontri interni alla Giunta e conseguente cambio di circa trenta assessori, un’immagine politica offuscata dal rischio recente di sfiducia consiliare, dai pasticci anche “comunicazionali” di Piazza Abbro e della cosiddetta scacchiera, dalla crisi del commercio e dell’industria, da scelte e promesse discutibili e poco chiare, da una non sempre riuscita empatia emozionale con la Città. Mancandogli una base elettorale tutta galdiana, c’erano quindi le premesse per un crollo devastante.

Invece ha saputo reagire tirando fuori energia, orgoglio, autostima ed esperienza, facendo emergere l’altra faccia della medaglia: la capacità di liberarsi dei vincoli esterni ed agire autonomamente, il raggiungimento di obiettivi importanti (es. la difesa dell’Ospedale), la dimostrazione che assorbire gli scontri e mantenersi a galla nonostante tutto è anche un pregio, l’evidenza di un lavoro amministrativo costante, il coraggio dell’innovazione anche spregiudicata (vedi l’invenzione della Mediateca e lo scontro con il CUC), la vivacità progettuale, dove possibile (il rinnovamento dei complessi di San Giovanni e Villa Rende possono può cambiare la vita della Città), il riconoscimento delle sue qualità intellettuali, lo sciogliersi più umanamente in mezzo alla collettività.

Adesso, via allo scontro finale. Che in fondo, come abbiamo già detto, tanto scontro non è.

I due si stimano ed hanno un buon rapporto personale. Servalli e il PD hanno fatto a Galdi un’opposizione netta, ma costruttiva e non radicale. E, non firmando la sfiducia, hanno salvato lui dalle dimissioni anticipate e Cava dal terzo Sindacato abortito prima del tempo. A prescindere dal vincitore, si può sperare che il futuro rapporto tra maggioranza e opposizione sia anche costruttivamente caratterizzato da ciò che unisce.

Quindi, attendiamo l’esito senza timori e tremori, con fiducia in un governo decoroso, ma anche senza grosse aspettative. Galdi e Servalli non ci hanno fatto, e non ci fanno, sognare. Consideriamo però che di questi tempi far sognare è difficile. E delle volte è anche sinonimo di illudere.

Comunque noi cavesi, tutti insieme e con spirito di comunità, qualcosa in più potremmo. E dovremmo. Speriamo che il futuro Sindaco se ne accorga. E che ci metta l’anima …

 

Candidati Voti % Partiti Voti % Seggi
Vincenzo Servalli 8.518 27,67 Partito Democratico
Lista Civica – Cava Libera
Lista Civica – Cava Civile
Lista Civica – Direzione Futuro
4.619
1.439
1.078
874
15,84
4,93
3,69
2,99



Marco Galdi 7.589 24,65 Lista Civica – Responsabili per Cava
Forza Italia
Lista Civica – la Cava
2.999
2.750
1.383
10,28
9,43
4,74


Armando Lamberti 4.721 15,33 Lista Civica – Cava è Unica
Lista Civica – Cava Ci Appartiene
Lista Civica – Città Democratica
1.960
1.521
994
6,72
5,21
3,40


Renato Aliberti 3.184 10,34 Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale
Lista Civica – Renato Aliberti Sindaco
2.343
741
8,03
2,54

Maria Concetta “Cettina” Capuano 1.605 5,21 Lista Civica – Cettina Capuano Sindaca
Sel + Prc
842
669
2,88
2,29

Massimiliano Di Matteo 1.597 5,18 Lista Civica – Amiamo Cava 1.556 5,33
Marco Senatore 1.452 4,71 Lista Civica – Cava Città Unita
Lista Civica – Cava Sicura e Libera
870
494
2,98
1,69

Gianluca Santoro 1.060 3,44 Movimento 5 Stelle 1.018 3,49
Claudio Di Criscio 721 2,34 Lista Civica – Movimento Popolare per Cava Mpc 686 2,35
Michele Mazzeo 335 1,08 Partito Comunista 324 1,11

CANDIDATO NON ELETTO PRIMO TURNO


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