Dicembre, 2022

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In notti senz’albe a far notte ancora …

Ringrazio e ricevo questi versi augurali dal nostro Antonio Donadio estendendoli a tutti i nostri lettori per giorni pieni di luce. (ndr)


In notti senz’albe a far notte ancora

Come amico giunto all’improvviso
a cercar rifugio tra le mille carte
che inondano questo mio cielo urbano
perso in ritmi di versi insaziabili
amici di un insaziabile amore
segreto e palese unico e comunissimo
come comune son le parole di ogni verso
di ogni ritmo inventato e già disperso
in tempi senza ore né corse senza soste
in notti senz’albe a far notte ancora
per occhi e suoni che nulla tacciono
persi nella tortuosità di tempi e ore.

Notte scende la Notte
nel silenzio stellato.

Antonio Donadio
Bg, Notte di Natale 2021

Cava de’ Tirreni (SA). Natale 2022: messaggio dell’Arcivescovo Amalfi – Cava de’ Tirreni Orazio Soricelli

Carissime Sorelle e carissimi Fratelli, ancora poche ore e saremo tutti coinvolti e interpellati dal clima delle festività natalizie. Nonostante i tanti problemi che ancora appesantiscono e rallentano il cammino della solidarietà, della serenità e della pace ci sono alcune parole chiave che – nonostante tutto – possono aiutarci a leggere e rendere questi giorni veramente e doverosamente speciali.

La prima parola è sogno. Gli uomini hanno bisogno di sogni, sogni per vivere, sogni per sopravvivere. Soprattutto noi cristiani abbiamo bisogno di sogni. Quando Dio voleva qualcosa di particolare dagli uomini, lo manifestava sempre in sogno; oppure mandava un angelo. Non ci fossero sogni nella Chiesa, non ci sarebbe neppure il Vangelo. La “lieta novella” vive del sogno del regno divino che dovrà trionfare qui fra gli uomini. Noi cristiani viviamo del sogno, che un giorno vedremo realizzato: la promessa del Vangelo a tutti gli uomini di buona volontà. E’ il sogno di un mondo di fraternità nel quale tutti insieme, ma proprio tutti, contribuiranno a dare corpo al desiderio di bellezza che Dio ha preparato per ognuno di noi.

La seconda parola è segno. Non c’è persona che io veda che non sia simpaticamente indaffarato e affannato a cercare un dono, un regalo, un segno comunque di affetto, di amore, di riconoscenza per qualche altro. Siamo alla ricerca di segni che in qualche modo sappiano dare corpo ai nostri sentimenti più intimi e più speciali.

Natale così diventa per tutti il cercare di fare sintesi tra i sogni che viviamo e che infiammano il nostro cuore e i segni che non sempre riescono in pieno a raccontarci. E se il segno fossimo noi, il regalo fossimo noi stessi? Osare di presentarci a mani vuote, senza pacchetti, ma con un cuore colmo di coraggio e di speranza, colmo di ottimismo e fiducia e dire: eccomi, da oggi puoi contare veramente su di me! E se osassimo dare corpo ai nostri sogni per raccontare a chi incontriamo quanto sia speciale questa nostra vita, questa nostra storia anche se segnata e lacerata, offesa e inquieta? E se provassimo a ridire con le nostre vite ciò che un Angelo disse a Maria di Nazareth: “non temere, non avere paura: sei speciale agli occhi di Dio e il tuo “sì” cambierà radicalmente la storia del mondo e delle persone”?

Infine, in questi giorni, spesso e volentieri ascoltiamo l’ormai nota frase: A Natale si è tutti più buoni! Probabilmente però, proprio questo Natale ci chiede non di essere semplicemente “più buoni” quanto responsabilmente “più umani”; siamo chiamati a “riumanizzarci”. Non siamo schegge impazzite che viaggiano verso il nulla, schiacciate da un destino tiranno; siamo bellezza, opportunità, impegno, responsabilità, servizio, ricerca, orizzonte; parole queste che dipingono ognuno di noi come quel dono che il mondo aspetta.

Auguri di santo Natale a tutti, vi benedico di cuore!

S.E.R. Mons. Orazio Soricelli

Cava de’ Tirreni (SA). 150 i lavori realizzati dagli studenti per “Riciclamiamo 2023”

Storytelling digitali tra le novitá di questa edizione.


Una sezione di lavori in digitale con il format dello Storytelling. Questa la novità per il 2023, del Calendario “RICICLAMIAMO” di Metellia Servizi dedicato alla raccolta differenziata e alla salvaguardia dell’Ambiente e realizzato dalla società in collaborazione con gli Istituti comprensivi e gli Istituti di Istruzione Superiore del territorio cittadino.

150 i lavori pervenuti dagli allievi dei 9 Istituti scolastici coinvolti, tra i quali sono stati selezionati i 13 utilizzati per la realizzazione della copertina e dei dodici mesi di “Riciclamiamo 2023”, secondo l’assegnazione di seguito riportata:

n. Assegnazione Materiale Istituto
1 Copertina IIS Della Corte – Vanvitelli
2 Gennaio RDM – Multimateriale Ist. Compr. S. Nicola
3 Febbraio Vetro Ist. Compr. Giovanni XXIII
4 Marzo Carta Ist. Compr. S. Lucia
5 Aprile FOU Liceo Scientifico A. Genoino
6 Maggio RAEE IIS Della Corte – Vanvitelli
7 Giugno Rispetto IIS Della Corte – Vanvitelli
8 Luglio Risorsa IIS De Filippis – Galdi
9 Agosto Responsabilità Liceo Scientifico A. Genoino
10 Settembre Pile Ist. Compr. Alfonso Balzico
11 Ottobre Farmaci Ist. Compr. Don Bosco
12 Novembre Secco indifferenziato IIS De Filippis – Galdi
13 Dicembre Centri di Raccolta Ist. Compr. Trezza – Carducci

Mascotte” del 2023, costante di tutto il calendario, è la tartaruga, realizzata con piccoli frammenti di vetro tutti colorati, firmata dal plesso di S. Arcangelo, classe V, Daniele D’Amico, dell’Istituto Comprensivo “Giovanni XXIII”.

La giuria incaricata della selezione dei lavori ha, inoltre, assegnato 4 Menzioni speciali:

  1. Istituto Comprensivo “Giovanni XXIII” – I A – Myrhiam Vitale
  2. Istituto Comprensivo “Giovanni XXIII” – III F – Cristina Siani
  3. Liceo Scientifico “A. Genoino” – III H – Gaia Palma e Gaia Solfietti
  4. Istituto Comprensivo “Carducci–Trezza” – II D – Benedetta Briarero

Novità di Riciclamiamo 2023 è stata la sezione digitale con la produzione da parte degli studenti degli Istituti partecipanti di uno storytelling, cioè di “una storia”, con l’utilizzo di strumenti digitali, che attraverso la narrazione di un racconto affrontasse la tematica assegnata nell’ambito del progetto. In questo modo si è mirato a stimolare creatività e partecipazione, a facilitare l’apprendimento e il lavoro di gruppo.

Dei 9 storytelling pervenuti è stata stilata una graduatoria, di cui i primi tre classificati sono stati proiettati nel corso della conferenza stampa di presentazione del Calendario 2023.

1 Istituto Classe Alunno/i Mese Materiale
Istituto comprensivo “Giovanni XXIII” Giovanni Masullo Febbraio Vetro
2 Istituto Classe Alunno/i Mese Materiale
Istituto Comprensivo “Don Bosco” I A Plesso Pisapia Ottobre Farmaci
3 Istituto Classe Alunno/i Mese Materiale
Istituto Comprensivo “Don Bosco” Maurizio Trapanese / Alice Ercolino / Martina Sorrentino / Andrea Barrecchia /

Masullo Antonio / Natella Alessandra /

Ronca Lorenzo / Rybchuk Krystyna /

Santoro Giulia / Sorrentino Martina /

Tipaldi Federica / Tortora Giovanni

Ottobre Farmaci

Si avvia a conclusione un anno difficile ha affermato il Sindaco Servalli – nel corso del quale Metellia ha dimostrato una capacità significativa di adeguarsi ai cambiamenti. La presentazione del Calendario è divenuto un appuntamento importante per rafforzare l’identità della società ed il suo ruolo di servizio per la nostra città”.

Con 150 lavori realizzati dagli studenti degli Istituti partecipanti e una nuova sezione dedicata agli storytellingha dichiarato l’Amministratore unico della Metellia Servizi, Giovanni Muoioanche quest’anno Riciclamiamo si è confermato un progetto vincente. Un progetto nato per passione e che vive grazie alla passione e alla sensibilità, alla capacità di cooperare e fare squadra, al lavoro congiunto messo in campo dalla società e dagli Istituti scolastici del territorio. Riciclamiamo, infatti, costituisce un “sistema complesso”, il cui valore e utilità vanno ben oltre quella di un semplice calendario con la funzione di scandire il trascorrere dei 365 giorni dell’anno solare o quella di una “vetrina” in cui mettere in bella mostra i lavori, variegati e variopinti, prodotti dagli studenti delle strutture scolastiche del territorio di Cava de’Tirreni, ma che mira a dare il proprio contributo lanciando messaggi di tutela ambientale, di rispetto per la natura, di comportamenti virtuosi, non solo sotto il profilo squisitamente ambientale, ma afferente al tema della cittadinanza a 360°”.

Cava de’ Tirreni (SA). Cavese sempre più regina del girone H. Onore delle armi, al Lamberti, per il Brindisi.

Era una giornata delicata e sicuramente insidiosa per la Cavese quella da vivere contro la formazione brindisina. C’era da rintuzzare un possibile attacco alla leadership da parte degli uomini di Danucci, in caso di vittoria corsara, e soprattutto dimostrare che con le altre big del girone gli aquilotti non hanno nessun timore riverenziale.

Alla fine hanno dimostrato i bleu foncé che sono una squadra vera. Capace di fare quadrato nei momenti topici di una sfida e di essere a volte cinici e spietati. Sì, spietati. In tutta la gara per esempio con il Brindisi hanno avuto tre palloni giocabili in attacco e sono stati capaci di concretizzarli in due reti all’attivo.

Il Brindisi, invece, ha da recriminare per il penalty parato da Colombo, la sua terza prodezza stagionale, a Dammacco, e due legni colpiti. Ma vince chi segna, pali e rigori mancati non fanno risultato. Così manda in archivio la sfida col Brindisi la Cavese e si prepara al derby di mercoledì a Nocera Inferiore che sarà senza il pubblico metelliano per le restrizioni imposte per motivi di ordine pubblico.

Ci sarà anche lì, al San Francesco, da stringere i denti e da difendere gli ora sette punti di vantaggio sulle inseguitrici. La fuga è cominciata ma la meta è ancora lontana. La cronaca della partita è ricca di emozioni.

Parte bene la Cavese che si fa pericolosa al 9’pt con una conclusione poco alta sulla traversa di Banegas su assist di Bacio Terracino. Due minuti più tardi è Aliperta su punizione che impegna il portiere ospite. Ma proprio quando sembrava che gli aquilotti potessero passare in vantaggio arriva il pericolo più grande vissuto nella sfida domenicale con i pugliesi. Su un pallone indirizzato nel cuore dell’area piccola metelliana si avventa D’Anna. Colombo allunga la mano e tocca la gamba dell’avversario con la sfera che si allontana. Per l’arbitro, tra le proteste dei locali, è calcio di rigore.

Dal dischetto va il centravanti Dammacco che si fa ipnotizzare da Colombo che neutralizza il suo terzo penalty stagionale tra il tripudio dei tifosi e dei compagni. Il Brindisi non ci sta e dimostra di non voler perdere. Il forcing produce una costante pressione nella metacampo aquilotta. E al 40’pt ci vuole un pizzico di fortuna e un super Colombo per non capitolare. Prima Felleca impegna il portiere bleu foncé che sventa con l’aiuto della traversa poi è Bacio Terracino che si oppone con il corpo alla conclusione potente di Valenti.

La Cavese riesce ad andare, così, all’intervallo, col vantaggio e tra gli applausi dei tifosi che dimostrano di aver gradito la prestazione dei locali. Nella ripresa stesso copione della prima parte del match. Brindisini a fare la partita e aquilotti a ripartire per approfittare di ogni piccolo errore ospite in contropiede.

Per 36 minuti non accade nulla di significativo. Ma quasi all’improvviso arriva il pareggio ospite. Dalla sinistra parte l’azione del Brindisi; al limite dell’area Santoro, subentrato a Ceesay, fa partire un insidiosissimo tiro che in allungo Colombo sfiora spingendolo sul palo, il rimbalzo è favorevole a Opoola che riesce a un paio di metri dalla porta metelliana a spingere oltre la linea per il gol che fa esplodere la gioia dei circa cento tifosi al seguito. Gioia che però dura pochissimo.

La Cavese non accusa affatto il colpo. Anzi riparte a testa bassa per ritrovare vantaggio e vittoria e così è stato. Ci mette tre minuti perché la coppia Tumminelli-Bubas subentrata a Banegas e Foggia confezioni il gioiello della domenica. L’azione parte dai piedi di Aliperta che innesca il contropiede di Bubas. L’attaccante allarga per Tumminelli che se ne va sulla fascia e fa partire un cross al bacio per lo stesso Bubas che ruba il tempo al suo francobollatore e incorna alle spalle di Vismara. Tutto bello. E la torcida biancoblù va in delirio.

Il Brindisi nonostante qualche timido tentativo di riprovare a trovare il pareggio deve ammainare bandiera e sancire la superiorità della Cavese in questa fase della stagione troppo forte e troppo motivata per non fallire la vittoria casalinga. É il momento di Troise e compagni. La speranza è che continui così fino alla fine, per tagliare il traguardo ambito e conquistare il premio agognato: la serie C.


CAVESE (4-3-3): Colombo; Rossi, Fissore, Munoz (4’st Magri), Maffei; Palma (21’st Salandria), Aliperta, D’Amore; Banegas (28’st Tumminelli), Foggia (34’st Bubas), Bacio Terracino (46’st Gagliardi). A disp. Angeletti, Ludovici, Cinque, Anzano. All. Troise.

BRINDISI (4-3-3): Vismara; Valenti, Baldan, Sirri, Di Modugno (46’st Stauciuc); Ceesay (28’st Santoro), Cancelli; D’Anna,Opoola, Felleca; Dammacco (15’st Mancarella). A disp. Oliveto, Santochirico, Gorzelewski, Triarico, De Rosa, Palumbo. All. Danucci.

ARBITRO: Ursini di Pescara. RETI: 27’Banegas, 36’st Opoola, 39’st Bubas. NOTE: Giornata soleggiata, spettatori circa 2000 di cui un centinaio da Brindisi. Ammoniti: Colombo, Banegas, Maffei, Palma, Valenti, D’Anna. Angoli:15. Recuperi: 1’pt,5‘st. Al 16’pt Dammacco si fa parare un rigore da Colombo.al 16’st ammonito per proteste l’allenatore ospite Danucci.

Per il Centenario della nascita di Maria Luisa Spaziani (7 dicembre 1922). “Sarò felice come a Treviglio?”

Da Italian Poetry. La Poesia Italiana Contemporanea dal Novecento a oggi., riportiamo il ricordo del “nostro” poeta Antonio Donadio per il centenario della nascita di Maria Luisa Spaziani (7 dicembre 1922) assieme a una foto, tratta dal nostro archivio, che ritrae la grande poetessa con Antonio Donadio a Roma nei primi anni novanta. (n.d.r.)


Sarò felice come a Treviglio?” Frase questa che Maria Luisa Spaziani amava spesso ripetere nel corso della sua lunga vita.

Sono stata felice, a Treviglio, e ogni volta che nella mia vita molto ricca ho vissuto momenti molto belli, il parametro di base è stato Treviglio” così M.L. Spaziani ricordando gli anni (1955/1957) trascorsi a Treviglio come insegnante di lingua francese presso il Collegio Facchetti della cittadina bergamasca. La poetessa (o meglio il poeta, come lei stessa amava definirsi), aveva risposto a un’inserzione sul Corriere della sera: “Cercasi professore per collegio lombardo… ”. Erano anni in cui aveva necessità di lavorare. Il benessere familiare aveva subito un tracollo a causa del grave stato di salute del padre, ripetutamente infartuato, che aveva costretto la famiglia Spaziani a vendere anche la bella casa di Torino. E poi era felice perché Treviglio non era molto distante da Milano ove aveva preso a frequentare Eugenio Montale e allo stesso tempo poteva continuare a dedicarsi alle varie collaborazioni giornalistiche sia con l’autorevole Corriere della sera sia con altre testate minori. Anni dunque, nonostante i problemi familiari, felici. “Treviglio è diventata per me un po’ un’unità di misura. Il collegio è stato l’incontro misterioso della mia vita con la felicità e con un massimo di creatività poetica. E’ stato quello che i mistici chiamano” uno stato di grazia”. Un’ inspiegabile favola che mi ha ispirato le poesie di “Luna Lombarda”(1957). Premio Lerici, 1958. Opera che si apre con i versi di Suite per A.

E’ un piccolo canzoniere d’amore (nove poesie di solo otto versi divisi in due quartine) dove la A. sta per Albignano, frazione di Truccazano località non lontano da Treviglio. Ma questa dedica ad Albignano è un espediente ingannevole: in realtà è l’iniziale di un giovane, un collegiale, amato dalla giovane poetessa. Lo svelamento di questo depistaggio è la stessa Spaziani a fornircelo laddove in “Quartine per una piccola città” recita: “Addormentarmi nel nome di Treviglio/che Albignano fu detta e che non è”.

E allora spulciamo qua e là tra i versi di questo canzoniere a ricercar le orme di questo giovanile amore di quella che sarebbe diventata una delle più importanti poetesse (o poeti) del nostro Novecento. E allora non si può che riportare integralmente Suite per A.

Rimarrà su deserti lontani,/oltre le praterie del tempo./Baci, roveti, fiamme d’autunno/e un lungo addio tre le mani./Ritornerà con le nuvole, con le stagioni, /tremando ebbrezze seppellite:/ottenebrato, inutile, senza respiro.”

Da notare i due tempi futuri “Rimarrà” e “Ritornerà”: la poetessa si rende conto che quello che sta vivendo non è un capriccio giovanile e passeggero ma un “qualcosa” che è entrato in lei e che in lei rimarrà per sempre come dimostrato poi per l’intero arco della sua vita nel rimando felice di quegli anni di Treviglio.

Il mini canzoniere, dopo questo incipit/dedica, si apre con un riferimento aulico, classico: il suicidio per amore della poetessa Saffo che, non corrisposta dall’amato Faone, si gettò in mare dalla rupe di Leucade “Da rupi ben alte mi sono gettata per te,/alte come la notte o la solitudine.” Un fatto tragico che, però, nei due versi successivi, lascia spazio a un seguito scherzoso: “Ma sotto c’eri ancora tu a cogliermi/col balzo agile della pallavolo”. Nei due versi finali ritorna il riferimento classico, ecco la luna leucade che si trasmuta in luna lombarda della Bassa che sperde nel vento, come foglie, i volti dei due innamorati. “ Arde la luna si questa Leucade della Bassa /e il vento risucchia via i volti, come foglie”. Luna che ritorna ancora nei versi di chiusura della poesia seguente: “Quella luna un po’ triste è restata/per sempre, con la sua frangia di carta.”. Da notare quel per sempre” e la consapevolezza, per la giovane insegnante, della fragilità temporale di quest’amore ove la luna fa da testimone ma con la sua frangia di carta”. Storia d’amore vissuta in un’ordinaria quotidianità che in lei assume valenze inaspettate “ i letti sapevano di meliga; o lei che sedeva a tavola con lui di fronte dall’altro capo come a corte “ La tavolata immensa, come a corte, /tu da un lato, io dall’altro.” quasi richiamo alla storia d’amore tra Ginevra e Lancillotto e, laddove, perfino l’acqua di fonte del collegio che pur il mattino era freddissima “l’acqua il mattino spezzava le mani” diviene elisir incomparabile, testimone di una quasi sacralità laica“Non c’è al mondo liquore inebriante/come l’acqua di fonte del collegio./La si beve in bicchieri spessissimi/molto simili a lumi d’altare”. Ed è in quest’aurea vitale, seppure la bella stagione stava volgendo al termine “ Ai primi freddi”, che ha inizio il loro idillio”Fu in quell’aria di felce che parlammo/insieme, leggermente, la prima volta”. Quell’“insieme” e quell’avverbio “leggermente” come sussurro per un sentimento discreto, timido e anche un po’ impaurito a segnare una levità d’atmosfera quasi a richiamare le dolci parole d’amore di Francesca per suo cognato Paolo nell’ Inferno dantesco. Nulla di morboso di cui vergognarsi, quindi. E poi nelle poesie successive i vari momenti d’amore, come un viaggio nella vicina Milano “ Nel cuore di Milano attraversammo/ quella notte remore pinete”, ma la temporalità non ferisce, non rattrista“ Fu un viaggio interminabile sull’arco/ che dal mio tempo guida al tuo.“ o giorni al collegio tra” mura malinconiche” che però non intristiscono“Il ritornello come un mare in furia/morse, assalì le mura malinconiche, /con te mi ritrovai presa in un vortice/di sole e gioia, al salto dei delfini”. Ma Albignano che è servito da depistaggio, alla fine ritorna, e con essa ritorna anche la luna in un lirismo che sarebbe un delitto non riportare integralmente: “Albignano, fiorivano i ciliegie/lungo i tuoi fianchi gracili, riversi. /Su i miei campi riarsi, tra i miei versi/splendeva il grano // Tu mi desti la timida luna/che nei capelli da tempo mi brilla, / la scintilla di grazia, la fortuna/del quadrifoglio tra due rotaie“ Ed essi nella natura si fecero Natura, mi verrebbe da dire. Versi splendidi che mi hanno riportato alla mente la leggenda d’amore tra Filemone e Bauci cantata da Ovidio nelle Metamorfosi: per amore, lui tramutato in Quercia e lei in Tiglio. Per sempre insieme. Ma la poetessa sa che la loro storia è destinata a finire pur se la luna resterà testimone di quest’amore “che nei capelli da tempo mi brilla”. Le loro due vite si separano come due rotaie in un eterno viaggio parallelo senza più possibilità d’incontro.