ambiente & territorio

 

SALERNO. Grande Progetto Corpi idrici, Iannone: “Circa 90 milioni di euro alla Provincia di Salerno”

Antonio Iannone

Antonio Iannone

“Esprimo viva soddisfazione per l’approvazione, da parte della Regione Campania, del Grande Progetto Risanamento ambientale dei corpi idrici superficiali della provincia di Salerno, beneficiario di risorse pari a 89.858.475 euro”. Lo dichiara il presidente della Provincia di Salerno, Antonio Iannone.

“Un ringraziamento particolare – continua – va al presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, all’assessore regionale all’Ambiente, Giovanni Romano, e all’assessore delegato ai Grandi Progetti, Edoardo Cosenza che, continuando nel solco della fattiva ed efficace collaborazione istituzionale, hanno riconosciuto il valore delle scelte progettuali operate dalla Provincia di Salerno. Il progetto mira al risanamento ambientale dei corpi idrici superficiali interessati da reflui non depurati, intervenendo sulle fasi di raccolta e depurazione delle acque reflue urbane”.

“Desidero sottolineare – conclude – l’impegno del consigliere delegato ai Grandi Progetti, Antonio Fasolino, l’assessore provinciale all’Ambiente, Adriano Bellacosa, i dirigenti Domenico Ranesi (coordinatore del Grande Progetto) e Giuseppe D’Acunzi (RUP), i funzionari e dipendenti dell’Amministrazione che, impiegando e valorizzando esclusivamente professionalità interne, ha conseguito questo importante e decisivo traguardo per lo sviluppo della nostra comunità territoriale e la difesa degli habitat e delle specie naturali protette”.

INGV ROMA. Marina Militare e Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia: parte l’attivita’ di rilievi oceanografici.

Nave-Ammiraglio-Magnaghi-vivimediaL’Unità Idro-oceanografica d’altura della Marina Militare, Nave Ammiraglio Magnaghi, è giunta nella serata di mercoledì 15 maggio nel Porto di Pozzuoli per dare il via ad una importante attività scientifica in concorso con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).

Tale collaborazione si pone l’obiettivo dello studio della Caldera dei Campi Flegrei, ed in particolare della caratterizzazione del substrato marino delle acque del golfo, un’area di origine vulcanica, per la realizzazione di una rete di monitoraggio a mare.

Il team di studiosi è composto dagli esperti della Marina Militare, dai i ricercatori dell’Osservatorio Vesuviano (INGV-Na) e dai ricercatori dell’Unità di Geofisica Marina della sede di Porto Venere.

Questi ultimi parteciperanno alle attività a bordo delle unità idrografiche della Marina Militare mettendo a disposizione anche l’imbarcazione “BigOne”, progettata per l’esplorazione geofisica in aree costiere.

Su questa imbarcazione, i tecnici INGV, insieme ai piloti di Subonica, lavoreranno con il ROV Sirio, un robot sottomarino in grado di effettuare riprese video e campionamenti di gas emessi dalle fumarole.  Infatti, in collaborazione con Ageotec, e’ stato progettato dai tecnici dell’azienda e dai ricercatori INGV, un particolare dispositivo capace di catturare i gas e, quindi, di fornire ai geochimici dell’INGV una grande quantità di informazioni sulle sorgenti più profonde. Inoltre, sulla BigOne sara’ installato un innovativo Side Scan Sonar reso disponibile da una collaborazione con Oceanix, che consentirà di acquisire ‘immagini acustiche’ dell’area archeologica e delle fumarole presenti.

Tramite la strumentazione imbarcata sulle idrobarche sono stati condotti in questi giorni rilievi batimetrici a mezzo ecoscandaglio multifascio, rilievi stratigrafici con sub-bottom profiler e magnetometrici (magnetometro INGV).

Nave Magnaghi  sosterà nel Golfo di Pozzuoli fino al 29 maggio e sarà disponibile per visite a bordo da parte della popolazione civile nel corso del fine settimana:

il sabato dalle 15.00 alle 18.00

la domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00 (Sonia Topazio)

Ritrovate due pagine di storia di Cava de’Tirreni.

cava-de'-tirreni-piazza-vitt.-emanuele-cartolina-antica-vivimediaStudiando s’impara, ricorda un vecchio adagio, soprattutto quando si viene a conoscenza di distinte nozioni della storia della propria città e chi le ha studiate non le relega in un cassetto, ma le divulga affinché altri le studino e le echeggino. Ben oltre mezzo secolo fa, questo ha fatto il nostro emerito concittadino, l’illustre professore Vincenzo Cammarano, insigne docente di lettere presso il “Ginnasio San Benedetto” dell’Abbazia Benedettina della Santissima Trinità di Cava de’Tirreni.

In un approfondito saggio del professore Cammarano, pubblicato il 2 maggio 1954, che abbiamo avuto l’opportunità e l’onore di analizzare, abbiamo evinto due aspetti importanti della storia cittadina: il primo, riferito all’esatta denominazione di Metiliano, uno dei quattro Distretti che in passato costituivano la Città di Cava (i restanti tre si denominavano: Corpo di Cava, Pasculano e Sant’Adjutore – il toponimo Cava de’Tirreni origina dal 23 ottobre 1862), il secondo, pregno di particolari si riferisce alla crescita demografica del popolo “cavoto” dal 1532 al 1954.

In antico, l’amena frazione di San Cesario e zone limitrofe, era nota con la denominazione di Metiliano (non Metelliano: impropria designazione indicata da tanti storici e saggisti del passato, come ci ricorda anche il fu omonimo cine-teatro di corso Umberto I, il cui ampio atrio d’ingresso è divenuto, per lunghi anni, l’edicola Rondinella).

Distretto di Metiliano, dicevamo, la cui genesi, come ci rimembra il professore Cammarano, è attribuita alla fastosa villa della “gens Metilia”, famiglia nobile e doviziosa che appartenne nell’età claudia alla bella e ricca matrona che fu Marcina, vedova ancor giovane di Metilio Rufo, alla quale Seneca indirizzò la “Consolatio ad Marciam”.

Nel suo scritto del 1954 il docente Cammarano scrive: “Bisogna doverosamente riconoscere che Cava de’Tirreni è nella scuola del Tempo, un’allieva diligente del progresso della civiltà, legato allo sviluppo urbano e demografico”.

Col secondo tema, il professore ci segnala che nel Medio Evo si facevano sì le indagini demografiche, ma erano saltuarie e circoscritte, poiché si censiva per “fuochi” o per parrocchie e mai coll’intento di una diretta ed immediata enumerazione dei singoli abitanti.

Nei secoli XVI, XVII e XVIII, nei comuni del Regno di Napoli prima e delle Due Sicilie poi, si era soliti compilare i censimenti sui dati forniti dai cosiddetti “riveli”, cioè dalle denunzie volontarie delle anime e dei beni, con obiettivi puramente fiscali, compilate dai capifamiglia, ma poiché tutti, chi più o chi meno, tentava di evadere, il reale risultato non si otteneva mai.

Nel Dizionario Geografico del Regno di Napoli di Lorenzo Giustiniani è scritto che nel 1532 la città di Cava, con i suoi villaggi: Vietri borgo e marina, Molina, Albori, Raito, Dragonea, Benincasa, Fuenti e Cetara fu tassata per 2.112 fuochi, per una popolazione di circa 11.610 anime, se diamo ad ogni fuoco, secondo la convenzione fra gli studiosi del tempo, una media di 5,5 persone. Nel 1561 fu tassata per 2.265 fuochi, con una popolazione di 12.457; nel 1648 per 3.000 fuochi, pari ad una cittadinanza di 16.500; nel 1669 per 2.238 fuochi, pari a 11.200 cittadini. La diminuzione tra il 1648 ed il 1669 fu attribuita alla peste bubbonica che nel 1656 non mancò di devastare anche il popolò cavese.

Dopo il terribile flagello vi fu una forte ripresa di vita e di attività, con conseguente notevole incremento demografico; infatti l’Abate Gian battista Pacichelli ci fa sapere che nel 1683 la città di Cava contava nuovamente 2.388 fuochi, per una popolazione di 13.130 anime. Il Mazzella ci fa conoscere che nel 1701, anno in cui pubblicò la sua Descrizione del Regno di Napoli, Cava aveva 2.665 fuochi, con 14.650 abitanti. Il Giustiniani nel 1797 segna per Cava una popolazione di 24.000 abitanti.

Dal primo censimento ufficiale eseguito in Italia il 31 dicembre 1861, la popolazione presente nella nostra città raggiungeva 19.480 abitanti. Col secondo censimento nazionale, quello del 31 dicembre 1871, la popolazione cavese era di 20.612 cittadini. Dal terzo censimento del 31 dicembre 1881, apprendiamo che la popolazione raggiunse i 21.363 abitanti. Nel 1891, per ragioni finanziarie, il censimento non venne eseguito. Col quarto censimento del 10 febbraio 1901 si poté conoscere che i nostri progenitori ammontavano a 23.681 anime, che nel 1911 salirono a 24.108, nel 1921 a 26.729 e col censimento del 21 aprile 1931 a 30.508. La rilevazione statistica del 21 aprile 1936 confermò che la nostra città contava 32.584 abitanti. Nel 1940 la città constava in 35.302 abitanti, che nel 1946 scesero a 35.198, per risalire nel 1954 a 39.082.

Lo studio del professore Vincenzo Cammarano, al quale siamo grati, ci ha consentito di rinverdire, lo ribadiamo, due non trascurabili “dettagli” del glorioso passato cavese: il primo, che il Distretto che raccoglieva la vasta area che andava ad est, dal fondo valle sino alla vetta di Monte Finestra (1.139 metri), ad ovest del vallone Pella e a nord al torrente Bonea, si denominava Metiliano e non Metelliano; il secondo, che la popolazione di Cava de’Tirreni, nel periodo dal 1861 al 1954, in poco meno di un secolo, salì da 19.480 a 39.082 abitanti, con un incremento del 105,4%.

Dall’ultimo censimento del 9 ottobre 2011 sappiamo che Cava de’Tirreni conta: 27.849 donne e 26.133 uomini, per complessive 53.982 anime, raccolte in 8.733 famiglie. I cavesi residenti all’estero sono risultati essere 3.382

VIETRI SUL MARE (SA). Depurazione, Benincasa: “La SIIS non revoca lo stato di liquidazione e l’impianto non decolla” Stagione turistica a “rischio”.

vietri-marina-2006-07-vivimediaE’ ormai alle porte la stagione balneare e nonostante la convocazione di cinque conferenze dei servizi non decolla il collegamento dell’impianto di depurazione di Salerno. Tutto questo perché non è stato revocato lo stato di liquidazione della Siis. 

Infatti la preoccupazione di molti è che Vietri non vedrá,per il momento, ancora funzionare il nuovo impianto di depurazione. E’ ancora tutto fermo nonostante siano terminati i lavori alle infrastrutture dell’impianto, che incanala  e depura i reflui di Vietri, da circa due anni.   Il collettore è stato realizzato con strumenti all’avanguardia: porta i reflui dal livello mare a circa 80 metri di altezza per poi dirottarli nella condotta. Il Comune di Vietri, ad onor del vero, già dallo scorso anno ha adempiuto agli obblighi per la piena funzionalitá dell’impianto realizzato. Per la presenza di delicate tecnologie che richiedono manutenzione,cosa che ,secondo l’Ente Comune non sta avvenendo in modo adeguato ,si teme fortemente che con il passare del tempo l’opera realizzata si deteriori ancor prima dell’entrata in funzione.Ora sembra che il Comune di Vietri voglia porre fine alla vicenda e salvaguardare la stagione turistica che potrebbe essere assolutamente deficitaria,non solo per il problema depuratore, ma  soprattutto per la mancanza di parcheggi ,dei lavori non ancora terminati inerenti il   Piano PUE ,nonchè delle difficoltà economiche oggettive di molti turisti che ,come sembra, non verranno più a Vietri sul Mare. 

Franco Benincasa“C’è qualche ente che sta creando dei problemi – afferma il sindaco Francesco Benincasa. Dalla nostra parte – prosegue il primo cittadino – c’è una delibera dell’Ausino con la quale all’unanimità si è deciso di revocare lo stato di liquidazione e di ricapitalizzare la Siis (la società che si occupa della gestione dell’impianto). Il mancato passaggio dallo stato di liquidazione alla gestione ordinaria della società Siis, attualmente, blocca l’utilizzo dell’impianto di depurazione che è, invece, indispensabile per il comune di Vietri sul Mare”. 

 “La depurazione delle acque e la tutela dell’ambiente sono temi ed attività molto sentiti dalla mia amministrazione – conclude Benincasa – per cui siamo pronti a fare battaglie. E’ inconcepibile che un paese turistico non possa utilizzare l’impianto di depurazione per responsabilità non sue ma di altri enti che non consentono una rapida risoluzione del problema”.     

INGV ROMA. La nuova carta della sismicità in Italia dal 2000 al 2012.

ingv-roma-carta-sismicita-2000-2012-vivimediaLa nuova carta della sismicità in Italia, pubblicata in questi giorni dall’INGV, riporta la localizzazione degli oltre 50.000 terremoti con magnitudo maggiore di 1.6, avvenuti sul nostro territorio nazionale dal 2000 al 2012. In questi 13 anni l’Italia è stata colpita da numerosi importanti terremoti oltre ai tre drammatici eventi di San Giuliano di Puglia del 2002, dell’Abruzzo del 2009 e dell’Emilia Romagna del 2012. Nessun terremoto, però, in questo periodo ha avuto magnitudo Richter superiore a 6.0; pertanto questo rappresenta uno dei periodi più lunghi della storia sismica del nostro paese senza un forte terremoto. L’ultimo è quello avvenuto il 23 novembre 1980 in Irpinia e Basilicata.

La carta mostra che i terremoti avvengono principalmente nella parte superiore della crosta, a profondità minori di 15 km.

In Appennino settentrionale e nel Tirreno Meridionale, invece, si osservano terremoti anche a grandi profondità, fino a 600 km, che evidenziano importanti processi geodinamici in atto come quello della subduzione di litosfera ionica al di sotto della Calabria.

Completano la mappa due inserti tematici. Il primo rappresenta la distribuzione dei forti terremoti che sono avvenuti dall’anno 1000, dedotti dall’analisi della corposa documentazione storica del nostro paese, che ha permesso di realizzare uno dei più importanti cataloghi sismici al mondo. La seconda mappa, ottenuta dai dati GPS, rappresenta la velocità alla quale si muove l’Italia, oggi, rispetto all’Europa stabile. A causa delle fortissime spinte delle placche tettoniche, la crosta si deforma e i massimi valori di deformazione coincidono con le aree sismiche del nostro paese.

 

È possibile consultare in modo interattivo i terremoti che compongono la carta al seguente link http://bit.ly/12fBM4g dove può essere anche scaricata la versione in pdf. (Sonia Topazio)