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Al traguardo il Concorso di Poesia e Prosa Religiosa Sant’Alfonso. Il maiorese Giuseppe Capone prevale sulla savonese Rita Muscardin e sul napoletano Vincenzo Cerasuolo

Emanuele Occhipinti, Presidente della Giuria, mostra le sue creative "ramosculture" offerte in omaggio ai presenti

Emanuele Occhipinti, Presidente della Giuria, mostra le sue creative “ramosculture” offerte in omaggio ai presenti

CAVA DE’ TIRRENI (SA). Si sta radicando profondamente nella vita di Cava de’ Tirreni l’annuale Concorso Nazionale di Poesia e Prosa religiosa Sant’Alfonso, giunto alla sua quarta edizione e indetto dalla Parrocchia di Sant’Alfonso, diretta da don Gioacchino Lanzillo.
La cerimonia di premiazione, semplice ma intensa e ricca di contenuti umani e sociali, oltre che religiosi, è avvenuta nella Chiesa di Sant’Alfonso sabato 18 ottobre. Ha condotto, Franco Bruno Vitolo, con l’accompagnamento musical e di Lucia Antico e Giovanna Armenante.
Quest’anno non è stato ritagliato un tema specifico, ma è stato richiesto di inviare testi aventi come oggetto semplicemente La Fede, in tutte le sfaccettature che l’autore o l’autrice sentivano di voler evidenziare.
La sollecitazione è andata a buon fine, perché sono state trattati aspetti svariati della dimensione religiosa, dalla semplicità della preghiera alla complessità del rapporto col Dolore Terreno o col Mistero Divino, dalla missione della Chiesa alle figure simbolo per un cristiano di oggi, come i tre grandi papi Francesco, Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, o san Francesco d’Assisi o le icone dell’anima Maria, Gesù e Dio Padre.

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Premiati e organizzatori in gruppo al termine della cerimonia

La seconda classificata, la savonese Rita Muscardin, al suo ennesimo podio nel concorso alfonsiano, con La storia di noi due (A mio figlio), ha messo a nudo, con parole dolcemente amare e intrise di emozionato abbandono ad una volontà superiore, il dramma intimo dell’anima di una madre, che scrive una lettera piena d’amore e di rimpianto al figlio mai nato.
Il terzo classificato, il napoletano Vincenzo Cerasuolo, nella breve ed intensa lirica in vernacolo Gocce ‘e chianto, con un paradosso narrativo rappresenta Dio Padre che, alla richiesta del Cristo sulla croce di perdonare i suoi assassini, reagisce inizialmente con la rabbia del Padre ferito e non con l’Onnipotenza della bontà divina, salvo poi a ricredersi e finalmente a perdonare, ma non senza lasciar cadere sulla terra gocce addolorate di un pianto più umano che divino.
Pe completezza, riportiamo qui le motivazioni con cui la Giuria, presieduta da Emanuele Occhipinti e composta da Maria Alfonsina Accarino, Rosanna e Teresa Rotolo, Lucia Antico, Lucia Criscuolo, Maria Teresa Kindjarsky D’Amato, Annamaria Violante e Franco Bruno Vitolo, ha premiato queste tre liriche: 

Primo Premio: ‘O scanuscente, di Giuseppe Capone (Maiori – Salerno)

Partendoda una vivace scenetta “ecclesiale” con coinvolgenti coloriture popolari, attraverso una successione rapida di armoniose quartine rimate conformi alla classica tradizione letteraria della lingua napoletana, il poeta sviluppa un racconto esemplare che progressivamente immerge il lettore in uno scenario di emozionata riflessività, inducendo a considerazioni etiche e relazionali che si traducono in una produttiva e stimolante lezione di vita.

Secondo Premio: La storia di noi due (A mio figlio), di Rita Muscardin (Savona)

Intensa “lettera” di intima emozione, che con un’espressione chiara, semplice e coinvolgente, in una commistione lirica di accenni narrativi e di versi del cuore, pur col petto che è un sepolcro di lacrime, riesce a trasmettere, nella pienezza dell’amore, con l’abbraccio della Fede e nel sapore delle emozioni a tutto campo, tutta la poesia amaramente dolce di un rapporto di maternità lungo solo un sospiro di vento, ma duraturo e profondo quanto la vita e caldo come una tenera “carezza dal cielo”.

Terzo Premio: ‘Gocce ‘e chianto, di Vincenzo Cerasuolo (Marigliano – Napoli)

In sole quattro quartine, utilizzando sapientemente il vernacolo con le cadenze e le strutturazioni dei versi in lingua, il poeta riesce a ricreare l’atmosfera drammatica della Crocifissione e della Passione, ad umanizzare con delicatezza psicologica e forza espressiva la figura del Padre, a sublimare nella pienezza dell’essenza evangelica la proiezione celeste del Figlio, ad esaltare il valore universale del Perdono come scelta risultante da un profondo contrasto interno e non da un acritico senso del dovere, fondendo quindi l’orizzontalità del terreno con le altezze verticali del divino in un’unica e vibrante suggestione lirica.

Le segnalazioni speciali sono state assegnate a: Manuela Capri (Crevalcore – Bologna); Teresa Carotenuto (Cava de’ Tirreni – Sa), Alberto Cerbone (Casoria – Na), Pasquale Cusano (Ruviano – Caserta), Carla D’Alessandro (Nocera Inferiore – Sa), Anna Maria Forte (Salerno), Fulvia Marconi (Ancona), Antonietta Memoli (Cava de’ Tirreni), Irene Memoli (Salerno), Marina Minet (Francavilla in Sinni – Potenza), Mario Senatore (Salerno), Luigi Sorrentino (Cava de’ Tirreni), Barbara Tesauro (Molina di Vietri – Salerno), Salvatore Vicari (Ragusa), Giuseppe Zagami (Salerno).

Le segnalazioni semplici sono state conferite a: Marilina Daniele (Pagani – Sa), Carmela Lo Bue (Palermo), Giovanni Migliorisi (Ragusa), Maria Verbari (Salerno), Michela Gabriella Vicedomini (Carpino – Foggia).

Come si vede, partecipanti da tutte le parti d’Italia. Un segnale soddisfacente per il presente e rincuorante per il futuro.

Alla prossima, con la speranza che, trattandosi di poesia religiosa, prima o poi del premio si interessi anche il resto del clero cittadino …

Al via la Rassegna-Concorso teatrale “Sipario d’inverno”, organizzata dal Club Universitario Cavese e dal Gruppo P.P. & Friends

1-cuc-rediCAVA DE’ TIRRENI (SA). Il Club Universitario Cavese, in collaborazione con il gruppo teatrale CUC Teatro – P.P. & friends, presenta, a partire dal 31 ottobree per altri cinque venerdì di seguito, con inizio sempre alle ore 20,30, la 1a Rassegna teatraleSipario d’ inverno”.

Il 5 dicembre, al termine dello spettacolo, saranno consegnati i premi: Miglior Spettacolo, Miglior Attore, Miglior Attrice, Premio Speciale Della Critica.

L’idea nasce all’interno del gruppo C U C Teatro – P.P. & friends e ha trovato una risposta positiva nella figura della presidentessa dell’Associazione di promozione sociale Pierfrancesco Redi (CUC), la dottoressa Annamaria Garofalo.

L’obiettivo primario è la valorizzazione delle numerose compagnie locali, che sono ricche di storia e di entusiasmo, ma non sempre hanno possibilità di scendere in campo e di essere conosciute al di là della propria Associazione o parrocchia. Senza contare, naturalmente, l’impulso che l’iniziativa può dare al CUC ed alla sua neonata formazione teatrale P.P.&friends, al suo primo anno di vita eppure già arricchita da una sua storia e da personaggi che hanno tante storie alle spalle e tante storie da raccontare.

Questo il programma, corredato da piccole informazioni sulle singole compagnie e dalle immagini delle singole locandine. Dei contenuti delle opere non diciamo nulla, per ora, sia per conservare il fattore sorpresa su cui si basano quasi tutte le trame, sia perché le trame stesse, come accade nella farsa ed in tante commedie (dal latino Plauto ad oggi), la loro forza è soprattutto nella vivacità e nei giochi di parole delle battute, negli equivoci continui, nelle situazioni in cui il pubblico, che sa, ride del personaggio che non capisce quello che succede, nella vivacità della messa in scena, nella capacità degli attori di mantenere toni e tempi comici.

Segnaliamo però che, oltre ai classici Scarpetta&Co, nel corso della Rassegna, con Il diavolo per capello (fuori concorso) ci sarà anche il debutto come autore del giovane Luigi Sinacori, PP friend, “organizzattore” e aspirante autore e regista di belle speranze.

31 OttobreAmici di Pregiato in “L’amico ‘e papà” di Eduardo Scarpetta – Regia di Raffaele D’ Amato

L’Associazione Amici di Pregiato nasce nel lontano 1984 dalla volontà di tre amici, Raffaele D’Amato, Antonio Santoriello e Lucio Bisogno, di allietare con i loro sketch le scolaresche e gli anziani delle case di riposo. Solo nel 1989 è stata ufficializzata, grazie all’ingresso in suddetta associazione di Gerardo Paolillo, che ne diventò il Presidente e il regista.
La compagnia ha rappresentato sia le opere di Eduardo De Filippo, tra cui
Natale in casa Cupiello, Non ti pago, Questi fantasmi, Il cilindro, Gennariniello, sia di altri autori napoletani, come Eduardo Scarpetta, Di Maio, Medusa.

Recentemente, la compagnia si è rinnovata, arricchendosi con nuovi interpreti di età compresa dai 18 ai 60 anni. Tutti animati dalla medesima passione per il palcoscenico.

Oggi, il gruppo è diretto da Raffaele D’Amato , coadiuvato dall’amico e collega Antonio Santoriello.

7 novembreTeatro Allegro in “Mettimece d’accordo e ce vattimme” di G. Di Maio – Regia di Annalisa Mannara.

Il gruppo Teatro Allegro è nato dalla semplice passione che ha riunito persone di tutte le età che da dieci anni camminano insieme e si impegnano per portare un sorriso agli spettatori.
In principio la compagnia si è esibita soltanto nella località d’origine, poi col passare del tempo, ha iniziato a far conoscere la propria arte attraverso le rassegne di teatro amatoriale cavesi..
Il nome nasce dallo stesso spirito di aggregazione del gruppo, passione e divertimento uniti ad amicizia e allegria, ed è quello che la compagnia spera di trasmettere al pubblico, oltre alla professionalità.


14 novembre – Oratorio SS. Annunziata in “Miseria e nobiltà” di E. Scarpetta
Regia di G. Passaro e M. Ronca.

L’Oratorio S.S. Annunziata è una realtà della parrocchia della stessa frazione di Cava de’ Tirreni,un gruppo di giovani che da cinque anni svolge un importante compito nell’animazione e formazione degli adolescenti e dei giovani della comunità parrocchiale.

I giovani dell’Oratorio si ispirano ai principi di S. Giovanni Bosco: ogni ragazzo deve sentirsi a proprio agio all’interno dell’Oratorio. Questo gruppo, insieme ad altre realtà parrocchiali, svolge un ruolo importante nelle attività che la Diocesi di Amalfi – Cava de’ Tirreni effettua attraverso la Pastorale Giovanile Diocesana.

21 novembre – Il Prisma in “Tre pecore viziose” di E. Scarpetta – Regia di Antonella Raimondi.

La compagnia teatrale ex allievi Don Bosco Il Prisma è attiva sul territorio vietrese da più di trenta anni , tramandando alle nuove generazioni l’amore per il teatro classico napoletano ed anche gli strumenti per conoscere le radici della propria identità provenienti da un mondo che è comunque scomparso o profondamente mutato.

Le opere messe in scena, tra cui ricordiamo ‘O Scarfalietto, Uomo e Galantuomo, Il medico dei pazzi, Non ti pago, L’amico di papà, Lu curaggio de no pompiere napoleatano, Tetillo, ci regalano infatti uno spaccato della vita napoletana di un tempo che non c’è più.
Regista della compagnia è la dottoressa
Antonella Raimondi.

28 novembre – Le facce toste in “Felice maestro di calligrafia” di E. Scarpetta
Regia di Iolanda La Ragione.

Le Facce Toste è una compagnia teatrale amatoriale che nasce circa 2 anni fa (verso la fine del 2012) dall’idea di alcuni membri dell’associazione “ Il Tiglio” di mettere su un gruppo artistico che divulgasse una delle arti più antiche ed apprezzate al mondo: il teatro.
La compagnia nasce e si consolida sull’ideale dello stare insieme, sostenuto da un forte spirito di aggregazione.

I commedianti, anche esterni all’associazione, abbracciano tutte le fasce d’età.


5 dicembre – P.P. & friends in “Un diavolo per capello” di L. Sinacori
Regia di L. Sinacori P.P. e C. Russo (
fuori concorso). – Premiazione della Rassegna

Il gruppo teatrale “P.P. & Friends” nasce, circa dieci anni addietro, per opera di Pietro Paolo Russo e Gianfranco Passaro, come attività oratoriale della Comunità Parrocchiale di S. Lorenzo Martire di Cava de’ Tirreni e, come tale, ha continuato e continua la sua opera con l’intento di vivificare le caratteristiche e gli obiettivi dettati da San Filippo Neri, ovvero quelli di “stare insieme in allegria”, dando, nel contempo, un senso concreto di crescita culturale e sociale, nel rispetto di regole precise e con la modestia di un lavoro svolto in maniera artigianale sotto ogni punto di vista.

Il gruppo ha accolto, tra le sue fila, bambini, giovani ed adulti che si sono “prestati” al gioco del teatro con entusiasmo e dedizione, generando e rafforzando sentimenti di vera amicizia, di stima e di rispetto reciproco. In tale ottica, le esibizioni del gruppo, pur non avendo mai avuto la pretesa di essere rappresentazioni professionali, hanno riguardato aspetti di teatro diversi per tipologia (commedia in vernacolo, teatro musicale, cabaret, ecc.), ma sempre orientati a generare negli spettatori attimi di gioiosa ilarità e di piacevole intrattenimento, riscuotendo gratificanti successi di pubblico e lusinghieri commenti dagli “addetti ai lavori”.

Nell’estate del 2012, il gruppo ha vinto il premio del “migliore spettacolo” messo in scena alla prima rassegna di teatro parrocchiale Insieme con il Teatro – Enzo Lamberti organizzata dall’Associazione Oratorio di San Vito della Parrocchia di San Vito Martire di Cava de’ Tirreni. Nello stesso anno, alcuni dei componenti ( Pietro Paolo Russo, Mariano Mastuccino, Gianluca Pisapia, Luigi Sinacori ) hanno collaborato con il gruppo I Cavoti, gestiti e diretti da Annamaria Morgera, nella messa in scena dello spettacolo Paese mio, con testo della regista stessa. Attualmente il gruppo è entrato a far parte dell’Associazione “Club Universitario Cavese”, abbandonando la qualifica di gruppo parrocchiale per diventare sezione artistica del già detto club, con il nome di: CUC Teatro – P. P. & Friends.

A colloquio con Clara Santacroce e Renata Fusco, la coppia di ferro e di fuoco dell’Arte Tempra. Dopo la Recevuta, al via il 26 ottobre l’Autunno Teatrale

CAVA DE’ TIRRENI (SA). È nato vent’anni fa come un Teatro Musicale Per Ragazzi (T.E.M.P.R.A.), poi il nome ha perso i puntini per indicare la forza dell’Arte, che tempra l’animo, l’intelletto e la persona. Intanto l’Arte Tempra continua a temprare, a scoprire, coltivare, sfornare talenti, a volte anche tali da poter fare la loro bella figura su qualsiasi palcoscenico nazionale.

Il Laboratorio Teatrale Arte Tempra è una scuola di teatro, inteso nel senso più completo di recitazione, canto e gestualità. La sua azione didattica si completa sulla scena con un gruppo di teatro che da anni arricchisce e allieta i nostri autunni ora mettendo in scena i grandi della prosa, tipo Molière, Shakespeare o Ibsen, ora producendo musical armoniosi nei canti e nei movimenti, spettacolari nei costumi, emozionanti nell’effetto.

A fondarlo nel 1994 fu Clara Santacroce, pianista e docente di musica, che dopo le felici esperienze sulla commistione dei linguaggi, condotte dall’Associazione Ars Concentus iniziò un cammino organico verso un teatro di musica e di parole. A lei negli ultimi anni si è aggiunta come Direttrice artistica RenataFusco, diventata nel frattempo una star di livello nazionale, ed anche oltre: basti ricordare Grease da coprotagonista con Lorella Cuccarini, Hello Dolly accanto a Loretta Goggi e Paolo Ferrari, il doppiaggio cantato della protagonista nel film-musical inglese Il fantasma dell’opera, i numerosi spettacoli con un mostro sacro come Roberto De Simone, l’intensa attività concertistica nel campo della musica antica.

Si sono unite, Clara e Renata, in uno slancio d’amore e di passione per il teatro. Ed insieme, ondeggiando tra le mille cose che le uniscono e le cento che le differenziano, stanno partorendo in continuazione gioielli di scena. Insieme le intervistiamo, riportando le risposte come frutto di una sola voce, che è sintesi di diversità, ma anche il battito all’unisono di due persone che conoscono le vette verso cui tendere ed hanno le ali per volare e l’energia battente per far volare.

***

Direi di partire non dalla vostra ben nota presenza d’amore e di qualità nel panorama teatrale e culturale cavese, ma dal riconoscimento non eclatante che in questi anni essa ha avuto dalle istituzioni cittadine. Come valutate globalmente il rapporto stabilito con loro?

Corretto, ma senza lievito. Nonostante noi svolgiamo un ruolo fortemente sociale, oltre che culturale, non si è stabilito un rapporto organico fecondo e stabile con il governo della Città. Forse, il momento migliore è proprio l’ultimo, soprattutto grazie all’attenzione del Sindaco Galdi ed alla sua voglia di stabilire con noi un rapporto interattivo, vedi ad esempio il nostro intervento durante le giornate dedicate alla cultura greca o la messa in scena della farsa cavaiola per la Settimana Rinascimentale.

Eppure il Sindaco Galdi all’inizio della consiliatura ha affossato il progetto del grande teatro cittadino, quando era già sul piede di partenza…

Non nascondiamo che in quel momento, come persone innamorate del teatro, abbiamo provato disappunto ed anche dolore e come cavesi ci siamo sentite deprivate di una potenziale ricchezza di stimoli e di immagine. Ma oggi, a distanza di qualche anno, dobbiamo onestamente riconoscere che non fu un attentato alla cultura, ma una scelta tutto sommato di buon senso: Cava non ha bisogno di una sala da seicento posti, che riempirebbe molto sporadicamente e la cui gestione economica non sarebbe sopportabile in tempi come gli attuali. Una bella sala da 300 posti sarebbe l’ideale. In queste valutazioni la passione personale va messa da parte.

A proposito della saletta da trecento posti, non pensate che sarebbe possibile adattare proprio quell’Auditorium “De Filippis” dove realizzate la stagione annuale… e la cui concessione non è quasi mai priva di affannato sudore?

Crediamo che si possa realizzare, e con una spesa realmente moderata, molto inferiore a quella per un impianto ex novo. Sarebbe per la Città un’opportunità culturale ed anche economica, perché da una serie più prolungata di spettacoli ne guadagnerebbe tutto il quartiere.

La vostra recente esibizione a Santa Maria del Rifugio, nel suo cortile e nelle sue finestre, per lo spettacolo della Farsa Cavaiola, unita alle sperimentazioni di Francesco Puccio, suggerisce anche la teatralizzazione di spazi non specificamente teatrali (portici, ville, piazze, casali).

Certo, soprattutto d’estate e soprattutto con il supporto di strutture ora fisse ora mobili. Tutto può essere teatro. Ricordiamo ad esempio Apologia di Socrate nella Cittadella Giudiziaria di Salerno. E le Troiane di Euripide a Santa Maria del Rifugio, gli spettacoli nelle aree archeologiche… Comunque, un teatro “vero” non è sostituibile e diremmo neppure rinunciabile.

A proposito di spettacoli all’aperto, la vostra edizione della Recevuta dell’Imperatore, con la contaminazione di frammenti delle altre Farse cavaiole, è stata una vera e propria chicca estiva. Peccato però rinchiudere uno spettacolo così fastoso, e duro e lungo da preparare, in soli due giorni di programmazione. E per di più con l’uso di costumi così particolari e d’epoca. Ma coi costumi siete abituate a stupire…

Soddisfattissime del risultato, ma è inevitabile la limitazione del tempo e del luogo di programmazione. Uno spettacolo del genere in un ambiente chiuso, e magari angusto, perderebbe la metà del suo fascino. Per quanto riguarda i costumi, nessuno stupore: sappiamo destreggiarci tra riciclaggi e invenzioni. Lo abbiamo sempre fatto, con esiti felici. Del resto, il costume non è un teorema matematico: l’importante è che evochi correttamente un’epoca ed un ambiente. Così come è importante che la scenografia richiami artisticamente le situazioni, anche con semplici evocazioni.

A parte queste difficoltà, affrontare questa prova era un rischio e una scommessa. Quando il Sindaco vi ha chiesto di realizzarla, conoscevate bene le insidie del testo e della lingua.

Come no? Ma le sfide scatenano sempre l’adrenalina giusta in due combattenti come noi. Abbiamo dovuto superare innanzitutto l’insidia di un testo, quello della Recevuta, che, se rappresentato integralmente e da solo, sarebbe stato linguisticamente incomprensibile e noiosamente ripetitivo. Da questo la scelta di variare il copione con episodi e frammenti delle altre farse, in modo da vivacizzare la scena e nello stesso tempo offrire un quadro stimolante della Cava rinascimentale. Poi, non dimenticare che in famiglia abbiamo un certo prof. Francesco Senatore, che sulla Recevuta ha fatto uno studio interessante e di alto livello, rendendoci già da tempo familiare l’argomento. Ci piaceva poi la provocazione di raccontare la visita come una “sòla” imperiale che fa a cazzotti con l’orgoglio un po’ vanesio di un’acritica cavesità. E poi era facile valorizzare gli spunti sulla rivalità con Salerno. Infine, lo spreco-sparizione di danaro pubblico, i litigi tra la gente di potere ed i sospetti di furberie politiche non potevano non stabilire un ponte sorprendente con il mondo d’oggi.

Il ponte c’è stato, ed anche molto apprezzato. Ma con la lingua, come ve la siete cavata? Per farla digerire a tanti ragazzi avete dovuto scardinarla come un macigno da terra…

A parte il fatto che non bisogna mai dimenticare la versatilità dei nostri giovani attori, è vero che soprattutto all’inizio abbiamo dovuto sudare, e non poco. Paradossalmente, è stato meno arduo per loro immergersi nel siciliano tardo ottocentesco del pirandelliano Liolà che nelle radici lontane di quello che, pur essendo il loro dialetto e la loro lingua madre, è completamente altro nei suoni e nei significati. Alla fine ce l’abbiamo fatta, prima cancellando dalla loro mente qualsiasi confronto con il dialetto attuale, poi facendo cogliere il senso delle frasi in modo da evidenziare inflessioni sulle parole chiave, poi, soprattutto, creando uno spettacolo corale in cui, per l’inserimento di musiche e canti, per i movimenti continui dei gruppi in scena, per l’uso espressivo del corpo e le emergenze della voce, il copione originario si è per così dire sciolto nella scrittura di scena di una partitura musicale. E alla fine ci è sembrato proprio che il pubblico sia riuscito a seguire bene lo svolgersi della vicenda ed abbia molto gustato l’insieme.

I complimenti sono venuti da tutti, compresi addetti ai lavori di solito pronti ad alzate arcigne di sopracciglia…Il complimento più bello è forse venuto per voi dalla constatazione del cammino di tanti dei vostri giovani e meno giovani interpreti, che avete accolto da chiocce e che sono diventati sgargianti galletti. E sono cresciuti, dentro e fuori, come attori e come persone.

L’hai detto. Ed è una delle cose che ci rende più felici, anche pensando alla crescita personale, ai superamenti catartici delle timidezze varie attraverso la scena, alla padronanza progressiva del proprio corpo, alla feconda mescolanza di età molto diverse tra loro, con una differenza di trent’anni circa tra i meno ragazzi ed i più giovani. Ma attenzione: galletti belli sì, ma galletti umili, non boriosi. Altrimenti non potremmo convivere…

Sarà derivato un grande beneficio anche dall’inserimento diffuso di danza e canto.

Indubbiamente. Precisiamo però che anche da questo punto di vista non dobbiamo esagerare nelle valutazioni. I nostri ragazzi danzano e cantano, migliorano progressivamente voce e movimento, ma non sono né cantanti né ballerini. Sono attori versatili che sanno utilizzare i vari linguaggi artistici. Del resto, anche se l’inserimento diffuso di musica e danza è recente, non dimentichiamo che la pluralità dei linguaggi artistici era un obiettivo anche dell’Ars Concentus, voluta e fondata da Clara Santacroce. E guardavamo lontano, con compagni di strada qualificati e prestigiosi. Senza contare che, tra noi, Clara all’epoca suonava il piano e Renata studiava danza classica e canto. A proposito di esperti, facci citare, per il presente, ed anche per il recente passato, il contributo preziosissimo dei nostri musici dell’Antica Consonanza, professionisti di lusso, che ci seguono da anni e che prima che colleghi sono diventati amici carissimi, nostri e dei ragazzi.

E, già che ci siamo, ricordiamo il contributo fotografico che oggi ci offre costantemente il nostro Alberto Fusco, maestro della comunicazione visiva, autore della documentazione fotografica di scena e delle nostre bellissime brochure. Anche lui fa parte di quella che consideriamo a tutti gli effetti una squadra, o meglio ancora un gruppo affiatato, dal sapore familiare.

A proposito di famiglia, voi due, naturalmente diverse e così profondamente simili, nell’impostazione del lavoro a coppia vi sommate, vi elidete o vi moltiplicate?

La terza che hai detto. La nostra unione fa la forza, ma una somma sarebbe troppo meccanica come unione.

Sinergia, allora…Una sinergia esplosiva?

Proprio così! Siamo una miscela bollente di amore per il teatro, di follia creativa, di dedizione massima da passione radicata. Ma siamo anche madre e figlia, legate tra loro da un filo d’acciaio e nello stesso tempo pronte a far esplodere del doppio le conflittualità e le divergenze che nascono naturalmente tra due persone che, con storie artistiche ed esperienze diverse, lavorano alla stessa materia. E tanto immerse nel lavoro che a tratti dobbiamo fermare l’onda per risentirci di nuovo madre e figlia.

Alla fine, però, dopo l’eruzione del vulcano, il magma si ricompone e viene fuori un lavoro teatralmente solido, formato applausi…

In fondo, non esplodiamo per vincere l’una sull’altra, ma per costruire insieme un prodotto vincente.

Un prodotto bello, a volte bellissimo, a cui avete abituato i cavesi, ma proverete ad “abituare” anche il pubblico esterno?

Negli ultimi tempi ci stiamo pensando seriamente…

Bene, in attesa che dal cilindro esca fuori una Tempra finalmente in tournée, parliamo del programma che proporrete nel prossimo Autunno teatrale 2014 all’Auditorium “De Filippis” dell’IIS “Della Corte-Vanvitelli” in Viale Marconi, orario fisso (e per fortuna puntuale) ore 19,30 la domenica e 20,00 il lunedì?

Volentieri! Cominceremo domenica 26 e lunedì 27 ottobre, con Gli innamorati, di Goldoni, regia di Renata Fusco.

Domenica 9 e lunedì 10 novembre, primo mix pirandelliano, con Il treno ha fischiato, elaborazione del testo di Clara Santacroce, movimenti scenici di Renata Fusco, regia di entrambe e scene tratte da Il Giuoco delle Parti, Bellavita, La Morsa, L’Uomo, la Bestia e la Virtù, Un matrimonio ideale, Il fu Mattia Pascal.

Secondo mix pirandelliano il 23 e 24 novembre, dal titolo La corda pazza, con stessi autori e realizzatori e scene tratte da Enrico IV, Come tu mi vuoi, Ma non è una cosa seria, La patente, L’Altro figlio, La Favola del Figlio cambiato, Il fu Mattia Pascal.

Il 6 e il 7 dicembre, eccezionalmente sabato(ore 20) e domenica (solito orario), ci avventureremo nel teatro comico della tradizione napoletana: Totonno cerca moglie, ovvero Patrò Tonno d’Ischia, farsa marinara di Agasippo Marcotellis, con la regia di entrambe.

L’11 e il 12 gennaio, Luna d’amor mutevole, divertissement su pezzi d’autore, testo e regia di Renata Fusco.

Gran finale il 25 e il 26 gennaio con la ripresa de L’istruttoria di Peter Weiss, che tanto impatto ha avuto lo scorso anno, con movimenti coreografici di Renata Fusco e regia di Clara Santacroce. Come lo scorso anno, previsto un biglietto d’ingresso: dieci euro, ridotto otto euro per ragazzi, abbonamento cinquanta euro.

Interessante e stimolante, come al solito. Ci saremo, pronti all’applauso, in compagnia con i vostri fan, abituali e non. E con la speranza che presto in compagnia parta anche tutta l’Arte Tempra…

In compagnia con le speranze e le attese si sta sempre bene… Per il resto, vedremo … e speriamo!

Ventesimo compleanno per gli Itinerari d’ambiente. Prima tappa dall’Annunziata a Santa Maria a Toro tra le Torri di oggi ed i colombi della memoria

CAVA DE’ TIRRENI (SA). Splendida giornata, di evocazioni, di partecipazione e di emozioni.

I raggi lucenti di un sole estivo hanno fatto da perfette candeline per festeggiare alla grande il ventesimo compleanno degli Itinerari d’ambiente, che, come sempre gratificati da una folta partecipazione e guidati dal Commissario AST di Cava de’ Tirreni Carmine Salsano, dal Direttore dell’Azienda di Soggiorno, Mario Galdi, dall’anima viva della cultura cavese Lucia Avigliano e dal Presidente del CAI Ferdinando della Rocca, sono ripartiti il 12 ottobre dai luoghi stessi dove furono battezzati, venti anni fa, cioè dalle Torri Longobarde, un po’ rifatte un po’ degradate, e dagli ambienti della Caccia ai colombi, qua e là sulle tracce di quella grande strada di transito che era la via Maggiore Nocera-Cava-Salerno.

Itinerario fascinoso fin dalla visita iniziale: la maestosa Chiesa dell’Annunziata, con il suggestivo quattrocentesco portale di pietra, l’artistico altare policromo in marmo, il quadro della Sacrestia con la Vergine che bastona il diavolo, gli stalli in legno e i resti dell’organo e dell’altare dell’oratorio della Congrega praticamente semiabbandonato, l’altarino della Madonna delle Grazie di fronte al quale una granata durante la guerra si fermò inesplosa. Quindi, tra asfalto e verde, tra vecchie stradine e finestre catalane, risalita verso la Serra, con una fermata d’obblico davanti all’emozionante caverna dove Mamma Lucia cominciò il suo recupero dei “figli di mamma”.

Qui, sotto le pendici di Monte Castello e di fronte al ristorante che una volta era casina di caccia stile Casa di Hansel e Gretel dei Marchesi Talamo, ammirazione per la prima Torre, adagiata sulla collina a decorare, insieme con gli scorci della vallata, della gola di Vietri e del Vesuvio lontano, uno scenario sfamapupille. Il posto giusto per scoprire, alla presenza dell’Assessore Fortunato Palumbo, la lapide che presenta ed esalta l’Itinerario delle Torri.

Breve camminata tra verde Incanto e incanto di Valle verso la chiesetta bomboniera di Santa Maria del Toro, con la sua Torre aggregata alla Chiesa.Bypassata per il momento S. Maria a Toro, immersione nei boschi in direzione Arco, con la bella vista delle due torri insieme, morbidamente adagiate sulle pendici della collina sopra l’Annunziata.

Ritorno cadenzato verso Santa Maria a Toro, mentre pian piano pian piano si apre lo sguardo sulla gola e sulla grande piana che porta al Vesuvio. E qui si accendono la fantasia e l’immaginazione: anche se non ci sono materialmente, scivolano davanti agli occhi gli ottobrini stormi di colombi migratori e le trentadue torri longobarde del gioco, dove si mettevano i partitari avvistatori e da dove i frombolieri lanciavano le pietre bianche che abbassavano la rotta e facevano cadere a centinaia i volatili nelle reti tese in zona Serra o Valle di San Liberatore o nella stessa Arco.

Ma mentre si accendono, la fantasia e l’immaginazione a loro volta accendono la realtà. Infatti, al ritorno nella Chiesa di Santa Maria a Toro, tra resti antichi e rifacimenti moderni, sotto il pittoresco campanile con il bell’orologio di ceramica e la coriacea torre di bronzo offerti dall’industriale don Felice D’Arco, la caccia ai colombi si materializza attraverso un dinamico e pittoresco documentario prodotto dalla Settimana Incom nel 1947 (con una apparizione flash della stessa Lucia Avigliano, allora bambina),le testimonianze scritte dei grandi viaggiatori lette da Federico Guida, la presenza di un corno, di una fionda, di una conchiglia musicale, del signor Bisogno, fratello di Antonio, l’ultimo partitaro, protagonista tra l’altro del filmato Incom.

Quindi, appuntamento al mese prossimo, per l’Itinerario Santa Lucia – Sant’Anna, non senza prima aver partecipato alla presentazione del libro rievocativo dei vent’anni e dell’Itinerario dell’anno scorso sulle orme di Paolina Craven, in programma per venerdì 17 ottobre al Comune e firmato, naturalmente, Lucia Avigliano, con la collaborazione come sempre preziosa dei figli Federico e Gaetano ed il patrocinio del Comune e dell’Azienda di Soggiorno.

Libro a cui naturalmente riserveremo un’attenzione speciale in un prossimo articolo. Ma intanto, ci godiamo il sapore pieno di retrogusto di una passeggiata che ha aperto il cuore ed i polmoni. E che tanto respiro sia la premessa per un rispetto ed una conoscenza sempre maggiori verso una città come Cava dove c’è tanto ancora da scoprire…e tanta cura da recuperare …

 

 

 

 

Dal 18 ottobre una rassegna teatrale per bambini, organizzata dalla libreria Marcovaldo di Claudia Di Cresce, la cavese che ha scritto Geronimo Stilton

CAVA DE’ TIRRENI (SA). C’è una volta in mezzo al Corso Umberto, al civico 325. Passando sotto questa volta, ci si trova in un grazioso spazio-cortile, a cui fa capo un negozio caratterizzato da un simpatico gattone volante. Dentro, un ambiente con piccolo soppalco, riempito da tanti scaffaletti colorati, qualche tavolino, delle sedioline, il dominio giocoso del verde e del viola e tanti, tanti libri e tanto tanto spazio per distendersi a terra, giocare, stare insieme. Uno spazio che possiamo immaginare all’occorrenza riempito di bambini più o meno vocianti e tutti giocanti, ora libro alla mano, ora libro all’ascolto, ora albumino da colorare, ora perline da sistemare, ora sabbia da impiastricciare.

È Marcovaldo, la libreria per ragazzi che, nata due anni fa, è diventata un simpatico punto di riferimento per bambini, ragazzini e genitori accompagnatori e, all’occorrenza, “spettattori” e magari anche “giocatori”.

A gestirla, due pimpanti occhi chiari e acuti di trentenne ragazza (tra)sognante in speranzosa e sudorosa ascesa: Claudia Di Cresce. Non una qualsiasi, ma un talento giovane che tre anni fa per De Agostini e Piemme ha scritto i testi di ben ventotto fascicoli di una serie di cinquantasei con tema il viaggio e con protagonista nientemeno che Geronimo Stilton, vale a dire uno dei top mondiali della letteratura per ragazzi, il simpatico topacchione giornalistone, un po’ fifone e col cognome formaggione, della fantomatica città di Topazia, capitale della mitica Isola dei Topi. Non è da tutti, decisamente…

Con lei facciamo due chiacchiere in libertà sulla sua nuova attività, comodamente accovacciati su due sgabellini colorati, accanto ad un delizioso minitavolino.

Come ti è venuta l’idea della libreria per ragazzi, un esercizio che da noi praticamente non esiste?

L’hai detto! Non esisteva. Era la libreria che non c’era e adesso c’è!

Parli da innamorata delle favole: con i tuoi trent’anni sei rimasta ancora una Peterpagnottella?

E se no facevo una libreria-ludoteca per bambini? Ma, a parte le favole, non dimenticare che sono anche una giovane che deve lavorare per farsi un futuro. E qui c’è molto meno da sognare… Comunque innamorata lo sono: delle favole certamente, ma anche e soprattutto dei libri. Da quando ero piccola. Ne ho letti e divorati a centinaia.

Già, e fin da piccola ti piaceva scrivere. Non vorrei sbagliarmi, ma a dodici anni hai vinto un premio di poesia con una poesia già molto matura sulle lacrime della guerra nell’ex Yugoslavia…

È vero, ma da un po’ di tempo, un poco per gioco, un poco per passione, un poco per necessità, il mio tempo è superriempito da altre occupazioni.

La libro-ludoteca, appunto. Perché Marcovaldo?

La mia passione per la lettura… Marcovaldo è un personaggio di Calvino, che ricerca il verde, la spontaneità, la natura, la semplicità anche nelle complicatissime metropoli.

E il gattone volante?

Un’idea mia realizzata alla grande dall’amico Davide Vignes, fantasioso grafico di lusso. E soprattutto amico.

L’unico amico collaboratore?

No, no…Per fortuna le relazioni non mi mancano. Amici e amiche: un bell’elenco. Non li cito tutti, ma, oltre a Davide, fammi fare almeno un nome: la cara Simona Fredella, solare “fantasista” e attrice di grande talento.

Qual è il target della libreria?

I bambini, naturalmente, ed anche i ragazzi nella prima adolescenza. Sviluppiamo le nostre attività rispetto a quattro fasce di età: primi tre anni, da quattro a sette anni, da sette a dodici anni, da 13 anni in su, più o meno fino ai sedici.

In che cosa Marcovaldo si distingue da una normale libreria provvista di libri per ragazzi, oppure da una semplice ludoteca?

Per la qualità dei libri, che vanno ben oltre l’offerta tradizionale stile Violetta, Peppa Pig o Geronimo Stilton oppure classici puri, e comprendono anche volumi di nicchia di alto livello, tanto è vero che possiamo dire di essere più forniti anche della stessa Feltrinelli. Nella qualità e nella tipologia dei giocattoli: ad esempio, siamo gli unici concessionari della Djeco, vale a dire una delle ditte più prestigiose d’Europa. E puntiamo molto sulla creatività pura, del tipo di quella suggerita dalla sabbia e dalle perline, per esempio. E poi per l’attenzione dedicata alla lettura animata, che riscuote sempre un grande successo e che effettuiamo anche fuori negozio, ad esempio nelle frazioni e nelle villette. Senza contare che di librerie-ludoteche specializzate dalle nostre parti se ne contano sulla punta delle dita, diversamente che nel Centro Nord Italia.

Durante le letture animate i bambini conservano sempre viva l’attenzione?

Generalmente sì. Appena si entra nel vivo della storia, se l’animatore non perde il ritmo, non li stacchi più finché non si arriva al dunque. Anche perché il nostro obiettivo è di farne degli spettatori attivi, favorendo la loro partecipazione alla vicenda raccontata, con la voce e con il corpo. Imparando ad ascoltare e respirando l’aria di tanti libri, si innamoreranno anche delle pagine scritte ed è più facile che diventino amici fedeli della lettura.

Non correte il rischio di fare da baby sitter, specie con i più piccoli?

Non direi, perché i genitori, soprattutto durante le animazioni, non depositano i figli, ma spesso rimangono spesso pure loro ad ascoltare e partecipare. Quando i bambini sono particolarmente piccoli, rimanere e collaborare è di fatto una necessità.

Che tipo di adesione ricevete per i giochi e le serie di letture animate?

Più o meno dalla quindicina in su. All’inizio, due anni fa, ci fu spesso il pienone, data anche la novità della cosa. Poi, una naturale flessione, ma negli ultimi tempi il picco è risalito ancora. E in questa stagione contiamo di fare il decisivo salto di qualità.

In che modo?

Intensificando il ritmo delle proposte di attività, ampliando il raggio delle offerte per la scuola, e poi, novità assoluta per Cava e fiore all’occhiello di tutta l’annata, organizzando la prima rassegna organica di teatro per bambini e ragazzi, che si terrà a partire da metà ottobre nel cortile del teatro Comunale. Con spettacoli e compagnie di tutto rispetto.

Il programma è già stato definito?

Certo! E il titolo è tutto un programma: Favole di corte e di lunghe – Teatro insolito per scompigliare la città.

Cominceremo il 18 ottobre, alle 17, con un corteo di musica e colori promozionale sotto i portici, seguito poi alle 18 da Le favole della saggezza, del gruppo Teatrin. Il 25 ottobre, sempre alle 18, la compagnia I mari della Luna rappresenterà con i suoi burattini Le guarattelle del Vesuvio. L’1 novembre Cristina Mazzaccaro, Simona Forte e Stefania Autuori in scena con Mia sorella non abita più qui. L’8 novembre, i pupazzi animati di Flavia Daello racconteranno di Ulisse ne la Tragicomica historia di un uomo chiamato Odisseo. Il 15 novembre il grande ritorno a Cava de Il Piccolo Principe, realizzato dal Teatro Scenidea con la regia sempre fantasiosa di Antonello De Rosa. Poi, di nuovo i pupazzi animati di Flavia Daello, il 22 novembre, a rappresentare Don Chisciotte, il cavaliere dalla trista figura. Burattini classici e Pulcinella show il 29 novembre, con le marionette di Pasquale Nasuto. Gran finale il 6 dicembre con La ciorta di Zeza, de “I Teatri sospesi”, e il 13 dicembre, con La storia di Nicola e della Dott. C. Cola, ancora con Stefania Autuori, Cristina Mazzaccaro e Simona Forte stavolta accompagnati da Marco De Gregorio. Anche questi titoli sono tutto un programma.

Capisco le urgenze del tempo e l’importanza del tentativo di questo salto di qualità, ma tu, come Claudia, escludi del tutto di tornare alla scrittura?

Vorrei, ma ora non posso. Spero di volere ancora, quando potrò…