PoesiadelNovecento 2011-2012

Rubrica di poesie del Novecento, note o poco note, “a commento” di fatti e accadimenti nazionali o locali. Parlare mediante i versi, “ le parole” dei poeti. Breve mio commento e note bio-biblio-grafiche del poeta autore della poesia scelta … di Antonio Donadio

 

Rileggiamo Talora nell’arsura della via del poeta Camillo Sbarbaro tra sorprendenti affermazioni: “Basta con Verga”, “ Leopardi non è un poeta” !

Mi verrebbe da dire, un po’ polemicamente, alzi la mano chi “conosce” il poeta Camillo Sbarbaro. Quanti sono coloro i quali hanno letto le sue poesie, “sanno” della sua poetica, del suo vivere “sofferto” e molto vicino a noi più di quanto si possa credere. Eppure in questi giorni, “qualcuno” ha riscoperto una sua poesia,” Talora nell’arsura della via” dall’apparente tema in sintonia con l’opprimente caldo di questa nostra estate. Ma questa poesia è molto, molto altro e di più e di un attualità sorprendente benché scritta più di cento anni fa (1914). Testo notevole nel nostro Novecento Italiano egemonizzato in quegli anni da un Dannunzianesimo dilagante.

Talora nell’arsura della via

Talora nell’arsura della via
un canto di cicale mi sorprende.
E subito ecco m’empie la visione
di campagne prostrate nella luce…
E stupisco che ancora al mondo sian
gli alberi e l’acque
tutte le cose buone della terra
che bastavano un giorno a smemorarmi…
Con questo stupor sciocco l’ubriaco
riceve in viso l’aria della notte.
Ma poi che sento l’anima aderire
ad ogni pietra della città sorda
com’albero con tutte le radici,
sorrido a me indicibilmente e come
per uno sforzo d’ali i gomiti alzo…

(da Camillo Sbarbaro “Pianissimo” Edizioni La Voce, Firenze 1914)

Camillo Barbaro, poeta dallo stile asciutto, secco, lontano, molto lontano da qualsiasi  compiacimento estetico, qualsiasi retorica letteraria. Stile quasi subìto dal poeta anche al di la della sua stessa volontà e consapevolezza; si sentiva quasi “costretto”  a scrivere “quel qualcosa” che gli urgeva dentro. Stile che meglio non avrebbe potuto rappresentare la sofferta presa coscienza del dolore di vivere, sofferta crisi esistenziale che attanagliò il suo animo come quello di un altro grande poeta ligure Eugenio Montale. Il poeta, l’uomo deve smemorasi per continuare a vivere come in questi splendidi versi.

Per una sintetica analisi connotativa del linguaggio, proporrei di dividere questa poesia in tre strofe di cui le prime di quattro versi ciascuna: tutte e tre le strofe terminano con l’uso della figura retorica della Reticenza ovvero i puntini sospensivi sostituiscono quanto è facilmente intuibile. Tre pure sono le Similitudini presenti ai vv.9/10, v.13 e vv. 14 e 15 laddove in ”i gomiti alzo” può riscontrarsi l’uso della Sineddoche.

Nel confronto col linguaggio denotativo, la poesia sembra scindibile in due atmosferiche poetiche: la contrapposizione tra Città e Campagna e la contrapposizione tra Realtà e Sogno, il tutto legato da un anello di congiunzione che è dato dalla funzione del Tempo.

La Città è rappresentata da “arsura della via”, “ ad ogni pietra della città sorda”. La Campagna invece da “un canto di cicala, “ visione/di campagne prostate nella luce”, “ gli alberi e l’acque/tutte le cose  buone della terra”, “ l’aria della notte” , “com’albero con tutte le radici”. Come si può intuire hanno valenza negativa: l’arsura e la sordità della città, mentre valenze positive hanno il canto di cicala, la luce delle campagne (laddove , in campagna, diventa luce quello che nella vita cittadina è arsura); gli alberi e l’acque (contrapposte quest’ultime all’arsura della via e la pietrificazione della città sorda contrapposta al muoversi dell’albero con tutte le radici); il termine sorda poi chiama in antitesi “il canto di cicala”.

La sfera poi del Reale e del Sogno è data dai vv. 1/2 (Reale) contrapposti ai vv.3/4 (Sogno-Visione) e ancora i vv.11/12 (Reale) contrapposti ai vv.13/15 (Sogno). L’anello di congiunzione, dicevo, è dato dalla presenza del Tempo espresso in voci inequivocabili: dal “Talora” inteso come: a volte accade che… si passa al “Subito” in contrapposizione a quanto prima accaduto, attraverso “l’ancora” e “Un giorno”  (squisitamente riflessione- sensazione temporale) al “poi” finale per una decisione che non lascia possibilità di dubbi: volare come un uccello pur sentendosi un immobile albero, volare sradicando dal suolo le proprie radici che sanno di prigioni.  

E’ questo dolore per ciò che fu e non è più, per quanto l’uomo con la sua “civiltà” la sua urbanizzazione, sta togliendo a se stesso, per un recupero non nostalgico né estetizzante  della natura, per un afflato umano con “tutte le cose buone della terra” che fa di questa poesia una “nostra” attualissima poesia, cosi travagliati da questa società contemporanea che sembra distruggere irrimediabilmente “gli alberi e le acque” (come sta a dimostrare lo stravolgimento meteorologico di questi anni, dal caldo siberiano, alla desertificazione di ampie parti del pianeta, allo sciogliersi dei ghiacciai con disastrosi fenomeni alluvionali, …) e “tutte cose buone della terra” quelle cose che “bastavano un  giorno a smemorarmi” . Smemorarsi, attenzione, non perdita della memoria, ma recupero di memoria storica e psicologica attraverso l’identificazione con la Natura (uomo compreso) affinché il nostro vivere non sia o diventi vivere “da ubriaco” annebbiati dall’alcool del presunto benessere moderno, e lo”stupore sciocco”per l’improvvisa , ormai sconosciuta, salutare “aria della notte” sul viso. Sentirsi “alberi con tutte le radici” pronti al volo e non lasciare che l’anima aderisca “ad ogni pietra della città sorda”.

*****“Basta con Verga”. “ Leopardi non è un poeta” !*****

Certamente il tema centrale di questa poesia non è il caldo eppure credo che un caldo eccezionale possa anche contribuire ad alcune esternazioni molto, molto discutibili:

Basta insegnare Verga nei licei, non ne possiamo più. Si legga piuttosto il mio “Va dove ti porta il cuore” ha sentenziato la scrittrice Susanna Tamaro (23 maggio c.a.). Inattuale Verga? Non direi proprio. Basterebbe solo ricordare il racconto Rosso Malpelo per un doloroso confronto con il detestato fenomeno del bullismo.

E un paio di anni la poetessa Patrizia Valduca, compagna per molti anni di un altro poeta, Giovanni Raboni, affermò: “Leopardi, è stato un filosofo, un bravo filosofo, ma certamente non è stato un poeta! Era troppo intelligente per essere un poeta, un poeta deve essere stupido ogni tanto e lui non lo era. Scriveva in prosa e poi andava a capo…” “ Descrivendolo così: “Un gobbo di un metro e quaranta che mangiava solo gelato invidioso di Monti”. Offensiva, terribile gratuità!

E per sostenere la tesi che Leopardi non è un poeta, declamò alcuni versi del “L’Infinito” confrontandoli con alcuni versi di una poesia di Pascoli, “L’Aquilone “ concludendo tout court : “Ecco questo è un poeta vero! Poverino Leopardi voleva intensamente essere un poeta ma …. “ Fatta salve l’opinione di ciascuno, mi sembra poco ortodosso da parte della poetessa Valduca mettere a confronto due poesie, scritte l’una nel 1819 (Leopardi aveva 21 anni) con l’altra scritta nel 1897 (Pascoli aveva 42 anni) dimenticando, forse, “la Stessa” che tra le due composizioni vi è uno spazio temporale di circa 80 anni. E che anni: l’intero Ottocento! Ed è proprio certa la Signora Valduca che la lezione del “mancato” poeta Leopardi ” non sia “servita” al “vero” poeta Giovanni Pascoli?

Amara conclusione: se la nostra Letteratura si appresta ad essere scritta e riscritta da “simili autori”, allora prenderò a leggere i romanzi di Liala e brucerò interi tomi di critica letteraria.

VIETRI SUL MARE (SA). “Premio «Prendersi cura con il sorriso» al prof. Paolo Antonio Ascierto”

Premio speciale «Giovanni Battiloro» a giovani videomaker.


Torna per il terzo anno consecutivo, nel suggestivo anfiteatro della Villa comunale di Vietri sul Mare, a lui intitolato nel 2018, il “Memorial dott. Michele Siani”. L’appuntamento è per il 6 luglio prossimo alle ore 21.00.

Una edizione, quella di quest’anno, poliedrica e particolarmente carica di significato, sia sotto il profilo organizzativo che dal punto di vista delle tematiche poste al centro del Memorial.

A cominciare dalla scelta della data operata dall’organizzazione, ossia il 6 luglio, coincidente con il 60° compleanno del dott. Siani e dall’inserimento dell’evento all’interno del cartellone “Made in Vietri” curato dall’Assessorato al Turismo, Spettacolo e Cultura del Comune di Vietri sul Mare.

Ma non sarà solo questa la particolarità dell’edizione targata 2020. Anche i temi dell’evento, ossia la medicina, da un lato, e la passione per l’attività di videomaker, dall’altra, due costanti della vita del dott. Siani, seppure ormai consolidati nell’ambito della manifestazione, riservano quest’anno grandi novità, con l’istituzione di due diversi Premi, rigorosamente realizzati in ceramica artistica vietrese.

Il Memorial, infatti, già nelle precedenti edizioni ha acceso i riflettori sul mondo della medicina e sul mestiere del “fare il medico”, attraverso l’intervento e le testimonianze di rappresentanti delle istituzioni sanitarie locali. Ancora di più quest’anno, alla luce della emergenza epidemiologica del Coronavirus – Covid 19, si è deciso di porre attenzione su quella che appare una “missione”, ossia la cura dei pazienti. L’organizzazione, infatti, ha istituito il Premio “Prendersi cura con il sorriso” che è stato assegnato, per l’edizione “0”, ad un medico emblema dell’abnegazione e della dedizione alla professione medica che ha contraddistinto il lavoro degli operatori sanitari del nostro paese, che sono stati in prima linea nella prevenzione e cura del Coronavirus.

Si tratta del prof. Paolo Antonio AsciertoDirettore dell’Unità di Oncologia Medica Melanoma Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative Istituto Nazionale per lo studio e la cura dei tumori – Fondazione Pascale, che riceverà il Premio dalle mani del Presidente della Regione Campania, on. Vincenzo De Luca.

Tanto anche nella convinzione che l’autorevole intervento del prof. Ascierto potrà ulteriormente rafforzare il messaggio di speranza nella ripresa del nostro paese, ma anche di attenzione e rispetto delle regole atte alla prevenzione e al contenimento del Covid-19.

Torna poi anche quest’anno il Premio Speciale Giovanni Battiloro”, istituito dall’organizzazione e dedicato alla memoria di Giovanni Battiloro, giovane videomaker che, il 14 agosto del 2018, ha perso la vita, insieme ad altre 42 vittime, nel crollo del ponte Morandi di Genova. La scelta è legata ad un evento che ha così tragicamente segnato la storia del nostro paese e la vita personale di tanti che in quel crollo hanno perso i propri congiunti. Ma l’attenzione è caduta proprio su Giovanni, videomaker per professione e batterista per passione, che coltivava due interessi condivisi da Michele Siani.

Il Premio andrà quest’anno a giovani videomaker frequentanti il Corso per “Tecnico della ripresa e del montaggio immagini”, dedicato alla memoria di Giovanni Battiloro e diretto a formare chi, come lui, sogna di fare questo mestiere. Fortemente voluto dalla sua famiglia e sostenuto dall’assessore regionale alla Formazione e alle Pari Opportunità Chiara Marciani, che interverrà al Memorial, il corso è stato organizzato dalla Regione Campania (Netcon) e punta a formare professionalità e fornire strumenti a chi sogna di diventare videomaker.

Al Memorial, firmato dall’organizzazione dell’Associazione culturale “Dott. Michele Siani” e reso possibile dal patrocinio del Comune di Vietri sul Mare, e dalla stretta collaborazione con la Pro Loco di Vietri sul Mare, non mancherà la musica, altra grande passione di Michele Siani e una delle arti, che, insieme a quella della ceramica, contraddistingue il Comune costiero, che per questa edizione sarà rigorosamente anni ‘60.

Ad esibirsi sul palcoscenico dell’anfiteatro all’aperto di Vietri sul Mare, infatti, saranno artisti e gruppi musicali vietresi che si uniranno in memoria del dott. Michele Siani, oltre che la band “Il Battito” di cui fa parte il papà di Giovanni Battiloro, Roberto. Sul palco vietrese si esibiranno “I Napul’è”, “Vienteterr”, “I Musicastoria” e i “Made in Swing”.

A completare il Memorial la proiezione di due clip video, uno che racconta la vita e la storia di Michele Siani, l’altro che racconta la vita e la tragica scomparsa del giovane Giovanni BattiloroClip video anche per la premiazione del prof. Ascierto.

Auguri per il nuovo anno 2012

Biglietto-augurale_web

“Questo odore marino” di Giorgio Caproni nel centenario della nascita

Questo odore marino

che mi ricorda tanto

i tuoi capelli, al primo

chiareggiato mattino !

Negli occhi ho il sole fresco

del primo mattino. Il sale

del mare …

Insieme, come fumo d’un vino,

ci inebriava, questo

odore marino.

Sul petto ho ancora il sale

d’ostrica del primo mattino.

Giorgio Caproni  da “Ballo a Fontanigorda e altre poesie” Emiliano degli Orfini, Genova 1938

Lirica a schema libero di 13 versi. Quasi tutti settenari. Sono presenti  alcune rime (Vv. 1-4 marino/mattino;  Vv. 9/11/13 vino/ marino) e un’assonanza (Vv 5/6 sale/mare).  Da notare un’elegante  alternanza di due sintagmi – chiave: odore marino (ai Vv. 1 e 10) e primo mattino (ai Vv. 3/4, v.6, v.13). Nel rincorrersi di questi due sintagmi, è tutta la forza di questa poesia. Il  luminoso (chiareggiato) mattino di un  giorno della sua Liguria, l’odore del mare, il tiepido sole appena sorto, tutto inebriava come l’ effluvio (fumo) di un buon vino. E il poeta stesso diventava parte del tutto, del paesaggio, attraverso il sale d’ostrica che ancora sente sul proprio petto. Dalla semplice percezione fisica a rappresentazione concreta del suo stato di naturale euforia che ancora gelosamente conserva, come cosa viva, sulla pelle.

Mario Luzi, Maria Luisa Spziani e Giorgio Caproni

         

 

 

 

 

 

 

 

 

      M. Luzi, M. L. Spaziani e G. Caproni

Giorgio Caproni (Livorno 1912 – Roma 1990) All’età di 10 anni si trasferisce con i genitori  a Genova. Maestro elementare, ma soprattutto poeta e anche traduttore e critico. Nel 1936, compare la sua prima opera “Come un’allegoria” a cui faranno seguito, tra gli altri,  “ Il seme del piangere” 1959 scritto per la morte dell’adorata mamma e il notissimo “Il congedo del viaggiatore cerimonioso “ 1965. La critica ufficiale, che in vita, era stata poco attenta a questo atipico e originale poeta, ora l’ annovera tra i grandi della letteratura del X secolo.

100 anni fa nasceva la poetessa Antonia Pozzi. Ricordiamola con la breve ma stupenda lirica “Pudore”

Se qualcuna delle mie povere parole

ti piace

e tu me lo dici

sia pur solo con gli occhi

io mi spalanco

in un riso beato

ma tremo

come una mamma piccola giovane

che perfino arrossisce

se un passante le dice che il suo bambino è bello.

1 febbraio 1933 – Antonia Pozzi

Antonia Pozzi

 

 

 

 

 

 

 

 

         Da “Parole” Garzanti, Milano 1989

In questa breve ma fulminante lirica, la giovane poetessa (aveva 21) con pochi tratti riesce a delineare l’intenso turbamento d’amore procuratole da un pur semplice complimento (Se qualcuna delle mie povere parole/ti piace) “trasmesso“ attraverso lo sguardo. La giovane donna prorompe in un riso “beato” ma è presa da un irrefrenabile tremore come – e qui la metafora è stupenda- una giovanissima mamma che arrossisce se qualcuno, anche un anonimo passante, le dice che suo figlio è bello. Pozzi riesce a tracciare una tenue e al tempo stesso fortissima linea di contatto tra i primi segni di un nascente amore e la maternità– credo molto agognato dalla poetessa- suo approdo naturale. La Pozzi morì suicida a solo 26 anni.

Antonia Pozzi (Milano 1912-1938) figlia di genitori borghesi e benestanti, dopo il liceo s’iscrive alla facoltà di lettere e filosofia e qui stringe amicizia, tra gli altri, con Vittorio Sereni e Dino Formaggio. Si laurea con una tesi su Flaubert (lavoro pubblicato postumo). Colta, intelligente, molto versatile e piena di curiosità, ama la natura e il bello in tutte le sue manifestazioni, ma non riesce a non sentire l’angoscia per tutto ciò che c’è di sbagliato, di tragico. Angoscia che si anniderà fin dentro il suo animo. Amò moltissimo la montagna e la fotografia; fu anche un’eccellente fotografa. Il 3 dicembre del 1938 si tolse la vita.