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All’Arco Catalano la mostra “L’oro de “La Città”, innovazioni visive di Vincenzo Vavuso: il giornale diventa opera d’arte e l’arte fa opinione come un giornale
SALERNO. È in arrivo a Salerno, presso la Corte dell’Arco Catalano, in via dei Mercanti,L’oro de “la Città”, una mostra originale, provocatoria, propositiva, esteticamente stimolante proposta dall’artista salernitano Vincenzo Vavuso in sinergia con il quotidiano la Città, con il patrocinio della Fondazione Alfonso Gatto e delle Arti Grafiche Boccia.
Sarà inaugurata giovedì 3 dicembre p.v., alle 19, 30, con gli interventi del Direttore del quotidiano la Città, Enzo D’Antona, dell’Amministratore Delegato delle Arti Grafiche Boccia Vincenzo Boccia, del Presidente della Fondazione Alfonso Gatto Valeriano Forte, del critico d’arte Angelo Calabrese. Condurrà e coordinerà Franco Bruno Vitolo, che ha collaborato all’editing ed alla compilazione del catalogo.
La mostra sarà aperta fino al 13 dicembre (ogni giorno dalle 9,30 alle 13 e dalle 18 alle 22) ed al suo interno ospiterà anche altre performance di artisti. La sera dell’inaugurazione l’ l’Associazione DanzatoriArt et Balletdiretta daPatrizia Di Matteoeseguirà la performance “L’Arte in…polvere”.Il 10 dicembre, alle 19,30, Valeriano Forte si esibirà in una lettura di poesie. Il 13 dicembre, alle ore 20 la violoncellista Francesca Giglio del conservatorio G. Martucci di Salerno eseguirà una suite di J.S. Bach.
Saranno in esposizione sedici opere tra sculture e cromostrutture, formate con materie e oggetti vari, ma soprattutto con pagine, frammenti e copie intere del giornale la Città, artisticamente modellate e solidamente cristallizzate.
L’iniziativa è nata da un incontro stimolante e per certi versi “naturale”.
Da una parte, un artista come Vincenzo Vavuso, che negli ultimi anni (a partire dalla serie Rabbia e silenzio) ha coniugato la ricerca formale con l’impegno etico e sociale, specializzandosi in opere di forte impatto visivo che denuncino il degrado in cui la nostra società, pervasa da Indifferenza, Ignoranza e Corruzione, sta facendo cadere la Cultura e l’Arte. Un artista, Vincenzo Vavuso, che grazie anche a questa serie di opere ed alla successiva, di natura analoga, Spider Art (con telature a ragnatela senza supporto che imprigionano pagine di libri o giornali) in poco tempo sta collezionando esibizioni e riconoscimenti in Italia (es. Venezia, Torino, Roma, Firenze, Gualdo Tadino, Pozzuoli) ed anche all’estero (Londra, Tokio, Dubai).
Dall’altra, un giornale come la Città, che, oltre a lanciare a suo tempo una formula coinvolgente ed innovativa di presenza territoriale, tiene costantemente alte la qualità e la voglia stessa di informazione e di partecipazione. E, insieme con altri media di buona volontà, è in prima linea nella lotta contro il degrado della Cultura.
Dalla convergenza degli intenti e degli ideali sono nate le opere della mostra L’oro de “la Città”. In quasi tutti i lavori prevale il color oro, ad indicare il tesoro che la Cultura, la Lettura e l’Arte, se ben coltivati, possono offrire. Di rimando, lo splendore dell’oro è accompagnato dall’oscurità di bruciature e gualciture, che rappresentano lo stato di crisi in cui viviamo.
Dallo scuro delle bruciature allo splendore delle dorature la linea generalmente è ascendente, ad indicare il cammino che la Città (intesa stavolta come collettività e non come giornale) può e dovrebbe fare per recuperare la Dignità che compete alla qualità dell’intelletto e del cuore dell’Uomo.
Nello stesso tempo, l’utilizzo quasi totale delle pagine del giornale non evidenzia solo il recupero di materiale potenzialmente da macero, ma anche il valore permanente e perenne che possono avere, molto più incisivamente che le scritture virtuali, la Carta scritta e le informazioni e le opinioni quotidianamente trasmesse e tali da essere luce del presente e semi di futuro.
Al di là del messaggio, rimane comunque il gusto pieno della fruizione artistica, in una simbiosi tra bellezza formale e forza di contenuto che fa di questa serie il momento più maturo del cammino di Vavuso.
La toponomastica si rinnova: dieci nuovi nomi a strade e luoghi urbani. Prima cerimonia: il viale del Trincerone intitolato a Benedetto a Gravagnuolo
CAVA DE’ TIRRENI (SA). In arrivo numerose nuove denominazioni di strade e luoghi urbani a Cava de’ Tirreni, con relative cerimonie di scoprimento delle lapidi e commemorazioni ufficiali, in attuazione di delibere stabilite fin dal novembre 2014, nell’ultimo periodo della sindacatura di Marco Galdi, dall’attuale Commissione Toponomastica, guidata dall’architetto Alberto Barone.
La serie è cominciata con l’intitolazione ufficiale all’architetto prof. Benedetto Gravagnuolo del viale che costeggia il Trincerone nel tratto da via Caliri a via Atenolfi .
La commemorazione è avvenuta sabato 14 novembre nella bellissima Sala di Rappresentanza del Comune in un clima di struggente emozione, dettata sia dall’ammirazione profonda per un concittadino di livello internazionale, sia dall’affetto per una persona di combattiva sensibilità, lungimirante apertura mentale ed alto profilo intellettivo, sia per la ferita ancora aperta della sua precoce scomparsa.
Benedetto Gravagnuolo (Cava 1949 – Napoli 2013), docente e Preside della Facoltà di Architettura di Napoli, ha lasciato tracce e ricordi profondi sia per le sue idee innovative (fu tra i promotori dell’avanguardistica Accademia della Catastrofe), sia per la feconda e costruttiva vis polemica (ne ricordiamo le battaglie contro il degrado delle periferie, l’impegno per un’architettura identitaria e dal volto umana, gli infuocati interventi ai dibattiti mediatici), sia per i suoi studi sull’Architettura moderna e la sua evoluzione storica (ultimo, quello sul grande Adolf Loos, al quale ha dedicato l’ultima lezione pubblica, oggi immortalata in un’emozionante pubblicazione).
Senza contare le conferenze nazionali e internazionali, ha operato con editori prestigiosi, come Laterza, per cui ha elaboratodue importanti saggi di riferimento, comeLa progettazione urbana in Europa e Storia e Teorie.
E per il complesso della sua carriera ha ricevuto nel 2005 il Premio Sebetia Ter, concesso direttamente dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Pur operando professionalmente a Napoli, nella sua Cava ha lasciato dei segni e dei ricordi importanti, come l’istituzione della Facoltà di Architettura e la presenza nella Giunta Fiorillo come Assessore all’Urbanistica. Pur dovendo navigare in tempi difficili che ritardarono l’applicazione dinamica del Piano Regolatore, si distinse per le sue idee di avanguardia, per il sogno di Cava Città d’arte e per l’idea, tuttora portante, di Cava dalle cento piazze. A lui va attribuito l’abbellimento del Ponte di San Francesco con le eleganti ed aeree Ali in volo di Carlo Catuogno, oggi esposte nella piazza della Stazione.
Nel corso della commemorazione ufficiale l’architetto Aberto Barone, dopo aver esposto alcuni nuovi criteri a cui si è ispirata la Commissione Toponomastica(spazio più ampio alle figure femminili ed a quelle più vicine ai nostri tempi, preferenza per luoghi e strade non ancora intitolate, per evitare eccessive complicazioni amministrative dovute ad eventuali cambi), al ricordo della figura di Gravagnuolo ha dedicato una prolusione lucida, esauriente, empatica ed emozionata. Da architetto quale egli è e da amico quale è stato.
Il suo intervento è stato preceduto dal saluto non formale del Sindaco Vincenzo Servalli e seguito dagli interventi prestigiosi dei prof. Alessandro Castagnaro e Giovanni Menna, colleghi di Benedetto, che ne hanno ricordato la figura di studioso e storico dell’architettura. A conclusione, il ringraziamento dell’ex Sindaco Luigi Gravagnuolo, fratello di Benedetto, a nome di una famiglia che è già parte integrante della storia di Cava: a parte gli antenati, dai Genoino al Nonno ing. Giuseppe Salsano e al Papà arch. Alfredo Gravagnuolo, ricordiamo che, oltre a Luigi e Benedetto ed alla sorella Enrica, stimata professionista, essa annovera tra i sette magnifici fratelli, oggi purtroppo ridotti a cinque (un abbraccio ideale al primogenito Giuseppe, precocemente strappato alla vita), anche Paolo, storico dell’Arte e storico di Cava, Marussa, gallerista internazionale oggi a Parigi, e Anna Chiara, giornalista e autrice Rai (es. Sfide, Sereno Variabile), già “commissaria” delle celebrazioni del Millennio dell’Abbazia Benedettina e a suo tempo autrice di un intrigante libro sulla vanità, con testimonianze dirette di personaggi noti in tutta Italia.
Poi, lo scoprimento della lapide, in un bel viale di nuova formazione che, come ha detto giustamente l’arch. Barone, attende un inserimento vitale nel tessuto urbanistico per diventare degno di colui al quale è intitolato, prestigioso propugnatore di un’architettura dal volto umano, funzionale e organica all’anima di un territorio.
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Le altre delibere della Commissione Toponomastica, che saranno attuate nelle prossime settimane e di cui parleremo in dettaglio al momento opportuno, sono le seguenti.
Piazza Gaetano Avigliano – L’ex Piazza de Marinis, alias la piazzetta antistante alla stazione. Una scelta mirante sia ad evitare un refuso toponomastico, in quanto esiste già la via De Marinis, (la strada del Ponte di san Francesco) sia soprattutto a dare, attraverso l’intitolazione di un luogo nodale, il giusto rilievo ad una figura molto significativa, che ha caratterizzato un periodo decisivo della storia cittadina.
Gaetano Aviglianofu Sindaco della Città dal 1947 al 1952, prodigando ogni sua energia per la ricostruzione, dopo la guerra. Fu poi Presidente dell’Azienda Autonoma di Soggiorno dal 1935 al 1961. Fu anche Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’ Ospedale “S. Maria dell’Olmo”, Governatore Capo del Comitato Cittadino di Carità e Commissario del Consorzio per l’Acquedotto dell’Ausino.
Via Maria Casaburi – una via di nuova realizzazione nel Comparto di San Cesareo.
Maria Casaburi, (Cava, 1900-1987), oltre che una protagonista della vita civile e sociale della Città, fu una tra le più qualificate e preparate docenti delle scuole cavesí, ben voluta e stimata da allievi e colleghi.
lmpegnata in politica, fu tra i fondatori della Democrazia Cristiana a Cava de’Tirreni, Vicesindaco nella Giunta Avigliano nella prima Amministrazione dopo la caduta del fascismo, poi più volte assessore con deleghe all’Assistenza e Beneficenza e alla Cultura.
Fu presidente del ClF, Centro Italiano femminile, e volle fortemente la Casa della Madre e del Bambino, in una struttura a via Carillo, che oggi è sede dell’Asílo Nído Comunale.
Via Pasquale Capone – una strada di nuova realizzazione, a S. Cesareo.
Pasquale Capone (Cava 1896 – 1943), già combattente della Prima Guerra Mondiale come ufficiale di complemento e poi della Seconda come Maggiore, trovandosi nella sua casa di Castagneto in congedo per malattia, il 16 settembre 1943, vedendo passare alcuni militari tedeschi che avevano rastrellato dei civílí e sí accìngevano alla loro fucilazíone, non esítò ad aprire il fuoco con armi proprie sul drappello tedesco. Cí fu uno sbandamento, del quale approfìttarono í prígíoníeri per porsi in salvo dandosi alla fuga,
I soldati tedeschi reagirono, costrinsero alla resa Pasquale, lo trascinarono in un bosco nei pressi della Villa Cardinale e qui lo fucilarono. Alla memoria gli è stata a suo tempo conferita la Medaglia d’oro al Valor Militare.
Piazzetta del Pistoniere – lo spazio antistante l’ingresso secondario del Municipio.
Questa intitolazione è intesa come omaggio ad una figura di antica tradizione cittadina e come elemento caratterizzante della cultura immateriale che attinge sia al patrimonio storico sia soprattutto a quello folkloristico identitario. Ha lasciato perplessità la dizione del “Pistoniere” lì dove i principali storici cavesi, Della Porta in testa, hanno usato la dizione Tromboniere e la stessa Commissione Toponomastica Speciale, istituita dal Sindaco Eugenio Abbro e presieduta dal Prof. Salvatore Fasano, aveva utilizzato il termine per la proposta di intitolazione della strada che porta dalla Serra a Castello. Senza contare che siamo abituati a dire “Disfida dei Trombonieri” e non dei pistonieri.
La motivazione ufficiale della scelta è legata sia all’uso popolare, che privilegia in assoluto il termine pistoniere, sia al rilievo da dare all’arma, da tutti chiamata sempre pistone e non trombone.
Villetta Giorgio Lisi – è la villetta all’interno del largo che collega via Sala con via Ragone.
Giorgio Lisi (Locorotondo 1914 – Cava 1979), pugliese di nascita, cavese di adozione, fu apprezzato ed amato docente di materie letterarie presso il nostro Liceo Marco Galdi”. Partecipò attivamente alla vita sociale come giornalista (Roma e Napoli notte, Il Pungolo e Il Castello), umanista ed uomo di cultura (conferenziere, studioso appassionato di Dante, coideatore della Lectura Dantis Metelliana, autore di numerosi saggi letterari).
Via Matteo Apicella – È l’ex I traversa della via Casaburi di Pregiato, luogo di nascita del Maestro.
Matteo Apicella (Cava 1910 – 1996) è stato uno dei pittori storici della Valle Metelliana, che ha percorso palmo per palmo, rappresentandola in centinaia di quadri e cantandola come un innamorato nelle sue belle poesie in vernacolo. Non dipinse però solo Cava, ma anche altri soggetti, facendosi apprezzare per la sua tecnica improntata a liriche delicatezze. Espose con maestri del calibro di Tafuri e Irolli. E non fece solo il pittore, ma anche lo scultore, l’imbalsamatore ed il restauratore. Suo è il recupero di un cassonetto d’oro zecchino oggi custodito nella Cattedrale di Sarno.
Campo sportivoAlfonso Senatore – Santa Lucia
La proposta, poi accolta, è stata avanzata dal sig. Gino Bisogno e sostenuta da un congruo numero di firme. È l’omaggio ad una figura molto nota e benvoluta (affettuosamente lo chiamavano tutti Fonzo po, po, po), che è sempre stato nel vivo di tutte le iniziative sportive, offrendo collaborazione e sostegno, in particolare ai più giovani. La popolarità sua e del suo soprannome era tale che sia la Commissione Toponomastica sia la Giunta Comunale hanno sostenuto l’idea che esso sia conservato in qualche modo anche nell’intitolazione ufficiale.
A tutte queste intitolazioni, alcune delle quali hanno avuto bisogno di un permesso speciale della Prefettura in quanto stabilite prima del termine dei dieci anni dal decesso (vedi i casi di Benedetto Gravagnuolo e Alfonso Senatore), si aggiungano le intitolazioni in pectore in memoria di due giovanissime vittime del terremoto del 1980, cioè a Flavio Giordano,(nuovo parco giochi e ludoteca in edificazione nel sito del trincerone) e a Maria Olmina Masullo (corte interna del Complesso conventuale “San Giovanni”). Uno spazio importante, l’ultimo tratto del parco urbano legato al trincerone ferroviario, sarà dedicato anche a Nelson Mandela, il grande paladino della libertà del Sud Africa e suo Presidente, dopo la concessione della deroga (essendo scomparso nel 2013).
Alla Maestra Erminia Capocelli (1890 – 1972), prestigiosa e amorevole educatrice, operante a lungo presso l’Istituto Suor Orsola Benincasa di Napoli, sarà dedicato uno spazio specifico nella natia Passiano.
Sogni colorati e laboratori in gioco alla Mediateca: in arrivo il Progetto Pianeta Scuola e le opere di Mirò. L’11 novembre presentazione ai Dirigenti didattici
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Nel campo dei grandi eventi artistici, la Mediateca di Cava de’ Tirreni continua a volare alto. Dopo la mostra Marc Chagall. I segni e i colori dell’anima (marzo – luglio 2015), è in arrivo il Progetto “Joan Mirò e i Surrealisti. Le forme, i sogni, il potere“, in programma dal 20 febbraio al 20 giugno 2016.
Il carburante per il nuovo decollo è offerto dal successo e dal gradimento per le illustrazioni e le grafiche dell’artista russo. Circa ottomila visitatori di tutte le età, notevole la risonanza in tutto il territorio, ma soprattutto fa piacere la partecipazione delle scuole, segnatamente le primarie e le medie, che sono accorse in massa. Merito delle opere di Chagall, ricche di colorata fantasia e sognante creatività, in piena sintonia con la disponibilità dei più giovani all’incanto artistico, ma merito anche dell’intelligente pacchetto dell’offerta, basato su tariffe d’ingresso minime, su una comunicativa e solare disposizione delle opere, sui succosi frutti laboratoriali dell’Albero delle idee diretto da Carmela Pezza, sul giocoso e stimolante intrattenimento attoriale dell’impagabile Giuseppe Basta.
Il Progetto su Joan Mirò e i surrealisti si prospetta in linea di piena continuità. Ci saranno ancora ambienti accoglienti, ci saranno opere che hanno nel loro DNA sogno, fantasia e creatività tali da parlare alle pupille dei più giovani ed aprire finestre pittoriche di alta suggestione ed emozione culturale per i più adulti. Non è cambiata la squadra di base (arricchita quest’anno dalla psicologa Valentina Lamberti, unita agli altri professionisti, il regista-attore Francesco Puccio, la danzatrice Alba Pagano, la burattinaia affabulatrice Flavia D’Aniello ) e la didatticità del Progetto complessivo si è ulteriormente ampliata, con una maxiserie di laboratori attivi e congruenti con l’età degli interessati. Dal Disegno surrealista e Macchie d’arte per i bambini di due – cinque anni si sale verso i cinque anni con Dal segno al disegno, per proseguire con Gli omini di Mirò (min. 5 anni), Danza creativa (min. 3 anni), Arte a soqquadro (min. 6 anni),Cielo e stelle (4-8 anni), Riciclo… come Mirò (4-8 anni), Scarabocchio a due e Pezzi di me (min. 10 anni), Max Ernst e il frottage (4-13 anni), Autoritratto surrealista (min. 10 anni), Collage surrealista (min. 13 anni). Laboratorio di teatro (min. 16 anni).
Il segreto dell’attrattività della mostra è comunque la semplicità di partenza, quella semplicità che sa veramente parlare a tutti. “Le cose più semplici mi danno delle idee”, diceva Mirò, che nel rapporto stretto con la quotidianità e con la natura traeva lo spunto emozionale e la tensione per tracciare graficamente forme e segni di primordiale comunicatività. Il binario del surrealismo, in galoppante ascesa nei primi anni del XX secolo alla scoperta delle voci nascoste dell’inconscio, del cuore e della mente, è quello giusto per esprimersi con tutti i colori dell’anima e senza regole pregresse che possano limitare la comunicazione. Insomma, quella spontaneità assoluta che è tipica anche dell’infanzia, unita alla consapevolezza dell’impatto con l’esterno che è più matura nel mondo adulto. Per dirla in una parola comune ed altissima, il gioco, inteso nella sua accezione più ampia e profonda, che poi è il riflesso del gioco stesso della vita. Non un gioco fine a se stesso, dato che soggettivamente mira a stabilire un rapporto più profondo con l’esistenza e socialmente è capace di arricchirsi di contenuti anche forti, provocatori, ribelli, soprattutto quando stimola riflessioni sull’arroganza del potere, o dei poteri. Come del resto suggerisce anche il comunicativo titolo dell’evento.
Quando si gioca, non ci sono barriere che tengano. Perciò le forme di Mirò (come anche in parte dei vari surrealisti protagonisti della mostra) sapranno essere fortemente coinvolgenti e senza il limite dell’astrazione pura. Infatti il grande creativo non manca mai di lasciare il segno di un’immagine comune, che sia una pupilla o un’ala d’uccello o uno spicchio di luna.
L’incontro con lui e con i surrealisti, oltre che fonte di contemplazione attiva dei meno giovani, sarà quindi un momento formativo per tutti gli ordini di scuola. Non formazione spontaneista e ruspante, ma formazione preparata e ben inserita nella programmazione didattica.
Per questo, con un congruo anticipo rispetto all’evento di febbraio, la mediateca ha organizzato per il pomeriggio di mercoledì 11 novembre lo School day, vale a dire l’incontro con i dirigenti scolastici e con i docenti delegati al rapporto con enti esterni. Sarà l’occasione per presentare sia la mostra prossima ventura, sia l’ispirazione didattica che anima un progetto lungo quattro mesi da essa nascente e significativamente denominato Pianeta Scuola. Ed anche e per stimolare un’azione propedeutica: una semina lenta, che proprio in quanto tale dovrebbe dare frutti più dolci e succosi.
Ad accogliere gli operatori scolastici, oltre che i già citati “Top player” Carmela Pezza e Giuseppe Basta, saranno il Segretario Generale della mediateca, Matilde Nardacci, la Segretaria organizzativa della Mostra Michela Giordano, l’Amministratore Delegato Alfonso Baldi, la Responsabile Grandi Eventi Francesca Buccafusca, la Coordinatrice dell’Area Educational Carmela Pezza.
L’inizio dell’incontro è previsto per le ore 16:00.
- Valentina Lamberti
- Peppe Basta
- Il team chagalliano dell’Albero delle idee
- Matilde Nardacci
- Laboratorio pomeridiano per bambini
- Sgarbi in visita alla mostra di Chagall
Istituita la Consulta dei Saperi: cittadini competenti a disposizione dei singoli assessori. Riuscirà ad andare meglio delle consulte del passato?
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Interessanti prospettive di partecipazione sono emerse dall’ultima seduta del Consiglio Comunale di Cava de’ Tirreni (26 Ottobre), grazie alla costituzione di un nuovo organismo consultivo, ripartito in tanti singoli settori a seconda dell’assessorato di riferimento. Si tratta della Consulta dei saperi e sarà composta da personalità cittadine disposte a dare una mano all’Amministrazione in rapporto alle personali competenze, con idee, opinioni e collaborazioni.
Insomma, un organo che corrisponde allo storico invito del Presidente Kennedy ai cittadini americani: Non chiedete solo cosa lo Stato può fare per voi, ma chiedete anche cosa potete fare voi per lo Stato.
Un organo che nasce con tante buone premesse ed intenzioni, ma ad onor del vero bisogna dire che anche le precedenti amministrazioni hanno fatto ricorso formale a consulte di cittadini e di associazioni, con grande vento di entusiasmo e speranze al momento della semina e con l’inevitabile delusione alla fine, quando si doveva fare il raccolto. Per tutti, citiamo il Comitato dei Cento, di gravagnuoliana memoria, che fu strombazzato come un esempio straordinario di democrazia allargata, che vide effettivamente la chiamata a raccolta delle migliori menti della Città, ma che poi terminò in una fetecchia lunga e prolungata, per limiti interni, ma anche per scarsa volontà politica effettiva.
Ci auguriamo perciò che la volontà e la capacità di portare avanti quest’iniziativa siano decisamente superiori al passato. Magari con meno aspirazioni, ma con possibilità più concrete di fare passi avanti. All’insegna dello stile Servalli, insomma.
Nell’attesa, indichiamo le regole di massima su cui nascerà questa Consulta dei Saperi, secondo i dettami della Commissione Risorse umane, Statuto e Regolamenti, presieduta dall’avv. Giovanni Del Vecchio.
– Presso ogni Assessorato è istituita la “Consulta dei Saperi”, organismo consultivo composto da personalità cittadine che, per le proprie competenze, intendono dare all’Assessore un contributo di idee, proposte e soluzioni per il miglioramento dell’azione amministrativa.
– La Consulta dei Saperi è composta da un massimo di 10 membri, nominati con criterio discrezionale dalla Giunta con apposito atto deliberativo tra i cittadini residenti sul territorio comunale che, per formazione e/o esperienze professionali, siano in possesso di competenze adeguate rispetto alle materie oggetto delle deleghe dell’Assessore di riferimento.
– La Consulta, convocata e presieduta dall’Assessore, è in carica per tutta la durata del mandato consiliare.
– La Consulta esprime pareri e proposte non vincolanti su tematiche ad essa sottoposte dall’Assessore, ferma restando in capo a quest’ultimo la piena autonomia decisionale nel rispetto delle competenze attribuite agli organi comunali.
– È facoltà del Sindaco istituire, nel rispetto dei precedenti commi, la Consulta dei Saperi per le materie che non sono oggetto di delega conferita ad Assessori.
– Dall’applicazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.