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Donati aiuti umanitari al dispensario per i profughi di Tiro

La consegna degli aiuti umanitari al dispensario per i profughi di Tiro con il Contingente Italiano ed il Comitato per il Sacrario Militare di Cava de’ Tirreni


01-aiuti-umanitari-tiro-cava-de-tirreni-febbraio-2019-vivimediaCAVA DE’ TIRRENI (SA). Una donazione di vestiti e materiali per il dispensario della città di Tiro nel Libano del Sud, l’area maggiormente colpita dall’ultimo conflitto. La donazione, effettuata nei giorni scorsi, andrà ad alleviare i bisogni delle famiglie più disagiate della zona, nella quale stanziano anche numerosi campi profughi.

L’iniziativa è stata resa possibile grazie al coordinamento del Contingente Militare Italiano con il Comitato del Sacrario Militare di Cava de’ Tirreni, che opera da tempo a favore del ricordo dei caduti in guerra e che ha raccolto il materiale in sinergia con il Cappellano Militare del Reggimento “Cavalleggeri Guide” (19°) Don Claudio Mancusi, attualmente in servizio come Cappellano Militare nell’Operazione Leonte nel sud del Libano.

La donazione al dispensario della Croce Rossa libanese di Tiro è avvenuta alla presenza del presidente Miss Mouzayan Seklawi, di don Claudio Mancusi e dei suoi collaboratori, il Caporal Maggiore Scelto Principe e dei Volontari in Ferma Prolungata Luise e Grimaldi.

“Questa donazione, che allevierà i bisogni di decine di famiglie – sottolinea Don Claudio Mancusi – è stata resa possibile con il contributo del Comitato del Sacrario in memoria dei caduti cavesi”.

Grande soddisfazione anche da parte del presidente del Comitato per il Sacrario Militare di Cava de’ Tirreni Daniele Fasano. “Grazie don Claudio, siamo orgogliosi – evidenzia Daniele Fasano – per questa consegna che ci ha dato lustro ONU internazionale”.

Don Claudio Mancusi, già Cappellano militare delle ” Guide” di Salerno, nonché Cappellano del Sacrario Militare di Cava de’ Tirreni, recentemente è stato assegnato al Contingente Italiano in Libano nell’Operazione ONU “Leonte” sotto il comando del Gen. Diodato Abagnara, Comandante della Brigata Bersaglieri “Garibaldi” di stanza in Caserta.

La Brigata annovera tra i propri ranghi il Reggimento “Cavalleggeri Guide” (19°), Unità di punta dell’Esercito Italiano, da sempre impegnata in missioni per il mantenimento della pace, cosiddette di “peacekeeping”, in numerosi teatri operativi nel mondo, sia sotto l’egida dell’ONU che della NATO.

 

Un’iniziativa da pionieri all’IIS Della Corte – Vanvitelli: gli studenti a scuola di Pace

CAVA DE’  TIRRENI (SA). Iniziativa originale, innovativo e formativa Dopo la positiva sperimentazione pionieristica all’IIS Filangieri nello scorso anno scolastico, la Scuola di Pace proposta dal Punto Pace Pax Christi coordinato da Antonio Armenante quest’anno si sta realizzando, con qualche variazione e interessanti finestre collettive, presso l’IIS Vanvitelli Della Corte, diretto da quel motore turbo che è la prof. Franca Masi.

L’iniziativa, mirante a stimolare nei giovani una cultura teorica e applicata di Pace che parta dalla vita quotidiana e si estenda a tutto il campo sociale si caratterizza già dalla denominazione: La ginestra, La pace comincia da me. Il titolofa riferimento alla famosa poesia pacifista di Giacomo Leopardi, il sottotitolo è la formula necessaria per far capire che la Pace è un cammino dall’io agli altri attraverso se stesso che coinvolge al massimo livello anche la vita quotidiana di ogni persona.

Finora sono stati già realizzati due appuntamenti specifici con la classe pilota dell’esperimento, la Seconda A EE, ed uno collettivo, aperto all’intero istituto e ad altre realtà scolastiche. Il primo è stato incentrato sull’io e sul tema Come trasformare la rabbia in una scelta di Pace con la specialista del Rebirthing Lorena Tari Benvenuti.

Rapporto col proprio corpo, liberazione della compressione attraverso il respiro, apertura di finestre sulla consapevolezza e la comunicazione delle proprie emozioni, coscienza del malessere e del possibile benessere… argomenti che hanno coinvolto profondamente i ragazzi, inducendoli a guardare il mondo da un’altra angolazione. Del resto, è proprio quello l’obiettivo primario dell’iniziativa, come evidenziato dalla chiave di apertura dell’incontro, quando il sottoscritto scrivente, coordinatore dei vari incontri, ha mostrato agli studenti una scena del bellissimo film “Mignon è partita”, in cui un conflitto tra due adolescenti viene risolto proprio dalla diversa angolazione con la quale uno dei due reagisce ad un provocatorio insulto: non rifiuto, ma apertura e mano tesa. Dato che di solito scene del genere finiscono “a mazzate”, la lezione è stata proprio costruttiva per i ragazzi….

Il secondo incontro, il 29 gennaio, basato sul tema dell’accoglienza all’altro, soprattutto allo straniero, è stato incentrato sulle testimonianze dirette di migranti arrivati sui barconi e oggi ospitati a Cava. Sono intervenute due ragazze nigeriane, ospitate all’arrivo presso il monastero dei Cappuccini ed oggi da una Comunità, che, anche attraverso la loro assistente Imma, hanno raccontato la dolorosa esperienza del viaggio nel deserto con la speranza di uno sbocco felice in Europale vessazioni subite nei campi di detenzione libici, il rifiuto della prospettiva di dover invece subire l’onta della prostituzione, l’arrivo avventuroso in Italia, la rinascita della speranza.

Dopo di loro, è stata la volta di un giovane egiziano, oggi sedicenne, ospitato in una comunità e allievo dell’IIS Filangieri, che all’età di dodici anni è arrivato da noi dopo una traversata lunghissima senza i familiari, con momenti e ricordi veramente da brividi: persone morte per i disagi, persone gettate a mare, spazio minimo a disposizione, esposizione a tutte le intemperie, carenza di viveri e di servizi…

Hanno lasciato un solco profondo, queste testimonianze. La vita reale è esplosa davanti agli occhi dei ragazzi… e speriamo che uno spicchio di fraternità alternativa ad alcuni atteggiamenti di disarmante disumanità che si sentono in giro.

Sempre in tema di accoglienza, il 23 gennaio c’è stato l’incontro collettivo in Aula Magna, che ha avuto due ospiti molto stimolanti. L’avvocato Fernando Castaldo D’Ursi ha spiegato i contenuti, le motivazioni, le contraddizioni e i rischi del Decreto Sicurezza, aprendo la mente su opportune riflessioni rispetto ad un argomento che sta dividendo il paese e scatenando accesissime polemiche. In particolare, i ragazzi sono rimasti colpiti dalle conseguenze possibili della chiusura dei centri, che finora accoglievano i rifugiati non politici, con rischio di disagi e di affiliamento alla criminalità organizzata per queste persone senza più riferimenti certi.

Emozioni da brivido, come sempre quando la si incontra, sono venute dall’incontro con Suor Rita Giaretta. Con l’impeto e la passione e la determinazione che la caratterizzano, ha raccontato la storia di Casa Rut, associazione di Caserta nata quando lei ed un gruppo di sorelle decisero di impegnarsi per la liberazione diquelle ragazze, quasi tutte africane, che, prostituite e schiavizzate, costellano le strade di quel territorio,, di notte e spesso anche di giorno. Una coraggiosa sfida contro le armi della malavita con la sola arma dell’amore e della solidarietà…

Nonostante i rischi, grazie sia all’opportuna collocazione della sede nel cuore di Caserta e non in periferia, sia al sostegno progressivamente ricevuto dalla popolazione e dalle forze di polizia e dalle istituzioni, la scommessa è stata vinta: in circa un ventennio sono state salvate oltre cinquecento ragazzee sono nati, all’interno di Casa Rut, cinquanta bambini! Casa Rut è diventata così il simbolo della solidarietà attiva, un luogo di salvezza e di speranza, la riscoperta di una femminilità liberata, una finestra aperta su un futuro che sembrava perduto.

A rendere ancora più avvincente la manifestazione (magnificamente orchestrata dalla prof. Giusy Del Prete, c’è stato il concerto del prestigiosogruppo musicale I figli del Vesuvio (IV Istituto Comprensivo di Nocera Inferiore), diretto dal Maestro Enrico Della Monica: una musica prevalentemente etnica che ha trascinato ed entusiasmato gli studenti e nello stesso tempo ha mostrato la ricchezza dell’offerta pluriculturale.

Dopo questa fioritura la scuola di Pace non si ferma. I prossimi incontri riguarderanno il perdono consapevole, la gestione dei conflitti, il rapporto tra giovani e Pace, con il grande Alex Zanotelli.

Insomma, una gran bella semina da pionieri verso una formazione che esalti il rispetto della dignità umana.

Di solito i pionieri finiscono con l’avere un seguito. Succederà anche nel caso della Scuola di Pace e di Scuole aperte come quelle che l’hanno accolta? Magari… Intanto, dopo la semina, aspetteremo insieme che venga primavera …

“L’albero dormiente”: il risveglio del mondo che è dentro di noi nel “magico” libro di Ester Andreola

Dalla dott. Maria Gabriella Alfano, presidente dell’Associazione “L’Iride”, riceviamo e volentieri pubblichiamo il resoconto della presentazione al Marte del libro “L’albero dormiente”, che in un intreccio di vicende fantastiche e allegorie raccoglie storie tramandate dalle passate generazioni, qui raccontate da una madre alla figlia addormentata, in un “magico” colloquio con se stessa e con colei che, amatissimo e giovanissimo “ramo del suo albero”, porterà nel futuro la sua identità.


CAVA DE’ TIRRENI (SA). Un pubblico attento, coinvolto e caloroso ha seguito la presentazione del libro L’albero dormiente di Ester Andreola, che si è svolta nella serata di venerdì 1 febbraio presso la Mediateca Marte di Cava de’ Tirreni.

L’incontro è stato organizzato dall’Associazione L’Iride nell’ambito delle iniziative di promozione degli autori del territorio.

Ester Andreola, pedagogista e attuale dirigente del Liceo artistico Menna Sabatini di Salerno, ha scritto una storia che si svolge in un’unica magica notte. Una madre parla alla figlia addormentata e le narra storie che le sono state tramandate dalle passate generazioni.

Il racconto è un intreccio di storie fantastiche e di allegorie, con importanti riferimenti alla centralità della madre terra, alla natura ed ai suoi elementi.

Con la sapiente conduzione del giornalista Paolo Romano hanno parlato del libro Maria Gabriella Alfano, presidente de L’Iride, Maria Olmina D’Arienzo, dirigente scolastica, ed Enzo Lauria, che ne ha curato le bellissime illustrazioni.

Un vivace e costruttivo confronto con l’Autrice, stimolato dalla professionalità del conduttore che ha saputo legare voci e temi, lasciandosi coinvolgere egli stesso nei temi affrontati.

Le fantastiche letture di Geltrude Barba e di Pietro Paolo Parisi del “Teatro Luca Barba” hanno immerso il pubblico nell’atmosfera magica del libro ed hanno stimolato la discussione sul testo.  

L’albero dormiente è la nostra coscienza, è ciò che abbiamo dentro e che non sempre riusciamo a portare in superficie. L’albero dormiente è l’indifferenza, è l’assuefazione verso ciò che accade intorno a noi.

L’albero dormiente sono il buio e la paura che spesso bloccano la nostra mente e ci impediscono di pensare.

A conclusione dell’incontro, l’Autrice ha evidenziato la sua grande emozione per i temi trattati e soprattutto per l’ascolto della performance dei due attori. Ha confessato, poi, di sentire molta nostalgia per la perdita di un mondo in cui tutto era perfetto. “Ora c’è un altro tempo” ha proseguito “dobbiamo risvegliare, lavorando ciascuno sulla propria coscienza, questo mondo che è dentro di noi e che dobbiamo ricostruire per dare un senso a ciò che facciamo”.

Al termine della serata è stato proiettato il videoclip creato dalla classe V E del Sabatini Menna, tutor le prof. Claudia Imbimbo e Giuseppina Parisi, che hanno animato le bellissime immagini del libro.

l’8 febbraio Presentazione del romanzo “Il Circolo degli illusi” di Rosa Montoro

il-circolo-degli-illusi-rosa-montoro-cava-de-tirreni-febbraio-2019-vivimediaCAVA DE’ TIRRENI (SA). La nostra socia Rosa Montoro, venerdì 8 febbraio nella Sala Consiliare del Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni, alle ore 18,15, sarà presentato il romanzo “Il Circolo degli illusi” (Edizioni Oedipus), di Rosa Montoro, operatrice del Piano di zona, sarnese di origine, cavese di adozione. Dopo i saluti del Sindaco Vincenzo Servalli, della Presidente del Consiglio Comunale Lorena Iuliano e del Presidente dell’Associazione Giornalisti “L. Barone” Emiliano Amato, interverranno con brevi contributi Alberto Barone, Giuseppina Buongiorno, Flora Calvanese, Cettina Capuano, Ornella Casella, Paola La Valle, Patrizia Reso, Annalisa Speranza. Introdurrà e coordinerà Franco Bruno Vitolo. 

La vicenda del romanzo, raccontata con una scrittura chiara, incisiva, coinvolgente, è ambientata nella piana di Sarno durante il Fascismo, la Guerra e lo Sbarco. La storia di una famiglia diventa il microcosmo della grande storia e nello stesso tempo concentra in sé l’anima, i personaggi, la cultura di un territorio, in modo tale che l’elastico tra speranze, “illusioni” e delusioni, tra realismo e “magia”, tra prepotenza e senso di giustizia, tra spirito di violenza e venti d’amore, diventa un emozionante frammento della condizione umana.

Ricordando la serata per Nunzia

Riflessioni, moniti e proposte dopo la manifestazione del 23 gennaio.


A dieci giorni dalla triplice iniziativa cittadina (convegno unito a una performance teatrale di Geltrude Barba, fiaccolata, celebrazione eucaristica), per l’anniversario del tremendo femminicidio di cui è stata vittima Nunzia, uccisa dal marito con quarantasette coltellate, pubblichiamo volentieri un’appassionata nota ricevuta a caldo da Patrizia Reso. E, a freddo, raccogliamo e sosteniamo un’idea partita dalla famiglia di Nunzia: un Concorso in suo nome sul tema della violenza contro le donne.

Sarebbe un’iniziativa buona e giusta, perché nel ricordo Nunzia viva ancora… e magari nessuna donna muoia per orrori del genere e di genere, dettati anche e soprattutto da una cultura e da una mentalità fuorvianti che è necessario seppellire al più presto nelle botole del passato.(Franco Bruno Vitolo)


fiaccolata-per-nunzia-cava-de-tirreni-febbraio-2019-vivimediaCAVA DE’ TIRRENI (SA). “Insieme per non dimenticare Nunzia”. Per chi non sa, bisogna esplicitare il concetto, anche se si intuisce che è rivolto ad una persona che non c’è più.

Sono tante le persone che vengono meno in gruppo familiare o amicale. È sufficiente guardare una foto del nostro passato, si realizza, e non senza dolore, quante persone care non sono più con noi.

Nunzia però è un’altra storia. Una storia di violenza che si è catapultata su una giovane donna, affacciatasi alla vita fiduciosa, credendo nelle emozioni che le aveva suscitato colui che considerava l’uomo della sua vita, il padre dei suoi figli.

Ha saputo ben rendere Geltrude Barba questa fantasmagoria di emozioni nella performance presentata al Comune, mercoledì sera.

Performance molto ben resa dall’attrice Cristina Vitale, sulle lievi note di Raffaele Esposito.

Una ragazza che, piena di entusiasmo, piena di speranze, si appresta a raggiungere l’altare per coronare il suo sogno d’amore. Nota una crepa nel muro, la stessa crepa incisa nel cuore della Madonna. Triste presagio di quel 22 gennaio che venne a recidere la sua vita.

Tutti, prima o poi, si muore, ma non tutti con 47 coltellate! E i familiari ricorderanno per sempre quel corpo, a loro caro, violato da morsi, pugni, coltellate …

Cosa può mai provocare una reazione così rabbiosa, così feroce in un uomo, che credi essere il tuo uomo?!

Resteranno sì sorrisi e aneddoti, lieti ricordi e momenti condivisi, negli animi e nelle menti di chi ti ha amato incondizionatamente, ma resteranno, e con prepotenza, anche le immagini di quel corpo violato, che non daranno tregua alla propria coscienza. Come ho fatto a non capire? Come ho potuto non accorgermi?

Non basteranno mai parole per lenire, per attenuare determinate sensazioni. Né la pace, tantomeno, la si raggiunge con la pena inflitta a chi versa questo sangue, a chi ti strappa alla vita. Tutto è palliativo e insufficiente a continuare a vivere con serenità.

Si inizia però ad allungare lo sguardo, ad ampliare l’angolazione, a conoscere realtà che, prima, consideravamo sì, ma lontane da noi, dalla nostra realtà.

“Non pensavo potesse accadere. Queste cose avvengono sempre lontano da noi” – così Monica, l’amica di Nunzia, che ha imparato a conoscerla dal momento del parto del loro primo figlio. Monica che ha ospitato Nunzia e il marito, e i bambini, per una cena tra amici. Monica che riceveva le sue telefonate.

Nessuno di noi poteva immaginare … Proprio perché troppo vicino per essere vero.

“Non permettere che il silenzio sia il tuo ultimo rifugio” è scritto a caratteri cubitali sul manifesto di Nunzia.

Spesso è proprio il silenzio complice di questi femminicidi (e non semplici omicidi, perché è una mano familiare che ti uccide), molte volte anche la nostra incapacità a percepire segnali, parole, sguardi.

Solo dopo si ha una visione diversa. Solo dopo inizi a collegare parole, episodi, immagini.

Il compianto maestro Manzi, negli anni Sessanta, ha inciso parole e pensieri nelle nostre menti: “Non è mai troppo tardi”. All’epoca era riferito all’alfabetizzazione di un popolo ancora arretrato, oggi lo possiamo riferire ad ogni cosa, come filosofia spicciola, ma anche come stimolo.

Non è mai troppo tardi comprendere quanto oggi hanno compreso, con lacerante dolore, i fratelli di Nunzia. “Bisogna educare al rispetto” innanzitutto, se vogliamo come comunità evitare altre scarpette rosse.

La comunità ha una grossa responsabilità, quella di non restare indifferente, ma di stringersi attorno ai familiari, solidale, comprensiva, operativa, proprio come ha fatto la comunità cavese, ancora una volta, a distanza di un anno, con un solo fine, che non accada più. (Patrizia Reso)