eventi & appuntamenti
Giornata mondiale delle tartarughe
Festa nel Parco nazionale del Cilento (SA) con due buone notizie:
apre a Pioppi una nuova struttura dedicata alle tartarughe marine in difficoltà:
per segnalazioni e trasporto di esemplari feriti, informazione e sensibilizzazione dei pescatori, operatori balneari e turisti.
La FIBA, Federazione Italiana Imprese Balneari firma Protocollo Legambiente per la gestione tarta-sostenibile degli arenili
Oggi è la giornata mondiale delle tartarughe. Una speciale giornata che l’American Tortoise Rescue ha inaugurato nel 2000 per promuovere la conservazione di tutte le specie di tartarughe in tutto il mondo e contribuire a difenderle dai pericoli che minacciano la loro sopravvivenza.
Quale miglior modo, allora, di celebrare questa giornata, se non inaugurando il Marine Turtle Center, una nuova struttura TartaLife a Pioppi di Pollica (Sa), dove svolgere attività d’informazione e sensibilizzazione nei confronti di pescatori, operatori del turismo, turisti e popolazione locale, accogliere animali in difficoltà da trasferire in modo adeguato nei centri di recupero, organizzare attività di monitoraggio delle spiagge e il controllo delle possibili nidificazioni.
Grazie al progetto europeo TartaLife per la riduzione della mortalità delle tartarughe marine durante le attività di pesca professionale, all’interno del Museo Vivo del Mare situato nel Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, è stato allestito un apposito spazio con vasche di stabulazione dove ricoverare temporaneamente esemplari di tartaruga catturati accidentalmente o rinvenuti in difficoltà in mare, in attesa del trasferimento, nel minor tempo possibile e con le dovute attenzioni, nei Centri specializzati per le cure in vista della loro successiva liberazione.
All’inaugurazione del Marine Turtle Center hanno partecipato molti ospiti tra i quali: Stefano Di Marco (responsabile Progetti Speciali di Legambiente), Valerio Calabrese (responsabile Museo Vivo del Mare), Stefano Pisani (Sindaco di Pollica), Tommaso Pellegrino (Presidente Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni), Antonio Briscione (Presidente Parco Regionale Riserva Foce Sele Tanagro), Raffaele Esposito (Presidente Regionale FIBA), Vittorio Rambaldo (Pescatore), Orlando Paciello (Presidente Ordine Medici Veterinari di Salerno) e Michele Buonomo (Segreteria Legambiente Campania), Antonio Nicoletti (Responsabile Aree protette e biodiversità di Legambiente)
“Siamo molto contenti di inaugurare oggi questa struttura che potrà svolgere le sue attività anche grazie alle donazioni ottenute con la campagna di adozione simbolica delle tartarughe marine Tartalove, su un tratto di costa abitualmente frequentato dalle tartarughe Caretta caretta – ha dichiarato il responsabile Aree protette di Legambiente Antonio Nicoletti -. Analogamente a quanto sta avvenendo in altre località, la struttura può essere anche promotrice della campagna di sensibilizzazione nei confronti dei gestori di stabilimenti balneari per individuare i ‘lidi amici delle tartarughe’. Una iniziativa che ha avuto molto successo in Toscana con numerosi lidi che hanno deciso di adottare le nostre linee guida per spiagge a misura di nido, e che oggi lanciamo qui con la speciale e preziosa adesione della Federazione Italiana Imprese Balneari (FIBA) che ha scelto di firmare un protocollo d’intesa ad hoc per diffondere tra i suoi associati questa campagna”.
“Abbiamo condiviso questo progetto con grande convinzione consci dell’importanza del tema della ecosostenibilità; gli operatori balneari della FIBA sono molto attenti ai temi della sostenibilità balneare italiana; preservare il mare, le spiagge e le zone limitrofe è fondamentale – ha dichiarato Maurizio Rustignoli, Presidente FIBA Confesercenti -. Con convinzione portiamo avanti una collaborazione che abbiamo da tempo con Legambiente; abbiamo da subito sposato questo nuovo progetto in quanto riteniamo essere una scelta di civiltà. Un plauso speciale, per l’attenzione dimostrata su questo progetto, voglio farlo al collega Raffaele Esposito, Presidente della Fiba Campania nonché coordinatore di una commissione della FIBA specializzata sulle tematiche ambientali.”
“È un passo importante per la nostra azione di sensibilizzazione e informazioni ai cittadini e agli operatori circa un approccio nuovo e responsabile nei confronti del mare – ha dichiarato il responsabile del Museo Vivo del Mare Valerio Calabrese -. Il nostro museo ospita circa 15.000 visitatori all’anno, di cui per la metà scolaresche. Le tartarughe marine sono uno straordinario veicolo di narrazione per coinvolgere i cittadini sulla salvaguardia degli ecosistemi marini.”
Nel complesso, sono oltre 130 mila le tartarughe marine della specie Caretta caretta che ogni anno, nel Mediterraneo, rimangono vittima di catture accidentali da parte dei pescatori professionisti. Circa 70 mila abboccano agli ami utilizzati per la pesca al pescespada, oltre 40 mila restano intrappolate nelle reti a strascico e circa 23 mila nelle reti da posta, per un totale di 133.000 catture accidentali con oltre 40 mila casi di decesso. Considerando nel calcolo anche tutti i pescherecci comunitari e le migliaia di piccole imbarcazioni che dai Paesi africani si affacciano sul Mediterraneo, si arriva più verosimilmente a una stima di 200 mila catture e proporzionalmente a circa 70 mila decessi.
Ma non è solo la pesca a minacciare questa specie. I rifiuti in plastica infatti sono i materiali più frequentemente rinvenuti nell’organismo delle tartarughe ricoverate nei nostri centri. La plastica erosa dall’acqua e dagli agenti atmosferici si frammenta ma non sparisce mai completamente. Le tartarughe, come i pesci e gli uccelli marini, rimangono intrappolate nelle fibre più resistenti oppure ingeriscono i frammenti con conseguenze terribili, dal blocco dell’apparato gastrointestinale all’impossibilità di immergersi o di nutrirsi normalmente.
Le tartarughe marine hanno bisogno di noi. Per questo è importante aprire e sostenere i centri di recupero diffusi sulle coste italiane e sensibilizzare tutti coloro che amano ed hanno a che fare con il mare, a partire dagli operatori balneari.
Il protocollo firmato oggi a Pollica dalla FIBA ci consentirà, infatti, di ampliare significativamente il numero degli arenili ‘amici delle tartarughe’ che verranno insigniti, dopo l’adozione delle linee guida per la gestione sostenibile delle spiagge per la nidificazione, della bandiera azzurra di Tartalove.
L’adesione al protocollo impegna, infatti, gli imprenditori a promuovere iniziative di formazione per gli addetti alla pulizia degli arenili per il riconoscimento delle tracce di tartaruga marina e le regole da adottare in caso di presenza di nidi o di piccoli; a diffondere le informazioni corrette ai turisti sui comportamenti più idonei da adottare per non danneggiare nidi e non spaventare o confondere con luci o rumori eccessivi gli esemplari in cerca di un luogo appartato; a distribuire materiale informativo sulle tartarughe marine oltre che a predisporre progetti locali, nazionali e comunitari per la tutela delle tartarughe marine.
SALERNO. Wladkowski e i dioscuri della musica polacca
Gran finale per la XII edizione del Festival Piano Solo, venerdì 24 maggio, alle ore 19, nella chiesa di San Giorgio
Gran finale, venerdì 24 maggio, alle ore 19, con il solista polacco, Michael Wladkowski, per la XII edizione del Festival Internazionale Piano Solo, firmato da Paolo Francese e Sara Cianciullo, sostenuto dall’amministrazione comunale, nella persona di Ermanno Guerra, che registrerà un cambiamento di location. Da Palazzo di Città, solo un centinaio di metri per spostarsi tra i fasti barocchi e musicali della chiesa di San Giorgio, per un programma che omaggerà i due numi tutelari della musica polacca, Chopin e Szymanowski, in un intenso confronto. Fryderyk Chopin aprirà e chiuderà il programma. Il pianista principierà la serata con la Polonaise op.40 n°2, ingiustamente meno celebre ed eseguita della prima della stessa opera, ma non per questo meno affascinante, dalle armonie che si fanno cangianti, come il timbro e la cupa e tragica maestosità dell’episodio di apertura, stemperato da momenti attraversati da intensa nostalgia e sconsolata mestizia. Si continuerà con tre Mazurkas a cominciare dalla prima dell’op.6 in Fa diesis minore, dal tono popolareggiante posto ben in evidenza, dalla caratteristica terzina e nei fortissimo e negli sforzato posti all’inizio delle quattro brevi frasi del secondo tema, che riproducono il grido che segnava i tempi forti delle danze contadine. Come in quasi tutte le mazurche di Chopin la forma è invece quella della danza cittadina, dove la sezione iniziale viene ripetuta con leggere varianti dopo un Trio centrale. Ancora due miniature la terza e la quarta mazurka dell’op.24, un’opera che sfruttando le scale lidia, eolia e zingaresca, introducono nell’armonia elementi di profonda trasformazione del linguaggio.
Il Notturno op.27 n°2 in re bemolle maggiore chiuderà la prima parte del concerto. Limpido e quieto, suscita nell’ascoltatore un senso di calma e di serenità. Basato sopra una serie di lunghi arpeggi «il tema si dispone» suggerendo una dimensione armonica che richiama l’arcaico carattere dell’antica modalità greca.
Al centro della serata verrà offerto un portrait di Karol Szymanowski, inaugurato dallo studio op.4 n.3, intensamente elegiaco, anche se paga molto alle opere di Skrjabin. Alla seduzione dell’antichità è legata la composizione delle Métopes op.29, trittico ispirato a figure femminili dell”Odissea che Karol Szymanowski compose nel 1915 dopo un viaggio nella bella Sicilia. Se l’Isola delle Sirene richiama la musica della lira e dell’aulos, con disegni che culminano in una esaltazione dionisiaca, in Calypso l’idea della seduzione amorosa è suggerita da ipnotici effetti di ostinato e da una scrittura sensuale piena di mezze voci, mentre Nausicaa è una pagina dal ritmo danzante e dall’andamento sempre più frenetico. Si riprenderà, quindi, con la Fantasie op.49 di Chopin. Qui l’oscurità e il fraseggio tipico dei suoi Notturni si fondono in uno di più ampio respiro, rarefatto e denso, unito alla drammaticità lirica delle sue ballate e per finire, il tutto è intriso di una punta di melanconia velata, tipica delle sue sonate.
Insomma, siamo di fronte a una traccia complessa che esula dallo stile salottiero delle sue Fantasie precedenti, acquistando una ricerca timbrica e di forme estremamente ardite e costruite, che, obbedendo ad un continuo flusso di emersione e immersione, scorre all’interno della composizione. A seguire, la celeberrima Berceuse op.57, caratterizzata dal clima cullante e avvolgente lirismo propri della Ninna Nanna e dal principio compositivo della Variazione. L’opera è costituita da una serie di quattordici variazioni su un tema originale composto dallo stesso Chopin: la mano destra presenta una melodia arabescata e dal carattere improvvisativo, alla quale si contrappone un basso ostinato fisso, quasi immobile. Si continuerà, quindi, con lo Scherzo n°3 op.39 in do diesis minore. Un interrogativo angosciante si spalanca all’inizio nel registro grave della tastiera: è un frammento
ripetuto, quasi atonale con una successione di 11 suoni differenti, sospeso sul vuoto enigmatico delle pause, prima che abbia inizio lo “scontro”: un tema martellante, ritmico, quasi infernale nel registro grave, con ottave raddoppiate all’unisono dalle due mani, si contrappone a un corale a cinque voci, raggiante e luminoso nel registro acuto, ornato di ghirlande di note, come di celestiali arpe, prima di rilassarsi con un rassicurante modo maggiore. Finale con la Ballata n°3 op.47 in la bemolle maggiore op. 47” che deve evidenziare il perfetto sfruttamento delle sonorità del piano e del pianissimo portando a dispiegare l’abilità nell’utilizzo del crescendo e del forte da parte dell’esecutore per lasciare emergere l’aspetto leggero, fantasioso e intimista della pagina.
SALERNO. Itinerari beethoveniani con Maria Letizia Michielon
Terzo appuntamento per la XII edizione del Festival Piano Solo, martedì 21 maggio, alle ore 19, a Palazzo di Città che ospiterà la pianista veneziana
Serata monografica martedì 21 maggio ore 19, nel Salone dei Marmi di Palazzo di Città per la XII edizione del Festival Internazionale Piano Solo, firmato da Paolo Francese e Sara Cianciullo, sostenuto dall’amministrazione comunale, nella persona di Ermanno Guerra. Un omaggio a Ludwig Van Beethoven, che saluterà ospite Maria Letizia Michielon, che sta incidendo l’integrale delle 32 sonate del genio tedesco. La sua colta scelta si è fermata sulla sonata n° 15, op. 28, detta “Pastorale”, e sulla prima e la terza dell’opera 31, segnate da una prodigiosa plasticità di rappresentazione palpabile, però, nella microforma, battuta per battuta, nota per nota, dove tutto dovrà assumere vivacità di significato. La Sonata op.28 del 1801 è nota con il soprannome di “Pastorale”, apocrifo ma attribuitole già in una edizione del 1805. Beethoven qui fa uso di alcuni stilemi impiegati per evocare una musica pastorale, codificati da una lunga tradizione che affonda le proprie radici in Corelli, Scarlatti, Händel, qui in particolare quelli riecheggianti il suono delle cornamuse, con un cosiddetto “pedale armonico” Il contenuto espressivo è d’ispirazione lirica e intimistica. Già l’“Allegro” iniziale mira a stemperare la dialettica, sia con la lunga frase iniziale che con il soffice pedale armonico ribattuto. Il discorso procede senza contrasti e i vari elementi tematici scorrono uno dopo l’altro. L’“Andante” che segue è una pagina di grande densità meditativa. Beethoven scrive una melodia di accordi legati sorretti da una linea di basso staccato. Si tratta di una scrittura che crea un alone particolare. In posizione centrale del movimento si trova un episodio dal tono sereno in maggiore che conduce alla ripresa variata del tema. In terza posizione è collocato l’ormai consueto “Scherzo” dal carattere brillante inframmezzato da un Trio campestre. Il “Rondò” conclusivo è il movimento più caratterizzato dal punto di vista “pastorale”: un refrain segnato da un bordone, un accompagnamento che insiste su una nota grave, tipico di cornamusa. Una coda fulminante, dove si distingue nettamente il bordone, chiude la sonata. Si passerà, quindi alla prima sonata dell’op.31, in Sol Maggiore, un vero e proprio florilegio di stranezze, a cominciare dai rapporti di tonalità. La pagina prende l’avvio con un tono quasi rapsodico, colloquiale che la serena tonalità di sol maggiore contribuisce ad esaltare. Annovera anacoluti, indugi e singolari digressioni che ne accrescono il fascino. La particolarità di un secondo tema nella inconsueta tonalità di si maggiore è stata più volte rimarcata, come pure il gioco degli spostamenti d’accento che ne aumentano laverve. Più d’uno ha insistito sul carattere «capriccioso ed evasivo» di questa particolare Sonata (il sol maggiore vien fatto notare in Beethoven è spesso la tonalità della distensione se non addirittura del disimpegno). E allora, dopo le facezie del primo tempo, ecco il locus amoenus di un Adagio grazioso, sorta di effusiva cavatina dai neoclassici profili, irrorata di belcantistiche efflorescenze: vi è chi vi intravede una reminiscenza di Haydn, l’aria della creazione dell’uomo «Mit Würd und hoheit Angetan» dall’oratorio Die Schöpfung (La Creazione) e chi, con motivazioni non meno valide, rileva un anticipodi alcuni Péchés de vieillesse di Rossini, con quell’allusivo pizzicato di archi reso dalla sinistra. Vi fa seguito, infine, un Rondò di schubertiana scorrevolezza: luminoso come certo Boccherini del quale richiama, vagamente, il celebre Minuetto. Chiuderà la serata la terza Sonata dell’op. 31, composta nel 1802. Il travaglio esistenziale del periodo non compromette il carattere disteso dei temi, ma ne frantuma la linearità in brevi cellule. Mancano del tutto lenti o adagi meditativi, sostituiti da una innovativa successione di scherzo e minuetto insieme. Nonostante nessun titolo sia stato assegnato da Beethoven, la Sonata è chiamata impropriamente “La chasse” per via del suo ultimo movimento in rapida rincorsa e di un certo clima pastorale che la attraversa. Il gesto musicale d’esordio richiama l’elemento tematico del Lied Der Wachtelschlag, ossia il canto della quaglia, ma l’allusione onomatopeica al verso dell’’animale è solo uno spunto per una costruzione puramente musicale: dà avvio tanto al primo quanto all’ultimo movimento. Così, nell’Allegro iniziale in forma sonata, quella che potrebbe sembrare un’introduzione fa, in realtà, già parte del primo tema: l’esordio interrogativo richiama l’attenzione dell’ascoltatore e lascia sospesa e incerta la tonalità. Il secondo tema si distende invece con una certa franchezza di spirito, con uno stile leggero e galante, quasi settecentesco, su un basso albertino che vivacizza il ritmo. Nei movimenti successivi, se lo Scherzo è un Allegretto vivace, insolitamente in tempo binario e senza trio, dal carattere spigliato come di una marcetta, il Minuetto del terzo movimento – l’ultimo che Beethoven comporrà nelle
sue 32 Sonate – rappresenta un intermezzo lirico, un canto Moderato e grazioso, sul cui tema Saint-Saëns scriverà nel 1874 le sue variazioni per due pianoforti. Il Presto con fuoco finale è invece un momento di riconciliazione e palpitazione insieme, un movimento di pura euforia pianistica, in cui sembra che un’intera orchestra venga disposta sotto le dita dell’esecutore.
BIOGRAFIA: Veneziana, ha curato la propria formazione artistica con il M° E. Bagnoli, sotto la cui guida si è diplomata con lode nel 1986, appena sedicenne, presso il Conservatorio “B.Marcello”. Si è successivamente perfezionata con M. Tipo, K. Bogino, A. Jasinski , P. Masi e M. Mika .
Nel 1984 ha esordito con un recital lisztiano alla “Wiener Saal” del Mozarteum di Salisburgo, intraprendendo giovanissima la carriera concertistica. Vincitrice di numerosi concorsi nazionali (tra cui Premio Venezia e Premio “A. Speranza” di Taranto) e internazionali (tra cui “C.Zecchi” di Roma, di cui si è aggiudicata all’unanimità anche il premio della stampa, preselezioni Bachauer 1994 e 1998 e Diapason d’oro di Sanremo), borsista Bayreuth e presso la Fondazione G. Cini di Venezia, artista Steinway, ha tenuto recital in Europa, Canada e Stati Uniti suonando in sale prestigiose, tra cui Mozarteum di Salisburgo, Centro Schönberg di Vienna, Liszt Saal dell’Università della Musica di Vienna, Auditorium della Kunstuniversität di Graz, Dreikönigskirche di Dresda, Casal del Metge di Barcellona, Teatro di Epinal, Accademia Chopin di Varsavia, BKA Theater di Berlino, Mozart Hall di Bratislava, Abravanel Hall di Salt Lake City (Utah), Pollock Hall di Montreal, New York University, Teatro la Fenice di Venezia, Conservatorio “G. Verdi” di Milano, Teatro Olimpico di Vicenza nell’ambito delle Settimane Musicali, Teatro dell’Opera del Casinò di Sanremo, Teatro “G. Verdi” e Teatro Miela di Trieste. Sta realizzando a Venezia, Bologna e Trieste l’integrale delle Sonate e principali opere pianistiche di L.v. Beethoven, serie di recital preceduti da introduzioni dedicate al Neoumanesimo tedesco. Ha preso parte a numerosi Festival Internazionali di Musica Contemporanea eseguendo l’integrale degli Studi di Ligeti in collaborazione con il pianista Fabio Grasso; ha suonato con il “Quartetto di Venezia” e l’Ex Novo Ensemble e si è esibita con importanti orchestre tra cui l’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia, l’Orchestra Sinfonica Siciliana, l’Orchestra da Camera di Padova e del Veneto e l’ Orchestra Philarmonia Italiana. Ha inciso per Aliamusica (2004, 2007) e Ars Publica (2008), Rosenfinger (2012). Con Limen Music ha avviato l’incisione integrale in cd-dvd delle Sonate e principali opere pianistiche di Beethoven, accompagnate da video esplicativi sui rapporti con l’Umanesimo tedesco (2013); di prossima uscita, sempre per Limen, un cd-dvd con i Préludes II Livre di Debussy e La Valse di Ravel. Docente di Pianoforte principale, Repertori del XX secolo e Filosofia della Musica presso il Conservatorio “G.Tartini” di Trieste, parallelamente all’attività pianistica ha coltivato la formazione compositiva con Daniele Zanettovich e Riccardo Vaglini. Ha seguito corsi di direzione d’orchestra con P. Bellugi, R. Rivolta e M. Summers; ha inoltre approfondito gli studi compositivi nella classe di Musica Elettronica del Conservatorio “B. Marcello” di Venezia. Laureata con lode in Filosofia a Ca’ Foscari, ha conseguito il Dottorato di Ricerca presso l’Università di Padova. Docente tra il 2001 e il 2009 all’ Accademia di Belle Arti di Venezia, ha pubblicato per la casa editrice Il Poligrafo “Il gioco delle facoltà in F. Schiller” (2002) e “L’archetipo e le sue metamorfosi. La Bildung nei romanzi di Goethe” (2005). Di prossima uscita per Mimesis “La chiave invisibile. Ha fondato e dirige il Plurimo Ensemble, gruppo in residence dell’Ateneo Veneto, impegnato nell’ideazione ed esecuzione di progetti che in un ideale politecnico delle arti coinvolgono studenti degli istituti di formazione superiore artistica nazionali (Conservatori di Venezia, Milano, Trieste, Accademia di S. Cecilia di Roma, Accademie di Belle Arti di Venezia e Roma, Università Ca’ Foscari, Università di Roma Tre, Università di Milano) e internazionali (Juilliard School NY, New York University, Università della Musica di Vienna).
Prossimo appuntamento: Gran finale, venerdì 24 maggio con il solista polacco, Michael Wladkowski, che registrerà un cambiamento di location. Un centinaio di metri per spostarsi tra i fasti barocchi e musicali della chiesa di San Giorgio, per un programma che omaggerà i due numi tutelari della musica polacca, Chopin e Szymanowski, in un confronto su piccole forme, notturni, polonaise, ballate, mazurke, scherzi e fantasie per il genio di Varsavia, le cui preziose miniature apriranno e chiuderanno la serata, e un Etude e le Mètopes op.29 per Karol Szymanovsky, che si pone in viaggio sulle tracce di Ulisse per comporre una delle opere più “moderne” della letteratura musicale polacca del primo Novecento.
SALERNO. “Il senso dell’identità europea: memoria e progetto in prospettiva cosmopolitica” Lecture di Marita Rampazi
Venerdì 24 maggio, avrà luogo il quarto e ultimo dei seminari promossi dal Modulo Jean Monnet “EuCuMe” – anno 2019, dedicati al tema “Europa, cultura e memorie condivise”. Presso la Biblioteca “A. Santucci” del Dipartimento di Studi Politici e Sociali, DiSPS, dell’Università di Salerno, a partire dalle ore 11.00, Marita Rampazi dell’Università di Pavia terrà una Lecture dal titolo “Il senso dell’identità europea: memoria e progetto in prospettiva cosmopolitica”.
Marita Rampazi insegna Sociologia della Globalizzazione presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università degli Studi di Pavia ed è co-Direttore scientifico di Sociologia Italiana-Ais Journal of Sociology, la rivista ufficiale dell’Associazione Italiana di Sociologia. Si occupa prevalentemente di questioni connesse alla condizione giovanile, con particolare riguardo ai temi della memoria, dei mutamenti nelle coordinate spazio-temporali, della cittadinanza in prospettiva sovra-nazionale e della violenza nelle relazioni di prossimità.
Per i saluti saranno presenti Gennario Iorio, Direttore del DiSPS, e Massimo Pendenza, Direttore del Centro Studi Europei. Introduce la Lecture Dario Verderame, Coordinatore del Modulo JM Eucume.
Il seminario è gratuito e aperto a studiosi e alla società civile. È possibile partecipare scrivendo a: dverderame@unisa.it.
Il Modulo Jean Monnet “European Culture and Memories: EU’s Strategies and Policy Developments” (EuCuMe) del Centro Studi Europei del DISPS dell’Università di Salerno è un progetto cofinanziato dall’Unione Europea per il triennio 2018-2021 nell’ambito del Programma “Erasmus Plus – Jean Monnet Activities”. Gli obiettivi del Modulo sono incoraggiare e promuovere la conoscenza della dimensione culturale sottesa a una costituenda società europea, da una prospettiva sociologica. In particolare, EuCuMe si concentra su due processi di particolare interesse: la costruzione di una sfera pubblica culturale attraverso le politiche promosse dall’Unione Europea (EU Cultural Policies) e la costruzione di una memoria pubblica europea (EU Politics of Remembrance).
Sito web: http://www.centrostudieuropei.it/eucume/
Per info e contatti: dverderame@unisa.it