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Insieme contro l’anemia di Fanconi: Gran Galà del Cuore a Villa De Sio per sostenere l’AIRFA, da oltre venticinque anni in prima fila contro la malattia

CAVA DE’ TIRRENI (SA). L’anemia di Fanconi (detta così perché individuata dal pediatra svizzero Fanconi nel 1927) è una malattia rara, eppure in varie forme colpisce tutte le etnie umane e si accanisce in particolare contro i bambini.

È una malattia grave e spesso mortale, perché incide sulle capacità del midollo osseo di produrre sia globuli bianche e rossi e piastrine; eppure, da quando la ricerca ha perfezionato la tecnica del trapianto di midollo, le guarigioni sono aumentate in forma decisamente considerevole.

È una malattia gravida di conseguenze col passare del tempo, a cominciare dalla sua incidenza sull’insorgere di leucemie mieloidi acute oppure di forme tumorali; eppure, grazie alle recenti scoperte effettuate dagli istituti di ricerca, si è riusciti a neutralizzarle con interventi particolari.

È quindi un nemico insidioso e pericoloso, che però si può combattere, se si sostiene ed incrementa la ricerca, se si riesce a far convergere energie, risorse, spirito di solidarietà in iniziative adeguate e finalizzate alla vittoria finale contro la sua presenza ed i suoi agguati.

Per questo nel 1989, su iniziativa proprio del genitore di un bambino ammalato, è nata l’AIRFA (Associazione Italiana Ricerca Dati sull’Anemia di Fanconi), per creare, attraverso il reperimento di risorse economiche ed umane, un fronte comune e salvare e/o salvaguardare il maggior numero di vite possibile. Non è un’utopia, sia perché finora, come già accennato, i risultati ottenuti sono importanti e tangibili, sia soprattutto perché si pongono come stella polare la ricerca ed il raggiungimento di obiettivi concreti e, se non raggiungibili al cento per cento, almeno avvicinabili col passare del tempo. Infatti i progetti di ricerca finanziati dall’AIRFA puntano: alla conoscenza della malattia dal punto di vista clinico ed in riferimento alle alle sue possibilità di trasmissione, al miglioramento progressivo delle tecniche di trapianto di midollo, alla ricerca di cure sempre più efficaci, al sostegno materiale, morale e medico delle famiglie dei pazienti affetti dal male, all’acquisizione di strumenti, materiali ed attrezzature adatte ed efficaci, all’organizzazione di riunioni e convegni tra esperti ed a quella di eventi per la raccolta di fondi.

Con intenti così alti e così concreti è stata consequenziale una diffusione sempre più ampia dell’Associazione, che finalmente è arrivata anche a Cava de’ Tirreni, grazie all’iniziativa locale di alcuni giovani interessati , coinvolti e ricchi di spirito solidale, come Gabriella Mannara e Fabio Manzo, ma con il necessario appoggio dei dirigenti come la Consigliera Marialucia Ebreo e la nuova responsabile per il Fundraising (Raccolta di fondi) e la Comunicazione, Nadia Cozzolino.

A Cava ha fatto da immediata sponda, con la presenza dell’Ass. Polichetti, la nuova Amministrazione Comunale, che fin dai primi passi ha dichiarato particolare attenzione a tutti i temi collegati alla solidarietà. Ed ecco che è nata una prima iniziativa, il Gran Galà del Cuore, in programma venerdì 24 luglio a Villa De Sio, a Castagneto, in via Palazzo, con musica, moda e arte e tanta solidarietà. Protagonisti, tra gli altri, lo stilista Antonio Lambiase, la cantante Tina Apicella, il pittore Giovanni Palumbo, il presentatore Luca Virno.

Una bella iniziativa, dicevamo. Ma… non è che l’inizio… (per contatti futuri tel. 0815523773 – www.airfa.it)

Del resto, quando ci sono persone con le ali come queste, i giorni del Cuore sono pronti a volare. E speriamo che ognuno di questi sia il segno che forza dell’anemia di Franconi giorno dopo giorno sta diventando sempre più “anemica” …

Giulietta e Romeo: la musica dell’amore canta a Santa Maria del Rifugio. E il gruppo giovane della Glooming Peace Company vince la sfida

CAVA DE’ TIRRENI (SA). Un’opera in musica nata nel 2001, che ha lasciato il segno del nuovo millennio teatrale in tutta Europa. Circa dieci milioni di spettatori in quindici anni di repliche. Un nuovo ponte tra la classicità e la modernità, così come lo era stato l’epocale Notre Dame de Paris di Riccardo Cocciante.

Un nuovo classico, che non poteva non approdare in Italia. Ci è arrivato lo scorso anno, nel 2014, con una prima all’Arena di Verona. E non poteva essere diversamente, dato che si tratta di Romeo e Giulietta, dall’odio all’Amore, opera in ventidue quadri musicali, ispirata alla tragedia di Shakespeare, un lirico e svangante canto della passione e dei sentimenti che è diventato nell’immaginario popolare l’esempio più alto e famoso del Romanticismo perenne, quello che non ha dovuto attendere l’arrivo del Romanticismo storico per affermare l’importanza dei sentimenti delle singole persone. Un inno alla vittoria dell’Amore sull’odio e dopo l’odio, al raggiungimento di una “Pace triste” che prefigura comunque un futuro di possibile gioia,

In Italia, l’opera, scritta e musicata dal francese Gérard Presgurvic, è stata messa in scena con la regia di Giuliano Peparini e la rielaborazione dei testi a cura di Vincenzo Incenzo.

Insomma, il classico kolossal, realizzato con grandissimo impiego ed impegno di uomini e di mezzi.

Roba solo da superpotenze? Niente affatto, perché nel giro di un solo anno un gruppo di giovani emergenti, ispirandosi per il nome (Glooming Peace Company) proprio alla Pace Triste di shakespeariana memoria, sostenuto da “artigiani professionali” e da qualche ardito e qualificato professionista, ha immaginato, costruito e lanciato la sfida. E così Romeo e Giulietta, l’opera musical del nuovo millennio, è approdata anche a Cava de’ Tirreni ed è stata battezzata il 2 ed il 7 luglio in uno scenario che, se non può competere con l’Arena di Verona per grandezza, può invece competere con tutto per le scenografie naturali che riesce ad offrire. Parliamo dello splendido chiostro del complesso monumentale di Santa Maria al Rifugio, un ex convento cinquecentesco che è in piena sintonia con i tempi narrati nell’opera: una fioritura di arcate, finestroni, passaggi che rappresentano da soli uno spettacolo e che come scenario di uno spettacolo teatrale creano quinte e fondali assolutamente veri, impregnati di lirica energia, a sua volta amplificata da una potenzialità acustica assolutamente all’altezza.

Non basta lo scenario, però, per fare una bella opera. A quello ha pensato il nostro gruppo di entusiasti “realizzattori” della sfida musicale.

A tirare le fila, i magnifici due registi: Agostino Giordano e Carla Russo, che nel teatro non sono di primo pelo, ma che da tempo coltivavano il sogno di un cimento in cui far apparire la loro “nobilitate”. E nobilitate è stata, perché hanno guidato gli attori con sano realismo, senza pretendere picchi oggi velleitari, hanno gestito i movimenti di gruppo con intelligente linearità e armonia, hanno supplito alla mancanza di un corpo di ballo professionale (unico ballerino di carriera, Dario Ferrara, anche attore nel ruolo di Paride), con le coreografie brillanti e ben adeguate di Jesus, hanno diretto, vivendone le emozioni, le singole scene con corretta attenzione al testo ed alla comunicazione diretta col pubblico, privilegiando la chiarezza sulla fantasia creativa ed ottenendo applausi a scena aperta non di maniera (sul podio personale metteremmo le feste a casa di Giulietta, il litigio in piazza con l’uccisione di Tebaldo e di Mercuzio, il dialogo disperato di Romeo con Frate Lorenzo, la notte d’amore dei due sposi). E sono riusciti ad impiantare uno spettacolo sempre gradevole, coinvolgente, con ritmi e cambi di scena fluidi e convincenti, grazie anche ad una naturale moltiplicazione delle quinte offerta dalle arcate dell’ex convento di Santa Maria del Rifugio ed alla presenza al centro del chiostro di un’antica impalcatura che richiama un vecchio pozzo e che ha aggiunto uno spazio, molto suggestivo e per di più inserito nel cuore della platea.

Il motore di un’opera rimangono però la musica ed il canto. Lì poteva cascare l’asino. L’asino non solo non è cascato ma è rimasto bene in piedi, senza neppure “scivolare” più di tanto. E dire che anche qui i rischi erano notevoli, dovendo la base musicale essere praticamente recuperata ex novo, senza lo spartito originale. Ci hanno pensato, con l’entusiasmo della sfida, con la passione della creatività e tutta la bella professionalità acquisita in anni di lavoro, Sergio De Nicola e quelli della Play Music di Vincenzo Siani e del Maestro Alfredo Capozzi, che hanno riscritto e rieseguito quasi tutta la base originale del Maestro Presgurvic, rimanendo fedeli ad essa ma nello stesso tempo riuscendo con gli strumenti elettronici a loro disposizione a riprodurre pienamente l’ariosità delle partiture. E Luigi Della Monica e lo stesso Agostino Giordano hanno anche saputo magistralmente tenere per mano dei cantanti giovani, che naturalmente non possono ancora avere la maturità vocale, tonale ed interpretativa dei grandi della scena, eppure hanno retto per tre ore canti impegnativi, sia individuali che corali, facendosi tutti ammirare per una bravura che non è assolutamente scontata in giovani di primo pelo, tale da far perdonare anche le piccole incertezze nel “prendere le note”, che però riuscivano ad essere note quasi solo ai maestri che li avevano preparati. 

Se lo spettacolo non ha registrato pause stancanti nonostante la lunghezza lo si deve, oltre che alle qualità già descritte di registi, attori e cantanti, oltre naturalmente alla bellezza immortale della storia dei due amanti di Verona, anche alla parlante e coloratissima sfarzosità dei costumi. E qui bisogna fare un applauso veramente speciale alle quattro mani di fata di Maria Giordano e Antonella Ricciardi, che con una pazienza materna ed una passione da sognatrici li hanno cuciti uno per uno, ed erano tanti, giorno dopo giorno, per quasi un anno di preparazione. Ed è stata veramente cosa buonissima e giustissima chiamarle sulla scena alla fine, a ricevere applausi e fiori, ricambiando sorrisi ed emozioni insieme con gli altri protagonisti. In fondo, hanno recitato e cantato anche loro, con le mani da sarte e l’anima a colori.

A proposito dei costumi, alla fine i due registi hanno pensato bene di farli togliere a tutti gli attori, che nei ringraziamenti finali sono apparsi così, senza lo sfarzo di stoffe e merletti e impalcature da trucco, in semplice camicione bianco. Un bel colpo di teatro per svelare la perenne, innocente umanità della persona che è viva e pulsante sotto ogni maschera scenica, e nello stesso tempo per ricordare l’umanità stessa della vicenda narrata, che è la storia eterna degli amori e degli affetti buoni e giusti ingiustamente seppelliti dalla violenza degli egoismi sociali e dei muri che gli uomini autolesionisticamente creano nei loro cuori, sostituendoli a quei ponti che sarebbero mille volte più buoni e più giusti.

Con quei camicioni bianchi in bella fila sotto la scena delle arcate, tra fiori, applausi e ringraziamenti si è consumato alla fine un “terzo tempo” dello spettacolo, che ha aggiunto anima a tutta la serata, perché il generale sospiro di sollievo di avercela fatta, tra un’emozione ed un sorriso di gioia, ha permesso di capire bene sia lo sforzo collettivo fatto da tutta la squadra sia tutti i colori della “sfida”. Ha svelato la Grande Bellezza della compiuta realizzazione di un “sogno insieme”, o almeno della sua prima parte, perché il cammino dell’Opera tutti sperano che non si fermi al successo di queste due serate. Ha evidenziato ancora una volta la presenza in Città di veri e propri tesori giovani, nel mondo dello spettacolo teatrale e musicale (ricordiamo ad esempio i lavori di qualità dei gruppi di Clara Santacroce e Renata Fusco, di quelli diretti da Michelangelo Maio, dei musical targati Saltimpalco, etc.) ed in tanti altri campi, che attendono solo di essere scoperti e valorizzati, ma che devono attraversare la Grande Giungla, per di più insidiati in agguati permanenti dal veleno dell’Indifferenza e dell’Impotenza sociale e dal machete della Crisi. Eppure ci sono. E vogliono lasciare il segno. Non solo il segno di un sogno…

E allora, in attesa che fiorisca il futuro, è giusto e sacrosanto non ammassarli nell’anonimato, ma citarli uno per uno, con un ulteriore applauso di apprezzamento per tutti, perché tutti sono stati all’altezza ed hanno vinto la sfida. Se però dobbiamo, senza nessuna pretesa, stabilire anche un piccolo, ma innocuo podio personale, faremmo in primo luogo i nomi di Francesco Pio De Rosa (Mercuzio), per la grinta con cui ha reso un personaggio complesso ed ironico e la capacità di bucare la scena nel momento della sua morte, Ada Fausto (la balia), per la presenza scenica e la voce avvolgente, Danilo Della Rocca (Romeo), per il fisico del ruolo e la capacità di rendere per voce e per canto le emozioni e le frenesie adolescenziali. Accanto a loro, il bellissimo gruppo formato da Carmen Palladino (Giulietta), Marco Cicalese (Tebaldo), Maria Olmina Palladino e Serena Rispoli (Lady Capuleti a turno), Luigi Della Monica e Andrea Mandara (Conte Capuleti a turno), Luisa Della Rocca e Luca Pellegrino (Lady e Mister Montecchi), Vito Palazzo (Fra Lorenzo), Gabriele Pellegrino (Fra Giovanni), Guido Mastroianni (il Principe), Luca Mannara (Benvolio), Elena Manzo e Dalila D’Andrea (damigelle di Casa Capuleti), Dorothy Di Domenico e Giulia Impero (domestiche di Casa Capuleti).

Mons. Orazio Soricelli: quindici anni da Vescovo, celebrati con l’abituale, amichevole semplicità … e con una medaglia dell’ Ass. “Arte e Cultura”

CAVA DE’ TIRRENI (SA) e AMALFI (SA). Una data veramente significativa, quella dello scorso 30 giugno, per mons. Orazio Soricelli, Arcivescovo di Amalfi-Cava de’ Tirreni: ricorreva infatti il quindicesimo anniversario dell’Ordinazione Episcopale, avvenuta il 30 giugno 2000 nella Basilica Cattedrale di Benevento. Un anniversario che il Pastore della Chiesa di Sant’Andrea e Sant’Adiutore ha celebrato, con l’abituale semplicità, con la Santa Messa, alle ore 19.00, presso la Chiesa di Sant’Alfonso, in via Filangieri, una delle più significative parrocchie della città metelliana.

Mons. Soricelli fu eletto da S.S. Giovanni Paolo II alla sede arcivescovile di Amalfi-Cava de’ Tirreni il 30 giugno 2000 ed iniziò il suo ministero pastorale nell’arcidiocesi il 23 settembre successivo.

Tra le iniziative pastorali più significative ricordiamo la Visita Pastorale nelle varie parrocchie del vasto territorio diocesano, l’anno celebrativo dell’VIII centenario della traslazione delle reliquie dell’apostolo Andrea da Costantinopoli ad Amalfi, la celebrazione del V centenario della diocesi di Cava de’ Tirreni, l’anno Clariano e del Beato Bonaventura da Potenza, la progettazione pastorale con l’ausilio del Movimento per un mondo migliore, gli annuali Convegni diocesani e la visita annuale alle missioni all’estero con sacerdoti e seminaristi.

Significativi impulsi ha dato, nel corso di questi anni, ai vari Uffici Pastorali, alla comunicazione, come la ripresa della pubblicazione del mensile dell’Arcidiocesi “Fermento”. Nella Conferenza Episcopale Campana è delegato per la pastorale del Tempo Libero, Turismo e Sport.

Ed è bello evidenziare anche dei segni importanti di apertura sociale e pastorale: tra questi, la concessione, senza alcuna contropartita, dei locali dell’Arcivescovado all’Associazione Giornalisti di Cava e Costa d’Amalfi “Lucio Barone”, la celebrazione eucaristica che ospitava visibilmente una delegazione del Punto Pace Pax Christi di Cava con dichiarazioni e cartelloni di protesta contro il riarmo e la spesa per gli F 35, la celebrazione eucaristica della vigilia di Natale alla stazione, con e per i senza fissa dimora, la gestione ad ampio respiro, insieme con le Associazioni, della Giornata Mondiale della Pace, l’incontro con gli esponenti di tutte le religioni tenutosi il 20 settembre 2013.

Tra i numerosi attestati di gratitudine ricevuti sia da parte di istituzioni pubbliche che di associazioni di servizio, o anche da semplici cittadini, segnaliamo la Medaglia del Presidente della camera dei Deputati, che gli è stata attribuita dall’Associazione Arte e Cultura “Michelangelo Angrisani” e consegnata nel corso della premiazione dell’annuale Concorso Internazionale Letterario ed Artistico, svoltasi domenica 28 giugno nella bellissima sala di rappresentanza del Municipio di Cava de’ Tirreni, dove spiccano le spettacolari pitture di Tafuri rievocanti la concessione della Pergamena Bianca (anno 1460) e la Battaglia di Santa Lucia (anno 1799).

La consegna è avvenuta ad opera del Presidente dell’Accademia “Arte e Cultura”, Michelangelo Angrisani, e del neoeletto Sindaco di Cava de’ Tirreni, Vincenzo Servalli.

Questo il testo, scritto in pergamena, che motiva l’attribuzione del Premio:

Originario di Calvi San Nazzaro, in Provincia di Benevento, sacerdote da quasi quarant’anni e Arcivescovo dell’Arcidiocesi Amalfi – Cava da quindici, Mons. Orazio Soricelli ha sempre svolto la sua missione con altissimo spirito pastorale ed una costante presenza di impegno e di servizio.

Attento alle esigenze del territorio, disponibile al dialogo con i sacerdoti e gli operatori, aperto all’accoglienza, all’ascolto ed anche all’innovazione, pronto alla partecipazione ed agli incontri con semplicità di cuore e sorridente senso dell’amicizia, cristianamente umile nel rapporto con le persone, saggiamente autorevole nell’esercizio del Magistero, è stato, è e sarà ancora un amorevole punto di riferimento pastorale per il suo gregge

Ha saputo quindi coniugare fede, carità ed umanità, mostrandosi “ornato di singolare onestà di costumi e d’insigne cristiana pietà”, come quel modello di santità che fu il Beato Bonaventura da Potenza, in onore del quale egli ha consacrato nel 2011 uno speciale Anno Giubilare.

Anche questa è un’arte.

E la Medaglia del Presidente della Camera dei Deputati, conferita dall’Accademia “Arte e Cultura”, è perciò un giusto tributo ad un uomo giusto.

Un attestato significativo di affetto e di stima, che Mons. Soricelli, pur schernendosi un po’ per gli elogi “eccessivi che comunque spera di meritare anche in futuro”, ha accolto con sorridente gratitudine e fraterne benedizioni.

E avrà sicuramente modo e tempo di “meritare” questi riconoscimenti oltre quelli che già ha meritato. Della serie “il meglio deve ancora venire”. In fondo, quindici anni sono solo un inizio … Augurissimi, caro don Orazio!

Al via la Settimana Rinascimentale: folklore, musica, teatro, animazioni, show, gastronomia e tanta allegria e cultura. Collegato all’evento un Concorso Fotografico

CAVA DE’ TIRRENI (SA). “Per ragioni di opportunità e di tempo, ci siamo mossi in piena sinergia con l’Associazione Trombonieri e Sbandieratori e ci siamo posti per ora in naturale continuità con la programmazione già operata dal Sindaco uscente Marco Galdi, al quale rivolgiamo un cordiale saluto e ringraziamento. Per il futuro, però, puntiamo con decisione ad un progetto di crescita di tutto il complesso mondo del folklore cavese. Vogliamo e dobbiamo uscire da una dimensione “municipale” per dare una eco nazionale ed europea al grandissimo patrimonio folkloristico e storico della nostra Città. Questi eventi devono diventare un elemento di identificazione, di caratterizzazione, di attrattiva turistica. E un obiettivo del genere presuppone un deciso salto di qualità anche di tutti gli attori del Progetto.”

Con queste premesse, il neo Sindaco eletto Vincenzo Servalli venerdì 26 giugno, nell’aula consiliare di Palazzo di Città ha introdotto la conferenza stampa di presentazione della Settimana Rinascimentale, tenuta insieme con il Presidente dell’Associazione Trombonieri e Sbandieratori di Cava de’ Tirreni (ATSC), Paolo Apicella, che da parte sua ha ringraziato il Sindaco per il rispetto accordato alle scelte già fatte ed ha auspicato il cammino comune verso il salto di qualità, che però sarà proporzionale alla concordia che animerà l’Associazione, troppo spesso dilaniata da lacerazioni e litigi ad onde lunghe che ne compromettono l’azione.

Ci fanno piacere queste intenzioni, perché effettivamente abbiamo sempre vissuto come una fastidiosa prigione la riduzione, a volte colposa, di tanti eventi alle sole mura della Città, lì dove con altre forme di diffusione e /o strombazzamento mediatico (che però tante volte sono sottoposte a foraggiamenti di conoscenze dirette o pur legittimi finanziamenti pubblicitari) potrebbero godere di ben altri riflettori regionali ed anche nazionali.

Il Sindaco, al riguardo, ha invitato cittadini e operatori dell’informazione a creare loro la prima base promozione attraverso il classico passaparola: oggi è anche più facile grazie ai social del web.

Sacrosanto invito, che facciamo nostro ed estendiamo immediatamente. Ma ricordiamo anche che proprio da tali potenziali di partenza a volte non è partita la promozione giusta, perfino per grandi eventi. Per esempio, la mostra su Chagall è vero che ha avuto un grande riscontro, grazie soprattutto ai social del Marte, ed ha visto la partecipazione di migliaia di studenti, grazie anche alle letture avvolgenti di Giuseppe Basta, ma è stata incerto il sostegno dei media locali e soprattutto nebulosa la partecipazione di tanti adulti cavesi, magari anche di quelli appartenenti alla cosiddetta classe colta e/o che preferiscono correre a vedere le mostre d’arte, purché si tengano fuori città. Tra i ricordi “perplessi”, mettiamo comunque in primo piano lo strafalcione da Guinness dei primati di due anni fa, quando la presenza alla mostra su Cesare da Sesto a Santa Maria al Rifugio della riproduzione fedele di otto macchine di Leonardo da Vinci (grande attrazione dovunque siano state esposte) oltre che di un suo presunto autoritratto, fu non solo ignorata ma addirittura cancellata dai manifesti e da molti comunicati. E dire che per l’inaugurazione era venuto dalla California il più grande leonardologo vivente…

Ma torniamo alla Settimana Rinascimentale, che è partita ieri, avrà il primo top & stop domenica 6 luglio con la classica Disfida dei Trombonieri e godrà di strascichi importanti tra la fine di agosto e l’inizio di settembre,con il posticipo delTrofeo “Città Fedelissima”, la gara di coreografie dei Casali dei Pistonieri, salvaguardata nonostante i timori e le polemiche. Esso anzi avverrà alla grande, in coincidenza con l’inaugurazione della nuova Piazza Abbro e della Piazzetta del Tromboniere, gratificata di una denominazione buona e giustamente promozionale.

Il programma della Settimana, come sempre, è interessante, e quest’anno arricchito anche da gustose novità.

Venerdì 26 giugno, alle ore 20.00, in Piazza Amabile (ex Lentini), si è aperta la Taverna del Tromboniere a cura del Casale Archibugieri SS. Sacramento, unitamente alla “Putea cavese”, organizzata dagli Sbandieratori Cavensi.

Domenica 28 giugno, in scena il Gruppo Trombonieri Borgo Scacciaventi Croce, che alle 19 farà animazione sotto i portici con le sue Voci dal Borgo ed alle 20 presenterà le classicissime Nozze di Florinella, rievocazione fedele di un matrimonio del 1423.

Giovedì 2 luglio, alle 21,30, nel chiostro di Santa Maria al Rifugio grande prima del musical Romeo e Giulietta, a cura dell’Associazione Gloomin Peace Company e con la regia di Carla Russo e Agostino Giordano. Lo spettacolo sarà poi replicato martedì 7 luglio.

Venerdì 3 luglio, alle 18,30, nella Sala Consiliare di Palazzo di Città, Giuramento di fedeltà dei Regi Capitanei dei Trombonieri dei Quattro Distretti, seguito alle 18,30 dal Corteo Imperialedi Carlo V a cura del Gruppo Trombonieri Santa Maria del Rovo e quindi alle 21,00, presso il Chiostro di Santa Maria al Rifugio, dalla messa in scena della Farsa Cavajola Ricevuta de lo Imperadore de La Cava, a cura de “La combriccola biancoverde” del Gruppo Pistonieri Santa Maria del Rovo.

Dopo le performance dei singoli gruppi, tutta l’Associazione Trombonieri e Sbandieratori sarà in scena nei due giorni finali della Settimana. Sabato 4 luglio, alle 18,30, lungo il Corso, con partenza da Piazza Amabile, il gran Corteo Storico della Pergamena Bianca, che avrà un intermezzo in Duomo alle 19 con la celebrazione della Santa Messa e con il sorteggio dell’ordine di sparo degli otto casali, che si sfideranno a colpi di archibugio nella classica Disfida dei Trombonieri, in programma domenica 5 luglio, alle 19,30, presso lo Stadio Simonetta Lamberti.

Sabato 11 e domenica 12 luglio, Castello show con Le notti al Castello, organizzate dall’Ente Monte Castello, con spettacoli, performance in costume, musica e tanti stuzzichini moderni dal sapore antico, oppure antichi dal sapore moderno. Comunque, tutti da gustare…

Tutto pronto e tutti pronti, quindi per i grandi botti della Settimana. Con l’augurio naturalmente che, quest’anno e nei tempi a venire del grande rilancio, non si senta il suono schiattato di nessuna fetecchia …


Il concorso Fotografico

Il concorso fotografico, alla sua seconda edizione, è promosso da Papillon communication in partnership con Assostampa Cava-Costa d’Amalfi e con l’Associazione Trombonieri, Sbandieratori e Cavalieri di Cava de’ Tirreni e non ha scopo di lucro, ma solo di diffusione culturale, i scambio di idee, in un’ottica di conservazione e sharing del patrimonio folkloristico cavese.

È indetto con il patrocinio del Comune,dell’Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo e dell’Associazione Confesercenti di Cava de’ Tirreni.

L’iniziativa invita a raccontare, attraverso gli scatti, la storia e le tradizioni della città di Cava de’ Tirreni, in un’ottica di promozione territoriale e rivalutazione della cultura popolare. Gli scatti dovranno contenere gli attimi rubati alle giornate di rievocazioni storico-culturale in onore dei festeggiamenti del Santissimo Sacramento e della Settimana Rinascimentale, tra il 6 giugno e il 5 luglio 2015. La mostra vuole sottolineare il grande valore culturale delle manifestazioni storico culturali di Cava de’ Tirreni e l’importanza del racconto.

Ogni partecipante potrà inviare un massimo di quattro fotografie. La partecipazione al concorso richiede la compilazione e la consegna del modulo di iscrizione (Allegato A), unitamente alla stampa su carta fotografica dell’immagine scelta, in dimensioni 35×40 cm.

La partecipazione al concorso è totalmente gratuita. È aperta a tutti i fotografi, professionisti e non, senza limiti d’età né discriminazione alcuna (per i minori è d’obbligo l’autorizzazione di un genitore/tutore legale). Sono esclusi dalla gara i soggetti o le fotografie che non rispettino il presente regolamento o le norme del buon costume.

La foto deve essere stampata su carta fotografica in dimensioni 35×40 cm, non deve recare alcuna firma né segno grafico. Per il formato digitale, la foto deve essere in JPEG (.jpeg), PNG (.png) o JPG (.jpg), salvata ed inviata in massima qualità. Non sono ammesse opere realizzate al computer. Le fotografie dovranno essere inedite. Ogni immagine deve avere numero progressivo ed essere titolata sul retro. Le immagini non conformi alle specifiche non verranno prese in considerazione.

La consegna delle opere, unitamente alla compilazione del modulo di iscrizione, deve avvenire con le seguenti modalità entro il giorno 30 luglio 2015:

La consegna può avvenire via posta o a mano presso lo studio di Papillon communication, in via A. Balzico, 60, di Cava de’ Tirreni.

Le fotografie migliori saranno premiate con l’esposizione in una mostra l’11, il 12 e il 13 settembre 2015 presso i locali di Santa Maria al Rifugio, nei pressi di Piazza San Francesco, luogo di grande visibilità a Cava de’ Tirreni.

Le foto in concorso saranno inoltre messe a disposizione del pubblico sulla pagina Facebook e il numero dei ‘like’ che riceveranno saranno tenuti in considerazione dalla giuria, insieme ai seguenti criteri (in ordine sparso): tecnica, emozione, forza comunicativa, grado di folklore.

 

Il giovedì della Festa di Monte Castello: la Messa dei pistoni e la mangiata più amata. Fotocronaca della mattinata più speciale e più tradizionale

CAVA DE’ TIRRENI (SA). Per i cittadini di Cava de’ Tirreni, da sempre, la giornata sparante, mangiante e socializzante sul Castello è “il” momento clou della Sagra, insieme con la processione serale del Vescovo per la benedizione sulla montagna, in ricordo di quella benedizione del 1656 che secondo la tradizione scongiurò l’avanzata della pestilenza che devastava la Città.

Per tutti i cavesi svegliarsi il giovedì mattina dell’ottava del Corpus Domini al rimbombo degli spari dei pistoni inondanti tutta la vallata è l’annuncio ufficiale e beneaugurante della festa più amata.

Per i protagonisti lassù, al Castello, è un assoluto piacere del cuore… e del corpo.

Quella grande croce che troneggia sulla vallata… Quel capannone sotto il quale il Vescovo celebra la rituale Messa delle otto mattutine davanti ad una folla coloratissima, con in testa le autorità ed i capitani dei gruppi in rigoroso costume da parata… Quei classici suoni del rito che grazie all’altoparlante echeggiano sul monte e rotolano con affettuosa gioiosità per tutta la valle… Quei pistoni in fila davanti alla Chiesetta in attesa di benedizione e già attrezzati per le cariche e gli spari di tutta la giornata… Quel pane della concordia, benedetto e poi distribuito tra i capitani dei gruppi, sotto l’abbraccio del Vescovo Mons. Orazio Soricelli, del Sindaco uscente Marco Galdi, in una delle sue ultime apparizioni pubbliche, del neo Presidente dell’Ente Montecastello, Mario Sparano…. Quel saluto benedicente che dà fine alla cerimonia religiosa ed inizio al rito laico degli spari ed a quello ancora più laico della colazione abboffante, ma saporitissima.

E quei tavoli imbanditi ed arricchiti da paste e fagioli, soppressate, milza, formaggi, fiumi di vino e tanta allegria. E quelle tradizioni di gruppo che sono veri e propri riti d’amore…

Le mitiche soppressate dal mezzo metro ai due metri e mezzo… tutte da guardare, prima ancora che da mangiare…

E poi, la pasta e fagioli del Gruppo che tuttora si riunisce in memoria degli storici trombonieri Andrea Armenante e Alfredo Paolillo, inseparabili in vita e nel ricordo, nella postazione est proprio sotto le mura: una pasta e fagioli ancora oggi preparata alle cinque del mattino dalla carissima signora Caterina D’Amato, moglie di Andrea, ultranovantenne ancora superaccessoriata di amore ed energia. La Super pentola della bontà, insieme con le classiche “melenzane Maradona” sott’olio, preparate secondo la ricetta della suocera Mariuccella ‘a semmentara, è trasportata con senso di affettuosissima e quasi religiosa missione dal figlio Antonio Armenante (uomo di pace, per un giorno conquistato dalla gioia dell’arma pistoniera, ma solo perché non ha proiettili…) e poi distribuita a tutti gli uomini di buon appetito, a cominciare naturalmente da quelli del gruppo, già di per sé benissimo attrezzato con le sue specialità, a cominciare dalla magnifica milza, forte della sua tenera morbidezza, preparata da Carolina, Nostra Signora delle Milze di Castello.

Il tutto, incorniciato sotto il sole limpido e caldo, ma non bollente, della prima estate tra le colline, con il verde che schizza da tutte le parti ed il mare di Vietri che occhieggia sullo sfondo, ai piedi della croce di san Liberatore.

Insomma, come non amare una tradizione del genere? E soprattutto, come non viverla, o non desiderare di viverla almeno una volta nella vita?

Rimane solo un rimpianto: ma perché nei giorni di Castello il castello è aperto e per il resto dell’anno ti saluta solo con un irridente cancello sempre chiuso? (da MV 2013)