Gennaio, 2020
visualizzazione per mese
CASTELLAMMARE DI STABIA (NA). Gli aquilotti fanno cadere l’imbattibilità stagionale della Reggina. La Cavese cala il tris e torna a far festa
È il bello del calcio. Le missioni impossibili talvolta riescono.
La Cavese doma la capolista con un capolavoro di partita. Contro formazioni più dotate sul piano tecnico dà il meglio di sè. Senza strafare ma non perdendo mai calma e concentrazione e alla fine mettendo in cassaforte la partita più bella della stagione.
La gara si apre con la Cavese che sorprende la corazzata amaranto. Molto compatto l’undici di Campilongo che mantiene il baricentro alto e gestisce con buona personalità la palla. Al 10’pt Russotto serve in area Matera che a giro impegna in angolo dopo un volo plastico Guarna. Dagli sviluppi del calcio d’angolo è ancora Matera che dai 25 metri fa partire un siluro terra aria che sbatte sotto la traversa e si infila in rete tra il tripudio dei tifosi bleu foncé.
La Cavese sveste i panni del brutto anatroccolo e prova a vestirne altri ben più esaltanti per la gioia dei suoi tifosi, intanto impegnati in una torcida anti reggini, arrivati in un centinaio a sostenere i primi della classe. La risposta della Reggina non si fa attendere. Un fuorigioco non perfetto della retroguardia locale regala a Corazza la palla del possibile pareggio. La sua incornata sotto misura chiama al miracolo Kucich che con un colpo di reni micidiale evita la capitolazione ma gli costa un infortunio articolare che lo costringe ad abbandonare il campo.
Al suo posto dal minuto numero 16 D’Andrea, fresco di ritorno dal prestito alla Fidelis Andria. Al 32’pt altro brivido per la retroguardia aquilotta. De Rose pesca tutto solo sul dischetto ancora una volta Corazza che gira di testa ma non inquadra lo specchio della porta e l’occasione sfuma.
La prima parte del match si chiude così. Nella ripresa Toscano getta nella mischia l’artiglieria pesante. Dentro Denis, Bellomo e Liotti.
Ma è la giornata di Russotto. L’attaccante metelliano, al 5’st, difende a denti stretti una palla sulla trequarti e supera in progressione tre avversari e con un taglio perfetto pesca in area Spaltro sul quale frana Guarna. Per l’arbitro è penalty. Dal dischetto con grande freddezza va Di Roberto che spiazza il portiere ospite.
La doccia fredda piega le gambe della formazione di Toscano che capitola ancora all’11’st. Di Roberto si invola sulla sinistra e scodella in area dove si avventa sulla palla Spaltro che insacca. Crolla il Menti, quest’anno tempio aquilotto. Prova a riprendersi la Reggina.
E al 15’st Bellomo sotto misura schiaccia troppo l’incornata alzando sulla traversa. Poco prima della mezzora ancora un tentativo ospite di accorciare le distanze. Il neo entrato Sounas non trova dal limite lo specchio della porta con D’Andrea che sembra battuto.
Cavese pericolosa al 33’st con lo scatenato Russotto che rischia di passare ancora, bloccato solo da un bell’intervento di Guarna.
C’è gloria anche per D’Andrea al 36’st quando allontana una minacciosa palla destinata a Bellomo anticipandolo con la mano destra e in pieno recupero opponendosi in angolo col corpo all’estremo tentativo di Sounas di alleggerire il pesante fardello.
E così Cenerentola ha la meglio. E domenica bisognerà dare continuità al momento sì con un’altra buona prova a Vibo Valentia. La gioia irrefrenabile di Sasà Campilongo al termine della gara è stata la cosa più bella di tutte.
Lui a questa sua creatura tutta ancora da completare e non sempre perfetta ci crede e ce la sta facendo amare sempre di più ogni giorno che passa.
CAVESE 1919 REGGINA 1914 3-0
CAVESE (4-4-1-1): Kucich (16’pt D’Andrea); Matino (34’st Marzupio), Marzorati, Rocchi, Polito; Spaltro, Castagna (24’st Bulevardi), Matera, Sainz-Maza (34’st De Rosa); Russotto; Di Roberto (24’st Favasuli). A disp. Nunziata, D’Ignazio, Mirante, Galfano, De Luca. All. Salvatore Campilongo.
REGGINA (3-5-2): Guarna; Loiacono, Bertoncini, Rossi; Rolando (14’st Sarao), Bianchi (22’st Sounas), De Rose, Rivas (1’st Bellomo), Bresciani (1’st Liotti); Corazza, Reginaldo (1’st Denis). A disp. Farroni, Sounas, Blondett, Paolucci, Mastour, Gasparetto, Rubin, Nielsen. All.Domenico Toscano.
ARBITRO: Cristian CODINI (Fermo), I ass. Marco Carrelli (Campobasso), II ass. Veronica Vettorel (Latina).
RETI: 11’pt Matera (C ), 6’st Di Roberto (C ) su calcio di rigore, 11’st Spaltro (C ).
NOTE: Spettatori circa 1500 di cui un centinaio reggini. Ammoniti: Polito (C ), De Rosa (C ), Bertoncini (R ), Loiacono (R ), Bellomo (R ). Angoli: 3 a 2 per la Cavese . Recuperi: 3′ pt, 4′ st.
NAPOLI. GDF: prosegue la lotta ai pescatori di frodo
I militari della Stazione Navale di Napoli, nell’ambito di un articolato piano operativo di polizia economico-finanziaria e di pubblica sicurezza in mare coordinato dal Reparto Operativo Aeronavale partenopeo, nel corso di un intervento in località Marina della Lobra (Comune di Massa Lubrense), all’interno quindi dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella, hanno sottoposto a sequestro 2400 esemplari circa di ricci di mare.
La pesca illegale è purtroppo un’attività sempre crescente e ancora una volta i pescatori di frodo di tale specie sono tornati in azione, pronti a depredare le risorse biologiche dell’AMP, approfittando delle condizioni meteorologiche favorevoli di quest’inverno.
A contrastare i predoni del mare sono intervenuti i finanzieri della Stazione Navale della Guardia di Finanza di Napoli, come sempre impegnati anche nella lotta alla pesca di frodo e nella tutela dell’ecosistema marino.
I militari operanti hanno dovuto letteralmente “stanare” i sub in azione, dapprima con l’utilizzo di una motovedetta che li ha spinti verso la scogliera e successivamente grazie all’appoggio di altri finanzieri che li attendevano a terra.
Circa 2400 esemplari di ricci di mare contenuti in tre ceste, sono stati così sequestrati e successivamente rigettati nelle acque di Marina di Lobra (Comune di Massa Lubrense), in quanto ancora vivi.
Il pescato, il cui valore stimato sul mercato nero sarebbe stato di circa Euro 2.500,00, era presumibilmente destinato alle tavole locali e pugliesi.
L’Area Marina Protetta di Punta Campanella rappresenta una delle ultime aree di ripopolamento biologico della costa campana e la pesca di frodo in essa praticata violenta la “nursery” del nostro mare e rende vana la speranza di avere nuovamente un mare ricco e pescoso. Anche per queste ragioni continua incessante l’attività di vigilanza posta in essere dalle “Fiamme Gialle” del mare all’interno di essa, per proteggere un patrimonio nazionale.
La presenza costante di unità navali ed aree del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Napoli, che operano per l’adempimento dei compiti istituzionali di polizia economico-finanziaria sul mare e lungo la costa campana, garantisce non solo la prevenzione e repressione delle condotte illecite in genere ma anche un presidio di pronto intervento, sempre a tutela del cittadino e del consumatore finale.
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Il 15 gennaio la consegna delle chiavi al Comitato “Figli di Mamma Lucia”: il Museo è vicino
La realizzazione del nascente Museo di Mamma Lucia all’interno del Complesso di San Giovanni è vicina ormai al traguardo finale. Mercoledì 15 gennaio p.v. alle ore 18, presso la Sala d’Onore del Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni, in Piazza Abbro, sarà effettuata da parte dell’Amministrazione Comunale la consegna ufficiale delle chiavi al Comitato “Figli di Mamma Lucia”, ai fini dell’allestimento del materiale già analizzato e catalogato. Il Comitato, costituitosi formalmente e in forma autonoma solo da poco tempo, ma operativo fin dal nascere dell’iniziativa, è presieduto da Felice Scermino e composto da Annamaria e Lucia Apicella (nipoti dirette della carissima “Madre dei caduti”), Lucia Avigliano, Gennaro Galdo, Gaetano Guida, Alfonso Prisco, Beatrice Sparano, Franco Bruno Vitolo.
Nel corso dell’incontro, dopo i saluti del Sindaco Vincenzo Servalli, del Vicesindaco e assessore alla Cultura Armando Lamberti, dell’Arcivescovo Mons. Orazio Soricelli, del Presidente del Comitato Felice Scermino, Lucia Avigliano relazionerà sulla figura di Mamma Lucia e sulla sua straordinaria opera di scavo e recupero di centinaia di salme di soldati tedeschi caduti durante la battaglia per lo sbarco degli alleati: un gesto profondo e profetico di Pace e di Maternità Universale.
Quindi, porterà il suo saluto Tommaso Avagliano, editore, scrittore, poeta, che, essendo stato a suo tempo anche giornalista, testimonierà sulla famosa intervista video da lui fatta a Mamma Lucia e sarà idealmente il rappresentante di quel mondo cittadino che tanto ha sempre amato la nostra Madre dei Caduti e che ora viene chiamato a collaborare anche concretamente per il finanziamento e l’allestimento del Museo.
La società civile sarà rappresentata anche da Mario Marcellino figlio del poeta Fortunato, che dedicò a Mamma Lucia una bella lirica in vernacolo e che offrirà al Museo una parte dei proventi per la riedizione del libro di suo padre, e da Tania e Maurizio Santoro, figli di Quirino, che con “I morti parlano” compose una storica ed elegiaca biografia su di lei, da Gaetano Guida e Fabrizio Prisco, autori di un calendario storico e di un libro sui cento anni della Cavese che contribuiranno anch’essi alla raccolta finale dei fondi.
Nel corso della serata, saranno proiettati video e lette poesie in tema. Il tutto, prevedibilmente, in una calda atmosfera color emozione.
Nella foto: Il Comitato “Figli di Mamma Lucia” con i rappresentanti delle istituzioni al momento della presentazione ufficiale.
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Riedizione postuma di “A tiempo pierzo”: e rivive la stella di Fortunato Marcellino, poeta vate della Di Mauro e della Valle Metelliana
Era una serata incentrata soprattutto sulla lettura di poesie, ma la vera poesia alla fine è stata quella dell’emozione, intrisa di ricordi, di rimpianto, di affettuosi battiti di cuore.
Era strapiena la sala del Complesso Munumentale di San Giovanni di Cava de’ Tirreni, lunedì 30 dicembre, quando è stato presentato il volume Marcello, poeta Fortunato, riedizione postuma, donata da Area Blu, della raccolta di poesie in lingua napoletana “A tiempo pierzo”, di Fortunato Marcellino (Arti Grafiche Editrice). Era piena di amici, parenti, colleghi della Di Mauro, dove egli lavorava, ma, a testimoniare il segno lasciato da “Marcello”, c’era il pieno anche delle autorità: il Sindaco di Cava de’ Tirreni, Vincenzo Servalli, il Vicesindaco e assessore alla Cultura Armando Lamberti, don Osvaldo Masullo, Vicario arcivescovile, Alfonso Romaldo, imprenditore e Dirigente della Di Mauro, Geltrude Barba, Presidente del Gruppo Teatrale “Luca Barba”. Mancava solo, ma per giustificati motivi personali, Tommaso Avagliano, storico editore e scrittore, curatore e prefatore delle due edizioni del volume (1983 e 1992).
Dei figli, sono stati protagonisti in diretta Mario e Luciano, mentre Ciro, costretto alla lontananza, era idealmente insieme con tutti noi. Sia loro che la moglie Rosa, citando episodi di vita e ricordando a memoria tante delle liriche di Fortunato, hanno dimostrato che la sua assenza era ancora e più che mai una presenza, perché recuperava il passato e proiettava verso il futuro la figura di Marcello. A condurre, Franco Bruno Vitolo, insegnante e giornalista.
L’iniziativa, promossa dalla famiglia dell’autore, è nata nel trentesimo anniversario della precoce scomparsa, a soli cinquant’anni, di Fortunato Marcellino, che è stato uno dei più noti e apprezzati poeti territoriali in lingua napoletana nella seconda metà del Novecento. Scrisse centinaia di poesie, di vario genere e argomento (la famiglia e gli amici, le vicende di Cava de’Tirreni, le imprese della Cavese AmmazzaMilan, la vita interna delle Arti Grafiche Di Mauro, di cui era dipendente, le problematiche sociali, affettive ed esistenziali…).
Ottenne premi e riconoscimenti anche a livello nazionale: tra gli altri, fuori regione, una menzione speciale al Concorso Giovanni Gronchi di Pontedera (Pisa), il secondo posto al Premio Movimento per la vita, di Savigliano (Torino), settimo posto nel premio La penna d’oro, a Bricherasio (Torino).
Gli interventi si sono concentrati su tre punti fondamentali.
*Il talento naturale di un uomo che non aveva avuto il dono di studi “alti” ma che comunque riusciva a comporre versi agili e comunicativi, in una naturale armonia dei suoni.
*La sua capacità di farsi poeta vate di un’intera collettività, di cogliere i tratti essenziali di un evento, un personaggio, con poche parole che andavano a fondo, soprattutto quando toccavano direttamente le vicende della vita personale: memorabili al riguardo i ritratti del grande “patriarca” Armando Renato Di Mauro, dello stesso ingegnere Romaldo, dei Dirigenti Altobello e Bartolucci, o le memorie relative al suo felice incontro con la moglie Rosa.
*La sua sensibilità di persona, che si esaltava nel rapporto con gli altri, rallegrando le compagnie con i suoi versi spesso salaci e divertenti, ma in quei frangenti, e ancora di più quando era a contatto con se stesso, scarnificava la sua anima nel retrogusto amaro che riusciva spesso a lasciare anche dopo la battuta allegra e soprattutto nelle meditazioni sulla malattia e sulla morte, che purtroppo sono state sue compagne precoci per tutti gli ultimi anni della vita.
Queste meditazioni non erano solo parole, ma il tratto di un animo che sapeva cogliere l’essenza delle cose e della vita e metterle in pratica. Ad esempio, nella bellissima poesia “Preghiera” egli, in tempi di discreta salute, affida la sua vita con rassegnata devozione a Dio… e la stessa poesia, come ha ricordato con emozione la sua Rosa, gli servì per accettare fino il fondo il suo destino amaro e precoce. Sono parole da tradurre in fatti, quasi delle eredità spirituali, come nell’ultima poesia, ‘U trapasso, in cui egli dà indicazioni per un suo funerale “non tragico”, ma soprattutto suggerisce ai familiari di santificare il lutto con l’apertura del cuore e volendosi bene tra loro.
Alla fine, una ciliegina sulla torta: il ricavato delle offerte per il libro sarà devoluto al neonato Comitato “Figli di Mamma Lucia” per l’allestimento del Museo dedicato alla Madre dei Caduti, che avrà vita proprio negli ampi saloni del Complesso di San Giovanni. Un ulteriore tassello per l’elastico del tempo che si è generato nel corso della serata. Ma, quando ci siamo salutati, abbiamo capito che la “torta” era proprio il recupero del nostro “Marcello”: lui si è dichiarato Fortunato di nome ma non di fatto, ma è certo che sono stati fortunati coloro che hanno potuto godere, in famiglia o nelle relazioni sociali, della sua energetica e poetica vitalità. Anche per questo, giù da tempo egli ha occupato un posto privilegiato nel gratificante paradiso della memoria …