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Un nuovo calendario recitato dell’Associazione “Il Germoglio”: i ragazzi promuovono la Provincia di Salerno … e sono promossi

Franco D'Auria, al centro, e Anna Nunziante, seconda in piedi da destra, con alcuni operatori volontari

Franco D’Auria, al centro, e Anna Nunziante, seconda in piedi da destra, con alcuni operatori volontari

CAVA DE’ TIRRENI (SA). Beatrice (senza Dante) alla Certosa di San Lorenzo a Padula, un ceramista a Vietri sul mare, un tromboniere al Borgo Scacciaventi di Cava de’ Tirreni, dei bufalari nella Piana del Sele, un musicista a Villa Cimbrone a Ravello, un San Matteo con donna pia nella Cripta del Duomo di Salerno, un monaco all’Abbazia Benedettina della SS. Trinità di Cava, una castellana al Castello di Arechi di Salerno, un filosofo greco nei templi di Paestum, un turista di fronte al Duomo di Amalfi, una ricamatrice a Roscigno Vecchia, un pescatore a Vietri sul mare. Dodici attività, dodici luoghi uno più affascinante dell’altro, dodici mesi, dodici fotografie a bacio d’occhio, dodici sorridenti e colorati protagonisti gioiosamente spettattori… una sola Associazione, il Germoglio, di Cava de’ Tirreni.

E il bellissimo viaggio nelle bellezze della Provincia di Salerno è servito.

E la voglia, la necessità, le potenzialità, la carica di protagonismo e le non celate abilità dei giovani con disabilità ospiti del Germoglio sono servite.

Ed il nuovo calendario recitato 2015 del Germoglio, basato sulla promozione delle magnifiche bellezze del territorio provinciale, è servito. I giovani ospiti dell’Associazione hanno deciso di spettacolarizzarela loro fisicità interpretando un ruolo attinente al luogo rappresentato, così come nel calendario dello scorso anno avevano “interpretato” giocosamente le qualità dei mesi. Lo hanno fatto con gioia, divertimento e qualità. Donde il titolo, decisamente emblematico:Il sorriso è il colore della vita: della serie totopeppinica “E ho detto tutto”.

Germoglio 2015, le immagini del calendario

Germoglio 2015, le immagini del calendario

Realizzato grazie alle sempre fresche e germoglianti fantasie artistiche e abilità tecniche del pittofotografo cavese Franco D’Auria, con l’impegno dei numerosi volontari, è stato presentato a metà dello scorso dicembre, come uno dei fiori all’occhiello dell’attività di questa associazione oggi profondamente radicata nel territorio. Un’associazione che si accinge per di più a prendere il volo, in previsione dello spostamento della sede dall’attuale ex circoscrizione di San Pietro all’ampia e prestigiosa villa Maria Cristina D’Amico, ricevuta in dono poco più di un anno fa. Il suo utilizzo amplierà moltissimo le opportunità di lavoro, di organizzazione di eventi, di ospitalità, di apertura all’esterno, in piena coerenza con lo spirito e le finalità dell’associazione.

Il Germoglio”, oggi presieduto da Anna Nunziante, con la collaborazione di un gruppo partecipe, coinvolto e qualificato, è infatti un’Associazione Onlus di disabili fisici adulti, fondata quindici anni fa da dieci famiglie, interessate a creare un cammino completo di vita per i loro figli, reduci dalla rieducazione dell’infanzia e dell’adolescenza ma senza strutture né prospettive per il futuro. Nulla di meglio che far maturare abilità lavorative per produrre e mettere in circolazione opere di artigianato, dal cestino alla bomboniera, dal cesello in legno al tessuto ricamato. Ed anche autoprodurre lavori creativi di promozione, come questo magnifico calendario.

Il funzionamento del gruppo è oggi garantito anche da un’organizzazione efficiente e funzionale, basata su una razionale divisione del lavoro, sulla complementarietà dei ruoli, sul rispetto delle specifiche competenze.

Questa reale integrazione col mondo produttivo e commerciale fa si che i giovani ospiti della struttura acquisiscano la consapevolezza sia delle loro capacità sia dei loro limiti e comunque si sentano partecipi di un mondo da cui, consciamente o inconsciamente, spesso si sono sentiti, e/o si sentono, esclusi.

Ciò non sarebbe possibile se non ci fossero il coinvolgimento diretto ed una cooperazione costante delle famiglie, che sono il vero e irrinunciabile centro motore capace di far germogliare il Germoglio, che così come è strutturato si può a ragione definire una famiglia delle famiglie.

Insomma, al di là di tutto, sono numerosi gli spunti per un sorriso, per tanti sorrisi.

E con sorrisi di questo genere è più facile vivere la vita a colori …

Occhio al candidato (n.2): Armando Lamberti – Io e i cavesi, protagonisti insieme, perché “Cava ci appartiene”!

Seconda puntata del nostro viaggio tra i candidati a Sindaco di Cava de’ Tirreni in vista delle elezioni di primavera. Dopo Enzo Servalli, rappresentante PD, è la volta di Armando Lamberti, docente universitario, che sarà leader di una lista civica espressione dell’Associazione “Per Cava”. Come in precedenza, partiamo dalla persona per arrivare poi ai progetti istituzionali.
Le prossime due interviste saranno fatte a Stefano Cicalese  e Marco Senatore  e saranno pubblicate entro il 5 febbraio.

Partiamo dall’anagrafe e dall’attività lavorativa?

Volentieri. Sono nato nel 1955, il 3 ottobre, durante il passaggio della processione di San Francesco e dopo un voto fatto da mia madre a San Francesco stesso per un momento di grave difficoltà durante la gravidanza. Per questo il mio secondo nome è Francesco, mentre il primo è Armando, per “puntella”. Insegno Diritto costituzionale e Istituzioni di diritto pubblico, in qualità di professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze giuridiche (Giurisprudenza) dell’Università degli Studi di Salerno. Esercito, inoltre, la professione di avvocato. Ho ricoperto e ricopro ruoli di gestione di organismi pubblici e privati. Sono stato, tra l’altro, Presidente del Comitato di indirizzo e vigilanza sui programmi di RAI – Educational, componente della Commissione Governativa per il rilascio delle licenze televisive nazionali e locali, Consigliere dell’allora Ministro Paolo Gentiloni, Consigliere di Amministrazione della Banca di Salerno e sono Delegato del Rettore dell’UNISA per i rapporti con le associazioni studentesche e Componente della Commissione della Regione Campania per la valutazione e la nomina dei Direttori Generali dei Policlinici e delle Aziende Sanitarie.

Sembri già allenato per quando dovresti decidere da Sindaco …

Non credo che sia richiesto un particolare allenamento per l’esercizio delle funzioni di Sindaco al di fuori delle mansioni che già esercito. Piuttosto, la particolarità della carica sta nel fatto che si tratta di esercitare decisioni che coinvolgono una comunità più estesa e più diversificata di quanto lo sia quella universitaria e in ambiti che riguardano la vita quotidiana delle persone. Per il resto considero l’impegno all’Università un’ottima palestra decisionale.

Titoli di studio?

Due lauree, una in Giurisprudenza e una in Lettere e Filosofia. Ho sempre pensato che la preparazione umanistica e la visione giuridica fossero necessariamente complementari per governare in maniera consapevole e avveduta i processi decisionali di una comunità in cammino.

Quali sono i tuoi hobby ?

Senz’altro la lettura, dei quotidiani in primo luogo, e poi di libri, di vario genere, non solo di carattere giuridico, strettamente attinenti alla mia professione. Oltre a ciò, le mie passioni di sempre sono il cinema, il teatro e la musica. Non ho mai abbandonato l’idea di realizzare la mia “opera prima” e spero che i tempi non siano eccessivamente lunghi! Sarà la trasposizione cinematografica di un mio romanzo, che narra di una grande, bella e coinvolgente storia d’amore. Nonostante tutto, continuo a credere nel forever.

Sul tuo podio ideale, quali libri collochi ?

Certamente la Bibbia, che non è “un” semplice libro, ma un percorso per diventare uomo. Goethe amava ripetere che la Bibbia è “la nostra lingua materna”. Poi “I promessi sposi”, un capolavoro della letteratura italiana dell’Ottocento che ci trasmette il senso della Provvidenza, che reca il messaggio che la nostra vita è affidata alla Provvidenza di Dio: l’uomo, cioè, non è il solo padrone della sua storia. E, ex aequo, “Il piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry, rappresentazione della gioia dell’incontro con l’altro, che esprime l’intuizione secondo cui si vede bene solo con il cuore, l’invisibile si vede con il cuore, e che l’interiorità, perciò, è la più grande dote dell’uomo. E ancora “Le avventure di Pinocchio”, il burattino inventato da Collodi che, attraverso numerose traversie, diventa un ragazzo responsabile, e che non è altro che la metafora del cammino educativo. E infine i romanzi dello scrittore scozzese James Matthew Barrie, inventore del personaggio di Peter Pan, che ci porta naturalmente a riflettere su uno dei problemi del tempo che viviamo, la volontà di non-crescere (da cui appunto il nome della c.d. “sindrome di Peter Pan”), mentre la naturale vocazione della persona è quella di diventare adulti. E indicherei anche le avventure di Robin Hood, per la forza del messaggio che tende a dare voce a chi non ha voce.

Un podio alquanto affollato, vedo. E ora la politica… I tuoi modelli ideali?

I modelli per il mio impegno politico sono, in primo luogo, i grandi padri della Costituente, di tutte le forze politiche, che insieme, mettendo da parte le ideologie, hanno delineato insieme i valori su cui costruire la nuova Italia. Tra questi, in modo particolare quei cattolici che hanno segnato la storia e lo sviluppo del nostro Paese: De Gasperi, La Pira, Dossetti, Fanfani, e Aldo Moro per aver compreso, quasi in modo profetico, che il pluralismo dell’ispirazione politica tendeva a superare gli schemi dei partiti così come si erano formati nelle contrapposizioni del dopoguerra e che era necessario trovare convergenze sui temi sociali.

Ma non dimentico che il paese è cresciuto anche grazie al contributo di tante altre personalità espressioni di ideologie e forze politiche differenti, penso fra tutti ad Enrico Berlinguer.

Fra i politici di oggi ho grande considerazione per Romano Prodi per aver intuito – eravamo a metà anni novanta – che bisognava andare oltre i partiti tradizionali e per aver tentato di dare una risposta all’esigenza, già allora molto avvertita, di una nuova politica. Sono stato tra i primi firmatari del Manifesto per Prodi e nel segno di quella esperienza nel 2002, con Franco Prisco ed altri amici, ho fondato Cava, l’Ulivo e oltre.

A proposito, tu alla politica ti sei avvicinato attraverso la Democrazia cristiana ai tempi di Fanfani, Zaccagnini, Moro, De Mita… e di Eugenio Abbro…

La Democrazia Cristiana è stata una grande esperienza politica per i cattolici democratici in Italia. Dopo gli anni del centrismo, l’avvento di Amintore Fanfani ha rappresentato un’ulteriore svolta per il partito verso il riconoscimento di istanze sociali, da cui la celebre definizione di Moro della DC come di “un partito di centro che guarda a sinistra”. Al di là degli esiti storici del centro-sinistra in Italia, l’opzione dei cattolici per i temi sociali risulta sempre attuale.

E sul piano provinciale ho avuto come riferimento, tra gli altri, Mario Valiante, che è stato sottosegretario negli anni settanta nonché Presidente emerito della Corte di Cassazione, Roberto Virtuoso, cavese che da assessore regionale ebbe l’intuizione negli anni settanta di valorizzare i centri storici, Vincenzo Buonocore, mai dimenticato Rettore dell’Ateneo salernitano e parlamentare di alto profilo, ed ancora Daniele Caiazza: tutte personalità che nella loro vita hanno testimoniato una grande coerenza tra valori ed impegno politico.

Con il Sindaco di Cava de’ Tirreni per definizione, Eugenio Abbro, ho avuto invece, pur apprezzandone sempre le grandi capacità amministrative, un rapporto anche di contrapposizione politica: ma si tratta sicuramente di una personalità che si è imposta ancora di più nella memoria dei cavesi dopo la sua scomparsa.

Dato che stai facendo riferimenti specifici ai valori, mi dici quali sono secondo te le tre qualità più importanti per un politico?

Onestà, pazienza e competenza. E spirito di servizio. In questo momento ho deciso di mettermi a servizio della politica per esercitare onestà, pazienza e competenza. Con spirito di apertura a tutti in un progetto di città, anche all’opposizione. Basta voler bene alla Città…

Tu non sei nuovissimo alla politica. Sono tanti anni che si parla di te come candidato Sindaco e nel 2013 ti sei candidato alla Camera dei Deputati, con Scelta Civica e con Monti. E saresti stato eletto, senza l’allora inopinato crollo di Monti. Eppure oggi ti presenti come un candidato “nuovo”.

Il nuovo in politica è rappresentato, a mio avviso, dalla forza dei valori che si dichiarano e si testimoniano nel quotidiano, e quindi nel proprio vissuto. Questo significa essere credibili, e perciò affidabili. Non mi sembra poco in un periodo fortemente caratterizzato dalla crisi della politica e della credibilità dei partiti, e dal vento dell’antipolitica che, grazie agli scandali che si susseguono, soffia sempre più forte.

Come pensi di rivitalizzare Cava de’ Tirreni?

Risvegliando nei cittadini il senso di appartenenza ad una comunità, perché diano il loro apporto concreto di idee per creare una città a misura d’uomo, nella quale a tutti siano riconosciuti i diritti e tutti per conseguenza siano pronti ad adempiere ai propri doveri per la realizzazione del bene comune.

Hai mostrato spesso di essere un movimentatore, ricco di idee. Un Fra’ Gigino laico?

Fra’ Gigino resta inimitabile. Se poi il riferimento è alle sue qualità di organizzatore o al suo perpetuo entusiasmo, questi non sono certo elementi che mi sono estranei.

Voglio essere un credente che vive la sua fede attraverso lo stile della laicità. Con Fra Gigino c’è un rapporto di amicizia e di simpatia umana.

Occorre anche garantire tranquillità e sicurezza. Sai bene che questi sono temi sempre molto caldi e sentiti. E poi c’è la crisi economica.

Tranquillità e sicurezza della cittadinanza, pur non rientrando in senso stretto nelle competenze di un Sindaco, che non è istituzionalmente il garante dell’ordine pubblico, devono di certo essere costantemente all’attenzione di un’amministrazione comunale, e di chi si candida a guidarla, senza però mai cadere nella tentazione, magari per meri fini elettoralistici, di creare falsi allarmi sociali. La vera emergenza è sul fronte sociale ed economico: è in questo contesto di disagio che si possono registrare alla lunga fenomeni di devianza. Io credo che, per quanto attiene al ruolo di un Sindaco, favorire politiche di occupazione attraverso un programma ragionato di interventi pubblici, anche con una revisione della fiscalità locale e con la revisione della spesa della macchina burocratica comunale, possa dare un contributo decisivo nella direzione della tranquillità e della sicurezza locali.

A proposito di priorità, quale sarebbe la tua prima mossa in caso di elezione a Sindaco?

Come ho già ribadito in altra sede, una prima ricognizione delle emergenze sociali per avviare la loro risoluzione. I miei avversari intendono accreditare di me l’immagine di un docente universitario abituato alla pura teoria. In realtà dovrebbero considerare quanto spesso, nella mia esperienza di cristiano impegnato io abbia avuto occasione di venire a contatto con la sofferenza delle persone, ciò mi ha sollecitato continuamente a cercare di offrire un contributo concreto alla risoluzione dei problemi. Per questo intendo muovermi prioritariamente sul fronte sociale.

Servizi, fiscalità, assistenza ai più deboli. Come agire?

Dal punto di vista amministrativo si deve agire sulla struttura e sull’organizzazione della macchina comunale: impegno, questo, assunto da tanti candidati a Sindaco anche per il passato, ma sostanzialmente disatteso. Società partecipate e consulenze esterne sono meccanismi di spesa micidiali per un ente locale. La legge impone un drastico ridimensionamento di queste spese ed un ritorno alle finalità proprie dell’ente locale. Un’ulteriore attenzione, come ho già detto, va riservata alla fiscalità locale che negli ultimi anni è cresciuta in maniera esponenziale. E’ pur vero che ciò è dipeso anche dai tagli agli enti locali, ma sono stati gli amministratori locali a scegliere aliquote fiscali e le proporzioni di spesa per il rafforzamento dei servizi sociali. .

Che fine farebbero i soldi risparmiati ?

I soldi risparmiati andrebbero tutti a favore dell’incremento dei servizi sociali che sono affidati dalla legge ai Comuni, in particolare le funzioni di istruzione pubblica, di edilizia scolastica e di viabilità. Lo stato attuale di questi servizi è del resto sotto gli occhi di tutti.

Dato che stiamo parlando di Marco Galdi, mi dici secondo te quali sono le principali differenze tra te e lui ?

In primo luogo, la sua attuale scelta di carattere civico è frutto di uno stato di necessità in cui è venuto a trovarsi, ed è dunque associata a mere logiche di opportunità. Il mio progetto civico, con l’Associazione Cava ci appartiene, risponde all’esigenza di una nuova progettualità politica in ambito locale più adeguata ai difficili tempi che viviamo.

In secondo luogo, credo di poter affermare che il mio impegno politico è costruito sul pre-politico, e cioè sui rapporti interpersonali, che si nutrono di stima e di fiducia reciproca. Invece, a giudicare dai risultati dell’Amministrazione Galdi – in quattro anni e mezzo ha cambiato per ben undici volte la Giunta (roba da Guinness dei primati!) – mi pare di capire che la premessa del Suo impegno in politica non sia la stessa della mia. Per restare in piedi non credo si possa essere disposti a tutto e buoni per ogni stagione.

Altre differenze?

Sono un romantico, passionale, carezzevole decisionista, dalla visione del breve, medio e lungo periodo. Inoltre, nonostante tutto, mi piace da sempre investire nei rapporti umani perché non solo Cava ci appartiene (è il nuovo nome dell’associazione che mi sosterrà), ma “l’altro ci appartiene”. Di Marco Galdi non so. Lascio a tutti una libera interpretazione sul tema.

La parola “decisione” compare spesso accanto alla parola “concretezza”…

Per chi assume l’onere del governo s’impone il dovere della decisione, che, voglio ricordarlo, e non per pura erudizione, deriva dal latino “tagliare”. Chi decide in qualche modo “taglia” il ventaglio delle possibilità in campo e opera una scelta. La decisione si rivela tanto più incisiva quanto più è connotata di concretezza e di realismo.

Io mi attribuisco una naturale vocazione a sapermi assumere le responsabilità che riguardano i ruoli che ricopro: del resto, i tanti incarichi, istituzionali e non, ricoperti nell’arco di molti anni e le attività che svolgo di professore e di avvocato, mi impongono di prendere decisioni in tempo reale.

Non è questo il momento di parlare del programma dettagliato, però qualcosa sulle alleanze e sulle discriminanti la possiamo dire …

Ho già sottolineato che per me non esistono preclusioni sulle alleanze rappresentate da precedenti militanze politiche. Quel che conta è la condivisione leale del manifesto fondativo, del programma proposto e delle metodiche per implementare una nuova e buona politica, improntata su una assoluta onestà intellettuale da parte di tutti.

E per quanto riguarda la moralità di cui abbiamo parlato prima?

La moralità resta la discriminate decisiva in ogni caso. È una questione di credibilità. Altra cosa è la tendenza al moralismo, che si è diffusa da qualche anno in Italia e che usa troppo spesso l’arma giudiziaria come strumento di delegittimazione dell’avversario. Il rispetto della legalità non va disgiunto dal rispetto della dignità della persona.

Tornando alla comunicazione politica, quale sarà il tuo slogan definitivo ?

Cava ci appartiene! Ma aggiungerei: “Sognate con me”. Sognare non significa distaccarsi dalla realtà, ma piuttosto calarsi più profondamente in essa con l’aspirazione di cambiarla. Ecco, io intendo rappresentare questa aspirazione al cambiamento, che per molti è un sogno. E lo voglio fare col protagonismo di tutti, nessuno escluso.

Come pensi, in sede di primo turno e di eventuale ballottaggio, di superare i rivali sia di Centrodestra che di Centrosinistra?

Non ho il programma specifico di rivolgermi ad uno piuttosto che a un altro degli schieramenti politici per intercettarne i voti. Ho invece l’ambizione di parlare a tutti gli elettori, convinto come sono di poter rappresentare una proposta di amministrazione della città che scavalchi le logiche di partito, nella quale tutti gli uomini liberi e responsabili possano riconoscersi come sostenitori attivamente protagonisti e non come clienti alla ricerca di un qualche beneficio personale.

E i voti della gente, quelli che contano per l’elezione e che vanno guadagnati oltre gli schieramenti?

È mia intenzione rivolgermi direttamente alle persone oltre gli schieramenti e le logiche di appartenenza. Nelle elezioni amministrative il vincolo partitico, se ancora esiste, si allenta a beneficio del candidato. Faccio appello ad un voto consapevole per un candidato sindaco che intende privilegiare questo rapporto diretto con i suoi concittadini e che, come tale, non è espressione di nessun partito o aggregazione politica.

E quanto alle capacità leaderistiche e di immagine?

Credo poco alla figura del leader, il personalismo nuoce alla politica a tutti i livelli. Piuttosto penso di rappresentare l’immagine di un cittadino che intende farsi carico del governo della propria città. La mia storia personale parla per me. Spero che quanti decidano di sostenermi nella prova elettorale possano trarre dalla mia immagine di “uno di loro” le ragioni per votarmi.

Ritengo di essere un uomo che pensa, ma che al pensiero, non astratto, unisce anche il saper fare, attento, quindi, alla concretezza della vita.

La previsione per le prossime elezioni amministrative?

La campagna elettorale sarà lunga e complessa, da portarsi avanti con appassionato impegno e con la pazienza di spiegare alla gente programmi e prospettive. Io non sono per una politica gridata, preferisco il ragionamento e la proposta alla facile contrapposizione. Mi sento votato, come Giovanni Paolo II ci ha esortato a fare, alla costruzione di ponti e non di muri.

Ma mi piace ricordare una bella frase di Nelson Mandela: non si può arrestare il flusso delle stagioni. Avverto che oggi sussistano le condizioni per una grande affermazione dei cittadini come protagonisti di un nuovo rinascimento sociale, culturale, economico e politico della nostra città. Questo processo, che penso di contribuire a far crescere con l’Associazione “Cava ci appartiene”, sono convinto che possa vedermi principale protagonista negli anni a venire come Sindaco. Mi sia consentito una battuta finale, spero di poter sentire ripetere: “Lamberti vince perché convince”. Auguri alla città.

Accademia Arte e Cultura Michelangelo Angrisani: vent’anni di crescita e di qualità – Presentato al Palazzo di Città di Cava l’Annuario 2015

CAVA DE’ TIRRENI (SA) e CASTEL SAN GIORGIO (SA). Parole, segni, colori, l’annuario 2015 dell’Accademia Arte e Cultura di Castel San Giorgio fondata e diretta dal Maestro Michelangelo Angrisani, è stato presentato sabato 3 gennaio nella bellissima e pittorica Sala di Rappresentanza del Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni, con gli interventi , oltre che dello stesso Maestro Angrisani, del Sindaco di Cava Marco Galdi, del Commissario dell’AST Carmine Salsano, del Direttore dell’AST Mario Galdi, di Rita Occidente Lupo, giornalista e scrittrice, di Luigi Crescibene, critico d’arte e scrittore, di Fabio Dainotti, poeta e critico letterario, del conduttore Franco Bruno Vitolo, giornalista e operatore culturale, che ha anche collaborato all’editing.

Anche se l’Accademia è viva, vitale e operante sul territorio da quasi venti anni, questa è solo la terza edizione dell’Annuario. Una scelta decisa tre anni fa, quando l’Accademia ha fatto un nuovo salto di qualità ed ha ulteriormente ampliato la sua rete di contatti e collegamenti.

Delle tre, è certamente la più bella e la più curata, ricca di colori ed elegantemente confezionata, grazie anche alla sapiente pittoricità grafica di Bruno Rispoli, titolare di Ecopress.

È il segno del già citato salto di qualità e di un cammino che anno dopo anno punta sempre più in alto. Ma è anche segno di altre positività, non certo meno significative.

È il segno di una presenza viva, sul territorio, in regione, in Italia ed anche all’estero, dato che, per effetto dei contatti e dei collegamenti, sono inseriti nel catalogo e, di conseguenza, nell’attività dell’Accademia, esponenti della Romania, della Spagna, di Israele, del Brasile e della Croazia.

Come confermato anche dalle testimonianze dei rispettivi sindaci, è il segno di un gemellaggio “artistico” intercomunale, tra Castel San Giorgio, dove ha sede l’Accademia, in località Lanzara, e Cava de’ Tirreni, dove risiede Michelangelo Angrisani e dove negli ultimi quindici mesi ha organizzato ben quattro manifestazioni di alto livello.

È il segno di una potenzialità concreta, dato che tra gli obiettivi primari dell’Accademia c’è l’apertura piena alla formazione ed alla promozione di tutti coloro che si vogliono avvicinare al mondo dell’Arte e della Cultura. Saranno poi le esperienze e gli eventi a distinguere i più bravi, ma l’importante è che in partenza ci siano tutti.

È il segno di un maestro, Michelangelo Angrisani, che ha onorato il suo impegnativo nome di battesimo con una carriera di livello, coronata dal Premio “Gino Severini” ottenuto a Cortona e illuminata da una serie di opere innovative per la tecnica (colore su legno, colore nel marmo), per l’effetto scenico e per i contenuti. Su una di queste, la Crocifissione, nel corso della serata, lo stesso Maestro ha effettuato una corposa e profonda analisi, mostrando un esempio di “pittura pensante”. Ci infatti ha mostrato il Cristo Uomo tra gli uomini e Dio per l’intera umanità, vista in un cammino di riscatto dal dolore attraverso la fraternità ed il senso di uguaglianza (con volti non belli, perché davanti a Dio non ci sono i belli ed i brutti).

 

È il segno di una qualità nel territorio tutta coltivare, così come il vivaio di una squadra. Sui circa novanta artisti inseriti nel catalogo, di livello ovviamente diversificabile, sono comunque tanti gli spifferi di talento, anche giovanissimi, che emergono dagli artisti inseriti nel catalogo. Spifferi che sarebbe troppo lungo elencare qui, ma di cui potremo riparlare dettagliatamente in occasione di uno dei prossimi eventi che li vedranno protagonisti. Per ora crediamo di fare cosa gradita citandoli uno per uno:

Anna Avossa, Luigi Abbro, Nancy Avellina, Antonio Arpaia, Antonio Carrese, Carmine Avagliano, Maria Cappura, Balea Filoftea, Maria Flora Cocchi, Giuliana Bianca Caleri, Ernesto Carini, Vincenzo Caccamo, Cristina Castellani, Anna Cervellera, Giuseppina Cervo, Liliana Scocco Cilla, Ettore Cicoira, Giuseppe Citro, Anna Laura Cittadino, Anna Colajacovo, Sofia Colajacovo, Contrut O’ Ion, Daniela Conti, Carmelo Cossa, Giuseppe Di Mauro, Paola De Lorenzo, Anna Esposito, Angela Dibuono, Vittorio Di Ruocco, Francesco Falanga, Carmelo Di Perna, Marco Ghilardi, Grama Luiza Adriana, Rosanna Ferraiuolo, Angela Giordano, Monia Pentolini, Adriana Ferri, Maria Adelaide La Salandra, Annamaria Guerrieri, Annabella Mele, Gianna Formato, Giuseppe Manca, Museo Malaria Pontinia, Rosaria Mimosa, Valeria Nastri, Lilly Magi, Elena Obancea, Anna Mastrocinque, Emanuele Occhipinti, Giovanna Orilia, Paola Paesano, Nicolae Adrian Popescu, Raffaele Picarella, Maria Manetti Petrarca, Pilar Segura, Pasqualina Petrarca, Giuseppe Romano, Adalgisa Santucci, Giovanni Rotunno, Alessia Sarti, Albano Ricci, Carmine Scannapieco, Vincenzo Russo, Anna Sessa, Anna Sallustro, Irene Sitibondo, Angela Maria Tiberi, Silvana Arbia, Maria Stimpfl, Francesca Vitagliano, Francesco Terrore, Denisa Lepadatu, Andrea Zappia, Angelo Spatuzzi, Dina Zilberberg, Vera Di Prima, Rita Occidente Lupo, Fabio Dainotti, Luigi Crescibene.

Persone che creando Parole e producendo Segni e Colori tanto ricevono dall’Accademia, ma soprattutto tanto hanno dato, e danno, in termini di stimoli di fantasia e di riflessione, non solo all’Accademia ma a tutta la collettività. Perciò i loro talenti vanno coltivati. Perciò, se è vero che l’Arte e la Creatività, come diceva Baudelaire, sono la domenica della vita, se apriremo gli occhi sulle finestre da loro aperte, sarà più facilmente una Buona Domenica per tutti …

“Sogno mundial”, di Fabrizio Prisco – Il romanzo della Coppa del mondo di calcio, raccontata con la precisione del giornalista e la passione dell’innamorato

Prisco-Fabrizio-vivimediaCAVA DE’ TIRRENI (SA). Non è importante cosa si sogna. L’importante è farlo sempre. Bisogna dare spazio alla fantasia

Che l’epilogo del libro Sogno mundial – Storia sociale dei mondiali di calcio del giovane giornalista Fabrizio Prisco (Edizioni Area Blu), opera basata su una ricerca giornalistica e su fatti veri, si apra con queste parole, non è un caso né una contraddizione.

È infatti il sogno l’anima profonda del volume, potremmo dire quella più reale, che va al di là delle storie stesse di sport e di vita, che pure sono coinvolgenti, affascinanti, emozionanti… e per un calciofilo eccitanti come la farfalla di Belen lo è per una persona con gli ormoni che fanno aerobica.

Il sogno infatti non è solo la visione notturna più o meno legata agli eventi del giorno, ma è il colore stesso che diamo alla nostra esistenza, ora perseguendo l’Itaca dorata dei nostri desideri, ora dando luce al personale vissuto, ora arricchendolo di aloni per noi magici, ora immaginando l’altro da noi come facente parte della nostra vita stessa a titolo di lussuoso contorno.

Il sogno in questo libro esplode subito, fin dal titolo e dall’immagine di copertina. La vittoria, o la semplice partecipazione ai campionati del mondo di calcio, il maggior evento di portata planetaria insieme con le Olimpiadi, sono la stella polare non solo di chiunque cominci a dare calci ad un pallone ma anche di chi vede tirare calci e si sente in qualche modo parte della squadra che rappresenta il suo Paese e che spesso lo unifica molto più della politica. E quel mundial, di spagnolesca più che sudamericana memoria, è per un italiano il segno stesso del sogno raggiunto: la meravigliosa vittoria del 1982 contro la Germania, in un Bernabeu di Madrid superazzurrato, in un’Italia tutta imbandierata e incredibilmente festante per i goal di Pablito Rossi, la corsa pazza di gioia di Marco Tardelli, le ubriacanti avanzate di Bruno Conti, la solida spettacolarità di una squadra già bellissima quattro anni prima in Argentina e costruita ad immagine e somiglianza della professionalità e dell’umanità di Enzo Bearzot. E quell’illustrazione di Achille Beltrame, tratta da La Gazzetta dello Sport del 1934, con la sua forza evocativa del passato e dell’arte del disegno, cos’altro è se non uno stimolo all’immaginazione? Un’immaginazione potente e fremente in un tempo in un cui le partite si vedevano solo con la voce di Niccolò Carosio ed ogni figura evocava miti di sport e di vittoria, quella vittoria che non mancò negli anni Trenta bimondiali e olimpici e che dall’Italia repubblicana, giustamente o ingiustamente, fu poi sentita sempre poco sua perché marcata e marchiata dalla firma del ventennio fascista. Anche per questo la vittoria mundial dell’82 scatenò un piacere liberatorio illuminato d’immenso, a cui quello pur altissimo scatenato dalla vittoria di Berlino nel 2006 (in un’Italia del resto già incrinata dalle ombre paurosi della crisi) non è certo paragonabile.

Ma torniamo al sogno del libro di Fabrizio Prisco. Citare nella quarta di copertina la frase di Borges, “Ogni volta che un bambino dà un calcio ad un pallone, lì ricomincia la storia del calcio”, significa automaticamente creare un elastico planetario attraverso uno dei gesti e dei giochi più comuni del mondo ed i sogni che lo attraversano, dal gol immediato alla vittoria più grande. Se poi il tutto è inserito su uno sfondo azzurro shocking, l’azzurro di quegli azzurri che tante volte ci hanno fatto sognare, esultare per aver esaudito i nostri sogni, arrabbiare per averli “uccisi”, beh, c’è bisogno di parole?

Anche l’interno è dipinto di sogno. Ogni capitolo è dedicato ad un’edizione della Coppa del Mondo, è ricchissimo di dati documentati e precisi, corredato di frammenti di articoli di giornali dell’epoca, pullulante di chiare e coinvolgenti descrizioni di tattiche, di schemi, di formazioni, di situazioni sociali contingenti all’evento, di episodi gustosi, di arbitraggi e di polemiche relative, di partite combattute all’arma bianca, personaggi e luoghi evocati con un invitante grassetto. Insomma, è storia pura. Eppure, dopo la lettura di un capitolo rimane l’alone indescrivibile dell’emozione. Ora la festa dell’attesa della gente del posto e non solo, ora la citazione del grande scrittore descrittore di atmosfere calcistiche (Galleano e Soriano in testa), ora l’esplosione con “la gioia che si fa una capriola” per un goal atteso e sperato e sognato o per un successo recuperato in supertensione (ah, quell’Italia-Germania 4-3, quando anche i bambini nelle pance si misero a danzare….), un’esplosione che anche nel più strapagato dei calciatori ha pur sempre un impeto spontaneamente bambinesco. Ora i cortei imbandierati e vocianti per l’arrivo della Vittoria sognata, ora il silenzio della disperazione per una scioccante delusione (e il Maracanazo e il Mineirazo di Brasile ’50 e 2014 ne sono il più classico emblema), ora il pomodoro della rabbia per una sconfitta colpevole o colpevolizzata (e l’Italia, da Brasile ’50 alla Corea del ’66 e perfino al pur glorioso secondo posto di Messico ’70, di pomodori se ne è fatta una sporta e una scorta), ora i pugni chiusi a serramanico per una pastetta o un arbitraggio miope o “assassino” (le indecenze antitaliane di Aston in Cile ’62 e di Moreno in Seul 2002, il famoso goal di Hurst nella finale di Wembley nel 1966, il rigore affrettato della finale milanese Germania-Argentina, lo scandaloso 7° 0 di Argentina-Perù), e perfino gli sguardi del dittatore argentino Videla al momento della premiazione, terrorizzato dall’eventuale esplosione contro di lui del sogno della libertà degli argentini oppressi. E così via…

E così via… il libro è una miniera. Si scopre, si riscopre, si palpita, si ripalpita. E si trovano costantemente piccoli episodi recuperati dalla memoria oppure mai conosciuti eppure comunque da comunicare, ricomunicare e commentare nelle conversazioni leggere con gli amici. Qualche esempio per tutti? Il Presidente della Federazione USA che in Uruguay ’30, arrabbiato con l’arbitro, scaglia la valigetta del pronto soccorso, che si apre e fa rompere una boccetta di cloroformio, le cui esalazioni fanno svenire il protestatario… Oppure i palloni persi e caduti in mare durante gli allenamenti in nave dei calciatori italiani, rinunciatari rispetto all’aereo ma poi smollati dalla navigazione e dalla perdita dei palloni e subito eliminati in Brasile ’50…E che dire degli amuleti strani di Vittorio Pozzo, degli straniti e misteriosi svenimenti di Ronaldo il fenomeno, dei retroscena gialli del miracolo di Berna del ’54?

E poi, e poi, e poi… E poi lasciamo al futuro lettore il piacere di scoprire tutta la costellazione dei mille episodi che arricchiscono il libro e che sono raccontati con chiarezza e con gusto dall’autore, Fabrizio Prisco.

Anche lui è figlio e padre di un sogno (oltre che figlio d’arte, di Papà Alnfonso il “mago delle cartoline antiche”, di çLadY Cava&Co.).

Fabrizio èfiglio del sogno del calcio, esploso quando faceva il raccattapalle della Cavese e fiorito davanti alla televisione ed alle storiche galoppate di Maradona in Messico ’86 e poi coltivato da telecronista e da giornalista. Un sogno da innamorato di uno sport, di cui, pur consapevole delle ombre e delle sporcizie che lo macchiano continuamente, vuole assaporare fino in fondo la fisicità più naturalmente energetica, la parte più pulita ed esaltante, la potenzialità più gioiosa ed esultante.

Fabrizio è padre di un sogno: questo libro. Un libro forse sognato da sempre, ma concepito concretamente solo negli ultimi anni, quando ha sfruttato in pieno la ricchissima documentazione raccolta per la sua tesi di laurea sulla storia delle tattiche calcistiche ed un momento di tregua rispetto alla sua frenetica attività di docente mobilitatore e motivatore di giornalismo e di passioni. Sostenuto dalla disponibilità dell’Editrice “Area blu”,Gerardo Di Agostino in testa, ha poi partorito quest’opera a sua immagine e somiglianza. Ha raccolto con professionalità, ha raccontato con passione, ha comunicato con chiarezza da cronista, ha emozionato con il cuore di un appassionato.

Ed ha lasciato un’opera giustamente ambiziosa, che può legittimamente guardare a tutto il territorio nazionale.

Sarebbe una bella conquista. Un bel sogno, appunto, che ha tutte le premesse per diventare realtà…

Il CAI ha costituito la sezione “Seniores” – In programma un anno di passeggiate suggestive e alla portata di tutte le età

panorama-cava-OVEST_vivimediaCAVA DE’ TIRRENI (SA). Ad integrazione delle classiche e tradizionali sgroppate sui monti e delle meritorie e ventennali escursioni-scoperta degli Itinerari d’ambiente (seconda settimana di ogni mese), oltre che a dimostrazione che passeggiare per cime e colline non ha età, la Sezione C.A.I. di Cava de’ Tirreni ha costituito il Gruppo “SENIORES”, con lo scopo precipuo di promuovere attività motorie con percorsi agevoli tra le colline di Cava.

Il programma 2015 prevede 18 uscite domenicali e sui sentieri scelti si potrà praticare:
escursionismo con scarponi da trekking, marcia attiva (consigliata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) e il Nordic Walking (marcia attiva con bastoncini).

La prima uscita è già stata effettuata con successo alla Valle di San Liberatore il 4 gennaio scorso. Le prossime, con l’indicazione dei relativi accompagnatori, saranno le seguenti:

18 GennaioSorgente di S. Alferio – Direttori: Apicella Alfonso, Pisapia Carmela
1 FebbraioAcqua di S.Maria / Passiano – Direttori: Avigliano Lucia, Gerardo Lupi Milite
15 FebbraioAlbori – Acqua del Cesare – Direttori: Senatore Antonietta, Gerardo Lupi Milite
1 MarzoDalla Valle di S.Liberatore a Vietri – Direttori: Avigliano Lucia, Senatore Antonietta
29 MarzoMonte Crocelle – Direttori: Avigliano Lucia, Gerardo Lupi Milite
26 AprileAlessia – Colle Postiglione – Direttori: Ciccullo Francesco, D’Amico Lucia
24 MaggioLicurti – Cesinola – Direttori: Apicella Alfonso, Pisapia Carmela
31 MaggioCastello di S.Adiutore– Direttori : Avigliano Lucia – Gerardo Lupi Milite
7 Giugno – Itinerario delle Torri – Direttori: Senatore Antonietta, Gerardo Lupi Milite
28 GiugnoMadonna della Quercia – Direttori: Avigliano Lucia, Senatore Antonietta
6 SettembreEremo di San Martino – Direttori: Avigliano Lucia, Apicella Alfonso
27 SettembreCasa Manzo da Loc. Croce – Direttori: Senatore Antonietta, Gerardo Lupi Milite
25 OttobreSorgente di S. Alferio – Direttori: Apicella Alfonso, Pisapia Carmela
1 NovembreAlbori – Acqua del Cesare – Direttori: Senatore Antonietta, Gerardo Lupi Milite
15 NovembreDiecimare – Direttori: Senatore Antonietta, Gerardo Lupi Milite
29 NovembreMonte Crocelle – Direttori: Avigliano Lucia, Gerardo Lupi Milite
6 DicembreCroce di Saragnano – Direttori: Apicella Alfonso, Pisapia Carmela