Archivio
ricerca per autore
Il concerto al Museo del Sannio sancisce alla grande il primo triennio del Liceo Musicale “Marco Galdi”: esibizioni, talenti … e tante note di merito
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Mani tese sugli archi a far vibrare le corde di un violino, pupille tese come corde di violino, dita che danzano sui tasti, cuori che danzano sulle note dei sogni…
Hanno solo quindici anni eppure sono già capaci di bucare la scena e fare breccia negli ascoltatori: la pianista Federica Sorrentino e i violinisti Alessia Sorrentino e Vincenzo della Monica, allievi del secondo anno del Liceo Musicale Marco Galdi di Cava de’ Tirreni. Guidati dalla prof. Giuseppina Gallozzi e grazie alla disponibilità dell’Ente Provincia e del Dirigente Dott. Rito Martignetti, si sono esibiti domenica 12 giugno nella bella sala dello storico e prestigioso Museo del Sannio di Benevento, collocato all’interno dello storico complesso architettonico di Santa Sofia, da cinque anni dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’Umanità.
Federica, Alessia e Vincenzo hanno avuto come compagna di concerto la napoletana Maria Grazia Russo, giovane pianista da poco diplomata e già con bell’avvenire dietro le spalle, considerati la formazione internazionale in Estonia ed i numerosi premi e riconoscimenti ricevuti finora.
Maria Grazia attraverso otto frammenti d’autore (di Chopin, Scriabin, Liszt e Rachmaninov), ha conquistato il pubblico mostrando una già matura sensibilità d’interprete, che le permette di volare sui tasti ora con lirica delicatezza ora con romantica passionalità e di coniugare armoniosamente la padronanza tecnica con l’intensità dell’emozione interiore, mangiandosi i tasti con l’anima e trasmettendo in sala tutta l’emozione del volo.
Ma torniamo ai nostri tre pulcini, che dal canto loro si sono fatti particolarmente apprezzare: i due violinisti per la confidenza con cui stanno imparando a far parlare le corde (e con cui hanno recentemente vinto un premio in ensemble), la pianista per la convinzione e l’impeto con cui ha gestito anche i passaggi più veloci ed arditi.
L’esibizione al Museo del Sannio di Federica, Alessia e Vincenzo, con musiche di autori classici impegnativi come Vivaldi, Corelli, Beethoven e Chopin, rappresenta solo la punta dell’iceberg di quella realtà nuova e stimolante rappresentata dal Liceo MusicaleMarco Galdi di Cava de’ Tirreni, guidato dalla Dirigente Ester Cherri. A fungere da coordinatore è il prof. Ivan Iannone, che è anche docente di violoncello e musica d’insieme per archi e, nonostante l’ancor giovane età, ha già alle spalle un curriculum di tutto rispetto, in cui spiccano la partecipazione all’Orchestra Giovanile Italiana, le scritture come primo violoncello presso grandi orchestre (come quelle di Messina, del Taormina Opera Festival, del Teatro Bellini di Catania, della Città di Ravello), le esibizioni con solisti e direttori di fama internazionale, come Giuseppe Sinopoli, Peter Maag, Ray Charles, Katia Ricciarelli, Rajna Kabaiwanska.
Il corso è basato su un’adeguata formazione culturale generale di tipo liceale, su adeguate discipline d’indirizzo (Storia della Musica, Tecnologie musicali, Teoria, analisi e composizione, Esecuzione e interpretazione, laboratorio di musica d’insieme) e sullo studio di specifici strumenti (violino, violoncello, pianoforte, chitarra, etc.). Godendo anche della formazione pregressa di molti degli iscritti, ha potuto impostare una strategia lungimirante, puntando fin dal primo anno ad offrire l’opportunità di partecipare a manifestazioni e concorsi per potenziare le capacità di autocontrollo, che fanno parte integrante della preparazione di un buon interprete.
E così, pur avendo solo tre anni di vita, è già riuscito a far fiorire talenti e ad avere un’incidenza positiva sul territorio Già numerosi gli eventi che hanno visto protagonisti gli alunni più meritevoli, che si sono più volte distinti in concorsi ed esibizioni di qualità e prestigio, come quelli indetti dal Pergolesi di Napoli, da Media Musicale di Minori, dall’Accademia Jacopo Napoli di Cava de’ Tirreni (qui hanno vinto la borsa di studio Lyons Ludovica Ventre e Gianluca Buonocore), al complesso di Sant’Alfonso Maria dei Liguori di Pagani, a Bracigliano (Concorso Giovani promesse), a Vietri sul mare (Concorso pianistico internazionale).
Tra gli allievi che finora guidano il gruppo vanno in particolare segnalati, oltre ai già citati Alessia Sorrentino (maestro di strumento il prof. Rosario Macchiarulo), Federica Sorrentino (prof. Giuseppina Gallozzi) e Vincenzo Della Monica (prof. Valentina Palmieri), i violinisti Nicole Vitale (prof. Francesca Landi), il chitarrista Manuel Proto (prof. Luigi Rufo), il pianista Gianluca Buonocore (prof. Giuseppina Gallozzi), la violoncellista Ludovica Ventre (prof. Ivan Iannone). Quest’ultima è stata ammessa alla Nuova Orchestra Giovanile Scarlatti, con cui partecipa in qualità di primo violoncello a concerti di prestigiose istituzioni.
Tra le esibizioni, da citare e ricordare quelle organizzate all’Archivio di Stato di Salerno, alla Sala Chopin di Napoli, alla sala Ciccolini di Napoli. dall’Associazione Culturale Cypraea, di cui hanno curato serate al Circolo Canottieri Irno (bellissima una recente in occasione del Festival della Poesia insieme con un fiorito gruppetto di poeti in erba: Mariano Ciarletta, Chiara Ripoli, Melania Scarpa, Antonio Verolino, Umberto Vigorito),
Notevole spazio nella programmazione sul territorio hanno avuto anche l’orchestra da camera dell’Istituto, diretta dal Prof. Ivan Iannone e l’ensemble di clarinetti dal prof. Gioacchino Zito.
Ed è solo l’inizio…
Forse è anche l’inizio di un cambiamento epocale, visto che per tradizione nelle aule del Liceo Marco Galdi per decenni l’unica musica che si sentiva era quella dei lirici greci e degli esametri latini. Per fortuna, Orazio, Omero e Co. non sono spariti del tutto, ma, come dappertutto, “si devono fare leggeri” e imparare a convivere con le nuove tendenze della scuola e della società. Non sempre incoraggianti, a dire il vero, ma quando si parla della musica… è sempre un’altra musica.
Forse era più preoccupante quando in Italia, terra di note, le note a scuola erano ben poco note…
Ma questa è tutta un’altra storia.
Complimenti e buon lavoro, ragazzi… e mille e mille ancora di queste note di merito!
- La Dirigente Scolastica Ester Cherri
- Ludovica Ventre
- La prof. Gallozzi e Gianluca Bonocore al Circolo Canottieri di Salerno in occasione del Festival della Poesia
- A Benevento, davanti all’Arco di Traiano, in occasione del Concerto al Museo del Sannio
- Il prof. Ivan Iannone
- La prof. Gallozzi accompagna Alessia Sorrentino nella grande Sala del Museo
- Maria Grazia Russo
- Federica Sorrentino
- Federica Sorrentino
- Vincenzo Della Monica
- Alessia Sorrentino
- La prof. Gallozzi con i quattro concertisti al Museo del Sannio
- Lo storico chiostro di Santa Sofia a Benevento, patromonio dell’Unesco
Riaperta la Sala Museale di Santa Maria al Rifugio, con l’Expo “Avalon in Arte”: pitture e sculture collegate a poesie, autori provenienti da dieci regioni italiane
CAVA DE’ TIRRENI (SA). “La pittura sa essere una poesia a colori, la poesia una pittura di parole”: quanto è vera questa affermazione per chi sa guardare le cose non solo con gli occhi della testa ma anche con quelli del cuore!
Anche se non è la prima volta che a Cava si sposano poesia e arti figurative, stavolta l’opportunità l’hanno colta a volo quelli di Avalon, l’associazione culturale salernitana diretta da Dina Scalera che negli ultimi anni si è distinta per l’organizzazione di eventi incentrati non solo sulle forme e di disegni, ma anche sulle parole ed i suoni del linguaggio artistico.
Con una bella accoppiata di quadri e sculture e poesie allegate di ventiquattro artisti e tredici poeti, presso la Sala Museale di Santa Maria al Rifugio di Cava de’Tirreni, riaperta per l’occasione dopo un anno e più di lavori, hanno proposto la quinta edizione dell’ Expo d’Arte Contemporanea e Poesia “Avalon in Arte”, inaugurata il 28 maggio e in esibizione fino al 18 giugno. La direzione artistica della mostra è della presidente di “Avalon Arte” Dina Scalera, l’allestimento è di Giovanni Memoli, mentre la fotografa ufficiale è Paola Siano, l’addetta alla comunicazione è Magrina Di Mauro.
Alla presenza di un pubblico attento e numeroso e con gli interventi della critica d’arte Antonella Nigro e di Cesare Corbara in rappresentanza del maestro Francesco Toraldo, ospite d’onore della mostra, l’inaugurazione è stata “benedetta” dal Sindaco di Cava Vincenzo Servalli, accompagnato da un folto gruppo di autorità politiche e culturali: l’assessore ai grandi eventi Enrico Polichetti, il consigliere delegato alla cultura Giovanni Del Vecchio, l’assessore Giovanna Minieri, il presidente del Consiglio Comunale Lorena Iuliano, il Commissario dell’AAST Carmine Salsano, il vicesindaco Nunzio Senatoreche ha accompagnato la delegazione di Schwerte con il sindaco Heinrich Bockluhr.. .
È cosa buona e giusta elencare alla pari i nomi di tutti i partecipanti, che, come si può notare, provengono da ogni parte d’Italia e che hanno prodotto una mostra comunicativa nel linguaggio e apprezzabile nella qualità. .
Gli artisti partecipanti sono: Daniela Barletta (Lazio), Calogero Buttà (Sicilia), Paola Capriolo (Campania), Claudio Carlini (Emilia Romagna), Paola Cetani (Campania), Amleto Colucci (Campania), Annella Copponi (Lazio), Mimma De Luca (Campania), Pietro De Seta (Calabria), Elena De Stefano e Mauro De Stefano (Campania), Valentina De Virgilio (Campania), Cono Giardullo (Campania), Biagio Landi (Campania), Roberta Lioy (Basilicata) , Vincenzo Palazzo in arte Pala’ (Campania), Giuseppe Quagliata (Marche), Carmela Santi (Basilicata), Antonio Scaramella (Liguria), Paola Siano (Campania), Marcello Silvestre (Campania), Cristina Taverna (Piemonte), Francesco Tortora (Campania), Rosario Viano, in arte Rosvia (Campania)
I poeti collegati sono: Michele Aliberti, Annalena Cimino, Niko Mucci, Vella Arena, Giovanna Rispoli, Ilde Rampino (Campania), Ausilia Minasi, Rosanna Carra (LombardIA), Raniero Iafanti (Lazio), Angela Maria Intruglio (Sicilia), Mapi (Lazio), Fabiola Murri (Abruzzo)
Rendendo comunque onore al merito di tutti, ci piace sottolineare alcune opere o accoppiate stimolanti e/o innovative o anche degli angoli espositivi d’impatto immediato e gradevole. Non certo una classifica di qualità, ma una soggettiva confessione di interesse.
A colpire profondamente l’immaginazione, fin dall’ingresso, ci pensano le opere del prestigioso pittore calabrese Francesco Toraldo, ospitato come “guest star”, un artista apprezzato dovunque, che ha saputo suscitare l’attenzione dei maggiori critici, a cominciare da Vittorio Sgarbi.
Il fascino dei suoi quadri è dato dai giochi di colore che si armonizzano in pulsanti varietà tonali, come se dentro il pennello avesse una batteria a percussione, ma come per magia si coagulano in forme appena accennate che evocano oggetti, figure, cieli, mari, strumenti, creando fascinose visioni che sembrano nascere da un magmatico caleidoscopio dell’anima.
L’ingresso promette bene ed il resto della mostra, a modo suo, mantiene promesse e premesse, in una atmosfera che viene opportunamente aperta da Sogno o son desto? di Paola Siano, un volto di donna in bianco e nero adagiato negli occhi chiusi del sonno o del sogno e incalzato dalla presenza di volute a colori svolazzanti sui riccioli. Immagini non disgiungibili dalla collegata poesia di Mapi, che evoca i folletti dei sogni, portatori di colori capaci di carezzare il buio della realtà.
Si apre così un’atmosfera tutta proiettata nell’immaginazione, come si addice ad un’organizzazione come Avalon, che, non dimentichiamolo, prende il nome da un’ isola leggendaria del periodo medievale, legata alle canzoni di gesta ed al fantastico mondo dei castelli, dei cavalieri della tavola rotonda e delle storie che vi nascevano tra intrighi, amori e fantastici paesi.
Avalon come l’isola leggendaria resa reale dalla creatività, dunque. In quest’isola è approdata la primaverile presenza della quattordicenne Elena de Stefano, figlia d’arte (il papà, Mauro, è uno degli espositori, apprezzato soprattutto per suggestivi e chiaroscurali scenari naturali). Con una mano ferma e decisa la nostra Elena ha traslato in pittura delle immagini significative trovate sul web e ha saputo col pastello trasmettere le giuste tonalità cromatiche, dimostrando un talento inusuale e precoce che potrà dare grandi frutti in futuro. Se nel crescere, quando saranno necessarie la “sua” creatività e la maturanda sensibilità, saprà conservare la stessa personalità e trovare con umiltà di ricerca un’identità artistica coerente, teniamoci pronti a grandi applausi. Per ora, diciamo “chapeau!”, con un affettuoso invito a non lasciarsi travolgere dagli elogi che certamente le pioveranno addosso.
Ad una delle sue opere, rappresentante una ragazza nera con perline al collo, è stata giustamente abbinata la poesia Perline, di Giovanna Rispoli, uno dei due artisti cavesi doc (l’altro è Vincenzo Palazzo, autore di interessanti elaborazioni in legno, articolate e comunicative). La Rispoli, poetessa emersa negli ultimi tre anni con pregiate poesie ed apprezzate pubblicazioni, qui è liricamente interessata allo sguardo della donna, alla ricerca delle gemme che si possono celare dietro quegli occhi così intensamente rappresentati. È un tema che lei stessa riferisce a se stessa nell’altra lirica presente, Me&I, dove domina lo sdoppiamento complice della sua personalità, tra io e non io, tra la fragranza dei petali di rose e l’aridità del deserto, in un gioco magico e fugace di illusionismo reale prodotto da una intrigante burattinaia itinerante. .
Accoppiata a You&Me è la pittura Contrasti della salernitana Paola Capriolo, dove il volto enigmatico della giovane donna in plastica torsione del busto si sposa elegantemente con le screziate tonalità della pelle, ad indicare un io lacerato e difficile, eppure gravido di tutto il sensuale fascino della vita.
Il fascino della vita nascente esplode nell’ “angolo della maternità”, forse il più spettacolare della mostra, dove un debordante ventre di donna incinta, dipinto da Claudio Carlini, alleggerito ed impreziosito da gocce che scorrono come dolci perline sulla pelle ambrata, si sposa con La Madre, una appassionata lirica di Ausilia Minasi, in cui la gestante scrive una lettera ideale al figlio che all’interno del suo utero cresce e respira nella bellezza, in attesa dell’annuncio di poterle essere figlio. Sulla parete che si incrocia a perpendicolo, in un’altra opera dello stesso Carlini, un volto di donna sensualmente matura ma gravida di punti interrogativi, come dimostrano i suoi occhi coperti dai capelli e il dito sulle labbra posto tra il vezzo e il dubbio. Quanto si accordi questo volto con il corpo gravido, lasciamo l’ardua sentenza all’immaginazione del fruitore: e alle intenzioni originarie dell’artista.
Pochi dubbi invece possono sussistere sulle intenzioni contenute nell’urlo straripante di Daniela Barletta, tradotto in poesia dall’amara riflessione di Niko Mucci, che leopardianamente vi intravede il rabbioso dolore che paghiamo per la colpa di voler essere felici e di non riuscire ad esserlo, travolti dalla polvere del reale che copre le luci dell’ideale.
Più tranquilli e discreti invece i viaggi esistenziali di Biagio Landi e Rosario Viano. Il primo, tra l’altro autore dell’aereo logo dell’Associazione, colpisce nel segno con una scultura rappresentante una vela frastagliata librata nell’aria. Il secondo gioca con la materia, manipolando pagine colorate di riviste fino a cristallizzarle in forme armoniose e tra loro quasi danzanti, che da una parte si cementano sulla base pittorica, dall’altra si aprono a fiore nello slancio scultoreo, dando all’insieme un’immagine di gioiosa e meditabonda leggerezza.
Nel campo dell’innovazione, uno sguardo particolare lo meritano le sculture in movimento di Silvestre Marcello, in particolare Moon e Pulcinella, che rappresentano corpi in plastico esercizio muscolare, ma con sottintesa ed intrigante tensione esistenziale dettata dalla scalata del vivere o dalla ricerca cosmica. Sono soggetti rappresentati in forme classiche, ma nello stesso tempo si proiettano vertiginosamente verso il futuro, dato che sono il risultato di stampe in 3 D, tra le prime apparse dalle nostre parti in manifestazioni artistiche. È un’innovazione color emozione, che per un cavese ha tonalità particolari, se pensiamo che proprio quindici giorni fa nell’ex Mercato Coperto è stato inaugurato il laboratorio Fab lab, a sua volta derivato dal Fab Lab con sede alla Mediateca Marte, che rappresentò uno dei primissimi esempi del genere in tutto il territorio dell’Italia meridionale.
Del resto, quando si parla di manipolazione della materia, non possiamo che emozionarci ancora oggi, perché su di essa, pietra o sabbia o terra che sia, nella notte dei tempi si è esercitata la creatività della nascente razza umana. E il modo ancor ci affascina.
Su questa luce ci piace ammirare le pitture astratte di ValentinaDe Virgilio, cavese “acquisita” (è la nuora del prestigioso pittore Intignano, maestro dei colori parlanti), che, come si può notare in un particolare qui rappresentato, riesce a creare delicate increspature materiche e fusioni di colori e polvere di caffè, in un insieme armonioso ed incisivo. Forme e figure che, secondo l’intrigante visione dell’arte contemporanea, non vanno spiegate ma appartengono di diritto all’immaginazione di ogni singolo spettatore.
L’immaginazione dal complesso della mostra viene costantemente coltivata e alla fine lascia lo spettatore pienamente soddisfatto e già in attesa della prossima edizione, con la speranza che il matrimonio tra Poesie e Arte continui… e che magari le poesie vengano scritte in caratteri più grandi e su fogli colorati, in modo da “combattere alla pari”, dato che all’esposizione è collegata anche una piccola gara, sulla base delle preferenze libere del pubblico.
Ma non importa più di tanto chi vincerà. Hanno comunque vinto la Cultura, la Creatività… e naturalmente Dina Scalera e la sua Avalon…
****
L’Expo è visitabile tutti i giorni dalle 17.00 alle 21.00; sabato, domenica e festivi dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 17.00 alle 21.00. Apertura a.m. a richiesta cell. 3332809615.
- Il taglio del nastro
- Il saluto delle autorita’
- Dina Scalera accanto ad un’opera di Francesco Toraldo
- Scultura di Biagio Landi
- L’accoppiata Siano-Mapi
- L’accoppiata Rispoli-Capriolo
- L’angolo della maternità
- Particolare di un’opera di Valentina Di Virgilio
- Particolare di un’opera di Valentina Di Virgilio
- Le riproduzioni in 3D di Silvestre Marcello
- L’urlo
- Le opere di Rosario Viano
- Angolo con opere di Cono Giardullo
- Due lavori di Elena De Stefano
- Spettatrici in meditazione
- L’ingresso esterno della mostra
- Visuale serale dalportone della mostra
Sbandieratori Cavensi: alla prima Edizione del Concorso artistico e letterario per le scuole “Una torre per la Pace”, protagonista Mohammed Salah, il ragazzo venuto dai barconi
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Ad un primo impatto, Mohammed Salah appare subito come un dodicenne ben piantato: sguardo vivace e penetrante, lineamenti già ben delineati e promettenti di future fascinosità, aria disinvolta ed una colloquialità disinvolta e chiara, nonostante l’accento riveli l’origine non italiana.
Non sono molti gli indizi che ce lo svelino come un migrante bambino, che quasi due anni fa ha vissuto, da solo, l’odissea purtroppo oggi tanto di attualità del rischiosissimo viaggio della speranza dall’Egitto alle nostre coste su barconi strapieni ed in condizioni igieniche disastrose.
Tutto sommato, dopo mille e mille difficoltà e sofferenze, gli è andata bene. Oggi vive a Cava, in una Comunità di accoglienza, frequenta la Scuola Media dell’IC Giovanni XXIII, è stato accolto con apertura di mente e di cuore da compagni e docenti. Forse, dovrà aspettare anni prima di poter riabbracciare i suoi genitori, ma intanto può abbracciare a buon diritto la dolce carezza della speranza e dell’amicizia.
Mohammed è stata la stella più lucente della premiazione del Concorso artistico-letterario riservato alle scuole di base Una torre per la Pace, indetto dall’Ente Sbandieratori Cavensi.
Con un’intervista “giornalistica” molto significativa già dal titolo (Sbandierando un abbraccio di Pace) in cui hanno raccontato la sua avventura, i compagni, e Mohammed con loro, hanno vinto il primo premio nella Sezione Narrativa riservata alle scuole secondarie.
Contestualmente anche il Premio dell’Ente per l’opera più significativa, che sarà consegnato agli inizi di agosto nella pubblica piazza in occasione del Festival Folkloristico Internazionale delle Torri. Questo è uno dei fiori all’occhiello dell’Ente, che all’occhiello a dire la verità di fiori ne ha un giardino, a cominciare dalle esibizioni negli USA ed in Europa in occasione delle massime manifestazioni sportive e sociali (Campionati mondiali ed europei di calcio, visite del Presidente della Repubblica, Columbus day, etc.) per finire ai tanti titoli anche nazionali conquistati nel campo dello sbandieramento e, ultimi ma non meno importanti, all’adozione del Calendario storico di Cava eal lancio di questo concorso formativo e propositivo.
Tornando alla premiazione, ricordiamo chele opere sono state esposte un paio di settimane nei corridoi e nell’atrio del Palazzo di Città (l’iniziativa si è svolta col patrocinio del Comune), che la Giuria era composta dagli Ass. Autilia Avagliano e Paola Moschillo, dalle prof. Daniela Carratù, dalla rappresentante dell’Ente Mirella (Maria Palma)Argentino ed è stata presieduta dal sottoscritto scrivente Franco Bruno Vitolo, che, dopo la conduzione iniziale della giornalista Anna Laura Ferrara, responsabile del Servizio Stampa del Comune, ha gestito la distribuzione dei premi e dei diplomi di partecipazione ai numerosi concorrenti insieme con il Segretario dell’Ente Guido Sorrentino e con Nicola Milito, nella duplice funzione di coordinamento ed organizzazione per l’Ente e per il Comune.
Riportiamo qui l’elenco dei vincitori, con le relative motivazioni ed al termine anche il testo completo dell’intervista a Mohammed da parte dei suoi compagni: un incontro di conoscenza ed amicizia con un ragazzino precocemente costretto a crescere, un incontro che ha rafforzato in loro la spina dorsale della maturazione. Quando la scuola diventa anche maestra di vita…
Il progetto è collegato al Festival delle Torri ed alla costruzione di un monumento, Una Torre per la Pace, inserito nel novero delle opere dei finanziamenti del Più Europa. Le pratiche per il bando sono state già preparate. I fondi ci sono. Ci auguriamo che al più presto possiamo effettuare la premiazione sotto il Monumento. Non sarebbe cosa buona, giusta e bella?
All’iniziativa hanno partecipato oltre seicento studenti di sette scuole cittadine: l’Istituto Comprensivo Giovanni XIII, la Scuola Don Bosco del I Circolo Didattico, la Scuola Santa Lucia del IV Circolo Didattico, l’Istituto Comprensivo Carducci-Trezza, la Scuola Opera Pia Di Mauro e i plessi di Via Della Corte e San Cesareo del II Circolo Didattico.
Comunque, la consegna del premio era solo la ciliegina sulla torta. La torta vera era la partecipazione, e la crema era la crescita di coscienza conseguente alla partecipazione.
Insomma, hanno vinto tutti…
Sezione Disegno (Scuola primaria)
Primo premio a Classe I – Secondo Circolo Didattico – Plesso di San Cesareo per il disegno Simboli di Pace
Per la strutturazione chiara e coerente che, unita alla fresca vivacità delle tonalità cromatiche, attraverso il gioco simbolico della torre costruita sul mondo e del girotondo di pace che lo smuove sotto il cielo, trasmette un messaggio immediato, rassicurante e stimolante.
Sezione Disegno (Scuola primaria)
Menzione speciale della Giuria a Classe I – Secondo Circolo Didattico – Plesso di San Cesareo – per il disegno Pace per tutti
Per l’intrigante contrasto tra la compattezza dell’immagine e lo stravolgimento logico con cui sono collocate le singole componenti all’interno, che determinano un’opera quasi surreale, in piena coerenza con la fantasia creativa, solo apparentemente inafferrabile, di un bambino delle prima fasi della crescita, che risponde “a modo suo” e non cercando di scavalcare il tempo.
Sezione Disegno (Scuola secondaria)
Primo premio a Classe II C – IC Giovanni XXIII– per il disegno Una torre per la Pace
Per la forza visiva che trasmette l’immagine nel suo complesso, per la sostanza concettuale dei simboli (la torre, il cammino verso le porte d’ingresso, il volo della Pace, le frasi molto appropriate) ed in particolare per la varietà espressiva dei volti e degli sguardi che infiorano la torre, tale da alleggerire l’intero disegno, trasmettendo quella gioiosa vivacità tipica dei bambini e del loro diritto di vivere insieme in un mondo più sereno e sorridente.
Sezione Disegno (Scuola secondaria)
Menzione speciale della Giuria a Antonio Ferrara e Rossella Vitale – IC Carducci Trezza – per il disegno Una torre per la Pace
Per la lineare chiarezza delle figure e la disposizione doppia e monocromatica della torre depositaria del potenziale volo di pace, in un insieme che si fa apprezzare per l’originalità e l’immediatezza del messaggio.
Sezione Manufatti(Scuola primaria)
Primo premio a Classe III – Secondo Circolo Didattico- Plesso di Via Della Corte – per l’opera Per stare uniti nel mondo basta fare un grande girotondo
Per l’idea semplice ed efficace e l’esecuzione allegra e vivace, grazie al colorato girotondo applicato ai rotoli costituenti della torre, l’opera risulta di impatto e comunica il messaggio con brillante
Sezione Manufatti(Scuola primaria)
Menzione speciale della Giuria a Classe II F – IC Carducci Trezza – per l’opera Torre di Pace
Per l’efficace sovrapposizione non massificata di piani strutturali (testo, immagini, rotoli), che creano un insieme vivace ed originale, tale da rendere visibile sia la gioiosa allegoria della Pace la sua fragilità, il che offre lo stimolo ad agire per portare ognuno il proprio mattone al muro prezioso della concordia comune.
Sezione Manufatti (Scuola secondaria)
Primo Premio a: Classe II F – IC Carducci Trezza – per il manufatto Una torre per la Pace
Grazie all’idea originale del semplice avvolgimento di una fascia policroma intorno alla torre, l’opera coniuga nella loro essenzialità l’eleganza estetica e la forza del messaggio, aprendo verso lo spettatore un dialogo immediato che parla contemporaneamente al cuore ed alla ragione.
Sezione Manufatti (Scuola secondaria)
Menzione speciale della Giuriia a: Classe III – Secondo Circolo Didattico – Plesso Via della Corte – per l’opera Torre di Pace Torre di ceramica
Il lavoro si fa apprezzare per la semplicità della struttura e dell’ideazione, per la chiarezza del
messaggio attraverso soli due componenti, per la coerenza tra valori universalie simboli territoriali, in particolare per la naturale manualità con cui è stata manipolata la materia.
Sezione Narrativa
Menzione speciale della Giuria a Francesco de Honestis (Classe II C – IC Giovanni XXIII) per il racconto Una torre per la Pace
Per l’intuizione narrativa, che intreccia una storia di quotidiana violenza con elementi favolistici dal sapore metaforico e, giocando sull’elettrica attenzione che gioca in noi il contrasto diretto tra il bene e il male, riesce a trasmettere con chiarezza ed immediatezza il valore della soluzione più giusta rispetto a quella più istintiva e di conseguenza più pericolosa.
Sezione Narrativa
Primo premio a Classe II B dell’ IC Giovanni XXIII, per il dialogo Sbandierando un abbraccio di Pace –
Per la sintetica ed efficace successione delle domande e risposte inserite in una pergamena dal sapore storico e illuminate dalla scrittura araba sul retro, in un insieme che trasforma un dramma ben noto e troppo spesso confinato nell’emozione mediatica in un evento palpabile e vicino e quindi tale da stimolare lo spirito dell’accoglienza ed offrire una lezione immediata di Pace e di vita vissuta.
Sbandierando un abbraccio di Pace
Tutti: Ciao! Benvenuto!
Luca: Come ti chiami?
Mohamed: Modamed Salah.
Francesco: Dove sei nato e quando?
Mohamed: Sono nato a Tanba in Egitto l’11 agosto 2002.
Anna: Da dove sei partito?
M. Da Tanba: i miei genitori mi hanno affidato ad un loro amico che mi ha portato ad Alessandria., dove, insieme ad una ventina di bambini, sono stato stato 10 giorni prima di ripartire.
Francesca: Quanti giorni di navigazione avete impiegato per arrivare in Italia?
M. Abbiamo impiegat 20 giorni.
Mariano: Come mai tanti giorni?
M. Perché abbiamo cambiato diverse imbarcazioni.
Irene: Ci puoi spiegare meglio?
M. Ad Alessandria abbiamo preso un gommone che ci ha portati ad una barca e solo dopo un giorno siamo ripartiti.
Manuela: Quante imbarcazioni avete cambiato?
M. Ogni due o tre giorni cambiavamo imbarcazione, per un totale di sei o sette imbarcazioni.
Lorenzo: Per quale motivo cambiavate imbarcazioni?
M. Perché salivano altre persone.
Giovanni: Più o meno quante persone eravate sull’imbarcazione?
M. Più o meno 1000.
Sabina: Quali sono le condizioni in cui viaggiavate?
M. Erano pessime, soprattutto quelle igieniche.
Mariapia: Vi davano da mangiare?
M. Qualche volta; ci davano i resti del pescato.
Luca: È mai morto qualcuno?
M. Sono morte quattro persopne mentre passavamo da una barca all’altra.
Francesco: Come mai ituoi genitori ti hanno voluto mandare in Italia?
M. Per studiare.
Anna: Questo viaggio ha fatto sborsare soldi ai tuoi genitori?
M. Sì, hanno pagato pagato 35 milioni di ghinee, pari a 15mila euro.
Francesca: Quando siate arrivati in Italia dove siete stati sbarcati?
Mohammed: Siamo stati sbarcati in Sivilia e poi a Napoli.
Mariano: Chi ti è venuto a prendere al porto?
M. Un operatore della Cooperativa “Scugnbizzi in rada, che oggi è la mia casa.
Mariapia: Nel tuo paese c’è la guerra?
M. No, ma molte agitazioni politiche.
Manuela: Come pensi si possa raggiungere la pace?
M. Seppellire i vecchi contrasti e considerarci fratelli.
Classe II B dell’ IC Giovanni XXIII
Intervista effettuata nel marzo 2015, nei primi giorni dell’accoglienza di Mohammed da parte dell’ IC “Giovanni XXIII”
- Mohammed con alcuni compagni ed insegnanti
- Consegna degli attestati
- Guido Sorrentino con gli Assessori Avagliano e Moschillo
- La consegna degli attestati
- La Sala del Consiglio di Palazzo di Città
- Mohammed durante la premiazione
- Una delle premiazioni
La cavese Monica Lasaponara pioniera di successo: è “Escape coach”, allenatrice di Fughe da lavori opprimenti e della ricerca di rivoluzioni personali
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Aveva uno stipendio di quelli buoni, come manager di una importante rete televisiva: spalle coperte, prospettive di una carriera brillante e gratificante, un inserimento alla grande nel mondo lavorativo e sociale. Quando non si hanno ancora quarant’anni, oggi è come aver vinto il Superenalotto.
Eppure non era soddisfatta, Monica Lasaponara, cavese doc laureata in Scienze della Comunicazione, figlia di Gennaro, storico grintoso mediano della Cavese anni Sessanta, e della Prof. Anna Sergio, ex docente dell’Istituto Professionale, oggi in pensione. Orari defatiganti, stress in ammucchiata permanente, qualità della vita appiattita sul lavoro. E un rischio incombente, del resto oggi molto diffuso: lo smarrimento del sé, la perdita del presente nell’affanno della corsa.
Che fare? Cercare di rassegnarsi alla gabbia d’oro o gettare il cuore oltre l’ostacolo?
Monica ha scelto la seconda soluzione. E nell’impresa non ha impegnato solo il cuore, ma anche tutta la sua intelligenza, la forza creativa e soprattutto il coraggio. Già, perché ci vuole tanto, troppo coraggio a lasciare un posto di lavoro sicuro e remunerativo. Ai tempi d’oggi, per di più. E ci vuole coraggio, nel fare una scelta apparentemente così di pancia, ad affrontare le obiezioni razionali e apparentemente inconfutabili di familiari ed amici. Della serie: sentirsi dire, come minimo, “Sei impazzita?”.
E allora dritta la schiena e grande discesa in campo, grintosa come Papà Gennaro, sapiente come mamma Anna, a lottare per “fare gol alla vita”.
Solo che chi scende in un campo sportivo sa dove lottare e come. Ma Monica si è trovata a scendere in campo senza campo. Doveva inventarselo, il campo. Ci voleva un colpo di genio. E colpo di genio è stato.
Si sta aprendo la strada per diventare la prima Escape coach d’Italia.
In cosa consiste? Semplice: allenatrice di fughe. Perfetto per una “fuggitiva” come lei. Nessuno come lei conosce la voglia di fuggire da una realtà asfissiante anche se comoda. E allora ha creato questa agenzia, del tipo di quelle che negli USA stanno già proliferando: incontri e consulenze per tutti coloro che vogliono cambiare radicalmente vita, anche rinunciando a qualcosa di “solido”.
Il motto? La vita è troppo breve per fare un lavoro che non ci piace.
Il luogo? Roma, la capitale, non una Città qualsiasi.
Gli incontri? Ogni lunedì: sono gli Escape Monday, il lunedì della fuga, il giorno giusto che “al travaglio usato ciascuno in suo pensier non vuol far ritorno…, il giorno che Gianni Mauro e Gabriella Ferri hanno malinconicamente cantato nella bellissima “E torna un altro lunedì…”. Sono incontri gratuiti, con primi approcci singoli o in gruppo e confessioni sui propri disagi e i propri sogni. Poi, chi vuole, può prendere appuntamento per consulenze specifiche, a pagamento., su come attrezzarsi dentro e come cercare fuori di sé le strade per realizzarsi in altro modo.
Naturalmente, come per tutti i i pionieri, la strada non è tracciata, bisogna farsi largo nella “giungla” a colpi di machete e col fiuto dell’orientamento. E gli inizi non sono facili. Ma Monica nel nuovo cammino non è certo impazzita” e per questo il volo lo sta facendo da gabbiano con i piedi per terra. E si è garantita un altro lavoro, molto meno remunerativo, ma sufficiente a coprirle le spalle della vita quotidiana. Il resto, è un sogno da costruire a poco a poco.
È una scalata “da sudare”, ma in questo momento Monica è felice di ogni goccia di sudore che sta versando, sia perché, pur se più povera, è più se stessa e quindi più felice (e non è poco), sia perché sta avendo riscontri notevoli anche in campo nazionale. Tanto per fare un esempio, Radio capital le ha dedicato un’ampia intervista e si sono interessati a lei anche quotidiani o riviste di notevole rilevanza, come Vanity fair o Il Corriere del Mezzogiorno.
Casi come il suo sono emblematici del mondo d’oggi, in cui il lavoro, se non c’è, bisogna inventarselo. E in ogni caso, la rivoluzione informatica in sé richiede forme di lavoro nuove e comunque molto diverse dal passato anche recente.
Comunque, Monica non è certo la prima, e nemmeno l’ultima persona che ha rivoluzionato la sua vita smettendo di forzarsi a credere in quello che faceva e cominciando a cercare di fare quello in cui credeva.
Anche a costo di rinunciare al sicuro e al comodo.
Vogliamo fare qualche esempiuccio? Un certo Francesco d’Assisi, per esempio, e con lui mettiamoci pure l’amica Chiara… E, perché no, un certo signor Ulisse dantesco, che, ritornato finalmente a casa sua ad Itaca, riparte per andare a vedere cosa c’è “oltre”: Fatti non fummo a viver come bruti…
In tempi recenti, vogliamo dimenticare l’abbandono del posto sicuro di Luciano De Crescenzo, di Paolo Villaggio, dello scrittore Donato Carrisi, e non solo… E potremmo, forzando un po’ la mano ,anche citare l’epopea satirica di Checco Zalone sulla disperata difesa del posto fisso in un mondo disperato…
Potremmo citare uno dei guru attuali dell’alimentazione alternativa, il Dott. Piero Mozzi, che con la laurea in Medicina e la certezza di un posto di lavoro sicuro e remunerativo preferì andare alla ventura sul picco collinare di una isolata località del Piacentino, le Mogliazze, dove costruì dal nulla (gli mancava anche l’elettricità) una ricerca prima esistenziale ed aggi medica ed alimentare.
E potremmo continuare a lungo, a corroborare il segno del sogno della nostra Monica Lasaponara.
Gioventù per gioventù, mi piace citare una frase molto bella e stimolante con cui pochi anni fa, quando aveva solo quattordici anni, una mia alunna, Miriam Siani, che tra l’altro abita proprio vicino alla casa paterna di Monica, concludeva un tema sui cerchi che ci stringono e sulla possibilità e la volontà di uscirne.
Il punto non è quanto vivi, ma il modo in cui lo fai. Non vale davvero la pena essere schiavi di Regina Indifferenza o Dannata Monotonia, schiavi della propria vita e quindi di se stessi, se ne possiamo essere padroni. Allora, perché ce ne lasciamo logorare?
Per paura. Perché nella vita umana la paura è il materiale principale con cui è costruito il Cerchio che ci opprime e da cui ci facciamo opprimere. I nostri cerchi sono abbastanza alti da coprire le nuvole bianche e ci sentiamo soli. Diciamo che non siamo amati solo perché non sentiamo la voce dell’Amore fuori dal Cerchio.
Noi diventiamo quello che crediamo di essere. Per questo dobbiamo cercare le scorciatoie. E i punti di fuga. I dardi che ci aprono il cammino sono aiuti divini. Ci portano ai confini del Cerchio… ci rendiamo conto di essere intrappolati. E allora finalmente capiamo.
Non serve un nuovo mondo, ma solo occhi nuovi per osservarlo.
E. aggiungiamo noi, per agire di conseguenza.
Sulla scia, ci auguriamo che anche Monica si avvii a diventare quello che crede di essere perché nel frattempo ha scoperto di poterlo essere. Se ci riesce, aprirà una strada nuova e larga, per sé e per tanti che vogliono trovare strade nuove e larghe nella società e verso se stessi. E allora la Fuga diventerebbe una grande conquista.
Buon viaggio!