Novembre, 2016

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Il Fiume Sarno ancora ostaggio di scarichi, rifiuti, pesticidi e consumo di suolo. Presentati risultati di Goletta del Sarno

legambiente-fiume-sarno-(3)-ottobre-2015-vivimediaSARNO (SA).  Il fiume Sarno continua a versare in uno stato di forte sofferenza causato da scarichi di reflui urbani e industriali non depurati, inquinamento da fertilizzanti e pesticidi dell’agricoltura e difese naturali ridotte ai minimi termini. E se qualche risultato si intravede all’orizzonte, resta ancora tanto da fare considerato che ancora oggi più del 55% della popolazione che risiede nell’area non è servita da un impianto di depurazione. A conferma delle criticità ancora presenti i dati dei monitoraggi effettuati dai volontari di Legambiente: la metà dei punti campionati lungo l’asta principale del Sarno presentano criticità e l’80 per cento dei campionamenti lungo canali e corsi secondari presenta livelli di inquinanti considerevoli.

Legambiente rinnova quindi alla Regione Campania e agli enti preposti di avviare tutte le azioni per completare al più presto l’indispensabile rete di infrastrutture depurative e intraprendere controlli sempre più serrati contro chi continua a scaricare abusivamente. 

Sono questi, in sintesi, i risultati delle indagini condotte da Goletta del Sarno, la campagna di monitoraggio del fiume Sarno, giunta alla sua terza edizione, promossa da Legambiente Campania e realizzata dal circolo Legambiente Valle del Sarno in collaborazione con la rete dei circoli Legambiente del Bacino del Sarno e il supporto tecnico della azienda Hach. Il dossier è stato presentato questa mattina presso il Dipartimento di Chimica e Biologia “Adolfo Zambelli” dell’Università degli Studi di Salerno nel corso di un seminario con gli studenti del Corso di laurea in scienze ambientali.

“I vari enti interessati al disinquinamento del Sarno hanno sicuramente proposto ambiziose soluzioni in questi anni, ma ad oggi è evidente che non solo non si riesce a porre un freno all’inquinamento del corso dell’acqua, ma neanche si è riuscito ad arrestare il consumo di suolo, il disordine insediativo e l’abusivismo edilizio che interessa l’area – dichiara Antonio Giannattasio, Segreteria Legambiente Campania -. Fermare i numerosi scarichi industriali e civili che ancora oggi inquinano il Sarno è sicuramente una delle priorità, come quella di procedere alla bonifica delle falde contaminate. Occorre però finalmente adottare in modo sistematico e trasversale criteri di riqualificazione fluviale che orientino qualsiasi intervento in ambito fluviale, a partire dal Grande Progetto Sarno fino alle manutenzioni che a vario titolo si realizzano. Non servono gli interventi spot o le spesso dannose azioni post-emergenza, ma un approccio integrato che passa necessariamente anche per la formazione e la sensibilizzazione della cittadinanza e degli amministratori pubblici.”

A dimostrazione che la mancata depurazione resta ancora una delle principali cause di inquinamento di questo corso d’acqua vi sono i dati al 2015 di copertura del servizio. Tra lavori mai progettati, altri in corso o ancora da appaltare la situazione è tutt’altro che rosea: il servizio di depurazione copre infatti appena il 45% del carico inquinante, espresso in abitanti equivalenti (AE), che arriva dal territorio. In pratica vengono convogliati in impianti di depurazione soltanto i reflui corrispondenti a 900mila abitanti equivalenti sui circa due milioni dell’area. Comuni importanti (Pompei, Ottaviano, Poggiomarino, San Giuseppe Vesuviano, Striano, Terzigno, Corbara, San Valentino Torio, Sarno, Scafati, Boscoreale, Casola di Napoli, Santa Maria la Carità) non sono ancora oggi serviti da nessun impianto di depurazione. Per diversi altri, invece, il grado di copertura non supera il 60% (Sant’Antonio Abate, Castel San Giorgio, San Marzano sul Sarno, Castellammare di Stabia e Gragnano) e per altri resta comunque inferiore all’80% (Mercato Sanseverino, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Sant’Egidio del Monte Albino, Siano, Torre Annunziata e Trecase). 

Eppure da tempo l’Europa richiama l’Italia ad avere corsi d’acqua in buono stato. Nel 2015 è scaduto il termine per il raggiungimento degli obiettivi ambientali previsti dalla direttiva 2000/60, in termini di conseguimento (o mantenimento) del “buono stato ecologico” per tutti i corpi idrici.

“Ad oggi però circa il 60 per cento delle acque dei fiumi italiani si trova in uno stato di qualità insufficiente e un italiano su quattro non è servito da adeguata depurazione – sottolinea Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente –. I ritardi in questo settore costano multe salatissime all’Italia. Soldi che potrebbero essere spesi per mettere finalmente fine all’emergenza depurativa. Oggi, grazie alle legge sugli ecoreati, che prevede anche il reato di inquinamento ambientale, c’è finalmente un valido strumento per magistratura e forze dell’ordine, per contrastare chi continua a scaricare illegalmente. Serve però soprattutto la volontà politica, perché una corretta gestione della risorsa idrica deve prevedere azioni e strumenti precisi coinvolgano tutti gli attori interessati per poter arrivare a coniugare la qualità dei corpi idrici con la mitigazione del rischio e lo sviluppo socio economico delle comunità locali”. 

Il monitoraggio svolto da Legambiente non vuole assolutamente sostituirsi o compararsi con quello realizzato dall’Arpac, unico soggetto in Campania titolato a valutare la qualità ambientale dei fiumi, attività che deve essere svolta secondo le articolate modalità definite dalle vigenti disposizioni di legge. Tuttavia, il monitoraggio realizzato consente di effettuare valutazioni utili per favorire la ricerca delle cause della contaminazione e promuovere interventi coerenti a conseguire sicurezza e qualità ambientale come previsto dalle Direttive “Acque” e “Alluvioni”. I campionamenti sono stati effettuati tra il 22 e il 25 agosto 2016. 

Il primo e principale monitoraggio ha riguardato 21 prelievi di acqua lungo l’intero bacino del Fiume Sarno, compresi i torrenti Cavaiola, Laura e Solofrana utilizzando il LIMeco, un indice sintetico introdotto dal D.M. 260/2010 per la determinazione dello stato ecologico dei corsi d’acqua. Riguardo all’asta principale del Sarno, i campionamenti svolti in prossimità delle sue tre principali sorgenti nel comune di Sarno (Santa Maria a Foce, Mercato Palazzo e Santa Marina) danno risultati, con classi di qualità del LIMeco rispettivamente di elevato, scarso e buono. Peggiora la situazione rispetto allo scorso anno di Rio Palazzo, mentre Rio Santa Marina migliora rispetto allo scorso anno. Procedendo verso valle per i due punti di campionamento successivi di Striano, San Marzano lo stato è sufficiente; quello successivo di Scafati è scarso e peggiora ulteriormente a Pompei dove si rileva una classe di qualità “cattivo”. L’ultimo punto di campionamento alla foce del Sarno a Castellammare di Stabia è risultato “scarso” come lo scorso anno. Passando ai tributari, per il torrente Solofrana quest’anno sono stati campionati otto punti: il primo in località Bocche alle sorgenti del Solofrana ha una classe elevata. Nei punti successivi da Montoro a Nocera Inferiore si è rilevata una classe di qualità del LIMeco attestata su “scarso”, ad eccezione dei punti in località San Vincenzo e Piazza del Galdo di Mercato S. Severino che è risultata invece “sufficiente”. Effettuato anche il campionamento delle acque del torrente Laura a Montoro, per entrambi i campioni prelevati lo stato di qualità è “buono”. Per la Cavaiola il primo punto di campionamento a Cava dei Tirreni è risultato cattivo mentre per il secondo a Nocera Superiore è stata registrata l’assenza di acque. Infine è risultato con un indice “cattivo” il primo punto sull’Alveo Comune a Nocera Inferiore e “scarso” il secondo punto a Pagani.

A questo monitoraggio chimico fisico è stato associato quello biologico condotto con le metodologie IFF e IBE, con cui sono stati rilevati prevalenti livelli di funzionalità tra “mediocre” e “pessimo” stabiliti con l’Indice di Funzionalità Fluviale (IFF) laddove, trattandosi dei tratti della Solofrana e del Sarno prossimi alle sorgenti, c’era da attendersi i risultati migliori. Analogo riscontro ha fornito il monitoraggio condotto con l’Indice Biotico Esteso (IBE) in due stazioni prossime alle sorgenti, in località Foce e località Lavorate a Sarno, e quindi da attendersi messe meglio, che sono risultate corrispondenti ad una “classe III” di qualità ed a un giudizio di qualità “ambiente alterato”. 

Un secondo monitoraggio ha riguardato, invece, i canali secondari ed altre criticità segnalate dai cittadini a Legambiente: valloni situati nell’alto Sarno (Solofra e Montoro), canali del basso e Medio Sarno (San Valentino Torio, Poggiomarino, Scafati, Angri, Pompei e Torre Annunziata, gli scarichi provenienti dalle vasche Pianillo e Fornillo e infine il torrente Vernotico a Castellammare di Stabia. Ben dodici dei quindici punti monitorati presentavano criticità rispetto a diversi parametri presi in esame. Per questo monitoraggio i valori riscontrati sono stati confrontati con quelli previsti dal decreto per il riutilizzo ai fini agricolo e/o industriale delle acque reflue depurate (tra gli inquinanti verificati ammoniaca, azoto, fosforo, nitrati). Un confronto che permette di valutare la qualità delle acque, relativamente a questi parametri, e capire quanto queste, prelevate principalmente in canali di bonifica che nascevano per il drenaggio e per l’irrigazione, sono lontane dagli standard di qualità per un loro possibile riutilizzo. 

All’interno del dossier vengono inoltre presentate alcune delle criticità riscontrate lungo il tratto fluviale e segnalate dagli stessi cittadini. Esempi che raccontano molto della difficile compresenza delle abitazioni, delle attività agricole, delle attività produttive e delle aree naturali: la forte presenza di rifiuti solidi urbani di varia natura o a scarti delle attività produttive, la strana colorazione delle acque e la presenza di schiume che fanno presumere agli abitanti la presenza di scarichi civili e scarichi pericolosi, ai cattivi odori che rendono l’aria irrespirabile per i residenti lungo i corsi d’acqua. A questa problematica va aggiunta quella legata ai fenomeni che si verificano in concomitanza con le piogge quando canali e vasche inondano in particolare vaste porzioni di aree urbane e aree agricole con danni per il raccolto, oltre alla preoccupazione per la distribuzione degli inquinanti nei suoli sui quali in seguito si continuerà a coltivare. Ancora, i danni che gli inquinanti solidi e liquidi provocano alle aree dall’elevato valore naturalistico, paesaggistico e ambientale.

La Cavese regala la vittoria al Gela

cavese-gela-novembre-2016-cava-de'-tirreni-vivimediaCAVA DE’ TIRRENI. Cade l’imbattibilità interna in campionato della Cavese e il Gela si conferma bestia nera per gli aquilotti. Due regali della retroguardia metelliana fanno la differenza in una sfida che sulla carta poteva e doveva essere appannaggio dei locali. La cronaca della partita si apre con la Cavese arrembante e il Gela a coprirsi. E al 3’pt prima occasione aquilotta. Gabrielloni cade in area su attacco di Gambuzza ma l’arbitro fa proseguire. Dal limite arriva Ciarcià che non inquadra per un soffio lo specchio della porta e palla che sfila sul fondo a fil di palo. Al 7’pt pallone tragliato in area da Ciarcià per l’accorrente Bellante che non c’arriva per un soffio. La pressione biancoblù si fa asfissiante. Una manciata di secondi dopo ci vuole un intervento in extremis in angolo di Chidichimo su tiro di D’Anna per evitare la capitolazione per l’undici siciliano. Ma il calcio è strano e proprio quando ci si aspettava una Cavese in vantaggio ecco arrivare il gol ospite. Montalbano, all’11’pt, trova il corridoio giusto sull’out di sinistra e pallone subito al centro dove si inserisce al volo Bonanno che gira in porta. Il tiro sembra addomesticabile ma Conti goffamente e con molta superficialità non lo trattiene e la sfera termina in rete. Una vera e propria doccia fredda per i 1600 tifosi aquilotti presenti al Lamberti. La Cavese subisce lo shock e trova difficoltà a riprendere a macinare il suo gioco. E il tempo scorre. Si deve arrivare al 37’pt per rivedere gli aquilotti dalle parti di Saitta e lo fanno nel migliore dei modi. Gabrielloni difende palla, spalle alla porta, e scodella nel cuore dell’area siciliana per l’accorrente Rossi che spara in porta senza dare scampo all’estremo difensore ospite. Il gol del pareggio galvanizza l’ambiente metelliano, troppo a lungo gelato per lo svantaggio. Ciarcià e compagni provano, sulle ali dell’entusiasmo riacceso dal gol di Rossi, a bucare di nuovo Saitta, ma l’ultima occasione della prima frazione di gioco è del Gela con Bonanno che dal limite su una palla deviata da Ciarcià non inquadra lo specchio della porta aquilotta. La ripresa si apre con una ghiottissima occasione per Gabrielloni. Al 3’st si gira benissimo in area liberandosi dell’avversario ma il tiro è da dimenticare. All’11’st ancora pericolosa la Cavese con una triangolazione in area Loreto, D’Anna, Loreto che viene neutralizzata in angolo da Saitta. Dalla bandierina Ciarcià pesca sul palo lontano Gabrielloni che sfiora di testa ma la palla termina sul fondo. E’ una partita stregata, però. Azione sulla sinistra di Montalbano che crossa al centro, intervento goffo di Migliaccio che spiazza Conti e devia in porta il più classico degli autogol. Altra doccia fredda per i metelliani. La reazione arriva immediata da parte dei biancoblù. Ciarcià scodella in area per Gabrielloni dal limite, l’incornata è indirizzata nel sette ma Saitta c’è e sventa in angolo in volo plastico. Gli uomini di Longo con il cuore cercano il pari con le residue energie nervose e fisiche a disposizione ma si espongono ai contropiedi ospiti. Uno dei quali, al 27’t, vede protagonisti Chidichimo che crossa da destra e Nassi che davanti a Conti sale più in alto possibile ma non c’arriva per un soffio. La gara si trascina fino al termine senza altre emozioni e con il mesto abbandono del campo dei blu foncé applauditi comunque dallo sportivo pubblico locale. Una sconfitta che cancella le ultime buone prove della squadra e allontana la Cavese dalla vetta della classifica che vede l’Igea Virtus allungare a quattro punti il vantaggio. Domenica si fa imperativa la vittoria a Roccella se non si vuole abbandonare anzitempo i sogni di promozione, cullati finora.


CAVESE GELA 1-2 

CAVESE (4-3-3): Conti, Padovano, Loreto, Di Deo, Parenti, Migliaccio, D’Anna (31’st Giglio), Ciarcià (23’st Golia), Gabrielloni, Rossi, Bellante (36’st Armenise). A disp. D’Amico, Donnarumma, Galullo, Alleruzzo, D’Ancora, Cicerelli . All. Emilio LONGO.

GELA (3-4-3): Saitta, Chidichimo, Bruno, Evola, Gambuzza, Campanaro, Bonaffini, Schisciano, Nassi, Montalbano (43’st Brugaletta) , Bonanno (47’st Bulades). A disp. Vizzì, Runza, Napoli, Pisano, Scerra, Cantavenera. All. Pietro INFANTINO.

ARBITRO: Daniele PERENZONI (Rovereto), I ass. Francesco VALENTE (Roma 2), II ass. Gianluca PERNA (ROMA 1).

RETI:11’pt Bonanno (G), 37’pt Rossi (C ), 14’st Migliaccio autogol (C ).

NOTE: Cielo sereno, terreno in buone condizioni. Spettatori circa 1600, di cui una quarantina di tifosi ospiti in curva nord. Ammoniti: 8’st Di Deo (C ), 8’st Nassi (G), Bonaffini (G), Loreto (C ). Angoli: 12 a 3 per la Cavese . Recuperi: 1′ pt, 4’st.

Un Senato scelto dal potere, una Costituzione maltrattata, io voto NO, con convinzione. Storia della Costituzione Italiana.

Il Capo dello Stato, Enrico De Nicola, firma la Costituzione italiana. 27 dicembre 1947

Il Capo dello Stato, Enrico De Nicola, firma la Costituzione italiana. 27 dicembre 1947

Il 4 dicembre è un giorno caro alla mia tradizione familiare, perché è la festa di Santa Barbara, protettrice del fuoco, e quindi anche dei marinai.
Mio padre, “marinaio per un giorno, marinaio per sempre”, ci ha trasmesso un sacro rispetto per questo giorno.
Il 4 dicembre, quest’anno, saremo chiamati ad esprimere il nostro assenso o dissenso rispetto la Riforma Costituzionale, approvata dal Governo la primavera scorsa.
Non ce l’abbiamo con Renzi ma da liberi cittadini, giudichiamo il suo/loro operato a prescindere: l
a Riforma Costituzionale NO.
Non abbiamo remore a dichiarare il nostro convinto NO. Non per questo mi devo sentire cucire addosso un’infinità di aggettivi denigrativi della mia persona!
Secondo noi è sufficiente un po’ di buonsenso e di onestà intellettuale per riconoscere che questa legge non va. Il Governo avrebbe potuto spacchettare i quesiti, cioè invece di presentare in blocco la riforma, avrebbe potuto suddividere i quesiti. Non l’ha fatto.
Perché?
Perché 47 quesiti, 47 schede sarebbero state veramente troppe per un referendum. Ma tanti sono gli articoli modificati della Costituzione. Già quest’aspetto ci fa pensare che non ci troviamo di fronte ad una modifica, ma alla revisione di un terzo della nostra Carta fondamentale. E già non condividiamo questo particolare di non secondaria importanza.
Ovviamente non ci soffermeremo su ogni articolo, sarebbe “disumana” una lettura simile, per chi non fa il politico! Giacché non hanno spacchettato, ne guarderemo solo su “un particolare” che proprio non va giù e che induce a bocciare tutta la riforma.
Non si potranno più eleggere i nuovi senatori. Mica solo io … Tutti noi cittadini!
Non saremo noi a scegliere i nuovi senatori, ma saranno alcuni nominati dal Capo dello Stato e gli altri scelti, non si sa come, tra i consiglieri regionali (74) e tra i sindaci (21).
Non voglio neppure considerare il cumulo di cariche e le eventuali (e ci sono!) incompatibilità che ne derivano.
Non vogliamo neppure considerare che, per molti consiglieri regionali e sindaci, sarebbe un toccasana entrare in Senato e ottenere l’immunità parlamentare.
Non vogliamo neppure considerare che, in caso di decadenza o commissariamento di un consiglio regionale o di un consiglio comunale, non si capisce se i nominati interessati restino o decadano a loro volta, se vengono sostituiti, se …
Non vogliamo neppure considerare che dovremo sostenere vitto e alloggio per questi nuovi senatori, provenienti da ogni dove d’Italia.
Ci soffermiamo su questo “piccolo particolare”: non saremo io a votare, a scegliere chi deve parlare anche per rappresentarci. I nuovi senatori saranno nominati a immagine e somiglianza del governo, e non ci sta bene.
Già il verbo nominare fa rabbrividire e ci riporta lontano nel tempo. Prefetti, governatori provinciali, podestà erano tutti di nomina politica.
In molti osservano che i senatori fino ad oggi eletti non corrispondevano mai alla scelta dei cittadini, ma ai calcoli partitici, insomma sempre eletti i primi di una lista! Posso ribattere che comunque votavo, comunque sceglievo …
Anche il consiglio provinciale è stato sciolto, e ancora non sappiamo a chi compete la coltivazione dell’orto botanico lungo la Statale 18, ma sappiamo che è stato nominato un consiglio che non ha potere d’intervento sul territorio e che la macchina provinciale non c’è più.
I consiglieri provinciali vengono eletti da sindaci e consiglieri comunali. Sappiamo pure che secondo la nuova legge regionale sul servizio idrico, sarà l’Ente Idrico Campano, costituito da sindaci eletti dai consigli di distretto, deputato alla gestione dell’acqua.
Insomma istituzioni eleggono istituzioni e poi dicono di rappresentare i cittadini. Di questo passo toglieranno anche la sovranità popolare dalla Costituzione!
Ma quello che più è indigesto è l’approccio casareccio che, rappresentanti autorevoli di noi cittadini, stanno manifestando avere con la nostra Carta Costituzionale. Avete letto bene: casareccio.
Ribadisco il concetto fondamentale: la Costituzione è la bibbia laica di tutti gli Italiani.
Quindi è letteralmente sacra e nutriamo il massimo rispetto per la Carta. Il che non equivale a non rivederla o non ammodernarla, però in modo chiaro e condiviso.
Il Presidente del Consiglio non può presentarsi in una pubblica trasmissione e svilire la Carta.
E ci riferiamo all’intervista di Fazio al Primo Ministro, in “Che tempo che fa” del 13 novembre scorso.
All’osservazione di Fazio relativa alla nomina dei nuovi senatori, Renzi rispondeva che si tratta di un falso problema, che riguarda la legge elettorale, non già la riforma costituzionale.
Dopo il 4 dicembre si può intervenire su una nuova legge elettorale. Ma una legge ordinaria non può modificare quella costituzionale.
Ma allora, dopo la nuova legge elettorale bisogna cambiare un’altra volta anche la Costituzione?
Visto che questa riforma sancisce la nomina e non l’elezione …
A questo punto la Costituzione diventa una bazzecola, una quisquilia!!!

Con convinzione votiamo NO.

(Patrizia Reso)


La Costituzione della Repubblica Italiana è la legge fondamentale della Repubblica italiana, ovvero il vertice nella gerarchia delle fonti di diritto dello stato italiano.

Approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e promulgata dal capo provvisorio dello stato Enrico De Nicola il 27 dicembre seguente, fu pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 298, edizione straordinaria, del 27 dicembre 1947 ed entrò in vigore il 1º gennaio dell’anno successivo, il 1948. La Costituzione Italiana consta di 139 Articoli e relativi Commi.

La nascita della repubblica e l’assemblea costituente.

Dopo la cessazione delle ostilità, fu indetto il referendum per la scelta fra repubblica e monarchia (2 giugno 1946) che sancì la nascita della Repubblica Italiana..

Dopo sei anni dall’inizio della seconda guerra mondiale e venti anni dall’inizio della dittatura, il 2 giugno 1946 si svolsero contemporaneamente il referendum istituzionale e l’elezione dell’Assemblea Costituente, con la partecipazione dell’89% degli aventi diritto. Il 54% dei voti (più di 12 milioni) fu per lo stato repubblicano, superando di 2 milioni i voti a favore dei monarchici (che contestarono l’esito).

L’Assemblea fu eletta con un sistema proporzionale e furono assegnati 556 seggi, distribuiti in 31 collegi elettorali.

Il meccanismo elettorale dell’Assemblea Costituente era proporzionale a liste concorrenti in 32 collegi elettorali plurinominali. La legge elettorale prevedeva l’elezione di 573 deputati, ma le elezioni non si poterono svolgere nelle province di Bolzano, Trieste, Gorizia, Pola, Fiume e Zara.

Risultarono quindi eletti, in seguito alle elezioni, 556 costituenti.

I lavori della Costituente avrebbero dovuto avere una durata di otto mesi, con una possibile proroga di non oltre quattro mesi. Tale termine era a contarsi dalla prima seduta del 25 giugno 1946 e scadeva, quindi, il 24 febbraio 1947. Si fece allora uso della facoltà di proroga con legge costituzionale e il termine fu spostato al 24 giugno del 1947. Il nuovo termine si rivelo comunque insufficiente e una nuova legge costituzionale approvata dalla stessa Assemblea Costituente lo spostò ulteriormente al 31 dicembre 1947.

Un’ulteriore proroga fino al 31 gennaio del 1948 era contenuta nella XVII disposizione transitoria e finale della Costituzione, ma limitatamente all’emanazione della legge sulla stampa, degli Statuti regionali speciali e della legge elettorale per il Senato della Repubblica e fino alla prima riunione delle nuove Camere in altri casi.

L’Assemblea nominò al suo interno una Commissione per la Costituzione, composta di 75 membri, incaricati di stendere il progetto generale della costituzione. La Commissione si suddivise a sua volta in tre sottocommissioni:

  1. diritti e doveri dei cittadini, presieduta da Umberto Tupini (DC);
  2. organizzazione costituzionale dello Stato, presieduta da Umberto Terracini (PCI);
  3. rapporti economici e sociali, presieduta da Gustavo Ghidini (PSI).

Un più ristretto Comitato di redazione (o Comitato dei diciotto) si occupò di redigere la costituzione, coordinando e armonizzando i lavori delle tre commissioni. La Commissione dei 75 terminò i suoi lavori il 12 gennaio 1947 e il 4 marzo cominciò il dibattito in aula del testo. Il testo finale della Costituzione della Repubblica Italianafu definitivamente approvato il 22 dicembre e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 27 dicembre 1947.

Ora i partiti del Comitato di liberazione nazionale cessarono di considerarsi uguali, e si poté constatare la loro rappresentatività. Dominarono le elezioni tre grandi formazioni: la Democrazia Cristiana, che ottenne il 35,2% dei voti e 207 seggi; il Partito socialista, 20,7% dei voti e 115 seggi; il Partito comunista, 18,9% e 104 seggi. La tradizione liberale (riunita nella coalizione Unione Democratica Nazionale), protagonista della politica italiana nel periodo precedente la dittatura fascista, ottenne 41 deputati, con quindi il 6,8% dei consensi; il Partito repubblicano, anch’esso d’ispirazione liberale ma con un approccio differente nei temi sociali, 23 seggi, pari al 4,4%. Mentre il Partito d’Azione, nonostante un ruolo di primo piano nella Resistenza, ebbe solo l’1,5% corrispondente a 7 seggi. Fuori dal coro, in opposizione alla politica del CLN, raccogliente voti dei fautori rimasti del precedente regime, c’è la formazione dell’Uomo qualunque, che prese il 5,3%, con 30 seggi assegnati.

Giorgio La Pira sintetizzò le due concezioni costituzionali e politiche alternative dalle quali si intendeva differenziare la nascente Carta, distinguendone una “atomista, individualista, di tipo occidentale, rousseauiana” ed una “statalista, di tipo hegeliano”. Secondo i costituenti, riferì La Pira, si pensò di differenziarla nel principio che per il pieno sviluppo della persona umana, a cui la nostra costituzione doveva tendere, era necessario non soltanto affermare i diritti individuali, non soltanto affermare i diritti sociali, ma affermare anche l’esistenza dei diritti delle comunità intermedie che vanno dalla famiglia sino alla comunità internazionale. 

I lavori dovevano terminare il 25 febbraio 1947 ma la Costituente non verrà sciolta che il 31 gennaio 1948, dopo aver adottato la Costituzione il 22 dicembre con 458 voti favorevoli contro 62 contrari. La Costituzione fu promulgata il 27 dicembre di quell’anno ed entrò in vigore il 1º gennaio 1948.

La Guardia Costiera sequestra 900 ricci di mare e 130 kg. di tonno rosso, sanzioni

guardia-costiera-tonno-rosso-sequestrato-novembre-2016-vivimediaSALERNO. La Guardia Costiera di Salerno in questo periodo sta effettuando una serie di operazioni mirate per l’accertamento e la repressione di violazione in materia di pesca prestando particolare attenzione al contrasto della pesca illegale di tonno rosso.
Nei giorni scorsi dopo un’intensa attività di monitoraggio, i militari hanno fatto scattare i controlli in costiera bloccando un pescatore sportivo che aveva raccolto 900 ricci di mare, a fronte di un quantitativo massimo previsto di 50 esemplari.
Il prodotto è stato sequestrato e successivamente restituito in mare.
La scorsa notte sono proseguite le verifiche in materia di pesca, congiuntamente al personale dell’Ufficio Locale Marittimo di Maiori.
Dopo una lunga fase di osservazione, il personale della Guardia Costiera ha rinvenuto, celati in appositi contenitori 64 esemplari di Tonno Rosso (Thunnus thynnus) tra i 35 ed i 50 cm di lunghezza. Il prodotto è stato sequestrato e si è proceduto alla distruzione in quanto dichiarato non commestibile dalle Autorità Sanitarie.
La Guardia Costiera di Salerno ricorda come la pesca del novellame di tonno incida profondamente sull’ecosistema marino e che la pesca del tonno rosso è consentita solo se il pesce raggiunge i 115 cm di lunghezza o i 30 kg di peso e può essere effettuata solo in determinati periodi dell’anno.
La Guardia Costiera nei prossimi giorni continuerà i controlli sia a terra che in mare a tutela delle specie ittiche e dei pescatori che operano nel rispetto delle norme e dell’ambiente marino.

Contrasto alla pesca illegale, massiccio intervento in mare della guardia di finanza

gdf-sequestro-pescato-illecitamente-novembre-2016-atrani-salerno-vivimediaATRANI (SA). La Guardia di Finanza, nel corso di un’operazione posta in essere mediante l’impiego di mezzi navali in forza alla Stazione Navale di Napoli ed alla Sezione Operativa Navale di Salerno, ha inflitto un altro duro colpo al fenomeno della pesca illegale nel Golfo di Salerno.

L’operazione, che rientra nel più ampio dispositivo di controllo predisposto dal Reparto Operativo Aeronavale di Napoli, si è svolta fra la notte del 20 e la mattina del 21 u.s., ed ha visto coinvolte le unità navali dei due Reparti campani della Guardia di Finanza, che hanno effettuato un’accurata perlustrazione costiera del golfo di Salerno, monitorando i movimenti dei motopescherecci, alcuni dei quali già noti alle Fiamme Gialle, dediti alla pesca a strascico sotto costa, vale a dire entro un miglio e mezzo dalla riva, ove vige il divieto assoluto per questo tipo di pesca.

L’attenta perlustrazione, effettuata in simultanea sia dalla direttrice settentrionale che da quella meridionale, in costante coordinamento fra le unità impegnate, hanno permesso di sorprendere, una unità da pesca della marineria salernitana, nella zona compresa fra Capo D’orso e la spiaggia di Atrani , nell’illiceità attività di pesca.

I rilievi della posizione, prontamente effettuati dalle unità navali della Guardia di Finanza mediante le strumentazioni di bordo, hanno confermato, in modo inequivocabile, l’illiceità della battuta di pesca, in relazione alla ridotta distanza dalla costa.

Oltre al sequestro degli attrezzi e del pescato, al trasgressore sono state irrogate le previste sanzioni amministrative; si è inoltre provveduto a richiedere alle competenti autorità la trascrizione dei punti di penalità sui titoli professionali a carico del comandante, come previsto dalle vigenti disposizioni legislative.

Come di consueto, il pescato posto in sequestro, dopo aver passato il positivo giudizio di commestibilità da parte dei dirigenti veterinari dell’ASL di Salerno – distretto 66, è stato devoluto in beneficenza ad istituti caritatevoli della provincia di Salerno.

L’operazione offre un importante contributo all’opera di contrasto di tutte le attività illecite perpetrate in mare, opera nella quale la Guardia di Finanza è costantemente impegnata. La pesca a strascico sotto costa, in particolare, costituisce una grave forma di aggressione all’eco-sistema marino, con danni che si ripercuotono anche sull’economia di un settore, quello della pesca, già fortemente provato da grosse difficoltà. Numerose sono infatti le segnalazioni di tale attività illecita fatte proprio dagli stessi pescatori che, operando nella legalità, sono i primi ad essere danneggiati da questo tipo di pratica.