Ottobre, 2018

visualizzazione per mese

 

A San Giovanni la Sala Memoriale per Mamma Lucia. In primavera l’inaugurazione?

commissione-selezione-materiale-mamma-lucia-ottobre-2018-cava-de-tirreni-vivimediaCAVA DE’ TIRRENI (SA). Finalmente sembra all’orizzonte il memoriale per Mamma Lucia, che potrebbe vedere la luce già nella prossima primavera.

Gli scatoloni con il materiale di stampa, fotografico e documentario che la riguardavano erano stati messi a disposizione dell’Amministrazione Comunale nel 2014, che aveva predisposto una Commissione per la catalogazione e il riordino, guidata dalla funzionaria della Biblioteca Comunale, Beatrice Sparano, e formata da Lucia Apicella, la nipote di Mamma Lucia che aveva formalmente autorizzato l’apertura, Annamaria Apicella, anche lei nipote della cara Madre dei caduti, Lucia Avigliano, Gennaro Galdo, Alfonso Prisco, Felice Scermino, e dal sottoscritto scrivente, Franco Bruno Vitolo. Sono stati finora catalogati circa cinquecento elementi che testimoniano la straordinaria azione della “madre dei caduti”, dalla prima stupita diffusionedi notizie sul suo recupero di circa ottocento salme di caduti (quasi tutti tedeschi, per l’occasione nemici ma pur sempre “figlie ‘e mamma”) al dolente e trionfale viaggio in Germania per ricevere l’omaggio delle famiglie dei caduti, del governo e dell’intero popolo tedesco, dall’incontro col Papa fino a quel funerale che ne sancì la grandezza e per certi versi anche l’immortalità, perché il suo messaggio di maternità universale era destinato a perpetuarsi attraverso le generazioni. Da qui i riconoscimenti anche dopo la morte fisica, dai monumenti all’intestazione delle scuole alla diffusissima iconografia e alle tante scritture che ne celebrano la figura.

Tutto questo però non basta, in rapporto al valore della sua opera ed alla necessità della sua conservazione. Perciò è stata sempre auspicata l’istituzione di un museo, oppure di una sala memoriale, dedicata a lei ed al contesto storico di quei giorni dello sbarco che contribuirono a decidere le sorti del nostro paese e della stessa Seconda Guerra Mondiale.

Sono passati fin troppi anni senza …

Ora si preannunciano finalmente gli anni “con”, sia per la disponibilità di sale ampie e centrali, quelle del magnifico complesso di San Giovanni, sia per lo slancio dato a suo tempo dal Sindaco Galdi sia per le giuste aperture dell’Amministrazione Servalli. Bisogna naturalmente fare i conti con gli euro da spendere: tuttavia non sarà una cifra inavvicinabile, non mancheranno né la base dal bilancio comunale né le integrazioni necessarie da parte di eventuali sponsor e soprattutto da parte di una popolazione che per Mamma Lucia, la più amata dai cavesi”, si è sempre fatta in quattro.

A predisporre e selezionare il materiale è stato rinnovato l’incarico alla stessa Commissione che aveva visionato l’apertura degli scatoloni. Ad essa si è aggiunta la preziosa collaborazione di Gaetano Guida, come rappresentante delle istituzioni, oltre che esperto di comunicazioni visive e, da degno figlio della grande Guida metelliana Lucia Avigliano, custode delle nostre tradizioni (tra l’altro è l’autore dell’annuale calendario incentrato sull’identità di Cava).

Quindi, persone, risorse, location, materiale, entusiasmo non mancano di certo.

Ora, bisogna solo procedere nel lavoro iniziato, facendo in modo che vengano composti tutti i tasselli. E attenderemo insieme che venga primavera…

E poi, è auspicabile che venga anche il “sole più vivo dell’estate”, cioè la creazione di un polo provinciale dello Sbarco, tale da generare un flusso di risonanza nazionale e internazionale, come è giusto per un evento storico di questa portata, magari sul modello di quello che fanno costantemente i francesi con le zone della Normandia.

Intanto, ci consola il fatto che per la figura, l’amore e la memoria di Mamma Lucia sia sempre primavera …

Sgambetto alla capolista

cavese-trapani-cava-de-tirreni-ottobre-2018-vivimediaCAVA DE’ TIRRENI (SA). Al Simonetta Lamberti arrivava la corazzata Trapani, società tra le più accreditate per la vittoria finale e legittimata da un avvio stagionale più che positivo. Ma la Cavese, quella del patron Santoriello e di Giacomo Modica, è soprattutto cuore e sacrifico. La corazzata sicula ha tenuto fede alla sua nomea per una buona mezzora d’avvio della sfida. Gestendo con grande disinvoltura la palla e divorandosi almeno due o tre gol. Poi però la determinazione e la grinta dei gregari aquilotti hanno attutito i colpi e hanno permesso di andare all’intervallo sullo 0 a 0. E nella ripresa, poi, ancora più Cavese. Alla fine vincente e… convincente. Se non sul piano della tecnica, sicuramente su quello della buona volontà e del cuore. Alla fine qualche rimprovero mister Italiano l’ha fatto ai suoi per aver sfruttato male quella superiorità tecnica che i vari Evacuo, Tulli, Golfo e tutti gli altri potevano e dovevano mettere sul piatto della bilancia per tutta la sfida. Ancora una volta, dunque, la legge del calcio ha colpito. Davide ha avuto la meglio sul gigante Golia. Viva il calcio, bello e imprevedibile. La cronaca della gara si apre, dopo una manciata di minuti di studio tra le due squadre, con una palla gol per gli ospiti propiziata da un rilancio impreciso e frettoloso del portiere Vono. La palla finisce sui piedi di Taugourdeau che lancia in area tutto solo Golfo che sull’uscita del portiere metelliano non inquadra lo specchio della porta mettendo sul fondo e sprecando in malo modo. Il pericolo scampato scuote la Cavese che dopo un minuto ha sui piedi di Favasuli la sua occazione ma è troppo altruista l’aquilotto che non tira da posizione favorevole preferendo smistare al centro. Ancora una grossa opportunità per passare in vantaggio il Trapani se la costruisce al 9’pt. Corapi taglia magnificamente con un traversone al bacio l’area biancoblù, all’appuntamento si fa trovare Evacuo ma la conclusione, un vero e proprio rigore in movimento, di testa finisce a lato. Dalla distanza ci prova a sorprendere Vono Corapi al 12’pt quasi da centrocampo. Il portiere locale deve smanacciare in angolo. Applausi per la Cavese dal proprio pubblico al 15’pt quando una bella azione di prima sulla fascia destra innescata da Lia non produce effetti per il provvidenziale tocco di testa di Ramos che sventa la minaccia. La gara è aperta a qualsiasi risultato. La capolista dimostra di meritare la posizione di classifica, la Cavese però non sfigura, stringe i denti e ci mette il cuore. Ancora ospiti al 23’pt pericolosi. Tulli impegna dal limite severamente in volo plastico Vono. La Cavese ha la sua brava palla-gol al 26’pt con Licata che potrebbe sfruttare meglio un errore in fase difensiva di Ramos. Il tiro è troppo schiacciato e finisce sul fondo. La formazione di Modica fa quel che può contro i siciliani ma qualche volta ci mette anche il suo per complicarsi la vita. Silvestri al 33’pt sbaglia il rilancio regalando la sfera a Golfo che un passo all’interno dell’area metelliana prova a giro a mettere la sfera all’incrocio ma senza inquadrare lo specchio della porta. Al 38’pt fiammata di Rosafio che si invola per tutta la metacampo ospite prima di servire per l’accorrente Sciamanna che gira un soffio a lato a portiere battuto. Ancora più ghiotta è l’occasione di marca trapanese. È il 43’pt quando Da Silva lancia in area il compagno Golfo che si mangia di piatto un altro rigore in movimento. La prima frazione si chiude qui. Senza un secondo di recupero. Nella ripresa la Cavese parte come meglio non potrebbe. È il 6’st quando dal cilindro Modica estrae un’azione corale da manuale del calcio a cui partecipano Favasuli, Rosafio Sciamanna, Lia e, determinate sotto porta, Fella, chedi piatto insacca. Esplode di gioia lo stadio amico. Ma il Trapani non ci sta e si riversa nella metacampo aquilotta alla ricerca del pareggio. Ma invano. Merito di un supergruppo, quello allenato da Modica, che non cede un metro agli avversari rispondendo colpo su colpo. Così, al 21’st, in contropiede Migliorini dalla lunga distanza sfiora il palo alla destra di Dini. Devono aspettare il 38’st gli ospiti per rifarsi vivi dalle parti di Vono ma l’inzuccata di Nzola finita in porta è vanificata dalla sua posizione di off side segnalata dall’assistente con largo anticipo. Grida al rigore la Cavese al 40’st per un atterramento di Manetta ad opera di Mulè ma l’arbitro, anglosassone per tutta la sfida, fa proseguire. Ancora forcing ospite. Al 43’st Ferreira crossa da sinistra ma Nzola incorna alto sulla traversa. I tentativi ospiti si esauriscono qui. Dopo 4 minuti di recupero la fine delle ostilità e l’agognata vittoria. Strameritata per l’atteggiamento mentale messo in campo dai blu foncé. Un bel passo in avanti è stato così fatto verso la meta salvezza. Gli aquilotti stanno crescendo.


CAVESE 1919 TRAPANI CALCIO 1-0 

CAVESE: VONO, SILVESTRI, MIGLIORINI, ROSAFIO, FAVASULI, SCIAMANNA (25’st Bettini) , FELLA (33’st Agate), TUMBARELLO, LICATA (33’st Inzoudine) , BRUNO, LIA (23’st Manetta). A disp. De Brasi, De Rosa, Mincione, Buda, Heatley, Landri, Zmimer, Nunziante. ALL. MODICA Giacomo.

TRAPANI (4-3-3): DINI, DA SILVA, RAMOS, TAUGOURDEAU, ALOI (32’st Toscano) , EVACUO (17’st Nzola), MULE’, SCRUGLI, CORAPI, TULLI (10’st Costa Ferreira), GOLFO. A disp. Ingrassia, Kucich, D’Angelo, Dambros, Toscano, Mastaj, Girasole, Culcasi. All. ITALIANO Vincenzo.

ARBITRO: Luca ZUFFERLI (Udine), I ass. BERTI (Prato), II ass. DELLA CROCE (Rimini).

RETE: 6’st Fella (C ).

NOTE: Spettatori circa 1400, compresa quota abbonati (250 ca.) di cui una ventina ospiti. Ammoniti: Evacuo (T), Taugourdeau (T), Da Silva (T), Rosafio (C ). Angoli: 8 a 1 per la Cavese. Recuperi: 4’st.

Da leggersi: Il moto delle cose (Mondadori, 2017) di Giancarlo Pontiggia

Più che il valore magico della parola poetica, la magia è nella parola. Quando la parola effettivamente trova e ritrova questa immedesimazione con la cosa, questa identificazione e non è più una cifra, o un segno convenzionale, ma è finalmente la parola, che significa la Cosa che veramente significa e che veramente la fa nascere, la fa nascere dal pensiero”. Così, Mario Luzi. E Giancarlo Pontiggia nel suo ultimo libro “ Il moto delle cose”: “ un libro che stai leggendo/ da troppo tempo, ormai, senti/ che i nomi si sgretolano, uno per uno, ostinati, / in polvere di suoni e di niente, e implori/ / un senso/ unico, forte, uno/ stupefacente prodigio che illumini/il buio, intediato, della mente,/la tua,” (Vita, ma cos’è la vita. E cos’è il fiele)”. Al centro del libro il rapporto fra la nominazione della parola e la Cosa, incomprensibile e misteriosa. L’unico vero accento che possa dar forza vitale alla conoscenza. Non alchimie orchestrate dalla volontà del dire al fine sterile o finalizzato a priori ma ricerca scevra da qualsiasi condizionamento estetico o letterario fino al limite del “segreto” che sembra scaturire e poi dissolversi ogni volta che il poeta principia il cominciamento della vera discoperta. Libro di grande interesse che ti prende e ti coinvolge o meglio sconvolge, fino a dettare il respiro stesso in un crescendo che diviene il Tuo credo al limite dello stesso tuo desiderio, inconsapevole nell’essere coinvolto, assieme al poeta, assieme a questi suoi versi, verso il cominciamento non della nominazione delle cose, ma della Cosa, la prima e assoluta. Nessun surrogato o interpretazioni, neppure artistiche ma Essa, l’unica. Ecco il fine: piena graduale conoscenza del nascituro che si snoda incessantemente lungo il fluire degli anni. Anni che nulla disvelano a chi non sa cercare a chi non vuol ascoltare e capire. E’ una nuova nascita, o meglio, un’ultima e totale renovatio.

E nascemmo

E nascemmo
alla vita che già c’era.
Le cose
c’erano, le tante, le inaudite
cose, di cui c’invaghimmo
a poco a poco.
E noi guardavamo
l’aria che luceva
e piove e nevi
e soli che stagnavano, tiepidi,
nelle mattine troppo
quiete.

E guardammo, un giorno, i nomi
le parole prime, scure
che dicono sì o no, che oscillano
tra le cose

(da Il moto delle cose, Mondadori 2017)

il-moto-delle-cose-giancarlo-pontiggia-ottobre-2018-vivimedia

La consapevolezza di chi da nuovo giunto si aggiunge ad altre vite “alla vita che già c’era” fatta di tante cose di cui mai si era udito parlare (inaudite) come accettazione dell’essere catapultato in un mondo costruito da altri (di cui le cose son pietre d’angolo) che valga per tutti, anche per chi non ebbe modi e tempi per farne, ancora, parte. Ma il vivere quotidiano è lì e non ammette tentennamenti, né indugi; e il vivere si fa accettazione “ guardavamo/ l’aria che luceva…nelle mattine troppo/quiete”. Ma la vera conoscenza, la vera vita, avviene nella scoperta, la consapevolezza, unica ed insopprimibile della Parola/Cosa che apre monti che affermano e negano nella affannoso oscillare “tra le cose”. Versi questi di una cifra esemplare scandita da un ritmo limpido, lineare, laddove serpeggia sottile l’impalpabile linea di una classicità che da remota si fa presente, di una presenza consapevolmente calata nella contemporaneità. Elegante, di un’eleganza quasi schiva, desiderosa di nascondersi per un anelito di unicità nel divenire poieis: “E piove e nevi/e soli ” l’iterazione della congiunzione “e” sapientemente legata a gruppi consonantici dalle medesime tre vocali: “i, o, e “modulati armoniosamente in un gioco ritmico magistrale.

Giancarlo Pontiggia, docente di materie letterarie presso un liceo milanese. è poetacritico letterario, scrittore, traduttore. Presenza primaria in riviste letterarie e prestigiose antologie. Tra i suoi libri di versi: Con parole remote, Guanda, 1998 (Premio Montale), Bosco del tempo, Guanda, 2005 e il recente Il moto delle cose, Mondadori, 2017.

Anacleto Postiglione, la saggezza dei classici e il sorriso dell’intelligenza

Un ricordo del noto docente, scomparso il 16 ottobre, poco prima della moglie Anna.


anacleto-postiglione-salerno-vivimediaSALERNO. Un dolcissimo mito dell’antica Grecia racconta che un giorno Giove e Mercurio, per mettere alla prova gli esseri umani, scesero sulla Terra sotto le mentite spoglie di due viandanti che chiedevano ospitalità. Furono accolti con gentilezza e piena disponibilità solo da due vecchi coniugi, Filemone e Bauci. Il giorno dopo, dichiarando la loro identità, offrirono ai due una ricompensa a scelta. E loro chiesero solo la grazia di morire insieme. Qualche tempo dopo, mentre erano vicino al focolare, lentamente si trasformarono in una quercia e in un tiglio uniti per il tronco…

Il mito è divenuto realtà per il professore Anacleto Postiglione, scomparso a Salerno il 16 ottobre scorso all’età di ottantotto anni, e per sua moglie Anna, spirata la notte successiva, a Firenze, dove era ricoverata da tempo. Dopo oltre cinquant’anni di matrimonio e la formazione di una bella e numerosa famiglia, quando erano ridotti ormai ad un’ala sola, sono volati via abbracciati. E forse il dolore di familiari e amici per la perdita, perché non ci sono più, è stato, per citare quel Sant’Agostino tanto amato dal professore, ammorbidito dal sorriso per quello che c’è stato, da quel lontano 5 dicembre anni Sessanta fino all’ultimo, comune respiro.

La scomparsa di Anacleto Postiglione ha scatenato un’onda lunga di emozione e di ricordi nei tanti colleghi e amici, che gli volevano bene come uomo e lo stimavano come docente “stellare” di Latino e Greco, come conferenziere di alto profilo, come appassionatissimo cultore dei classici, come saggista sagace, autore tra l’altro di un magnifico viaggio letterario nel rapporto tra gli scrittori latini e la schiavitù.

La stessa onda lunga di emozione e ricordi ha invaso e pervaso anche il ben nutrito esercito di studenti che da lui sono stati abbeverati di cultura umanistica e di apertura mentale nel corso della sua lunga carriera, in particolare presso il Liceo “Marco Galdi” di Cava de’ Tirreni e il Liceo “Tasso” di Salerno. Studenti che hanno goduto del suo saper essere non solo un gran professore, ma anche più che un semplice professore: parafrasando Catone, un vir bonus docendi peritus (un uomo di qualità esperto nell’insegnare), un maestro ascoltato, stimato ed amato, nella cattedra e nella vita.
La sua venuta nella aule fu una ventata di aria fresca, in quegli anni Sessanta in cui si sentiva il bisogno di creare varchi in una scuola ancora troppo severa e accademica e poco attenta al possibile “volto umano”. Pur senza nessun compromesso rispetto alla qualità ed al rigore dello studio, Anacleto Postiglione riuscì a guadagnarsi uno spazio luminoso di affetto e di stima, perché era chiaro nelle spiegazioni e nella comunicazione, sapeva coinvolgere con la passione personale e con il sorriso dell’intelligenza, riusciva a far amare il mondo dei classici, sapeva stimolare sia con le aperture culturali di grande portata, sia con vivaci ammiccamenti e perfino con maliziose complicità. Insomma, si proponeva come una persona nella sua totalità, umanissimi difetti compresi.. e compreso anche il suo dichiarato elastico “tra il pane e salame e le finezze della musica di Mozart e Beethoven”.

E come tale sapeva emozionarsi, emozionare, farsi conoscere, far crescere.

Anche per questo, quando una decina di anni fa è tornato a Cava per una lectio magistralis su Sant’Agostino e le donne, c’è stata una mobilitazione piena di fermento tra noi ex alunni del Galdi. In quell’aula magna del “suo” liceo, oltre alle sue parole come sempre sostanziose e profonde, si scorgevano nei sorrisi a luce piena di tutti noi l’emozione di una gioiosa rimpatriata, la soddisfazione di ritrovare ancora una volta, in cattedra, un docente veramente speciale, e nello stesso tempo il piacere pervasivo di abbandonarsi a memorie, nostalgie, fremiti esistenziali lunghi una vita, a rivangare mille episodi di gioventù e di “scuola viva”.

Accanto a questo ricordo collettivo, mi è dolce evocare anche fattori personali, a cominciare dai suoi stimoli “pigmalionici” e dall’amore per il mondo classico che lui mi seppe trasmettere e che è stato decisivo per tante scelte professionali… E poi, quegli indimenticabili venti giorni in cui, non ancora laureato, ebbi l’onore di essere suo supplente nel nostro liceo e nella nostra sezione B…. Fu onore, ma anche dolore, perché erano i giorni terribili della malattia del piccolo Pierpaolo, nel suo lungo viaggio verso la notte che tanta notte fece scendere, e forse rimanere, anche nel cuore di Anacleto.

E che dire dell’emozione del giorno del mio pensionamento? Quell’11 giugno del 2011, in una reciprocità spontanea ed emozionante, lui mi mandò attraverso la figlia Daniela, allora mia collega, una copia della bellissima poesia “Itaca” di Kavafis, e io, sapendo che lui sarebbe andato dopo due mesi ad Auschwitz, consegnai per lui a Daniela una copia del mio “Cioccolato ad Auschwitz”, con tutto il calore di un pensiero affettuoso e grato al mio carissimo mentore.

Né posso tralasciare il dispiacere dell’ultima primavera, quando, presentando il bel romanzo del genero Claudio Grattacaso e informandomi da lui sulla salute di Anacleto, seppi che purtroppo anche lui forse aveva imboccato il lungo viaggio verso la notte.

Eppure, anche allora, mi venne in aiuto la sempre meravigliosa lezione esistenziale ricevuta dalla classicità, in particolare dal “suo” Seneca, dal “nostro” Seneca, che ricordava come sia una giusta conquista diventare amico di se stesso e da se stesso aprirsi agli altri, riconoscere la dignità in tutti gli esseri umani, anche e soprattutto negli ultimi (“respirano la nostra stessa aria e stanno sotto lo stesso cielo”), saper affrontare il dolore come parte della vita, perché “o finisce o ti finisce”, capire che più che la durata sono importanti la qualità del vivere e i momenti veramente vissuti. E ho pensato che lui ha saputo essere tutto questo, ho pensato all’abbondanza e alla ricchezza della sua semina: e forse ci avrà pensato anche lui, pur nel tormento degli ultimi tempi. Forse anche lui, come Neruda, ha potuto dire “Confesso che ho vissuto”.

E quel suo vivere ha comunque lasciato una scia che profuma oltre la sua vita. E che lo fa vivere ancora.

Grazie, Anacleto. E ti sia lieve la terra …

Tornano i tre punti. La Cavese c’è

cavese-matera-cava-de-tirreni-ottobre-2018-vivimediaCAVA DE’ TIRRENI (SA). C’era da muovere con decisione la classifica. Pareggiare in casa e perdere fuori era una media certamente non da salvezza. Dunque contro il Matera il gruppo blu foncé era chiamato alla prova del nove e a una prestazione vincente e convincente. L’impegno di campionato per la sfida infrasettimanale sotto i riflettori accesi del Simonetta Lamberti doveva essere la gara della svolta. Alla fine lo è stata con una vittoria per 3 a 1.Ma la cronaca si apre, invece, con, a sorpresa, un Matera molto aggressivo che tiene sotto pressione la retroguardia aquilotta. Tra l’altro senza mai portarsi pericolosamente nella trequarti difensiva ospite. E i lucani ne approfittano gestendo al meglio e senza affanno la sfida. Fino al punto di trovare, al 20’pt, il gol del momentaneo vantaggio. Azione che si sviluppa sulla destra dell’attacco dei lucani. Rimessa laterale di Triarico che lancia al limite dell’area di rigore Scaringella, tacco di lusso per l’accorrente Ricci che in diagonale rasoterra buca Vono. Il gol gela il Lamberti. Dalla panchina si sbraccia Modica che desolatamente vede i suoi subire il colpo. Ci vogliono nove minuti per registrare una prima azione pericolosa di marca biancoblù. E’ il 29’pt. Sciamanna serve palla in corridoio sulla destra per Rosafio che spara sull’esterno della rete. Al 33’pt dagli sviluppi di un calcio d’angolo battuto da Rosafio la palla danza pericolosamente sulla linea di porta con una selva di gambe aquilotte a tentare la deviazione sottomisura ma invano. Il pareggio è rimandato di sei minuti. Ci pensa Rosafio, al 39’pt, a inventarsi un’incursione personale nel cuore della retroguardia ospite. Si trascina con se un avversario sin sulla linea del fondo e poi appoggia per l’appostato Agate, libero davanti al portiere. E’ un giochetto facile facile per il numero 24 biancoblù depositare nel sacco. Lo spauraccio della sconfitta cancellato e gara riaperta. Si va negli spogliatoi senza altre emozioni e dopo due minuti di recupero. Le due formazioni ritornano in campo senza variazioni nel loro assetto. E con un grande equilibrio sul rettangolo. Unico spunto significativo al 13’st quello di Rosafio che si infila alla sua maniera in area ospite ma il tiro è alla disperata sventato in angolo da Stendardo. Ancora Cavese al 24’st. Rosafio pesca Sciamanna in corsa nell’area di rigore materana ma la conclusione è debole e neutralizzata da Farroni. La risposta ospite un minuto più tardi. Corado impegna Vono sotto misura che chiude lo specchio della porta a piedi uniti. La Cavese però passa al 30’st con Rosafio. Beffardo il pallonetto di testa su uno splendito cross di Bettini dalla sinistra. L’entusiasmo della tifoseria biancoblù accende la notte del Lamberti. Ma il Matera è sempre pericolosamente in partita. Al 38’st Stendardo dal centrocampo prova a beffare Vono fuori dai pali ma non inquadra la porta. Ancora più pericolosa la formazione ospite al 41’st con Corado che chiama al miracolo Vono che devia il tocco sotto porta sulla traversa. Gol evitato del pareggio. I conti però la Cavese li chiude allo scadere del tempo regolamentare. Gloria anche per Sciamanna che caparbiamente difende palla e in progressione entra in area e segna la rete della tranquillità. Torna a sorridere dunque la formazione biancoblù a lungo applaudita dal pubblico amico. Perché vincente. A convincere i palati fini, in tanti a Cava, ci vorrà ancora del tempo, invece. Ma questa è un’altra storia. Che racconteremo più avanti nel campionato.


CAVESE 1919   MATERA 3-1 

CAVESE: VONO, MIGLIORINI (28’st Favasuli), ROSAFIO, SCIAMANNA, FELLA, TUMBARELLO (28’st Mincione), LICATA, BRUNO, AGATE (14’st Bettini), INZOUDINE (36’pt Manetta), LIA (14’st Nunziante). A disp. De Brasi, Silvestri, De Rosa, Buda, Heatley, Landri, Zmimer. ALL. MODICA Giacomo.

MATERA: FARRONI, SEPE, CORSO (38’st Bangu), ORLANDO, GALDEAN, STENDARDO, SCARINGELLA (13’st Corado), RICCI, GENOVESE (14’st Garufi), TRIARICO (38’st Dammacco), RISALITI. A disp. Giannone, Milizia, El Hilali, Auriletto, Lorefice, Casiello, Sgambati, Arpino. ALL. IMBIMBO, Eduardo.

ARBITRO: Alessandro DI GRACI (Como), I ass. BRUNI (Brindisi), II ass. LAUDATO (Taranto).

RETE: 20’pt Ricci (M), 39’pt Agate (C ), 30’st Rosafio (C ), 45’st Sciamanna (C ).

NOTE: Spettatori circa 1800, di cui una ventina ospiti, arrivati con una decina di minuti di ritardo sulle gradinate della curva nord del Lamberti. Ammoniti: Lia (C), Risaliti (M), Corso (M), Rosafio (C ) , Stendardo (M), De Brasi (C ), Manetta (C ), Orlando (M), Nunziante (C ). Angoli: 5 a 3 per la Cavese. Recuperi: 2’pt, 5’st. Al 38’st per una rissa scoppiata dopo un fallo subito da Bruno allontanati dalla panchina del Matera due accompagnatori.