Dicembre, 2016

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“Shakespeare in lab” dell’Arte Tempra: e l’Autunno cavese ricrea i colori dell’anima nella magia del teatro

CAVA DE’ TIRRENI (SA). Shakespeare in lab: intriga fin dal titolo il secondo spettacolo messo in scena il 4 e 5 dicembre, presso l’Auditorium De Filippis di Cava de’ Tirreni, nell’ambito dell’Autunno cavese, la rassegna teatrale organizzata come sempre dalla compagnia Teatrart Arte Tempra, diretta da Clara Santacroce e Renata Fusco.

Il nome del grande drammaturgo, al quale è dedicata la manifestazione di quest’anno nel cinquecentesimo anniversario della morte, è già di per sé una garanzia. Il termine in lab, se da una parte richiama spiritosamente il titolo del famoso film interpretato da Gwyneth Paltrow e Joseph Phiennes, dall’altra lascia intendere che i testi “superclassici”, sottoposti a laboratorio, saranno rivissuti e ricreati, ma, come nello stile Arte Tempra, profondamente rispettati.

E così è stato. Questo percorso sperimentale nell’opera di Shakespeare, realizzato in piena simbiosi tra coralità di base e fioriture di individualità, ha svariato dalla Bisbetica domata a Molto rumore per nullaRomeo e Giulietta, da Amleto e Macbeth ai sonetti, da Otello al Racconto d‘inverno. E, a parere nostro e del pubblico in sala, il risultato è stato anche superiore alle pur benevole aspettative dettate dall’acclarata qualità della compagnia.

Le due ore filate, giustamente senza intervallo, ci hanno regalato uno spettacolo in avvolgente crescendo, che è penetrato nello sguardo, nel cuore e nella mente, così come con teatrale evidenza Shakespeare era penetrato nella persona del magnifico ed affiatatissimo gruppo di attori, che, ognuno dando il meglio di sé, hanno fatto esplodere tutta la varietà dei colori dell’anima che emerge dai testi del “grande bardo”. Attori che, pur giovanissimi, hanno già alle spalle lunghi anni di studio, di crescita e, soprattutto, di esperienza di teatro vero, con la T maiuscola.

Nel caso di Shakespeare in lab, il valore aggiunto è stato merito del metodo.

Innanzitutto, i frammenti, i sonetti, i monologhi e i dialoghi sono stati scelti liberamente da ogni singolo attore secondo la propria sensibilità e in corrispondenza dell’eco che parole scritte cinquecento anni fa possono ancora suscitare sulle corde interiori di un giovane del XXI secolo.

Detto così, potrebbe sembrare un semplice assemblaggio di testi antologici. Niente di tutto questo. Anzi…

Merito del curatissimo ed appassionato lavoro di approfondimento, di cuciturà e di complice condivisione che la regista Renata Fusco è riuscita a tessere insieme con i suoi ragazzi .La scelta dei pezzi è avvenuta dopo un approccio seminariale all’autore e al suo tempo ed il collegamento tra di loro è stato il frutto di una ricerca collettiva. In esso, grande parte hanno avuto proprio le intuizioni, a volte geniali, dei protagonisti, ben assecondati dall’entusiasmo creativo della regista, sempre da parte sua ribollente di fervore scenico ad energia ricaricabile.

Per meglio inserire questo mosaico, la Fusco ha creato una cornice ad alto effetto. Ha previsto un gioco di luci “protagonista”, vario e costantemente adattato alle situazioni, favorito dalla modernissima tastiera a led, manovrata ottimamente da Clara Santacroce, per l’occasione diventata “pianista delle luci”. Un assaggio si è avuto fin dal prologo, quando gli attori, tutti in scena, hanno recitato versi legati alla forza creativa del teatro, della poesia, dell’amore, con leggere movenze circolari, mimando i gesti e i sentimenti che metteranno in scena, come passioni e suicidi. E intanto tenevano in mano candelabri dalla luce tenue, sotto un’ombrata luce azzurrina, quasi ad aprire la danza di un esplorazione nelle caverne del cuore.

La Fusco inoltre ha ipotizzato una scenografia semplice e duttilmente adattabile alle circostanze, con un rialzo centrale che, senza alcun supporto particolare e grazie anche alla magia evocativa della finzione scenica, si trasformava ora in tribunale, ora in trono, ora in letto nuziale, ora in catafalco funebre, e così via.

Ha accompagnato scene e passaggi con un sottofondo musicale senza facili effetti anacronisticamente romantici, ma tutto basato sulla comunicativa eppur intensa discrezione delle note cinquecentesche e seicentesche, scelte con la saggezza di chi come lei è abituata a nuotare nel mare delle antiche consonanze.

In questa cornice così ben tornita, monologhi, dialoghi e battute di collegamento si sono innestati felicemente formando non un puzzle, ma un insieme unitario. E qui entrano in gioco i collegamenti e le evocazioni sceniche.

La parte iniziale è stata dominata da vivaci duelli verbali, in cui è emersa la freschezza di Maria Luisa Mollo e Gerardo Senatore, che, evocando Beatrice e Benedetto nelle citazioni da Molto rumore per nulla, hanno saputo fare “il rumore giusto”, ben assecondati dal corale accompagnamento degli altri interpreti. Subito dopo si sono scatenate le diatribe verbali in chiave Bisbetica domata e Romeo e Giulietta su uomini e donne, matrimonio e “libertà”, sottomissione e ribellione. A turno, sul trono tribunalizio, il sesso maschile e quello femminile e poi tutti e due insieme, con gli altri a fare da “spettattori”, con i personaggi principali, interpretati da più attori contemporaneamente, con battute della stessa scena tratte da traduzioni diverse. Il tutto introdotto da un momento corale in cui il testo italiano aveva come controcanto la originale versione in lingua inglese. E monologhi e dialoghi sprizzavano con una vivacità che attraversava i tempi ed era favorita dalla grinta attoriale e dalla divertita e divertente gommosità delle espressioni visive dei bravissimi contendenti, in particolare la doppia coppia di doppi, Giuliana Carbone e Luciana Polacco vs. Gabriele Casale e Luca Senatore.

Forse il momento più alto del mix creativo si è riscontrato nella seconda parte, quando l’amletico essere o non essere, con dolce ed empatica drammaticità interpretato da Pasquale Senatore prima in un angolo e alla fine al centro della scena, è stato frammentato ed intervallato da momenti che evidenziavano grandi conflitti interiori e tremende scelte. Tra questi, incastonato nell’amletico dubbio, tra l’aleggiare di bianchi veli polivalenti, il tormentato assassinio di Desdemona da parte del gelosissimo Otello (dopo il suo lacerato e bellissimo monologo di “Spegniti, torcia!”), in un duetto “da brividi”, intenso e serrato, dolce e violento, catartico e disperato, reso da Gabriele Casale e Giuliana Carbone con una maturità di movenze e di toni ed una forza espressiva da talenti assoluti.

Quindi, due colpo di genio.

Il monologo della pazzia di Ofelia, che prelude al suicidio, è stato interpretato, con stranita disperazione ben variate tonalità e con convincente pathos, dallo stesso Pasquale Senatore-Amleto (doppio di Ofelia, oltre che maschio nel ruolo di donne, come era d’uso nell’epoca), accanto al corpo di Desdemona, adagiata però tra i veli in modo da far pensare al famoso quadro preraffaellita e quindi da evocare proprio la successiva morte di Ofelia.,

All’improvviso però “resuscita” Desdemona, appena uccisa ed avvolta in un sudario di veli bianchi, e si produce nel monologo di Ermione dal Racconto di inverno, che, per una coincidenza forse anche voluta dall’autore, trattando di una gravidanza innocente accusata ingiustamente di adulterio, comprende tutto quello che Desdemona avrebbe voluto e non ha potuto gridare. Giuliana Carbone qui si colloca in posa statuaria, con accenti e atmosfere stavolta da tragedia greca, che evidenziano ancor più la forza della parola di una donna che diventa in quel momento emblema dei soffocamenti subiti da tutte le donne della storia.

In questa magica mescolanza di persone diverse ed uguali, in un’atmosfera di continua sospensione tra vita e morte (ulteriormente rafforzata dal monologo del finto suicidio di Giulietta, recitato con dolce, tremante e speranzosa passione da Francesca Senatore), ecco l’apparire di spiriti neri ed il passaggio dal bianco dei vestiti all’oscurità dei panni. Così, sempre con piccoli intervalli amletici, veniamo immersi nell’esplosione espiatoria di Macbeth e della sua Lady, in preda ai rimorsi ed alle paure per i delitti che la loro ambizione di potere ha scatenato in loro.

Anche qui, brividi sulla pelle, grazie al gioco congiunto di movimenti corali, di luci, colori e suoni, illuminato dall’interpretazione “bucascena”, da applausi, di Lady Grinta Luciana Polacco e di Luca Senatore, intensi e coinvolgenti, oramai ben “temprati” nel ruolo di primo piano che si sono guadagnati con le loro recenti performance sulla scena.

Quindi, i nodi arrivano al pettine con il canto a voce flautata di Pasquale Senatore sul corpo femminile oramai inerte, il monologo di Pasquale Senatore-Amleto in estensione totale e la dolorosa meditazione sul senso della vita, assurdità raccontata da un idiota, modulata con dolente e convincente malinconia da un Luca Senatore-Macbeth oramai vicino alla morte.

Tutti i magnifici attori, a questo punto, si possono lentamente riconcentrare con le loro candele intorno al piccolo trono scenico centrale, ma la luce ora è più chiara del misterioso azzurro ombrato della scena iniziale.

Il viaggio nei colori dell’anima è giunto al suo provvisorio compimento. Ed è stato un cammino dall’ onda lunga, come si nota, a luci riaccese, sui volti degli spettatori, sospesi tra lo slancio di applausi convinti e sinceri e l’ondata appassionata suscitata dai bellissimi versi di Shakespeare e dalla sinfonica magia che queste due ore hanno saputo creare.

È bello comprendere quanto siamo fortunati in Città a poter godere i frutti del lavoro di due regine dello spettacolo come Clara Santacroce, maestra di musica e di scena, e Renata Fusco, che, non dimentichiamolo, è un’artista di livello internazionale, con un curriculum da applausi a scena aperta.

Insomma, è bello sapere che l’Arte Tempra c’è.

Coccoliamocela. Non tutti ce l’hanno …

L’ISS Giovanni XXIII all’Archivio di Stato: La Regia Marina nella Prima Guerra Mondiale

sbarco-alleati-salerno-guerra-mondiale-vivimediaSALERNO. L’archivio di Stato di Salerno, questa mattina ha inaugurato una mostra sulla storia della Regia Marina Italiana nella Prima Guerra Mondiale e sul ruolo da questa avuto nel conflitto. Un argomento finora trascurato nel salernitano perchè il fronte di guerra era lontano dal nostro territorio.

La Marina ebbe un ruolo importante nella Prima Guerra Mondiale, oggi ricordata con bollettini di guerra relativi all’affondamento delle navi e con cartoline d’epoca del collezionista Gian Nicola Guariglia sulle varie tipologie di navi, sui sommergibili, sulla vita di bordo e sugli stessi marinai.

In questo contesto di studiosi, ricercatori e collezionisti, non poteva mancare l’ISS “Giovanni XXIII” che, guidato dal professore Gaetano Negri, ha contribuito alla mostra con una ricerca sull’affondamento delle navi militari. Un convegno, come ha detto la nostra Dirigente Scolastica Daniela Novi, che riguarda le esperienze e le competente specifiche degli allievi dell’Istituto “Giovanni XXIII” (per quanto riguarda le navi mercantili e militari), ma anche un periodo di storia da affrontare sviluppando capacità e competenze tali che si eviti in futuro un ricorso storico.

Gli alunni del nostro Istituto hanno saputo cogliere l’occasione per allargare lo sguardo oltre i banchi della propria classe ed, ancor di più, hanno saputo fare un salto indietro nel tempo con senso critico e con occhio capace di guardare alla storia come ad una maestra che insegni loro dal passato le azioni per il futuro.

La Cavese torna alla vittoria al Simonetta Lamberti

cavese-gladiator-dicembre-2016-cava-de'-tirreni-vivimediaCAVA DE’ TIRRENI. C’era da mettere alle spalle la sconfitta patita ad opera del Gela nell’ultima interna e vendetta è stata fatta. Agnello sacrificale di turno un Gladiator, degli ex Manzi e Lagnena, che ha fatto la sua onesta gara nonostante la presenza tra le sue file di tantissimi baby che hanno nascosto bene i loro limiti. La formazione aquilotta pur non entusiasmando ha chiuso però la gara a proprio favore, guadagnando alla fine altri due punti sulla prima della classe, l’Igea Virtus, formata a Roccella Ionica. La cronaca della sfida si apre con la Cavese subito a farsi pericolosa dalle parti di Zeoli. Al 3’pt azione corale aquilotta che parte da una invenzione di Ciarcià, servizio per Gabrielloni che prolunga in area per Alleruzzo. Sulla sua deviazione sporca si inserisce Bellante che alza sulla traversa sotto misura.. Ma gli aquilotti si rifanno subito, trovando il gol del vantaggio al 7’pt. Gabrielloni da destra scodella in area per il compagno Rossi che, complice un liscio di Brogna, si ritrova sui piedi la palla dell’1 a 0. Con freddezza e precisione il numero 10 metelliano buca Zeoli tra il tripudio dei suoi supporter. La sfida con i sammaritani si mette in discesa ma nonostante resti tra i suoi piedi il pallino del gioco la Cavese non riesce più a farsi pericolosa fino al 43’pt quando grida alla sfortuna Alleruzzo che su assist di Bellante sull’uscita di Zeoli alza di un nulla sulla traversa la palla del raddoppio. E tutti negli spogliatoi senza altro colpo ferire. Nella ripresa è il Gladiator a farsi pericoloso al 7’st. Migliaccio ferma irregolarmente al limite Barra, rischiando il secondo cartellino giallo e l’espulsione. La punizione di Pontillo è addomesticata senza problemi da Conti. La formazione ospite ha ancora una occasione al 18’st con Varriale che nel cuore dell’area di rigore di piatto mira all’angolino lontano ma ci mette lo scarpino Ciarcià che salva la sua porta. Sul capovolgimento di fronte altro salvataggio, questa volta di Odierna che spazza la sfera sulla linea di porta su conclusione di Gabrielloni dalla distanza. Al 23’st ancora la Cavese pericolosa. Bellante serve Gabrielloni e quest’ultimo Aleruzzo ma ci mette una pezza Zeoli. La squadra di Longo non riesce a chiudere la sfida e deve soffrire il forcing ospite. Alla mezzora Varriale fa sibilare un siluro dalla destra che sfiora il palo alla sinistra di Conti. Ancora Gladiator al 43’st con una punizione di Varriale dal limite che sporcata dalla retrogiardia aquilotta finisce tra i piedi di Anzalone che tira al volo ma sfiora il palo. La Cavese, però, stringe i denti e in contropiede allo scadere guadagna un penalty grazie a Giglio che ruba il tempo al suo marcatore che non può che stenderlo. Dal dischetto va lo stesso Giglio che realizza con freddezza il raddoppio. Dopo una manciata di minuti il fischio finale con la calorosa esultanza dei tifosi aquilotti, infervorati dalla vittoria e dalle notizie rimbalzate da Roccella del pareggio in extremis della diretta concorrente per la promozione, l’Igea Virtus.


CAVESE GLADIATOR 2-0 

CAVESE (4-3-3): Conti, Cicerelli (23’st Padovano), Loreto, Ciarcià,Galullo, Migliaccio, Bellante (27’st Golia), Alleruzzo, Gabrielloni, Rossi, Meloni (33’st Giglio). A disp. D’Amico, Parenti, Armenise, Donnarumma, Pappalardo, Picaro. All. Emilio LONGO.

GLADIATOR (3-4-3): Zeoli, Capitelli (21’st De Carolis), Odierna, Pontillo, Lagnena, Manzi, Brogna (37’st Anzalone), Leone, Barra (43’st Falivene), Varriale, Scielzo. A disp. Patella, Alterio, D’Anna, Castagnola, Di Fiore, Visconte. All. Teore GRIMALDI.

ARBITRO: Michele RUGGIERO (Roma1), I ass. Marco CARRELLI (Campobasso), II ass. Antonio DI TOMMASO (Isernia).

RETI: 7’pt Rossi (C ), 46’st Giglio (C ) su rigore.

NOTE: Cielo plumbeo, terreno in non buone condizioni. Spettatori circa 1500, di cui una cinquantina di tifosi ospiti in curva nord. Ammoniti: Manzi (G), Migliaccio (C ), Pontillo (G), Rossi (C ), Ciarcià (C ). Angoli: 2 a 1 per la Cavese. Recuperi: 0’pt, 3’st.

Prima del fischio iniziale è stato osservato un minuto di raccoglimento in memoria del cognato del presidente della Cavese Campitiello, scomparso giovedì scorso.

ISS Giovanni XXIII: “il mare di creta” e “tra mare e musica”

tavelle-ceramica-mare-di-creta-dicembre-2016-salerno-vivimediaSALERNO. Nella serata di ieri si é tenuto l’incontro culturale “ fra mare e musica” durante il quale sono state esposte e vendute alcune “tavelle in ceramica” realizzate per l’occasione dall’associazione Pandora e da artisti salernitani, a sostegno del progetto “ il mare e la ceramica ritrovata”, nell’ambito di “ Scuola Viva”.

Il progetto si propone di recuperare il pannello ceramico dell’artista salernitana Diana Franco per ornare la facciata dell’Istituto di Istruzione Superiore “Giovanni XXIII”.

Dopo il saluto di Rosario Bonomo , vicepresidente del circolo dei canottieri, che ospita la nostra barca Gastby e che riserva al nostro istituto scolastico sempre una splendida accoglienza, la Dirigente Scolastica Daniela Novi ha raccontato di come é nata l’idea del recupero di questo pannello, grazie anche al Dirigente Scolastico Domenico Festa che ha salvato le tavelle, sottraendole alla demolizione.

Sono poi intervenute Gabriella Taddeo, curatrice del museo municipale di Ogliara, ristrutturato dai fratelli De Martino; Enza De Vivo che ci ha raccontato la storia di Diana Franco e le fasi iniziali del recupero delle tavelle , che vedono come protagonisti i nostri ragazzi guidati dall’esperienza di Miriam Gipponi; Annarita Fasano, presidente dell’associazione Pandora artiste ceramiste, che ha ringraziato la scuola e tutte le associazioni intervenute.

La serata é stata animata dalle splendide canzoni napoletane , sul tema del mare, di Alfonso Fasolino e Massimo Sarno dell’associazione “quelli di Napolintorno”; e dai racconti di Rita Citro, dell’associazione CO.C.I.S.

Animatore e presentatore della serata, l’istrionico Enzo De Simone.

Protagoniste assolute le meravigliose tavelle realizzate per l’evento che sono state tutte vendute.

Il Premio “Cavesi nel Mondo” a Mario Avagliano

cavesi-nel-mondo-2016-presentazione-dicembre-2016-cava-de'-tirreni-vivimediaCAVA DE’ TIRRENI (SA). È lo storico, saggista e giornalista Mario Avagliano il vincitore della XVI edizione del Premio “Cavesi nel Mondo”. Il prestigioso riconoscimento verrà consegnato durante la Cerimonia di conferimento in programma sabato 17 dicembre 2016, alle ore 10.30, nell’Aula Consiliare del Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni (Sa).

Rilanciato due anni fa dopo un decennio di sospensione dal Rotary Club Cava de’ Tirreni, che ne ha rilevato la gestione e l’organizzazione previo apposito protocollo d’intesa con il Comune di Cava de’ Tirreni e l’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo metelliana (ideatrice dell’iniziativa nel 1982), il Premio “Cavesi nel Mondo” viene conferito a quei cittadini cavesi che con le loro opere ed attività abbiano reso lustro alla città natale a livello nazionale ed internazionale e/o abbiano agito nell’interesse della Comunità locale. Requisiti ampiamente soddisfatti dal Dott. Mario Avagliano, che raccoglie il testimone dal biologo e ricercatore Matteo Santin, vincitore dell’ultima edizione (2014).

Nato a Cava de’ Tirreni il 15 luglio 1966 e residente a Roma, figlio dell’editore e scrittore Tommaso Avagliano, il Dott. Mario Avagliano, coniugato e padre di due figli, è autore di vari saggi sulla storia del Novecento, con particolare riferimento al Fascismo, alla Repubblica Sociale Italiana, alla persecuzione razziale degli ebrei ed alla Resistenza italiana.

Membro dell’IRSIFAR – Istituto romano per la storia d’Italia dal fascismo alla Resistenza, del Comitato d’Onore, Scientifico e Culturale della Fondazione Museo della Shoah di Roma, della SISSCO – Società italiana per lo studio della storia contemporanea e del Comitato Scientifico dell’Istituto storico “Galante Oliva”, Mario Avagliano è anche il Direttore del Centro Studi della Resistenza dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) di Roma-Lazio.

Ha pubblicato importanti volumi di storia per rinomate case editrici, quali Einaudi, Mursia, Baldini & Castoldi, Dalai, il Mulino e Avagliano. Dopo essersi inizialmente “concentrato” su fatti e personaggi del territorio (tra cui il generale cavese Sabato Martelli Castaldi, l’aviatore cavese Nicola Di Mauro ed il Sindaco di Salerno Alfonso Menna), si è poi dedicato ai temi della Resistenza e della persecuzione razziale, usando un metodo nuovo e molto efficace: la ricerca e la pubblicazione di diari e lettere scritte dalle vittime, in modo da dare “carne” e “voce” a quelle tragiche vicende storiche.

Numerosi i riconoscimenti ricevuti per la sua attività di saggista storico: il 7° Premio Nazionale ANPI “Renato Benedetto Fabrizi” (2010) per il libro “Gli internati militari italiani. Diari e lettere dai lager nazisti 1943-45” (Einaudi); il Premio “Fiuggi Storia” (2012), il 5° Premio “Gen. Div. Amedeo De Cia” (2012) ed il Premio Cultura “Come Santa Barbara” (2014) per il libro “Il partigiano Montezemolo. Storia del capo della resistenza militare nell’Italia occupata” (Dalai). Inoltre, il suo libro “Vincere e vinceremo!” (il Mulino) è stato finalista nel 2015 al Premio “Acqui Storia”.

Non meno prestigiosa la sua carriera di giornalista. Direttore Responsabile del quotidiano on line Le Strade dell’Informazione (www.lestradedellinformazione.it), dei periodici Cavanotizie.it, Noceranotizie.it e Vietrinotizie.it e del periodico on line Polis SA Magazine (http://magazine.polis-sa.it), Mario Avagliano è Responsabile delle Relazioni Esterne e Comunicazioni di Anas Spa. Ha lavorato nell’Ufficio Stampa di tre Governi, è stato portavoce del Ministero dei Lavori Pubblici ed ha scritto per diverse testate giornalistiche, tra cui la Rai, il Gruppo Repubblica ed Il Giornale di Sicilia. Attualmente collabora alle pagine culturali dei quotidiani Il Messaggero ed Il Mattino.

Sono questi i “titoli” che hanno sancito il trionfo di Mario Avagliano nell’edizione 2016 del Premio “Cavesi nel Mondo” (conferito con cadenza biennale), che rappresenta l’emblema dell’orgoglio cavese e che conferisce ai suoi destinatari uno speciale incarico di ambasciatori della cavesità.

Dopo la prima “scrematura” tra i vari candidati operata dal Comitato di preselezione, formato da soci rotariani, a proclamare il vincitore è stata la Commissione di assegnazione presieduta dal Dott. Vincenzo Servalli, Sindaco di Cava de’ Tirreni, e composta da S.E. Mons. Orazio Soricelli, Arcivescovo di Amalfi-Cava de’ Tirreni, da Dom Michele Petruzzelli, Abate Ordinario dell’Abbazia della SS. Trinità di Cava de’ Tirreni, dal Dott. Fabrizio Budetta, Presidente del Rotary Club Cava de’ Tirreni, e dall’Arch. Mario Grassia, Commissario Liquidatore dell’Azienda di Soggiorno e Turismo di Cava de’ Tirreni.

Nella scelta del vincitore la Commissione di assegnazione si è ispirata ai criteri previsti dal Regolamento. Tra questi, l’aver reso lustro alla città natale a livello nazionale ed internazionale con la propria attività e con le proprie opere, l’aver conseguito riconoscimenti oggettivi e l’aver avuto una vita privata e pubblica di specchiata moralità, con una preferenza riservata ai candidati di età non superiore a 55 anni. L’attenta valutazione di tutti questi requisiti ha portato alla proclamazione del Dott. Mario Avagliano, che sarà ufficialmente premiato nel corso della Cerimonia di conferimento in programma sabato 17 dicembre al Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni.

All’atteso evento interverranno i componenti della Commissione di assegnazione (il Dott. Vincenzo Servalli, S.E. Mons. Orazio Soricelli, Dom Michele Petruzzelli ed il Dott. Fabrizio Budetta), il Dott. Enrico Passaro, Coordinatore del Servizio del Cerimoniale Nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, al quale sarà affidata la Prolusione, ed ovviamente il premiato, che riceverà una pergamena incorniciata contenente le motivazioni del conferimento ed un distintivo in oro a rilievo raffigurante un pistone, altro simbolo dell’identità cittadina.

Il nome del Dott. Mario Avagliano si aggiunge così nell’Albo d’oro a quelli di Gino Palumbo, Mario Amabile, Rocco Moccia, Renato Di Mauro, Sabato Palazzo, Giuseppe Senatore, Luigi e Albino Carleo, Fernando Salsano, Bruno Apicella, Dom Faustino Avagliano, Giuseppe Murolo, Francesco Della Corte e Matteo Santin, prestigiosi vincitori del Premio nelle edizioni dal 1982 al 2014.