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Alla ricerca della custodia perduta del creato: attualità scottante nei due libri di Cristina Morra da presentare venerdì 25 nella Sala di Rappresentanza del Comune
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Sono due libri di Geografia storica, ma sanno aprire suggestive finestre oltre la storia e la geografia, “Il pianeta squilibrato” e “L’agricoltura nel mondo”, i due libri della Prof. Cristina Morra, docente di Geografia e Formatrice Didattica, originaria di Napoli e residente ad Arezzo, che saranno presentati venerdì 25 settembre p.v. , alle 17,30, nella manifestazione Alla ricerca della custodia del creato perduta – Riflessioni attive su una sostenibilità socioambientale, presso l’artistica Sala di Rappresentanza del Comune di Cava de’ Tirreni, con la presenza della stessa autrice e la relazione del Prof. Vincenzo Aversano, docente dell’Università di Salerno.
Con efficace essenzialità, e pur senza avvalersi degli effetti speciali offerti dalla grafica moderna, essi infatti, volando dalle tracce del passato fino alle incognite del “Futuro di noi tutti”, si sanno trasformare in un fascinoso romanzo dell’Uomo (ora solidale, più spesso lupo verso i suoi simili) e del suo rapporto con la Terra, del suo primitivo rispetto d’amore per la Terra, delle sue controverse scelte contro la Terra.
E, grazie all’uniformità della scrittura ed alle connessioni delle tematiche, sono di fatto due volumi in un’anima sola.
La prof. Morra unisce in sé sia la competenza del docente ad alto tasso di comunicazione, sia la profonda cultura di una persona che ha affidato ai libri (e ai viaggi) una parte sostanziosa del proprio kit di benessere, sia una plusvalente e prestigiosa autorevolezza che le ha fatto a suo tempo meritare la convocazione nella Commissione Nazionale Brocca per la Riforma della scuola. Su queste basi, nella sua Geovisione complessiva lei riesce in ogni capitolo a non perdere mai di vista il filo base: i rapporti tra uomo e ambiente, la capacità dell’Uomo di scrivere la firma del suo passaggio nel paesaggio, la gestione distributiva delle risorse, che fin dagli albori, dai primi scontri tra nomadi pastori e agricoltori stanziali (forse tanti Caino e Abele), ha generato e genera conflitti , violenze e disuguaglianze tra ceti sociali, comunità, popoli.
Questa storia lei la racconta con una chiarezza di linguaggio, pregnanza di sintesi e profondità di contenuti, illuminanti per il colto ed accessibili anche per il (quasi) inclito. Se si ha la pazienza della lettura allo stato puro di libri fatti al novantacinque per cento di parole (senza chiedere, come si fa spesso oggi, soprattutto la brevità superficiale ed il supporto delle immagini), ci si accorgerà che in tematiche scottanti come queste la Morra ci fa da cicerona perfetta, preoccupandosi, da docente qual è, di offrire, per ogni argomento o argomentazione, “prima il pane e poi il caviale”. Tiene cioè a spiegare innanzitutto di cosa stiamo parlando, attraverso definizioni, individuazione a schema dei nodi principali, argomentazioni che procedono cartesianamente per concetti chiari e distinti e sempre, sfruttando con valore aggiunto la mentalità giornalistica, mette in primo piano il concetto da evidenziare.
Rispetto alla trattazione pura e semplice, poi, con giusta furbizia comunicativa, inserisce gustosi e più distensivi capitoletti che raccontano realtà particolari, come lo shabono degli Yamamani (il villaggetto a circolo), l’utilizzo totale dello yak tibetano (un animale di cui, come nel nostro maiale non si butta niente), le soluzioni ecologiche ed energetiche della Danimarca, l’importanza strategica e rivoluzionaria della Tobin tax (la tassa sui mercati finanziari), la pittoresca produttività dei microfondi costieri (e noi ne sappiamo qualcosa), e via dicendo.
Anche questi a argomenti, però, non scivolano mai fuori dal filo conduttore di cui abbiamo parlato.
Un filo che parte dalla nascita rigeneratrice dell’agricoltura stanziale, successiva allo sfruttamento “a bruciature” dell’agricoltura itinerante e della coltivazione a debbio (che già era un progresso rispetto alla selvaticità dei primi uomini). Un filo che porta fino ai rischi contemporanei delle monoculture, delle piantagioni, della rivoluzione verde imbevuta però di additivi chimici e ambigue infiltrazioni transgeniche. Un filo che denuncia la progressiva perdita di identità del locale di fronte alle esigenze produttive del globale, che se significa alta comunicazione significa anche altissimi investimenti che richiedono un ritorno di profitto e quindi tendono a schiacciare le esigenze di comunità e di persone.
Questo filo ci fa viaggiare dalle origini dell’agricoltura, quando, sia pure con grande sforzo, l’equilibrio tra colture e necessità del posto riusciva a dare uno sbocco importante alle esigenze alimentari, ai paradossi dell’agricoltura contemporanea, in cui, a fronte di raccolti anche record, i prezzi dei cereali di base anziché diminuire spesso aumentano, perché comunque il raccolto è inferiore al fabbisogno reale e la gestione commerciale dei mercati aumenta disuguaglianze e sottosviluppo e la distanza tra popoli ricchi e popoli in difficoltà. E invece, se si rispettassero le esigenze reali delle collettività e soprattutto se la terra non fosse prosciugata o desertificata da politiche scellerate, il raccolto potrebbe garantire il presente ed il futuro. Invece, come denuncia con forza la Morra, per produrre di più oggi, siamo esposti al rischio averne meno domani.
Questo filo ci porta a viaggiare nell’interno del Sistema Mondo ed a farci vedere con lucidità tutti i principali problemi planetari, come le risorse in esaurimento, le fonti energetiche sufficienti solo a breve termine, le tante e letali forme di inquinamento, i pericoli della deforestazione, l’effetto serra, la mancanza di equità nei rapporti tra i popoli e, ancora più rischiosa, di equità tra generazioni.
E prova anche a suggerire delle soluzioni, che sarebbero del resto già note e praticabili se non cozzassero contro interessi ben definiti. Tra queste, segnaliamo , a livello agricolo, l’eliminazione dei latifondi e delle monocolture, con il sostegno alla piccola proprietà ed alle coltivazioni legate alle esigenze del territorio. Aggiungiamo anche una commercializzazione dei prodotti agricoli in cui non ci sia una forbice così elevata tra il ricavo del produttore (pochissimo) e quello del venditore finale (elevatissimo). In altro campo, sappiamo bene che lo strapotere della finanza e dell’economia più virtuale che reale non produce alcun benessere diffuso e che i monopoli delle tecnologie creano dipendenze politiche. E via dicendo. E non ci inoltriamo oltre, altrimenti corriamo il rischio di aumentare l’ammasso dei grovigli e la possibile comprensione del Sistema Mondo.
Ma non è solo questione di comprensione. È questione di scelte. E bene ha fatto la prof. Morra a darci gli strumenti per navigare senza disperderci nei suoi labirinti. Strumenti che sono in linea con atteggiamenti propositivi che, a livello globale, vengono anche da più parti. Dall’ONU, per esempio, che però incide ben poco sugli equilibri politici e militari. O da eventi come l’EXPO, che non a caso ha posto come tema proprio il problema dell’alimentazione mondiale, presente e futura (e i due padiglioni chiave in questo senso, il Padiglione zero e lo Slow Food, sono illuminanti dell’anima della manifestazione).
Una spinta importante, forse decisiva a livello globale, può anche venire dall’opportuna, felice e inequivoca insistenza, di fatti, segni e parole, con cui l’attuale Pontificato (vedi la recente enciclica, a cui si richiama esplicitamente il titolo della manifestazione) sta ponendo sul piatto tanti di questi problemi, non a caso scatenando anche reazioni ostili dei tanti farisei e dei potenti che si sentono minacciati e che preferiscono i segni del potere al potere dei segni.
Insomma, stiamo nel vivo del cuore del Mondo. Anche per questo batte così forte nella mente cuore della prof. Morra e quello dei suoi libri di geovisioni .
È un contributo significativo al processo di educazione, anzi di rieducazione delle nostre generazioni sconsideratamente moderne, perché si riattui realmente la sacrosanta custodia del creato, che è la più vera e amata e amabile Cosa Nostra. E soprattutto perché la globalizzazione della società non si trasformi, come teme Papa Francesco, in un’arida e desertificante globalizzazione dell’indifferenza.
- Locandina Alla Ricerca della Custodia del Creato
- Il logo del giorno della custodia del creato
- Paesaggio con disuguaglianza
- Vincenzo Aversano
- Cristina Morra
Ritorna a Cava de’ Tirreni la Mostra Mercato del disco da collezione
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Si preannuncia innovativa, ricca di significato e di alto livello qualitativo la sesta Mostra mercato del disco da collezione, che si terrà domenica 27 settembre a Cava de’ Tirreni presso la Mediateca, con inaugurazione alle ore 10.
La manifestazione, promossa e sostenuta dal Centro Commerciale Naturale, organizzata con la collaborazione della Mediateca e del Vinyl fest di Salerno, presentata in conferenza stampa sabato 19 settembre al Comune alla presenza del Sindaco Vincenzo Servalli, gode del patrocinio dell’Amministrazione Comunale, dell’Ente Provinciale per il Turismo, dell’Azienda di Soggiorno e Turismo ed è sponsorizzata da due imprese legate alla nostra città, la Grafica Metelliana e l’industria IMA di Ciro Mannara.
Pur essendo la sesta edizione, segue di ben quindici anni la quinta, che, come le precedenti, si era tenuta nei locali dell’ex Mercato Coperto e, come le precedenti, era stata organizzata da Giuseppe Imparato, uno dei massimi collezionisti nazionali e internazionali (possiede tutte le copertine originali dei dischi dei Pink Floyd!), con la collaborazione affettuosa e preziosa della moglie Rossella Lambiase e del cognato Franco Lambiase.
Purtroppo, dopo pochissimi anni, sia Rossella che Franco troppo precocemente sono scomparsi,. Per questo, e per una serie di altri motivi “cittadini”, l’iniziativa era stata interrotta, almeno a Cava, perché Imparato ne ha organizzate comunque altre, e sempre di qualità, in Regione ed anche fuori Regione.
Il gran ritorno è stato stimolato, oltre che dalla “voglia matta” di un cavese di esporre in casa propria, anche dalla nascita dell’Associazione “Il Collezionista”, presieduta da Federico Guida, che, nell’ambito del contenitore “ScavaCava” si è presentata ufficialmente la scorsa primavera, sempre in Mediateca, con l’intenzione di aprire finestre varie e qualificate in vari rami del collezionismo, e di far diventare Cava un riferimento stabile per tutto questo mondo così particolare.
Fu il Commissario Straordinario dell’Azienda di Soggiorno e Turismo, Carmine Salsano, a prendere la palla al balzo ed a proporre come prima iniziativa specifica il ritorno della Mostra del Disco in Vinile a Cava De’ Tirreni. Giuseppe Imparato e Il collezionista non si sono fatti pregare due volte.
E la sesta edizione è diventata una realtà. In continuità con la tradizione, tanto è vero che essa sarà dedicata alla memoria proprio degli indimenticabili Rossella e Franco. Ma anche con alcune innovazioni significative.
Innanzitutto, con la spinta degli altri soci dell’Associazione “Il Collezionista”, è stata aggiunta una sezione originale ed affascinante: la 1° Mostra Mercato degli Strumenti di Riproduzione Musicale “Dal grammofono al Juxe box”, curata da Amedeo Tarulli, il “mago del giocattolo antico”.
Inoltre gli espositori, che sono tutti esperti qualificati, sono disposti a valutare il valore di mercato dei dischi d’annata che qualunque visitatore vorrà sottoporre alla loro attenzione. E questa è la prima volta che si offre un tale servizio.
Le proposte, il luogo, il prestigio di Giuseppe Imparato hanno avuto nell’ambiente un effetto scossa, tanto è vero che non solo si è avuto il tutto esaurito (tutti occupati i venti stand a disposizione!), ma si è creata una fila di attesa di almeno altrettanti espositori!
Questo è un grande auspicio per il futuro. Significa che le finestre aperte dall’Associazione “Il Collezionista” si stanno subito spalancando, e,se, come tutto lascia prevedere, ci sarà il successo sperato, spunteranno nuovi orizzonti per il collezionismo e per la Città di Cava de’ Tirreni.
A cominciare, ad esempio, grazie alla presenza di “King Tarulli”, dallo sviluppo del settore giocattolo antico, con un paio di iniziative mirate e magari con la nascita del sempre auspicato e auspicabile Museo del Giocattolo. Che sia finalmente la (s)volta buona?
- Da sin. Matilde Nardacci, Mario Galdi (AST), Raffaele Fiorillo, Alfonso Prisco e Ciro Mannara (Il Collezionista), Amedeo Tarulli, il Sindaco Servalli, Giuseppe Imparato
- Raffaele Fiorillo presenta l’iniziativa a nome dell’Ass. Il Collezionista
- In primo piano la locandina, sullo sfondo, Giuseppe Imparato
- Dietro la locandina. Amedeo Tarulli
- Il grafico Ernesto Manzolillo, creatore del manifesto
- Il Gruppo dei Collezionisti il giorno della presentazine ufficiale dell’Associazione
- Le stelle di Mario Schifano, una delle rarità più preziose della Mostra
Una storia individuale, un problema generale sollevato in TV da Livio Trapanese: come riuscire a difendersi dal mobbing di un vicino aggressivo?
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Nello scorso mese di luglio, nel corso di una delle sempre interessanti provocazioni e denunce di “Ditelo a noi”, Livio Trapanese ha sollevato un caso che coinvolge un nostro concittadino (per l’occorrenza rimasto giustamente anonimo), ma che potrebbe capitare ad ognuno di noi.
Il nostro malcapitato sta da tempo vivendo giorni agitati e notti semiinsonni per l’atteggiamento poco civile del vicino del piano superiore, che permette, favorisce, o addirittura ricerca, rumorosissimi e frequenti calpestii a se stesso, alle persone che stanno in casa ed ai bambini che vi giocano. I rumori non diminuiscono più di tanto neppure la sera e le prime ore della notte, quando continuano i calpestii e si mettono anche in funzione gli elettrodomestici.
Alle rimostranze del nostro malcapitato amico, il vicino ha reagito con provocatoria e rabbiosa aggressività, inducendolo a volte a reazioni adeguate e quindi ancora più rischiose, per tutte e due le parti, al punto che la cosa è finita in mano agli avvocati. Ma, nell’attesa di una soluzione legale ben lontana da venire, l’atteggiamento dell’inquilino del piano di sopra è ulteriormente peggiorato, in quanto ai rumori sempre vivi e disturbanti aggiunge sbeffeggiamenti e provocazioni nei casuali incontri per le scale e nell’atrio.
Ogni tentativo di conciliazione e di dialogo fino a questo momento è stato assolutamente vano.
Si possono immaginare allora la tensione ed il disagio che stanno vivendo il nostro amico e la moglie, non più giovani e col cuore e la pressione che saltano facilmente in aria.
La domanda che pone allora il buon Livio Trapanese è giusta e riguarda tutti noi. Che possibilità di difesa abbiamo, in casi del genere, oltre una reazione violenta comunque dannosa e deprecabile (del resto, anche nello sport il fallo di reazione è più grave di quello di azione….)?
La pazienza e la sopportazione? Ma quelle non si comprano al mercato…
L’aiuto della polizia? Difficile cogliere sul fatto e altrettanto difficile impedire ulteriori aggressività del “dopo”.
Auspicabili, forse, un intervento sollecito della magistratura (campa cavallo…), ma soprattutto un esercizio di buona volontà delle parti.
E voi lettori cosa ne pensate?
Rinato il Concorso “Maria SS. Dell’Olmo”. A Rosario Pellegrino e alla Caritas il Premio “Padre Silvio Albano”. La nostra Paola La Valle vince nella Sezione Prosa
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Non è stata una semplice premiazione. I motivi di emozioni erano tali da relegare al ruolo di comprimari i meri esiti della gara.
Il Concorso di poesia e prosa religiosa “Maria SS. Dell’Olmo” , presso la Basilica dell’Olmo e l’Oratorio dei Padri Filippini di Cava de’ Tirreni, dopo dieci brillanti edizioni in cui era diventato un punto di riferimento nazionale, oltre che uno specchio significativo delle tensioni interiori e dei segnali dei tempi , era stato interrotto all’improvviso, lasciando un amaro senso di vuoto e di attesa. Ora, dopo sei anni, grazie anche alla spinta di Padre Giuseppe Ragalmuto, è finalmente risorto, riannodando però con facilità, come succede per le realtà già mature, i fili con il punto di interruzione.
Il “ponte” è stato rappresentato dalla presenza della vincitrice dell’edizione 2009, la palermitana Palma Civello, che ha vinto anche quest’anno la Sezione Poesia, seguita sul podio dal concittadino Vincenzo Ribaudo e dal salernitano Antonio Di Riso (segnalati con merito Pina Sozio, di Salerno, Chiara X di Palermo, Cesareo Vitale di Cava, Luisa Farina di Coperchia, Pasquale Guglielmelli di Cosenza). E la premiazione, il 6 settembre scorso, è diventata, con un significativo gioco di termini, la “Domenica della Palma”, con evidente riferimento anche alla Pasqua di resurrezione di cui le palme sono prefigurazione.
Altro motivo di emozione derivava proprio dalla palermitanità della Civello, che insieme con Salvatore “Toti” Palazzolo, premiato con il terzo posto nella Sezione Prosa, è l’immagine di quel gruppo che una ventina d’anni fa ha goduto della guida spirituale del nostro Rettore attuale, Padre Raffaele Spiezie, e dell’ indimenticato ed indimenticabile Padre Silvio Albano, precocemente scomparso quando alla Basilica dell’Olmo stava seminando semi fecondi di Vangelo vivo.
Padre Silvio era presente comunque, la sera del 6 settembre. Non solo nella memoria ancora vibrante di chi l’ha conosciuto, ma anche per l’istituzione del Premio a lui dedicato , da assegnare a figure e/o Associazioni che si siano dimostrate testimoni attivi di fraternità e di solidarietà. Il Premio è stato assegnato al Prof. Rosario Pellegrino, da circa venti anni Direttore della Caritas Diocesana: un riconoscimento alla sua persona di “Dirigente Fratello”, ma anche a tutto il gruppo della Caritas, che non a caso ha ritirato la targa accanto al suo leader, nell’abbraccio caldo di emozione dei tre consegnatari: i due siciliani amici di Padre Silvio, Civello e Palazzolo, e il prof. Antonio De Caro, che ha rappresentato il Vescovo Mons. Soricelli e ne ha letto un caldo ed appassionato messaggio di augurale benedizione.
Pur se assente per altri impegni pregressi, il Vescovo è stato quindi presente. E, pur se assente, era presente, nella memoria e per i saluti da lontano, anche Maria Grazia Lorets, la “gran lombarda”, in passato plurivincitrice, capace di offrire delle storie evangeliche appassionate ed illuminanti e di donare con i doni d’amore quotidiano delle dolci e profonde lezioni di vita.
A proposito di vincitori e vincitrici, fonte di emozione è stata anche l’affermazione nella Sezione Prosa,, prima volta per una concittadina, della “nostra” Paola La Valle, che i lettori di Vivimedia conoscono bene e di cui hanno imparato ad apprezzare la capacità di nuotare sott’acqua , andare a pesca delle vibrazioni prodotte dagli eventi che descrive e di saperne uscire sempre con la rete piena, invitante e saporita. Paola, superando la stessa Palma Civello e Salvatore Palazzolo (segnalato Pasquale Guglielmelli) ha vinto con un testo in cui ha interpretato il tema del Concorso, che era “Maria madre di misericordia”, in chiave umanamente relazionale, secondo quello spirito, limpidamente esaltato da Papa Francesco, per cui la religione non si vive solo “verticalmente” ma anche “orizzontalmente”, facendosi finestra dei valori di fratellanza e solidarietà donati dall’insegnamento divino.
Questo spirito, anima emozionale e religiosa del Concorso, proprio a Papa Francesco si lega: infatti il tema della Misericordia è stato scelto con riferimento aperto alla decisione del Pontefice di proclamare il Giubileo straordinario, che sarà consacrato al valore della Misericordia, intesa appunto come esercizio d’amore e purificazione del cuore. Una scelta di vita che fa stare bene chi ne è beneficato, ma soprattutto chi la fa sua: In fondo, non dimentichiamolo, la Misericordia non è un comandamento, ma una Beatitudine ed è quindi legata alla gioia dell’amore prima che alla soddisfazione del dovere compiuto.
Cominciata, nel nome di Maria, con la Palma delle emozioni, la serata è proseguita con la comunione della misericordia e si è conclusa con la Palma della maternità, personale e universale, di cui Maria è incarnazione. Infatti le due vincitrici hanno letto, a battiti accelerati, due frammenti non legati al Concorso (“Noi madri” di Palma Civello e “Il sapore della libertà” di Paola La Valle), in cui con tutta la granitica dolcezza di cui sono capaci come donne e come madri esprimono l’interiorità della femminilità e creano ponti indistruttibili di affetto con i figli, lontani o vicini che siano.
Alla fine, abbraccioi generale con i giurati-lettori di VersoCava (Maria Alfonsina Accarino, Lucia Antico, Lucia Criscuolo, Maria Teresa Kindjarsky D’Amato, Emanuele Occhipinti, Rosanna e Teresa Rotolo, Anna Maria Violante e lo scrivente, che ha fatto anche da conduttore). E tutti uniti intorno alle classiche foto ricordo, e poi accanto a biscottini addolciti dallo zucchero di scoperte e riscoperte reciproche e da abbracci nuovi o rinnovati. A dominare, almeno in questi momenti, è stata la purezza del cuore auspicata dallo spirito giubilare, quella che permette appunto di giubilare con limpida gioiosità.
Con queste premesse, l’appuntamento al prossimo anno è d’obbligo. Una nuova interruzione sarebbe un “peccato mortale” e ben poco “giubilare” …
- Toti Palazzolo con Padre Raffaele Spiezie e Padre Giuseppe Ragalmuto
- la premiazione di Rosario Pellegrino con i suoi collaboratori
- Da sin. Di Riso, Palazzolo, Ragalmuto, La Valle, Civello, Pellegrino
- La lettura della poesia vincente di Palma Civello
- Paola La Valle festeggia con i suoi familiari
- Padre Giuseppe Ragalmuto con i tre vincitori assoluti, La Valle, Civello e Pellegrino
- Insieme, giurati-lettori di VersoCava e premiati