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A colloquio con Eugenio Sacco, autore di “Oltre il Don. Un anno sul fronte orientale” (Marlin Editore)

marlin-oltre-il-don-cava-de'-tirreni-giugno-2016-vivimediaCAVA DE’ TIRRENI (SA). Una storia emozionante ed avvincente all’interno della Storia della seconda guerra mondiale: è il libro “Oltre il Don. Un anno sul fronte orientale”, scritto dal giornalista Eugenio Sacco e pubblicato da Marlin Editore nella collana “Filo spinato”. Un intenso spaccato del conflitto sul fronte orientale, dapprima in Croazia e poi in Russia, ricostruito grazie al Diario di guerra del Capitano Erminio Ferrari, bisnonno dell’autore

Abbiamo incontrato Eugenio Sacco, giornalista e autore del volume “Oltre il Don. Un anno sul fronte orientale”, pubblicato da Marlin Editore nella collana “Filo spinato”, diretta da Mario Avagliano e Marco Palmieri.

Oltre il Don è un libro composito: nasce intorno al nucleo centrale del Diario di guerra scritto da Erminio Ferrari durante la sua esperienza bellica nel 1942 e si arricchisce di diversi materiali e contributi. Come è giunto al risultato finale?
Il lavoro di selezione dei materiali di Oltre il Don è stato lungo e complesso, durato oltre un anno e impiegato nella ricerca ed elaborazione di documenti originali e inediti legati all’esercito italiano o a corrispondenze giornalistiche dal fronte. Ho compulsato faldoni di documenti, album di fotografie con indicazioni frammentarie o mancanti, riferimenti a pubblicazioni avvenute nel secolo scorso. La voglia di organizzare questo materiale in un corpus coerente è stata dettata da un lato dalla volontà di riscoperta di una vicenda familiare, comune a molti della generazione che ha vissuto la storia dell’Italia fascista; dall’altro lato, grazie alla spinta e all’incoraggiamento di Mario Avagliano, che dirige la collana insieme a Marco Palmieri. Avagliano per primo ha valutato positivamente l’idea ancora in nuce e mi ha dato indicazioni preziose per giungere al risultato finale: uno spaccato intenso e coinvolgente della seconda guerra mondiale vissuto sul fronte orientale con le truppe di occupazione in Croazia prima e al seguito dell’Armir, l’8ª armata italiana in Russia, poi.

eugenio-sacco-oltre-il-don-cava-de'-tirreni-giugno-2016-vivimediaOltre il Don è anzitutto un libro sulla storia della seconda guerra mondiale?
Oltre il Don è una storia all’interno della Storia della seconda guerra mondiale. Una storia emozionante e avvincente che ho potuto ricostruire grazie al diario di guerra scritto dal mio bisnonno Erminio Ferrari nel corso della permanenza sotto le armi fra il 1941 e il 1944. In particolare, abbraccia in pieno il 1942 e narra l’esperienza del Capitano Ferrari prima in Croazia, dove ha vissuto la guerriglia dei partigiani, fatta di agguati e imboscate; poi sul fronte russo, al seguito dell’Armir. Un’avventura epica e tragica, fatta di improvvisazione ed equipaggiamenti inadeguati, strade inesistenti e l’eroico coraggio delle truppe italiane. L’avanzata verso il fronte fu il frutto dell’incessante lavoro degli autieri, che aprirono varchi e piste nel fango e nella neve per garantire il passaggio ai pesanti camion italiani. L’esito finale e la tragica ritirata di Russia furono l’epilogo di questa impresa, troppo grande per essere vinta con la sola forza di volontà.

Il protagonista di questa vicenda è il Capitano Erminio Ferrari. Chi era e che cosa l’ha colpita della sua storia?
Erminio Ferrari era il mio bisnonno, ma questo non è certamente il dato storico di maggior rilievo. La sua vita invece lo è stata: una vita straordinaria a partire dall’anno di nascita, il 1888, che gli ha consentito e, in un certo senso, lo ha obbligato a vivere da vicino tanto la prima quanto la seconda guerra mondiale. Ha iniziato come aviatore, arrivando a volare al fianco di Francesco Baracca, come allievo. Nella seconda guerra mondiale è stato richiamato in servizio come Capitano Autiere, all’età di 53 anni, e inviato sul fronte orientale, prima a Spalato e successivamente a Stalino con l’VIII Armata. Oltre il Don narra una vicenda comune a molti della sua epoca, simile a quelle narrate da Giulio Bedeschi o Mario Rigoni Stern, e proprio per questo meritevole di essere recuperata e riscoperta nella propria integrità, fatta di uno stile asciutto e scorrevole, eppure dettagliato ed espressivo senza retorica.

È ormai passato un secolo dal primo conflitto mondiale e circa 70 anni dal secondo, nel quale s’inserisce la storia narrata in Oltre il Don. Qual è il motivo che dovrebbe spingere i lettori a interessarsi a queste pagine?
La ragione stessa per la quale esiste la letteratura di guerra e il motivo per il quale è nata la collana “Filo spinato”. Esiste una dimensione del recupero della memoria e una dimensione nella quale questa memoria non è solo insegnamento ed esempio, ma anche avventura, epica, scoperta del mondo. Credo che riportare al presente queste vicende sia utile per approfondire la realtà storica e capire che la prima e la seconda guerra mondiale non sono state solamente eventi macroscopici, lontani nel tempo e nello spazio, che hanno inciso sull’ordine mondiale, ma allo stesso tempo hanno coinvolto e sconvolto le vite di milioni di persone nella propria quotidianità. Nell’insegnamento scolastico della Storia non ci si sofferma sulle conseguenze microscopiche dei grandi eventi epocali, poiché si tende a privilegiare il quadro generale. I libri come questo offrono la possibilità di scoprire come le persone comuni hanno vissuto e affrontato la guerra, e credo che oggi, a tanti anni di distanza, questo gesto abbia un significato molto alto.

Dove potremo seguire le manifestazioni di presentazione di Oltre il Don?
Il libro sarà presentato a Roma e poi in altre città italiane nei mesi successivi; sicuramente in Emilia e nelle terre di origine della famiglia Ferrari. Sarà possibile seguire tutti gli aggiornamenti sul sito internet e la pagina facebook della casa editrice e attraverso il blog ufficiale di “Oltre il Don”, nel quale vengono pubblicati settimanalmente materiali relativi al libro, come foto, interviste e video, per fornire al lettore una narrazione che aggiunge una dimensione ulteriore alle sue pagine.

Decimo anno della Rassegna Incostiera e tante iniziative di Cultura in Piazza. Successo e curiosità per l’effervescente trattatello “De Guallera” di Diego Davide

ATRANI (SA) e COSTA D’AMALFI. A guallera: è un termine tra i più popolari, sconsigliato perché troppo volgare; eppure va ben oltre i limiti della pura napoletanità,.in quanto depositario di situazioni quotidiane e di una dimensione esistenziale che si ritrovano anche in altre culture, altri dialetti e perfino in forme di letteratura “nobili”.

Scrivere un libro sulla guallera non era facile: forte il rischio di scivolare nei facili effetti dello sketch tirapplausi e senza spessore, o di farsi divorare dallo spettro di un intellettualismo antropologico capace di approfondire ma anche di far scendere una guallera abbondante.

Ci voleva una “capa fresca”, sottolineando con il termine sia la qualità della scrittura sia la freschezza comunicativa dell’affabulazione. E la “capa fresca” è arrivata, nella persona del trentottenne Diego Davide, giovane dottore di Ricerca in Scienze storiche, collaboratore alla cattedra di Storia Moderna e Contemporanea presso l’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa. Il suo trattatello, De Guallera (ed. Ad est dell’Equatore), fin dal titolo latinapoleggiante promette il giusto equilibrio tra la fondatezza della ricerca storica e il rispetto dei colori e dell’identità popolari.

E ne è venuto fuori un libro tutt’altro che guallaruso, scattante, che riesce a parlare al colto e all’inclito, apprezzabile al tradizionale amante della lettura per l’ampiezza delle citazioni storiche, linguistiche, mitologiche, letterarie,culturali in senso lato, e nello stesso tempo tale da diventare un’amabile e divertente compagnia anche per chi, e purtroppo sono tanti e troppi, è allergico al libro in quanto tale.

Il segreto sta nella tecnica, intelligentemente ruffiana. Si parte da un’espressione guallereggiante, se ne individuano l’origine e il significato, se ne coglie il sangue della quotidianità, stimolando alta l’attenzione del lettore e/o dell’ascoltatore. Quindi si apre una cazzeggiante chiacchiera da caffè in cui tra un cazzeggio e l’altro si spalancano finestre su personaggi e situazioni importanti di ieri e di oggi. L’elemento guallaruso viene introdotto attraverso fatti e fattarielli ora veri ora verosimili, spesso contaminati con riferimenti improbabili ma illuminanti al presente mediatico, mescolando il tutto con la sfottente serietà della conversazione alla napoletana.

E così, nel percorso di quindici sfarfalleggianti capitoli (più un glossario) intorno ai significati reali e metaforici di guallera, che saranno poi l’ossatura del libro (è un’ernia inguinale, che per traslato può indicare sia lo scroto sia una predisposione dell’anima), si sviluppano riflessioni sulle “varianti da guallera”, da quella abboffata a quella sfrantecata, da quella a plissé a quella a pizzaiola, dalla guallecchia alla paposcia e via dicendo.

 

Con la tecnica cui prima accennavamo, incontriamo ad esempio, in pieno XVII secolo, i grandi Giovambattista Basile e Giulio Cesare Cortese in lamentoso passeggio da disoccupati riorganizzati, illuminati dalla scelta di fare gli scrittori, magari partendo alla patana, non quella tuberosa ma quella amorosa, e dalle ironie sulla guaddara, o guallera che sia: E così sono nate la Gatta Cenerentola (Basile) e la Vajasseide (Cortese), alias due tra i capolavori fondanti della lingua napoletana.

Guallera e orgoglio virile litigano a braccetto in tante circostanze e il loro litigio produce frustrazioni e anche esagerazioni storico sociali? Certo che sì… e per spiegarcelo Diego Davide ci proietta prima nelle esposizioni pelviche degli “storici” tre giorni della prima visita militare di una volta e poi arriva alla maxistoria, ricordando che pare proprio che Hitler avesse un testicolo in meno e Francisco Franco pure. Come a dire che la dittatura può anche essere facilitata e insanguinata dalla voglia di dimostrare di avere le palle che non si hanno. Lo sappiamo che non è storiografia, ma solo un angolo della storia non trascurabile: chi ci dice che se Napoleone fosse stato un po’ più alto sarebbe rimasto Napoleone?

Ma non è storia forse scoprire l’intenzione da parte di Benito Mussolini di Voronoffizzare l’Italia, cioè di ridarle gli attributi giusti, sul modello del sovietico Voronoff, che ne aveva sperimentato il trapianto sulle scimmie? E poi, sarà pure leggenda, ma non è un gossip gustoso parlare di un’operazione plastica di George Clooney per togliere le rughe allo scroto e fare più contanta Elisabetta Canalis? Già, un difetto anche per lui: in fondo, ‘u cchiu’ bunariello tene ‘a guallera e ‘o scartiello… A proposito di gusto, a noi napoletani fa passare la fame l’idea di una Sagra della guallera,, ma a quanti nel mondo l’appetito vien stuzzicato all’idea di mangiarsi dei bei testicoloni cotti in tutte le salse? E chi più ne ha più ne metta…

Ogni capitolo, per tenere alta l’attenzione, è caratterizzato da una frase o da una situazione di quelle che bucano la scena: chi non si fermerebbe a rievocare la cantilena dei tifosi di calcio su Vava, Didi. Pelè che erano a’guallera ‘i Cané, scoprendo un detto che esprime manifesta e dileggiante inferiorità? Certo, il confronto in questione non era proprio da fare: il popolare calciatore fu comprato da Lauro non perché era il più bravo, ma perché era il più nero di tutti in un mondo calcistico in cui tiravano al massimo i brasiliani scuri alla Pelè… Che poi qualche gol l’abbia fatto e sia stato adottato a Napoli, è un altro discorso…

Sì, ridiamo, ma riusciamo poi a ridere ancora quando ci soffermiamo, ad esempio, su un detto popolare come Vado e vengo cu’ sta guallera che teng’ (scritto come nel libro, dichiaratamente non da napoletano classico…)? Quel proverbio ci ricorda la condizione di tanti che sono costretti a faticare terribilmente per tirare la carretta dell’esistenza, anche quando le forze fisiche e magari anche quelle psicologiche, non ti sorreggono più.

Poi, nello sviluppo della conversazione, solito volo tra situazioni che attirano: la guallera del nonno vista come faticoso pallone ‘e Maradona, il male ai testicoli ai tempi del sesso inibito o del petting forzato, un pensiero ai travagli masturbatori dei tempi in cui si diceva che chi segava troppo finiva col diventare cieco…

E poco dopo Davide ci proietta in un mirabolante svolazzo storico in cui si passa dalle guallarate di Pulcinella ai tagli dei testicoli propiziatori o addirittura rituali (vedi nell’antica Roma i seguaci della dea Cibele) fino all’ipotetico taglio delle palle dei primi Pontefici, che si diceva avrebbero governato meglio senza il parco giochi in zona inguine e poi comunque avrebbero comandato perché comandare è meglio che fottere….

Quante verità in questi cazzeggi! E ne abbiamo citati solo alcuni, nella miriade di citazioni e di fattarielli di cui Davide ci inonda. Ovviamente ci fermiamo, sperando solo di aver stimolato la curiosità di scoprire questo elastico tra la guallera napoletana e gli stati d’ animo scivolosi dei guallarosi di tutto il mondo, che ora nun tengono genio (espressione coloritissima per indicare attacchi di pigrizia), ora si scatenano per appendere le guallere alla testa del nemico di turno ora sbuffano per sentirsi la guallera sfrantecata, alias le palle rotte di universale diffusione.

Alla fine, la sensazione che resta più forte è l’aver fatto un viaggio nell’anima napoletana, sviscerata nel gioco delle citazioni e delle relazioni in tanti dei suoi vari aspetti, in un puzzle esilarante e stimolante.

Se ne coglie lo spirito dissacrante e mordace, la volgarità non volgare, l’energia vitale energica anche nella non vitalità, la voglia di aggredire la vita con i colori del proprio linguaggio. Non sono situazioni belle, quelle descritte, ma alla fine, al netto dei cazzeggi, sono vere.

E quando poi si coglie il legame anche con la cultura letteraria e con le vicende della storia, ci rendiamo conto anche che questa dimensione ha un suo valore intrinseco, al di là di ogni complesso di inferiorità per cui oggi sembra che la lingua napoletana trasmetta meno autorevolezza solo perché esprime la voce di una realtà a volte degradata. Davide sembra dire: per favore, smettiamola di vedere il bicchiere sempre mezzo vuoto. Noi siamo noi, e abbiamo ancora un grande avvenire dietro le spalle. Riconosciamolo e andiamo avanti. E, aggiungiamo noi, non facciamo come quel signore che in una piazza di Lucerna in Svizzera dichiarava il proprio imbarazzo di chiamarsi Ciro in un mondo di Jan, Joseph e Karl. E dimenticava che Ciro, nome tanto napoletano, significa Imperatore e addirittura Dio….

Insomma, ‘a vulimme fernì ‘i ce vuttà ‘nterra e ‘i ce sfranteca’ ‘a guallera?

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Approfittiamo della recensione del libro De guallera per ricordare che è stato recentemente presentato nella Piazzetta di Atrani in occasione della manifestazione ..incostieraamalfitana.it Festa del Libro in Mediterraneo, giunta ormai alla sua decima edizione con una formula bella e stimolante: portare libri e performance per le cittadine e le piazze della Costiera Amalfitana, ora promuovendo le realtà territoriali ora aprendosi a quelle nazionali ora esponendo opere di artisti significativi ora sostenendo il lancio di manifestazioni caratterizzanti ora facendo interagire istituzioni, operatori turistici e culturali con le forze vive della cultura e dello spettacolo. In due mesi, ogni estate, ogni volta sono almeno una cinquantina le iniziative previste. Moltiplichiamo il tutto per dieci anni e per le iniziative collaterali sorte in altre parti d’Italia, dove ..incostieraamalfitana.it sta portando il suo marchio, e avremo la portata della sua importanza.

Tutto questo grazie all’inventiva ed allo sforzo del suo fondatore, il giornalista e scrittore Alfonso Bottone, che come novello Atlante se la accolla ogni anno e vi ha trasmesso la dinamicità della sua visione culturale. Quella che gli ha permesso di ricevere recentemente due premi significativi: uno a Nola in una sezione del Premio Oscar Wilde, lo “speciale” Letteratura Spoleto Festival Art, e l’altro alla Camera dei Deputati (Premio Comunicare l’Europa 2016).

Complimenti, don Alfo’, e che le tue spalle ti permettano di reggere il mondo di ..incostieraamalfitana.it ancora per tanti anni e di tenere abbottonate tante iniziative capaci di mettere in primo piano quel mondo della Cultura oggi attaccato da tutte le parti!

Ma, ci raccomandiamo, senza che il peso ti faccia scendere la guallera e anzi con la conservazione sempre viva delle due boccettine in essa contenute…

 

 

 

L’imperatore Carlo V ritorna a Cava

carlo-v-d'asburgo-vivimediaCAVA DE’ TIRRENI (SA). Sabato, 25 giugno, alle ore 19.00, ritornerà il “Corteo Imperiale di Carlo V” con 400 figuranti in abito cinquecentesco, spettacoli di falconeria, canti e balli rinascimentali.

Il Corteo, che rientra negli Itinerari Europei dell’Imperatore Carlo V,riconosciuti dall’European Institute of Cultural Routes del Consiglio d’Europa, ricorderà l’arrivo dell’imperatore asburgico nell’antico borgo metelliano avvenuto nel 1535.

La rievocazione storica, giunta alla terza edizione, fu organizzata per la prima volta nel 1957 dall’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo ed oggi, per la seconda volta, dall’Associazione Pistonieri di Santa Maria del Rovo (membro del CERS).

Il Corteo vedrà protagonisti anche il Centro Culturale “Einaudi” di San Severo (Foggia), il Centro Studi “Nundinae”di Gravina in Puglia (Bari) , il Corteo Storico del Palio di Paliano (Frosinone) , l’Associazione Danze Antiche “Il Contrappasso” (Salerno), i Falconieri di Bari e la Corale Polifonica Metelliana.

Il Grande Corteo Storico partirà da piazza San Francesco e attraverserà tutto il centro storico, fino a via Accarino per raggiungere, da via Cuomo, Piazza Abbro, dove la Corte Imperiale verrà accolta da musiche, danze rinascimentali e dai “Balletti di Castoldi”, interpretati dalla Corale Polifonica Metelliana.

Il gruppo dei falconieri effettuerà in Piazza Abbro due spettacoli, rispettivamente alle ore 18.30 e alle 20.30 .

Verranno infine premiati i vincitori del Concorso dedicato agli studenti delle Scuole Medie Superiori della Provincia di Salerno sul tema: L’eredità di Carlo V nell’identità europea.

“Questo evento impreziosisce il ricco cartellone di “RinasciCava” – afferma l’assessore ai Grandi Eventi Enrico Polichetti – grazie al grande impegno dei Pistonieri Santa Maria del Rovo che hanno organizzato un corteo ed una serie di appuntamenti veramente di grande qualità. Sono molto soddisfatto di tutti coloro che come sempre, con passione e abnegazione, dimostrano giorno per giorno l’amore che hanno per la città e la capacità di organizzare le manifestazioni dedicate alle nostre grandi tradizioni storico- folkloristiche. Grazie a loro e all’impegno dell’Amministrazione comunale tanta gente e tantissimi ospiti ci onorano della loro presenza dimostrando di gradire gli spettacoli proposti” 

“Curarsi a domicilio”, se ne discute giovedì 30 giugno al Museo Archeologico Nazionale

museo-archeologico-gli-etruschi-di-frontiera-pontecagnano-faiano-vivimediaPONTECAGNANO FAIANO (SA). “Curarsi a domicilio. Il trattamento delle malattie reumatiche”. E’ il titolo del convegno in programma giovedì 30 giugno, alle ore 18, presso il Museo Archeologico Nazionale “Gli Etruschi di Frontiera”.

Ad organizzarlo l’AmareC, Associazione malati reumatici Campania onlus, presieduta da Lorenzo La Manna, con il patrocinio della Regione Campania, del Comune di Pontecagnano Faiano, dell’Azienda ospedaliera universitaria “Scuola Medica Salernitana” di Salerno e dell’Asl di Salerno. 

In apertura i saluti delle autorità: Ernesto Sica, Sindaco; Francesco Pastore, Assessore alle Politiche sociali; Nicola Cantone, Commissario dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Salerno;  Vincenzo Raiola, Direttore sanitario dell’Azienda ospedaliera universitaria di Salerno; Pasquale Perna, Primario di Medicina interna dell’ospedale di Salerno. 

A seguire gli interventi del Primario emerito Dario Caputo (Il sistema delle cure domiciliari in Italia), del reumatologo dell’ospedale di Salerno Paolo Moscato (Progetto dedicare per i malati reumatici), del Direttore del Dipartimento Salute mentale dell’Asl di Salerno Giulio Corrivetti (Il modello Asl di Salerno), del responsabile regionale sociosanitario Marina Rinaldi (Gli obiettivi della Regione Campania), dell’economista e Vicepresidente Amarec onlus Antonio De Chiara (Reuma – periodico di informazione sulla reumatologia italiana).

Conclusioni affidate a Lorenzo La Manna, Presidente Amarec onlus.

Modera il convegno Enzo Landolfi, Direttore artistico del premio AmareC “Prof. Roberto Marcolongo”. 

“Nel corso del convegno – dichiara il dottore Dario Caputo – avremo modo di approfondire il progetto nato tre anni fa e approvato dalla Regione Campania che si caratterizza per il trasferimento a domicilio del trattamento rivolto ai pazienti reumatici attraverso i farmaci biologici. In tal senso, ci soffermeremo sull’assistenza domiciliare inquadrando attentamente la legislazione nazionale e regionale e i servizi sanitari garantiti in provincia di Salerno. La valutazione, ovviamente, sarà incentrata sia sulle condizioni attuali sia in prospettiva di un miglioramento della programmazione anche in virtù del nuovo piano ospedaliero”.

Buona la prima per Bloomsday Salerno 2016, sabato 25 giugno il gran finale con Riccardo Cepach

SALERNO. Dopo il grande successo dell’apertura del 16 giugno, sono alle porte altri due appuntamenti di Bloomsday Salerno 2016, progetto ideato da Bruna Autuori in collaborazione con teatrAzione per celebrare lo scrittore irlandese James Joyce. Giovedì 23 giugno al King’s Cross Irish Pub di via Roma in programma “James Joyce Gossip”, con protagonista il gruppo “Emian Pagan Folk”. Riccardo Cepach, Responsabile del Museo Joyce di Trieste, sarà l’ospite d’eccezione della serata finale, in calendario sabato 25 giugno all’Ostello di Salerno “Ave Gratia Plena”

Continua a Salerno la maratona joyciana con Bloomsday. Dopo la grande “prima” del 16 giugno scorso, spazio ora ad altri due attesissimi appuntamenti, in calendario il 23 ed il 25 giugno.

Non si è ancora spenta l’eco per la serata inaugurale di Bloomsday Salerno 2016, progetto a cura di Bruna Autuori, in collaborazione con l’associazione culturale teatrAzione, volto a celebrare lo scrittore irlandese James Joyce ed il suo celebre romanzo “Ulisse”. Il pubblico presente giovedì 16 giugno presso l’Ostello di Salerno “Ave Gratia Plena” ha particolarmente apprezzato la performance “Fluido Ulisse”, messa in scena da Igor Canto e Cristina Recupito, con musica a cura di Legni & Ombre di Alessandro Ferrentino e Maria Anna Siani. Unanimi consensi anche per “Dedalus, un flusso di incoscienza”, esposizione di fumetti tratti da Ulisse di James Joyce a cura di Salvatore Parola, fumettista e docente presso la Scuola Salernitana del Fumetto Comix Ars.

Ma Bloomsday Salerno 2016 non si ferma qui, “regalando” altre due iniziative che si preannunciano ugualmente stuzzicanti. Si parte domani sera, giovedì 23 giugno, alle ore 21.00, quando il King’s Cross Irish Pub di via Roma, 214, sarà la location di “James Joyce Gossip”. Appuntamento con gli “Emian Pagan Folk” e con un James Joyce mai letto né ascoltato prima. Igor Canto e Cristina Recupito di teatrAzione, infatti, leggeranno degli estratti delle lettere che lo scrittore inviava a sua moglie Nora Bernacle, esprimendo tutto il desiderio e l’amore per lei. Il tutto con l’ammaliante sottofondo musicale degli “Emian Pagan Folk”, giovane formazione il cui repertorio spazia dalla cultura dell’area celtica a quella del Nord Europa, passando per ballate medievali e canti sciamanici.

Grande attesa anche per il terzo ed ultimo appuntamento di Bloomsday Salerno 2016, in programma sabato 25 giugno, alle ore 21.00, presso l’Ostello di Salerno “Ave Gratia Plena” (ingresso libero), sito in via Canali (centro storico). Ospite d’eccezione Riccardo Cepach, Responsabile del Museo Svevo e Museo Joyce di Trieste, che sarà il protagonista di “TRIESTE, AH TRIESTE HATES MY LIVER” – James Joyce a Trieste fra miti e osterie. Riccardo Cepach racconterà l’eroicomica epopea dello scrittore irlandese nella città di Trieste, dove arriva il 20 ottobre del 1904 per prendere servizio alla Berlitz School, quella che anni dopo, in una lettera all’amico Italo Svevo, diventerà la “Berlitz Cul”. Una visita guidata alla Trieste joyciana delle tante chiese, delle lezioni di inglese, dei suoi grandi libri, ma anche delle osterie popolari e dei vini dalmati ed istriani (su tutti il suo prediletto, l’Opolo della lontana isola di Lissa).

La serata proseguirà con un reading dal libro “Dal verde chiaro al verde scuro – Le conseguenze dell’Irlanda” dello scrittore e musicista Francesco Memoli, che sarà accompagnato dal gruppo folk irlandese “Wild Irish Way”. Sarà il degno epilogo di questa seconda edizione di Bloomsday Salerno, caratterizzata dalla presenza di prestigiose personalità ed artisti di spessore ed impreziosita dal patrocinio dell’Ambasciata Irlandese in Italia.

IL PROGRAMMA DEL 23 E 25 GIUGNO

Giovedì 23 giugno 2016, ore 21.00 – Consumazione

King’s Cross Irish Pub – Via Roma, 214
– JAMES JOYCE GOSSIP: Concerto degli Emian Pagan Folk

Sabato 25 giugno 2016, ore 21.00 – Ingresso libero
Ostello Salerno Ave Gratia Plena – Via Canali (centro storico)
– TRIESTE, AH TRIESTE HATES MY LIVER – James Joyce a Trieste fra miti e osterie
Incontro con Riccardo Cepach, Responsabile del Museo Joyce di Trieste
A seguire:
– DAL VERDE CHIARO AL VERDE SCURO – LE CONSEGUENZE DELL’IRLANDA
Viaggio tra musica e reading dal libro di Francesco Memoli, accompagnato dal gruppo folk irlandese Wild Irish Way