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Cava de’ Tirreni (SA). Presentazione del libro “Anima post” di Pasquale Di Domenico

Significativo ed importante evento culturale, sociale e “identitario” a Santa Lucia di Cava de’ Tirreni.

Domenica 15 maggio 2022, alle ore 17, presso il Salone del Museo della Civiltà contadina sarà presentato il libro “Anima post – Famiglie luciane si raccontanodi Pasquale Di Domenico (Edizioni Noitré). Interverranno il Sindaco di Cava Vincenzo Servalli, l’Assessore alla Cultura Armando Lamberti, il Presidente dell’Associazione Giornalisti “Lucio Barone” Francesco Romanelli, il parroco di Santa Lucia don Beniamino D’Arco, il Parroco di Sant’Anna Padre Mimmo Spaduzzi, l’insegnante Tania Pezza, l’editrice Gabriella Palladino e naturalmente l’autore del libro Pasquale Di Domenico, che con i suoi scritti si è oramai consacrato come il Cantore della storia e dell’identità della frazione.

Le letture saranno affidate all’attrice Pia Lanciotti, che recentemente è stata protagonista di una puntata della serie di Montalbano ed ha recitato, tra gli altri, anche con il grande regista Ferzan Ozpetek. Gli intermezzi musicali saranno affidati ad soprano Margherita Amato e alla pianista Sara Germanotta. Introdurrà e condurrà Franco Bruno Vitolo.

L’iniziativa sarà ripetuta martedì 31 maggio al Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni, in Piazza Abbro, con inizio alle ore 18.

Il titolo Anima post (cioè l’anima dopo), indica la chiave di ispirazione dell’opera, che idealmente proviene dalle generazioni passate ed è diretta alle generazioni future per conoscenza e formazione.

Il libro consiste in un viaggio emozionante ed emozionato tra le famiglie luciane e le loro storie: interviste dirette ai componenti di oggi, le vicende della famiglia dalle origini, eventuali tradizioni, leggende a loro riferite, le origini degli “scagnanomi”, l’ordine generazionale dei singoli componenti. Storie di famiglie diverse ma unite dai grandi valori identitari, indicati espressamente da Di Domenico: orgoglio forte, istinto passionale, fedeltà autentica, spirito di sacrificio e abnegazione estenuanti, attaccamento al dovere, al lavoro e alla famiglia.

Tante storie che insieme formano un tassello molto sostanzioso della storia di un’intera frazione.

PASQUA 2022 : “Pace a voi! “ (Gv 20,19)

Carissimi, desidero rivolgere a voi le stesse parole espresse da Gesù Risorto agli apostoli, la sera di Pasqua, nel cenacolo a Gerusalemme: innegabilmente esse esprimono un augurio che conserva la stessa valenza anche per noi, pellegrini e coinquilini in questo mondo, nel flusso di questo segmento della storia.

La pace di Gesù, di cui il ministero episcopale me ne rende testimone e portavoce, è la garanzia che “le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove”! (2Cor 5,17b). Pasqua attesta la vita oltre la morte, la grazia oltre il peccato, la speranza oltre l’angustia, la possibilità oltre lo scoraggiamento, la vittoria della bontà oltre la cattiveria … in cammino con il Risorto, con il dono della sua pace, tutto si placa, tutto si rasserena, tutto rinasce!

Pace a voi! Quanta speranza infonde questo augurio in noi, bisognosi di dare slancio a tante attese e aspettative poste forzatamente in letargo dalla condizione pandemica in forma attenuata ancora in corso, reclamando tuttavia prudenza e attenzione.

A tutto ciò si aggiunge la triste situazione del conflitto in atto tra la Russia e l’Ucraina.

Ogni guerra è un fallimento dell’umanità, un segno indelebile che essa lascia alle generazioni future, consegnando un pezzo di storia che racconta la sconfitta di fronte alle forze del male, lasciando il mondo peggiore di come lo ha trovato.

Abbiamo digiunato e pregato per la pace a più riprese in questo tempo di grazia quaresimale, ma siamo chiamati a rivolgere incessantemente a Dio il nostro desiderio e la nostra volontà di essere artigiani di fraternità e di pace.

Frutto della preghiera è la solidarietà concreta.

Ringrazio le singole comunità parrocchiali per la generosa adesione alle proposte della Caritas diocesana che, con costante dedizione, lavora in sinergia con le Amministrazioni Locali e la rete delle Caritas europee, in primis con Caritas italiana e Caritas Ucraina.

La solidarietà, vera ed immediata espressione pasquale di una vita che, da trattenuta nell’egoismo e nell’indifferenza, nello Spirito del Risorto diviene dono nella carità, nella costruzione della civiltà dell’amore che sa scorgere nei fratelli bisognosi il volto di Cristo che si manifesta nei più deboli e nei più fragili.

Preghiera incessante, promozione concreta della cultura della pace e della fraternità, solidarietà accogliente e generosa costellino il nostro itinerario verso la Pasqua.

Affido al Signore Risorto tutte le famiglie delle nostre parrocchie, gli ammalati, gli anziani, i profughi accolti nel nostro territorio, i desideri, le sofferenze e i dolori che segnano la nostra vita. Le parole dell’angelo udite nei pressi della tomba vuota trovino in noi rinnovata accoglienza e convinzione: “Non abbiate paura! E’ risorto, non è qui!” (Mc 16,6).

BUONA E SANTA PASQUA A TUTTI!

+ Orazio Soricelli Arcivescovo

Cava de’ Tirreni (SA). Le Ville di Rotolo e tre grandi artiste alla terza, magnifica tappa di “Camminare il paesaggio”

Terzo appuntamento a Cava de’ Tirreni con Camminare il paesaggio, la bella iniziativa di Aniello Ragone, Dario Cantarella e Geltrude Barba che sposa il benessere del camminare con il piacere della scoperta di luoghi a volte tanto nostri quanto sconosciuti, con l’arricchimento di performance teatrali ad hoc e il nutrimento della Storia, della Cultura, dell’Arte che nasce da questo ben saporito mix.

Dopo Badia e Castello, le Ville di Rotolo, cariche di storie e di bellezza, fiori di quella magnifica strada di verde e di sole realizzata dal Sindaco Trara Genoino nei primi anni del neonato Regno d’Italia. Tre perle, tre grandi donne protagoniste dell’Arte e della Letteratura: Villa Galise con la pittrice Pia Galise, Villa Marghieri con la scrittrice Clotilde Marghieri,Villa Ricciardi con la ceramista IreneKowaliska.

Appuntamento alle canoniche 9,30, sul declivio della Maddalena … e via, con Aniello e Dario a fare da sapienti e chiare guide e ciceroni e Geltrude a preparare le performance dei suoi pupilli.

Uno spettacolo puro, il giardino di Villa Galise, soprattutto per l’aereo panorama che si gode dai suoi belvedere: uno scenario da sballo che parte dallo squarcio sul mare di Vietri, si apre sull’apertura della Valle, vigilata a est da Monte San Liberatore e a ovest dalle propaggini della Molina e dalla deliziosa zona di Vetranto, estendendosi poi quasi a trecentosessanta gradi tra le file collinari fino all’incrocio con la Piana del Sarno. All’estremità orientale, quella palazzina della Villa che ne ha vista, di storia, dai Casaburi che hanno il nome al casale di Rotolo fino ai Di Martino di oggi, passando per i decenni che hanno visto fiorire qui la famiglia Galise. È qui che ha abitato la pittrice Pia Galise, una delle figure artistiche femminili più rilevanti della prima metà del secolo scorso, oltre che nonna della star nazionale del musical Renata Fusco e madre della scrittrice-pittrice Elvira e della musicista-regista teatrale Clara Santacroce. Una pittrice che sapeva sposare la tradizione del figurativo con le moderne sfumature tonali che fanno qualità e generano emozione. A lei qualche anno fa la Provincia di Salerno ha dedicato una magnifica monografia , a lei la Commissione Toponomastica, quando esisteva nel corso della precedente consiliatura, ha deciso di dedicare una strada, che a lei sarà effettivamente dedicata se e quando la Commissione tornerà ad esistere.

In questa Villa, soggiornarono i soldati durante l’ultima guerra, qui il pittore Matteo Apicella fece il ritratto della ricamatrice Ersilia Manzo, che è stato riscoperto recentemente da Anna Ferrara e Stefano Esposito, come è stato spiegato dallo stesso Esposito e dal consigliere comunale Eugenio Canora, nel presentare l’opuscolo “Le vite di Villa Galise”, che racconta l’episodio e che è stato da lui curato, insieme con i due scopritori, con Lucia Avigliano, Giuseppe Apicella e lo scrivente Franco Bruno Vitolo.

Qui hanno soggiornato grandi personaggi, come il Conte di Harach, Viceré della Corte di napoli, qui ospitato per assistere al tradizionale e spettacolare “gioco dei colombi”, che aveva uno dei suoi centri proprio intorno alla Torretta della famiglia Casaburi.

E qui la vita era piacevole e salutare per tutti gli ospiti, come ha ricordato con la solita abilità e la voce chiara e potente l’attore Pietro Paolo Parisi in veste talare.

Dopo il bagno di sole e di verde, il gruppo si è diretto nella zona alta di Rotolo, fino a Villa Marghieri, che oggi è un suggestivo condominio, ma una volta era abitata solo dalla famiglia Marghieri, all’interno della quale spicca la figura di Clotilde Marghieri, scrittrice di lusso della seconda metà del secolo scorso. Come ha spiegato Dario Cantarella, che ha anche letto alcuni suoi brani, è autrice tra l’altro di importanti, tra cui spiccano “Amati enigmi”, con cui vinse nel 1974 il Premio Viareggio, “Lo specchio doppio”, carteggio di trent’anni di scambi epistolari con il grande critico d’arte Bernard Berenson, e “Vita in villa”, un diario che la fece notare dal tutto il mondo della critica letteraria. Il primo e il terzo di questi libro, è giusto ricordarlo, sono stati pubblicati a suo tempo anche dal nostro Avagliano, sempre pronto a fiutare le opere di qualità e di successo.

Quindi, gran passerella finale a Villa Ricciardi, dal 1973 sede de “La nostra famiglia” (centro di rieducazione per bambini affetti da problemi neurologici) per donazione della famiglia Ricciardi. Con il suo grandissimo e spettacolare parco abbracciato alla collina e la svettante struttura architettonica incentrata su una deliziosa torretta, .è una delle ville metelliane più belle e affascinanti. Ed è anche una delle più ricche di storia. Basti pensare che è stata alla fine della seconda Guerra Mondiale sede del governo greco in esilio, ospitando tra gli altri il poeta Giorgio Seferis, futuro premio Nobel, allora soldato, che da qui scrisse un’ode bellissima alla nostra Cava, ricordata per l’occorrenza da Lucia Avigliano, come sempre sul pezzo quando si tratta di rievocare le storie cavesi.

In un angolo giardino a stadio, è stata ricordata dal prestigioso studioso e critico d’arte Vito Pinto la figura della grande ceramista polacca Irene Kowaliska, che ha soggiornato a lungo dalle nostre parti lasciando tracce splendenti della sua arte, come il magnifico pavimento decorato di Villa Ricciardi, da poco reso noto al grande pubblico ma realizzato nel 1939, di cui è stato esposto un frammento. È ricco di grazia, di atavica e quasi primitiva armonia, di moderne stilizzazioni in perfetto connubio con il realismo della ceramica tradizionale vietrese. Per di più con tratti simbolici evocanti l’identità ebraica crea un garbato ma netto e significativo elemento di contestazione nei confronti del nazismo, da cui lei e il compagno, Wegner, erano dovuti fuggire.

Al termine, la Kowaliska si è materializzata nella figura attoriale di Teresa Accarino, che con limpida grazia ha elevato il suo inno personale alla bellezza del colore, della creatività, della manipolazione della terra cotta, pura energia vitale.

Quindi, un congedo particolare, con l’estrazione di numeri tra i presenti per distribuire riproduzioni di piatti con figure della Kowaliska, opera del ceramista Falcone. A moltiplicare il tasso di emozione di una mattina già tanto carica di vibrazioni, il saluto emozionato di Yelena, una giovane ucraina che per varie vicende ha trovato a Cava una seconda famiglia. Affettuosissimo l’abbraccio da parte di tutto il pubblico, che con lei ha condiviso le terribili sofferenze della sua terra martirizzata. E per questo ha anche sottolineato con un caldissimo applauso il gesto della vincitrice di uno dei piatti, che lo ha donato proprio a Yelena. Per lei, un raggio di sole nell’acqua fredda di questi tempi… ma quanta speranza può essere coltivata in quell’abbraccio ed in quel piatto!

E così, nel segno proprio della speranza e della solidarietà, ci si è dati appuntamento per la visita del Borgo, il 3 aprile prossimo.

Il paesaggio continua a parlare, ma siamo noi che non dobbiamo mai smettere di ascoltarlo…

Salerno – Cava de’ Tirreni (SA). Piazza della Libertà e la violenza di genere in un video di Rosanna Di Marino e Anna Panariello

Una musica avvolgente e tambureggiante, quasi ad urlo di cuore, un montaggio rapido e a volte stordente, un’atmosfera inquietante in scuro chiaro, con dominanza di notturni, due volti di donna smarriti e dolenti per sottintese violenze e abusi, due corpi in camicione chiaro ora rannicchiati su se stessi, ora coperti di veli, ora nell’atto di togliersi il velo in un gesto liberatorio, inseriti spesso in uno scenario di gabbiosi reticolati, ad indicare lo stato di sottomissione e di prigionia in cui si trovano e da cui desiderano liberarsi.

Contestualmente, nella fase iniziale, ad indicare lo sbocco possibile rispetto a tali compressioni, domina Lei, la nuova monumentale Piazza della Libertà di Salerno, che, pur se ancora in fieri, ha aperto nuovi cammini e nuove spettacolari angolazioni, collegando il porto di Molo Manfredi e gli arrivi delle navi con tutto lo scenario meraviglioso e sterminato del Lungomare che si estende fin quasi alla Piana di Pestum.

Lei, la Piazza denominata col valore supremo della vita umana, è stata inquadrata con grande suggestione, in chiave notturna e con lo sfondo de Lungomare illuminato, dal basso e dall’alto, come da un aereo in atterraggio su grande aeroporto o percorrendo una pista piena di lucine che come stelle indicano la strada. Su queste luci si avviano le due donne, ancora in camicione, lentamente, senza veli o gabbie. È il sogno tarpato di un cammino di luce? È la strada ritrovata dopo l’inferno delle violenze? Forse ambedue, ma l’importante è il respiro di vita che da quel cammino si emana e da quei piedi nudi che sinergizzano con la terra.

Sono questi i due cuori di Ab-uso, la creativa performance video (recuperabile on line da You Tube), generata in occasione della Festa della Donna ma valida per ogni giorno dell’anna. A realizzarla, Rosanna Di Marino e Anna Panariello, due artiste di Cava de’ Tirreni che ci hanno abituati a produzioni del genere, sospese tra il provocatorio e l’indefinito, ma sempre impregnate da uno spirito di sensuale vitalità, da un contatto plurisensoriale con la materia e con l’ambiente, da un messaggio di denuncia contro le violenze di genere e contro le offese arrecate alla dignità della donna ed alla persona: inni alla libertà e alla vita.

Sono importanti, video del genere, perché non solo aprono o perseguono le nuove frontiere dell’arte e della comunicazione, fondate sulla creatività multimediale e trasmissibili integralmente on line, ma producono messaggi di luce tra le ombre di cui abbiamo costantemente bisogno in questi tempi di regressioni civili, politiche e umane. E lo fanno creando un rapporto stretto con l’ambiente urbano, che assume un’anima e dimostra di poterne avere anche altre, di anime, a seconda dello sguardo di chi lo rappresenta.

È bello questo spirito, perché permette di passare dall’Ab-uso all’uso e di far trasvolare l’uso stesso in un connubio carico di condivisione e di felice unione.

Ma sarebbe ancora più bello non aver bisogno di video di denunce di abusi, perché significherebbe non ci sarebbero abusi da denunciare…

Cava de’ Tirreni (SA). Tris di gol per la Cavese contro il Licata. La lepre Gelbison sempre più vicina

Era una partita da non prendere sotto gamba e soprattutto come per tutte le altre fino al termine della stagione da vincere a tutti costi.

La Cavese non ha più altre chance se vuole tagliare il traguardo della promozione. Il destino dei colori bleu foncé legate però anche alle disavventure altrui.

Ieri giornata a favore della squadra di Troise. Infatti ha liquidato la pratica Licata con un bottino pieno e roboante e la diretta concorrente per la vittoria finale, la Gelbison, non è andata oltre il pari nella sua trasferta aversana. Rosicchiati, così, due punti dello svantaggio e nuovamente col fiato sul collo dei vallesi. A dimostrare che la squadra non voleva toppare davanti al proprio pubblico amico lo ha testimoniato schiacciando gli avversari siciliani sin dalle prime battute nella propria metà campo.

E così, ad appena 4 minuti dal fischio iniziale ecco arrivare il primo premio di giornata. A firmare la rete Allegretti. L’illuminato Banegas, tra i migliori in campo nella prima fase della sfida e un po’ calato nella ripresa, confeziona un assist al bacio per l’accorrente Lomasto che prolunga la traiettoria della palla nel cuore dell’area ospite per l’accorrente Allegretti che brucia tutti sul tempo, portiere Truppo in primis, e insacca. Il monologo dei metelliani va avanti per tutta la prima frazione di gioco. Al 14′ è Palma che non gira al meglio, sempre di testa, la sfera. Lo stesso Palma non è fortunato al 23′. Bacio Terracino tira dal limite nello specchio della porta, sulla traiettoria c’è proprio Palma la cui deviazione tocca i legni della porta sicula. Sulla ribattuta nuovamente Bacio Terracino a provarci ma out la conclusione.

Nella ripresa è sempre il centrocampista aquilotto a farsi vedere dalle parti di Truppo ma la conclusione sibila a lato. E’ una furia scatenata Palma e al 5’st Brunetti deve usare le maniere forti per frenarne gli ardori calcistici. Ma a caro prezzo. Il fallaccio è punito con un cartellino rosso. Espulsione che metterà in ginocchio in maniera definitiva il Licata.

Il contropiede metelliano è ora devastante. Prima è Lomasto vicino al raddoppio al 13’st. L’occasione però è sventata da un ottimo intervento del pipelet ospite. Poi ci pensa ancora un legno a negare il 2 a 0 alla Cavese. Corigliano, al 20’st , a portiere superato, coglie infatti il montante.

E’ un assalto continuo ora per i locali. L’assedio porta i suoi frutti un minuto più tardi. A meritare la realizzazione personale, la quarta in biancoblù è Bacio Terracino, con un preciso tocco implacabile.

A chiudere definitivamente i conti ci pensa al 31’st con un contropiede micidiale Foggia, che era entrato un quarto d’ora prima al posto di Allegretti. Poi solo accademia nel gestire palla da parte dei metelliani che controllano senza colpo subire il match ma con un orecchio alle notizie che di rimbalzo arrivavano da Acerra. La Gelbison aveva pareggiato.

E dunque è ora a soli due punti. Il calendario infrasettimanale ci vedrà impegnati a Portici mercoledì.

Domenica invece la madre di tutte le sfide di scena al Lamberti perché arriva la capolista.


Cavese Licata 3-0 (Tabellini)

Cavese (4-3-3): Anatrella; Potenza, Viscomi (17’st De Caro), Lomasto, Caserta; Palma, Romizi (32’st Carbonaro), Corigliano; Banegas (26’st Maiorano), Allegretti (17’st Foggia), Bacio Terracino (43’st Altobello). All. E. Troise. A disp: Paduano, Gabrieli, Maffei, Carbonaro, Kone, Foggia, Altobello, Maiorano, De Caro.
Licata (3-5-2): Truppo; Giordano, Cappello (40’st Lanza), Caccetta, Brunetti, Orlando, Mazzamuto (24’st Rubino), Curro, Samake, Candiano (62′ Aprile), Minacori (19’st Gueye). All. Giuseppe Romano. A disp: Moschella, Lancza, Aprile, Square, Gueye, Saito, Rubino.
Arbitro: Fabrizio Pacella di Roma 2
Reti: 4′ Allegretti, 21′st Bacio Terracini, 31′ st Foggia (C)
Note: terreno in ottime condizioni, giornata primaverile anche se con cielo velato. Spettatori 1800 di cui una cinquantina ospite. Ammoniti: Cappello (L); Espulsi: Brunetti (L); Angoli 6-3 per la Cavese; Recupero: 1′ pt, 5′ st.