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A San Giovanni la Sala Memoriale per Mamma Lucia. In primavera l’inaugurazione?
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Finalmente sembra all’orizzonte il memoriale per Mamma Lucia, che potrebbe vedere la luce già nella prossima primavera.
Gli scatoloni con il materiale di stampa, fotografico e documentario che la riguardavano erano stati messi a disposizione dell’Amministrazione Comunale nel 2014, che aveva predisposto una Commissione per la catalogazione e il riordino, guidata dalla funzionaria della Biblioteca Comunale, Beatrice Sparano, e formata da Lucia Apicella, la nipote di Mamma Lucia che aveva formalmente autorizzato l’apertura, Annamaria Apicella, anche lei nipote della cara Madre dei caduti, Lucia Avigliano, Gennaro Galdo, Alfonso Prisco, Felice Scermino, e dal sottoscritto scrivente, Franco Bruno Vitolo. Sono stati finora catalogati circa cinquecento elementi che testimoniano la straordinaria azione della “madre dei caduti”, dalla prima stupita diffusionedi notizie sul suo recupero di circa ottocento salme di caduti (quasi tutti tedeschi, per l’occasione nemici ma pur sempre “figlie ‘e mamma”) al dolente e trionfale viaggio in Germania per ricevere l’omaggio delle famiglie dei caduti, del governo e dell’intero popolo tedesco, dall’incontro col Papa fino a quel funerale che ne sancì la grandezza e per certi versi anche l’immortalità, perché il suo messaggio di maternità universale era destinato a perpetuarsi attraverso le generazioni. Da qui i riconoscimenti anche dopo la morte fisica, dai monumenti all’intestazione delle scuole alla diffusissima iconografia e alle tante scritture che ne celebrano la figura.
Tutto questo però non basta, in rapporto al valore della sua opera ed alla necessità della sua conservazione. Perciò è stata sempre auspicata l’istituzione di un museo, oppure di una sala memoriale, dedicata a lei ed al contesto storico di quei giorni dello sbarco che contribuirono a decidere le sorti del nostro paese e della stessa Seconda Guerra Mondiale.
Sono passati fin troppi anni senza …
Ora si preannunciano finalmente gli anni “con”, sia per la disponibilità di sale ampie e centrali, quelle del magnifico complesso di San Giovanni, sia per lo slancio dato a suo tempo dal Sindaco Galdi sia per le giuste aperture dell’Amministrazione Servalli. Bisogna naturalmente fare i conti con gli euro da spendere: tuttavia non sarà una cifra inavvicinabile, non mancheranno né la base dal bilancio comunale né le integrazioni necessarie da parte di eventuali sponsor e soprattutto da parte di una popolazione che per Mamma Lucia, la più amata dai cavesi”, si è sempre fatta in quattro.
A predisporre e selezionare il materiale è stato rinnovato l’incarico alla stessa Commissione che aveva visionato l’apertura degli scatoloni. Ad essa si è aggiunta la preziosa collaborazione di Gaetano Guida, come rappresentante delle istituzioni, oltre che esperto di comunicazioni visive e, da degno figlio della grande Guida metelliana Lucia Avigliano, custode delle nostre tradizioni (tra l’altro è l’autore dell’annuale calendario incentrato sull’identità di Cava).
Quindi, persone, risorse, location, materiale, entusiasmo non mancano di certo.
Ora, bisogna solo procedere nel lavoro iniziato, facendo in modo che vengano composti tutti i tasselli. E attenderemo insieme che venga primavera…
E poi, è auspicabile che venga anche il “sole più vivo dell’estate”, cioè la creazione di un polo provinciale dello Sbarco, tale da generare un flusso di risonanza nazionale e internazionale, come è giusto per un evento storico di questa portata, magari sul modello di quello che fanno costantemente i francesi con le zone della Normandia.
Intanto, ci consola il fatto che per la figura, l’amore e la memoria di Mamma Lucia sia sempre primavera …
Blu Ponti di Ceramica Francesco De Maio alla mostra “Tutto Ponti, Gio Ponti archi-designer”
Nella più grande retrospettiva che si tiene al MAD di Parigi, la Ceramica Francesco De Maio riproduce con le sue maioliche decorate a mano alcune opere di Gio Ponti.
C’è tutto Gio Ponti a Parigi dove la Ceramica Francesco De Maio presenta la riedizione di alcune grandi opere del celebre architetto italiano, riproducendo le maioliche bianche e blu e le straordinarie ceramiche in rilievo bianche e bludisegnate da Ponti per l’Hotel Parco dei Principi di Sorrento e le famose maioliche bianche e gialle in cotto fatto a mano che pavimentarono l’ultima residenza di Gio Ponti in Via Dezza, Milano.
Una mostra-omaggio, l’unica di questo tipo mai realizzata sull’opera di Gio Ponti, per testimoniare il genio progettuale e creativo del grande maestro, dall’architettura all’editoria, dalle ceramiche ai vetri.
L’esposizione che si tiene dal 19 ottobre 2018 al 10 febbraio 2019 al MAD (Musée des Arts Décoratifs situato nell’area Marsan del Louvre), sarà una grande retrospettiva su Gio Ponti, a cura di Olivier Gabet, Dominique Forest, Sophie Bouilhet-Dumas e Salvatore Licitra in collaborazione con “Gio Ponti Archives”.
Ripercorrendo momenti salienti della carriera del grandissimo designer, sono presenti oltre 500 pezzi provenienti da tutto il mondo. Un’opera straordinaria resa possibile anche dalla preziosa collaborazione della Ceramica Francesco De Maio, esclusivista mondiale per 5 continenti dei decori di Gio Ponti, che arricchisce con i suoi capolavori ceramici questa meraviglia.
In particolare, la Ceramica Francesco De Maio ricrea lo scenario di una stanza dell’Hotel Parco dei Principi di Sorrento con i colori del cielo e del mare delle maioliche bianche e blu che Gio Ponti realizzò tra il 1960 e il 1962 per pavimentare, con diverse combinazioni, la hall e le cento camere. E lo fa con il Decoro Tipo 8 della Collezione “Blu Ponti”. Maioliche rigorosamente decorate a mano in formato 20x20cm con spessore 12,5 millimetri, che riproducono fedelmente lo smalto, i colori, i decori e lo spessore di quelle fatte negli anni ’60 e con la riproduzione in cotto fatto a mano dei ciottoli a rilievo bianchi e bludisegnati all’epoca da Ponti per rivestire la hall dell’hotel.
Ma non solo. Dopo una lunga ricerca ceramica, la Ceramica Francesco De Maio è riuscita a riprodurre fedelmente la famosa maiolica 25x25cm in cotto fatto a mano rigato in diagonale bianco e giallo che Gio Ponti disegnò negli anni ’50 per pavimentare la suacasa di Via Dezza in Milano che abitò, con i suoi cari, dal ’57 in avanti, arredata con tutte le invenzioni pontiane in fatto di pianta, pareti, mobili, oggetti. “Una casa dimostrativa. E in cui tutto felicemente veniva da una stessa mente e da una stessa mano”.
“Riprodurre fedelmente queste bellissime maioliche è stata per noi una sfida superata con grande orgoglio e soddisfazione. Così com’èun onore e un’emozione partecipare alla retrospettiva di Gio Ponti più grande al mondo”, dicono Gianni e Patrizia De Maio, rispettivamente Ceo ed Art Director della Ceramica Francesco De Maio. “Due anni di intensa ricerca ceramica e duro lavoro svolto all’interno dell’azienda insieme Salvatore e Anna Licitra e in continuo dialogo con i curatori della mostra”.
La retrospettiva su Gio Ponti realizzata in sinergia con la Ceramica Francesco De Maio, Salvatore Licitra, Olivier Gabet, Dominique Forest, Sophie Bouilhet-Dumas, il Mad di Parigi, Gio Ponti Archives, Molteni&C, Richard Ginori, Domus, Elle Decoration e lo studio Wilmotte & Associés, valorizza uno dei più grandi protagonisti della storia del design italiano nel panorama internazionale. (Lara Adinolfi)
Biblioteca Comunale: a rischio gli storici volumi del Palladio
Soccorriamoli col Progetto Art Bonus e pagheremo meno imposte!
SOS dalla nostra storica Biblioteca Avallone, una delle più antiche e prestigiose del Sud Italia, custode di opere secolari, importanti e rare, tra cui un’Edizione della Rivoluzionaria Enciclopedia di Diderot e D’Alembert e tante cinquecentine. Proprio queste non godono di florida salute, perché logorate dall’umidità di luoghi sotterranei e dalle difficoltà tecniche ed economiche di cura e di preservazione.
Il grido di allarme riguarda proprio una delle opere più prestigiose, i “Quattro libri dell’Architettura”, di un grandissimo come Andrea Palladio, edizione veneziana, stampata da Bartolomeo Carampello nel 1581. Si trovano nella nostra città perché prima erano proprietà del tavolario cavese Giovan Bernardino Bongiorno e poi sono passati a Vincenzo Meccia, il pittore che restaurò i dipinti della chiesa di San Francesco.
Per poterla salvare, l’opera è stata inserita nel Progetto Nazionale Art Bonus, che pone sotto la sua tutela alcune opere d’arte di particolare importanza e per stimolare finanziamenti da parte dei privati garantisce un credito d’imposta del 65% rispetto all’importo offerto. Quindi dare un contributo economico sarebbe non solo cosa buona e giusta, ma anche remunerativa. Soprattutto, significherebbe aggiungere un mattone al castello sempre pericolante del nostro patrimonio culturale. E farlo con i libri ha sempre un sapore in più, anche perché, come diceva l’imperatore Adriano nelle sue memorie yourcenariane, le biblioteche sono il granaio dell’anima, le depositarie di un’identità collettiva, oltre che testimoni di una storia radicata in tempi a volte fascinosamente secolari.
Allora non resta che aprire il cuore alla sensibilità e mobilitarsi. Come? Rivolgendosi alla Direttrice della Biblioteca Comunale Teresa Avallone e/o alla sua sorella in bibliofilia, Federica Clarizia (con lei nella foto), oppure aprendo il link http://artbonus.gov.it/1648-i-quattro-libri-dellarchiettura. E occorre anche fare presto, perché il Pogetto può essere sostenuto solo entro quest’anno solare. Meditiamo, gente, meditiamo…