In libreria: Il Fiore della poesia italiana dalle origini ai nostri giorni
“Senza pretese di completezza ma con l’ambizione di avere scelto testi significativi e degni di rappresentare il magma della poesia contemporanea, offriamo al lettore il film della poesia italiana dal Duecento alla seconda metà del Novecento, e una istantanea degli ultimi anni, sperando che fungano da sprone ad approfondire la lettura, la conoscenza e soprattutto l’amore per la poesia” cosi Mauro Ferrari nel presentare questa voluminosa opera in due volumi (Il Fiore della poesia italiana. Tomo I: Otto secoli a cura di Vincenzo Guarracino; Tomo II: I contemporanei a cura di Mauro Ferrari, Vincenzo Guarracino, Emanuele Spano- Puntoacapo Editrice, Pasturana, Alessandria, 2016).
Nel primo volume, dal Duecento fino ai primi anni del 1900, ritroviamo un florilegio (è proprio il caso di dirlo) di testi molto noti, vere gemme della letteratura italiana, da Il cantico delle creature di san Francesco, a Tanto gentile e tanto onesta pare (è necessario che citi l’autore?), a Solo e pensoso di Petrarca, ma anche liriche di autori dimenticati come Jacopo da Lentini, Federico II, Giovanni Pontano, e poi via via fino a Ariosto, Tasso, ma anche Bembo, Metastasio, Parini, e ancora Manzoni, Leopardi, Carducci, Pascoli, D’annunzio e infine i grandi del “nostro Novecento” Ungaretti, Montale, Quasimodo, Pavese, Gatto, Pasolini, accanto a poeti quasi (ahimè) banditi del tutto dai testi scolatici come Scotellaro, Caproni, Roversi, fino a Turoldo, Luzi, Zanzotto. Anche il titolo stesso nel richiamo al Fiore si collega alla più nobile tradizione letteraria. Ricordiamo il caso di una traduzione in lingua toscana del XIV del “Roman de la Rose” di Guillaume de Lorris (1225/ 1240), pubblicata poi solo a fine ottocento con il titolo “Il fiore” di cui non si conosce l’autore ma che alcuni, come Gianfranco Contini, sostengo essere Dante Aligheri, anche se quest’attribuzione sembra alquanto improbabile. Importante notare che il fiore, rappresentazione allegorica dell’amore cortese nell’originale opera francese, nella traduzione è rivestito di un’intensa sensualità realistica borghese con spunti naturalistici. Ed è questo filo naturalistico-poetico che ritroviamo nel lavoro di Guarracino. Infatti, così scrive:
“Così, nel fiore, nel mite segno dell’amore degli dèi per gli umani, si condensa la segreta domanda di comunione con la Natura, con il Creato, e il bisogno inconfessato di mirare al cuore, di stabilire un contatto più profondo ed essenziale con gli altri. […] Tutto questo, tutt’insieme, si significa, se di fiori s’intesse in sapiente variopinto assemblaggio una ghirlanda, e con traslazione di senso un’Antologia, una raccolta cioè di “fiori”, di scritti di raffinata perfezione e intensità. Così, nel termine Antologia, natura e arte condensano una conquista di bellezza e preziosità e vicendevolmente si illuminano nell’immagine di una miracolosa fioritura di testi, quale che sia la loro più o meno effimera durata. Qui pertanto, in maniera molto personale e niente affatto perentoria, si convocano e assemblano personalità, auctores nel senso più etimologico del termine, con l’unica pregiudiziale che la loro data di nascita sia entro il 1935, riservando ai nati oltre questo spartiacque un’eventuale, successiva esplorazione.”
Esplorazione che trova il suo compimento nel Tomo II curato non solo dallo stesso Vincenzo Guarracino e da Mauro Ferrari, ma anche da Emanuele Spano. Ritroviamo, quindi, testi di poeti nati rigorosamente dopo il 1935. Alcuni poeti sono poco conosciuti, ma la stragrande maggioranza è rappresentata da poeti assai noti come Giuseppe Conte, Maurizio, Cucchi, Cesare Damiani, Milo De Angelis, Dante Maffia, Valerio Magrelli, Guido Oldani, Plinio Perilli, Paolo Ruffilli, oltre agli stessi Vincenzo Guarracino, Mauro Ferrari e lo scrivente. Nel primo come nel secondo volume, ogni testo è introdotto da un’attenta analisi critica, lavoro, per i tre curatori, assai impegnativo trattandosi di otto secoli di poesia. Un’opera che non può mancare nella libreria di ognuno. Si avrà così il piacere di rileggere versi che ci furono assai cari (semmai relegati nei ricordi della nostra gioventù), ma si avrà modo anche di imbattersi in poeti ormai dimenticati o forse mai studiati, assieme a poeti contemporanei che silenziosamente, con onestà e pudore come si conviene a un vero poeta, coltivano questo fiore, la Poesia, che inebria non solo i sensi ma soprattutto l’animo di un profumo persistente. Basta solo volerne godere.
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