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Dopo due anni di successi a Cava de’ Tirreni, il Premio “Arte e Cultura Michelangelo Angrisani” ritorna a Villa Calvanese. Ed è ancora da applausi
LANZARA DI CASTEL SAN GIORGIO (SA). Ha trovato finalmente la sua Itaca la XX edizione (2016) del Concorso Internazionale Arte e Cultura, la cui cerimonia di Premiazione si è svolta Domenica 10 Luglio 2016, nei locali del settecentesco Palazzo “Villa Calvanese” in Lanzara di Castel San Giorgio( Salerno), alla presenza di un vastissimo pubblico e con la benedizione del Parroco Mons. Gennaro Alfano. la cerimonia di premiazione del Premio Internazionale “Arte e Cultura 2016”.
Sono intervenuti:il poeta sig. Gaetano Vitolo in rappresentanza del Presidente dell’ Associazione “Amici Villa Calvanese; il commissario dell’A.A.S.T. di Cava de’ Tirreni Salerno, Carmine Salsano; la delegata Nazionale dell’Accademia per il Belgio, l’ artista Concetta Masciullo;la Presidente Delegata Regionale dell’Accademia per il Lazio, poetessa Angela Maria Tiberi; la Presidente Delegata Provinciale per Napoli poetessa Pasqualina Petrarca; il giovane e talentuoso pianista compositore Ernesto Tortorella, la giornalista Rita Occidente Lupo, Direttrice della rivista informatica “Dentro Salerno”, i prof. Fabio Dainotti, Luigi Crescibene, Franco Bruno Vitolo, che hanno fatto parte della giuria ed hanno elaborato le note critiche per la stesura dell’annuario dell’Accademia, il Maestro Raffaele Picarella, pittore, componente della giuria artistica.
La serata è stata condotta dal Presidente dell’Accademia Maestro Michelangelo Angrisani, che ha salutato con calore i partecipanti e tutti i presenti ed ha ringraziato tutti quelli che hanno collaborato per la buona riuscita della manifestazione. Aveva ben ragione di essere soddisfatto, il Maestro Angrisani, che, dopo una serie di malintesi avuti col Comune di Cava de’ Tirreni, sua città di residenza, nella quale ha organizzato tutta l’attività degli ultimi due anni, stavolta ha rischiato di non poter come al solito offrire al territorio un’iniziativa che ne nobilita l’identità e l’immagine, proponendo artisti e letterati di ben sei nazioni diverse. Alla fine, è Cava che si è perso qualcosa di importante…
Tuttavia Villa Calvanese non è stata certo un ripiego, sia perché Lanzara di Castel San Giorgio è la sede dell’Accademia “Arte e Cultura” sia perché il Palazzo è una location ariosa, elegante,nelle cui stanze hanno trovato spazio, luce ed evidenza di qualità le circa centosessanta opere di pittura, scultura e fotografia presentate dagli artisti.
Tra questi, hanno offerto una lucente patina di internazionalità le pittrici Concetta Masciullo e Jeanine Lucci, provenienti appositamente dal Belgio, per ricevere i riconoscimenti a loro offerti per l’occasione. Per la Masciullo si è trattato di un ritorno, dato che già due anni fa aveva vinto il primo premio con le sue opere di pittura ricche di sfumature tonali e di giochi di luce e di colore che danno forma ad un’astrazione figurativa solo apparente, perché le pennellate si fanno esse stesse figura e vibrante armonia.
Tra i premiati, senza voler far torto a nessuno, sottolineiamo la vittoria della talentuosa poetessa Emanuela Ingenito, che, nonostante la verde età, è già capace di creare versi brevi, pregnanti, ricchi di sfumature e di evocazioni, capaci di alleggerire liricamente anche sentimenti ponderosi di affetto e di amore.
E ci piace qui anche evidenziare la prima vittoria assoluta della pittrice Maria Raffaele, comunque già altre volte sul podio, artista versatile e sensibile, accademica da lungo tempo, che alle sue pitture, in cui in agrodolce armonia si legano dolcezza di pennellata, asperità di materia e concrete sublimazioni di realtà, sa sposare anche la scrittura di poesie ricche di evocazioni affettive e sentimentali,che lasciano una scia di intensa vaghezza lirica.
Alle citazioni aggiungiamo il solito, qualificante, nutrito gruppo di rumeni, espressione di un territorio che ama l’Arte e la Poesia e la trasmette nel DNA fin dalle prime forme educative, tanto è vero che i più giovani poeti ed artisti provengono proprio dalle lontane lande transilvaniche. E che qualità ed entusiasmo dimostrano e trasmettono ad ogni edizione!
Ma non dimentichiamo il gruppo accademico di Latina, che oltre ad inviare opere di livello partecipa direttamente agli appuntamenti di mostre e concorso organizzate nel nostro territorio. Ogni volta, è una gradevole presenza il rombo di pulmini ed auto del gruppo, guidato come sempre dalla Presidentessa poetessa Angela Maria Tiberi, che trasmette tanta energetica benzina anche perché lei stessa è benzina…
Una volta citate alcune figure particolari, ed accomunando in un ideale abbraccio tutti i partecipanti, ci sembra giusto qui citare uno per uno i premiati, ognuno a suo modo insignibile dell’alone della vittoria., perché la creatività e l’espressione artistica e letteraria sono esse stesse scintilla di vita e segni personali, alla Zorro, sulla vita. Insomma, vittorie esistenziali che non hanno bisogno di classifiche.
Sezione Poesia singola in lingua. 1° Premio: Emanuela Ingenito (Sorrento – NA); 2° Premio: Emanuele Occhipinti (Cava de’ Tirreni – SA)); 3° Premio: Marina Marini Danzi (Massa Carrara).
Premio alla carriera: Angela Maria Tiberi, Annabella Mele, Contrut O’Ion, Francesco Terrone, Giuseppe Romano.
Premio della critica: Nicolae Adrian Popescu (Slobozia, Romania).
Segnalata al merito: Anna Maria Lombardi.
Segnalati: Amri Abdeljaul, Anna Cervellera, Antonella Cicale, Carmelo Cossa, Carmine Avagliano, Ettore Cicoira, Fiorello Doglia, Gianna Formato, Giuseppina Califano, Alessandro Lolletti “Alex”, Marco Ghilardi, Maria Raffaele, Maria Stimpfl, Paola De Lorenzo, Pasqualina Petrarca, Romualdo Litini, Rosaria Minosa, Sergio Zappia, Valeria Nastri.
Sezione Narrativa – 1° Premio – Assunta Gneo (Latina); 3° Premio – Giusy Rosamilia (Lioni- Avellino).
Segnalato: Luigi Abbro(San Nicola La Strada, Caserta)..
Sezione: Poesia in vernacolo – 1° Premio: Luigi Abbro (S. Nicola La Strada, Caserta); 2° Premio: Ettore Cicoira (Napoli), 3° Premio: Gaetano Vitolo (Castel San Giorgio, Salerno).
Sezione PitturaAstratta– 1° Premio: Maria Raffaele (Capezzano – Sa), 2° Premio Giuseppe Citro (Castel San Giorgio – Sa); 3° Premio: Micaela Russo (Mondragone, Sa); 4° Premio: Daniela Conti (Velletri – Roma).
Premio speciale fuori concorso: Liliana Scocco Cilla (Ravenna), Antonietta Ciancone (Castel San Giorgio, Salerno), Pilar Segura (Barcellona, Spagna).
Premio speciale: Concetta Masciullo (Charleroi – Belgio), Dina Zilberberg (Ra-Anna, Israele), Francesca Vitagliano (Cava de’ Tirreni, Salerno), Jeanine Lucci (Charleroi, Belgio).
Premio del pubblico: Giovanna Orilia (Salerno).
Segnalazione: Francesco Falanga.
Sezione Pitturafigurativa: 1° Premio: Lorenzo Siani (Cava de’ Tirreni – Salerno); 2° Premio: Gennaro Pascale (Mercato Sanseverino – Salerno), 3° Premio: Lucia Sottili (Firenze) e Paola Cetani (Sorrento, NapolI);4° Premio: Maria Cappuro (Sorrento – Napoli).
Premi speciali sono stati assegnati adAnna Esposito e Antonietta Ciancone alla carriera, Rosalba Ferilli (Civitavecchia, Roma) per l’acquerello, Saverio Barone (Castel San Giorgio – Sa) per la Grafica.
Segnalazioni di merito perAnna Sessa e Lucia D’Aleo.
Segnalazioni:Annunziata Alfano, Carmelina Alfano, Maria Rosella Cetani, Cinzia Conti.
Sezione Scultura – 1° Premio: Stefano Ortolani (Velletri – Roma); 2° Premio: Fiorello Doglia (Genzano – Roma), 3° Premio: Donato D’Angelo (Roma); 4° Premio:Antonio Santoro (San Clemente – Caserta).
Sezione Fotografia: 1° Premio: Maria Flora Cocchi (Arezzo); 2° Premio: Annunziata Alfano (Mercato San Severino – SA), 3° Premio: Giorgio Vezzaro (Vicenza).
Segnalati: Carmelina Alfano, Anna Maria Lombardi, Marina Marini.
Sezione Giovani poeti– 1° Premio: Francesco Volpicelli (Nocera Superiore, Salerno); 3° Premio: Sofia Popolla
Segnalati:Alessia Scarano, Anna Tramontano, Luciapia Santulli, Immacolata Diana, Andrea Zappia.
Sezione Baby artisti – 1° Premio – Andrei Baciu (Radauti – Suceava – Romania ); 2° Premio:Nicoleta Onisimiuc (Radauti – Suceava – Romania ); 3° Premio – Daria RalucaAlexandra (Slobozia – Romania);
Premio speciale per la Ceramica: Enrica Maria Aiello (Salerno)
Segnalati: Alessia Scarano, Bianca Raileanu, Dragomir Mariana Larisa, Gabriel Ursulean, Immacolata Diana, Iulian Lucaci, Paraschiva Juganariu, Vincenzo Middeo.
Ad un mese dalla scomparsa, ricordiamo Daniele Caiazza, protagonista per decenni della vita politica, scolastica e culturale della Città e della Provincia
CAVA DE’ TIRRENI (SA). La notizia della scomparsa del prof. Daniele Caiazza, avvenuta a Cava de’ Tirreni un mese fa alla veneranda età di novantadue anni, ha risvegliato in tante persone oltre gli “anta” un’onda di ricordi e immagini di una stagione lunga e feconda, quella dei primi decenni del dopoguerra, che ha letteralmente rivoltato il volto non solo della Città ma dell’intero Paese.
Di quegli anni, da molti oggi rivissuti con “gioiosa” nostalgia, tanti furono gli attori importanti anche a livello locale, capaci di lasciare il segno e diventare anch’essi pagine di storia.
Tale fu Daniele Caiazza, che ci sembra cosa ottima e giusta ritirare fuori dalle nebbie in cui era immersa la sua figura, dopo oltre quindici anni di ritiro dalle scene prima per motivi di età e poi per l’improvvisa e dolorosa perdita della moglie Anna Maria Isoldi
Uomo di multiforme ingegno e di poliedrica attività, fu docente di Latino e Greco nei licei, Preside negli istituti superiori, Ispettore della Pubblica Istruzione, prestigiosa e personalità politica nel partito della Democrazia Cristiana e nelle istituzioni cittadine e provinciali, studioso e saggista, conferenziere ad alti livelli, Presidente di istituti bancari, militante Dirigente di Azione Cattolica.
Pur nella varietà dei suoi interessi e della sua attività, il punto di partenza, la stella polare di riferimento, la radice profonda della sua identità è sempre stata la Cultura con la C maiuscola, imperniata sui fondamenti della lingua, della civiltà e della storia del mondo latino e greco.
“Questo è il mio tempio”, soleva dire con solenne compiacimento mostrando il suo studio stracolmo di libri. E quando ne mostrava uno, soprattutto se si trattava di un classico (Cicerone su tutti) oppure di una storica chicca editoriale, lo sollevava con cura amorosa, come fosse un’ostia.
Era il risultato di una passione e di un impegno che venivano da lontano e guardavano lontano, fin dai tempi in cui, trasferitosi nel 1935 con la famiglia a Cava dalla natia Siano, quando aveva solo undici anni, si era imbevuto dell’aria nobile e pregna di storia e di cultura che emanava dalla millenaria luce dell’Abbazia Benedettina e dalle secolari arcate dei portici.
Per coltivare quello spirito umanistico che gli ribolliva dentro come un ormone giovanile, non esitò ad affrontare gli impegnativi studi di Lettere Classiche all’Università di Napoli, laureandosi con il massimo dei voti e la lode (e allora era veramente una rarità…) e poi affrontando la trafila dei vari concorsi, tutti vinti con la forza e la disinvoltura del fuoriclasse. Fu docente al Liceo Classico Marco Galdi di Cava e poi al De Sanctis ed al Tasso di Salerno, spiccando per la sua esigente severità (che faceva parte integrante della sua persona…), per la ponderosa serietà delle sue lezioni e per la sua voglia di trasferire nei giovani allievi “lo spirito del tempio”, che egli a sua volta aveva ricevuto dal “venerato e mai dimenticato Preside Federico de Filippis”.
Avendo nel DNA non solo le vibrazioni della cultura umanistica ma anche il piglio del leader, il passaggio alla Presidenza fu quasi naturale, prima per incarico ministeriale e poi per la consacrazione dei concorsi. Guidò gli istituti superiori a Sapri, Sala Consilina, Teggiano, Sarno e poi a Cava. Diresse il Liceo Marco Galdi di Cava de’ Tirreni fino al 1982, quando, nel cursus honorum degno di una personalità di grande spicco come la sua, diventò Ispettore. Per la qualità culturale e per i titoli di carriera, fu prescelto più volte per Commissioni nazionali, anche nel fondamentale concorso per presidi.
Fu figura dominante per decenni anche nel “Sociale della Cultura”. Ricostituì a Salerno l’Associazione Italiana di Cultura Classica, di cui fu anche Dirigente nazionale, avendo compagni dei “miti” della Cultura come il grande glottologo Giacomo Devoto. Conosciuto e stimato in tutto il territorio nazionale, diventò una star delle conferenze “classiche” e fu invitato a collaborare alle più importanti riviste di settore: Ciceroniana, Atene e Roma, Annali della Pubblica Istruzione, Nuova secondaria, Cultura e Scuola, Rivista dell’Istruzione. Lasciò il suo segno con articoli profondi e documentati, che poi raccolse in gran parte nel volume Letture umanistiche, pubblicato dall’Editore Tommaso Avagliano. A proposito delle sue pubblicazioni con Avagliano, noi cavesi non possiamo e non dobbiamo dimenticare il suo ruolo determinante nella riscoperta e nella valorizzazione di uno storico incisivo ed originale come il canonico Gennaro Senatore. In particolare Caiazza mise in evidenza i suoi studi riguardanti l’antica Marcina e sul rapporto tra le comunità etrusche e il territorio cavese, su cui il canonico aveva seri dubbi, tutti manifestati e documentati in dettagliati saggi storici.
In parallela convergenza con la sua intensa ed incisiva vita culturale, Daniele Caiazza coltivò anche la passione politica e l’impegno etico sociale e fu protagonista nella vita istituzionale. Fin dall’immediato dopoguerra, fu militante e dirigente di Azione Cattolica, Dirigente della FUCI (la Federazione Universitaria dei cattolici), socio delle ACLI, Presidente dei Laureati cattolici di Salerno. Della Democrazia Cristiana fu tra i fondatori più noti e significativi a Cava e nel Salernitano, insieme con altri storici personaggi come Mario Violante, Giuseppe Trezza, Carlo Petrone, Luigi Buonocore, Girolamo Bottiglieri.
Nella DC è stato regista e “goleador”, ora come giornalista nel periodico L’Ora del Popolo, ora come componente della Commissione Regionale di studi per i problemi dell’Assemblea Costituente, ora come componente del Comitato Provinciale del Partito e della Giunta Esecutiva Provinciale, ora anche come candidato ufficiale nelle competizioni elettorali. Fu infatti Consigliere Provinciale a Salerno (eletto nel 1964) e Consigliere Comunale a Cava (1956 e 1960). A Cava, come capogruppo consiliare, affrontò intense battaglie dialettiche e politiche con un altro gigante della nostra storia, il comunista prof. Riccardo Romano. In Provincia si affermò fino a diventare Assessore e poi (dal 1965 al 1967) anche Presidente.
In questa iterazione tra Provincia e Città, fu protagonista attivo della fondazione dell’ITC “Della Corte” e della nascita della Biblioteca Comunale, nata dalla fusione della storica “Biblioteca Avallone” e della già esistente Biblioteca cittadina.
A Cava egli è stato un protagonista costante per decenni: ne fanno fede i suoi numerosissimi allievi, ancora oggi ben grati del suo ruolo formativo, gli scritti sulla storia cittadina (è un “cult” il suo volume Momenti e figure di storia cavese, pubblicato da Avagliano), le testimonianze di cultura e di saggezza da lui lasciate in numerose e qualificate conferenze. E non va dimenticato il fatto che egli è stato il primo Presidente del Distretto Scolastico Cava-Vietri e a suo tempo anche Governatore Capo dello storico Comitato Cittadino di Carità.
Umanamente, ci piace qui aggiungere la sua presenza costante alle iniziative culturali, anche come semplice spettatore, sia nel pieno della sua attività sia nei primi anni “del ritiro”. E ci fa tenerezza con l’affettuosa immaginazione della memoria rivederlo a tante manifestazioni, impettito, rispettoso ed attento, nelle prime file, accanto alla compagna di Vita, di Cultura, di “respiro di casa e di famiglia”, la professoressa Anna Maria Isoldi, grande figura di donna, che sapeva essere una stella polare come madre, moglie e nonna ed anche coltivare con sagace passione gli interessi della professione e della sua alta formazione culturale.
Tornando al prof. Daniele Caiazza ed ai suoi multiformi impegni, è doveroso ricordare la sua attività come Presidente della Cassa di Risparmio Salernitana, carica che gli fu conferita nel 1967, al termine dell’incarico come Presidente della Provincia. Egli stesso ha ricordato con orgoglio che, nel corso dei tredici anni di sua amministrazione, il capitale amministrato salì dai cinque ai trentuno miliardi (di lire del vecchio conio, ed era una gran cifra) e le unità lavorative da quaranta a cento, senza contare l’espansione sul territorio e l’inserimento nel Consiglio di Amministrazione dell’Associazione tra le Casse di Risparmio Italiane (ACRI).
Consequenziali, quindi, sono le varie onorificenze che egli ha ricevuto, tra cui spicca la Medaglia d’oro come Benemerito della Scuola della Cultura e dell’Arte conferitagli dal Ministero della Pubblica Istruzione nel 1986, la Commenda della Repubblica, conferitagli nel 1977 su proposta della Banca d’Italia, la Commenda dell’Ordine di san Gregorio Magno, conferitagli nel 1981 su proposta del Vescovo di Cava, il PHF (Paul Harris Fellow), di cui fu insignito ai tempi in cui era Presidente del Rotary di Salerno.
Di queste onorificenze andava molto fiero, perché sapeva che non erano solo forma o pompa, ma sostanza di una vita bene spesa. Una vita il cui sapore si sente ancora tutto ad entrare nella bella villa di famiglia a Rotolo di Cava, che all’interno ha un sapore antico di solida austerità, tra chiaroscurali corridoi, documenti di valore, oggetti, immagini d’altri tempi e naturalmente tutti i libri del tempio. All’esterno, lo splendore solare della Valle metelliana, in uno sguardo verde che si estende dal mare fin quasi alla piana del Vesuvio. Nell’insieme, il gusto pieno della vita, fatto del profumo di una famiglia ampia e saldamente ancorata alle radici di etico rigore, su cui il prof. Caiazza ha forgiato la sua vita personale e quella di padre e di docente. Radici e valori forti, a volte non facili da digerire e vivere fino in fondo, eppure irrinunciabili ancore di una storia che rassicura il presente ed è molla potente del futuro.
Aleggia ancora, nella Villa Caiazza, il sapore della signora Anna Maria, di cui Daniele si è imbevuto, finche ha potuto, anche negli anni comunque dolenti della decadenza finale. Ora che lui se ne è andato, rimane nell’aria il sapore di una coppia che “è bello sapere che c’era”.
E nella vita della Città e del territorio rimane il ricordo di una personalità che ha lasciato il segno nella storia e nella memoria e che è giusto conservare in vita soprattutto oggi che la vita se ne è andata.
In fondo, l’ingresso nel paradiso della memoria rimane l’onorificenza più bella. E garantisce un posto irrinunciabile nel “tempio del cuore”…
Premio Campiello, poesia, ecologia nei disegni dell’ IC “Vassalluzzo” esposti al Real Polverificio di Scafati, per il Progetto Rotary “Fiume Sarno”
ROCCAPIEMONTE (SA). “Cari studenti, care professoresse, l’amico Luca Badiali mi ha spedito i vostri lavori, che ho guardato e riguardato con molta emozione. È una bellissima esperienza per un autore vedere trasformate le proprie parole in disegni e colori. Nei vostri lavori tutto ha un significato preciso, che però si impone senza spiegare troppo e lasciando suggestione e immaginazione a chi lo ammira: per me questo deve fare l’arte figurativa, lasciare immaginare in maniera universale l’osservatore. Voi ci siete riusciti e Ninetto e la sua storia, che è quella di molti dei nostri genitori e dei nostri nonni, ha trovato in voi chi le ha saputo dare un’ulteriore eco. Ve ne sono grato e sono sicuro che in futuro capiterà un’altra occasione per incontrarci. Sono fiero di avervi come miei lettori e contento di confermarmi nell’idea che esistono grandi insegnanti, capaci di veicolare il sapere e la conoscenza in modo originali e suggestivi, come le vostre prof. Con amicizia, Marco Balzano”
Parole bellissime, scritte niente meno che dal vincitore dell’ultimo Premio Campiello, lo scrittore Marco Balzano, autore del magnifico romanzo L’ultimo arrivato, riguardante una storia di emigrazione infantile dal Sud al Nord ai tempi del boom economico. Esse sono il segno di un sincero ringraziamento per la traduzione in disegno di momenti chiave del racconto, fatta dai ragazzi dopo la lettura del libro e l’incontro diretto, avvenuto in primavera.
Queste parole rappresentano la classica ciliegina sulla torta di un coloratissimo Progetto di progetti, finalizzato al potenziamento didattico, nato nell’Istituto Comprensivo Vassalluzzo di Roccapiemonte per iniziativa primaria della prof. di Lettere Maria Giovanna Pagano e con la collaborazione della prof. di Arte e Immagine Rosanna Di Marino, cresciuto all’interno con la partecipazione di cinque classi e sei insegnanti e poi sviluppatosi in parte all’esterno grazie ad un’intesa col Rotary Club.
Il progetto nasce dal presupposto che si può disegnare con la parte destra del cervello, quella ricca di emozioni e di fantasia, e che il disegno può rappresentare brani musicali, opere letterarie, poesie, problematiche scientifiche ed ecologiche. Insomma, può assurgere a forma di comunicazione tendenzialmente universale, così come le note musicali, proprio perché non ha bisogno di intermediazione nella traduzione. Al riguardo, non dimentichiamo che qualche decennio fa fu inviata nello spazio dell’universo una navicella con elementi attestanti la nostra presenza nel cosmo: primeggiavano c’erano il disegno leonardesco dell’uomo e della donna ed un frammento musicale. Come volevasi dimostrare…
È quindi entrata nel profondo, la prof. Rosanna Di Marino, proponendo una serie di progetti legati al tema di Arte ed Immagine.
Della letteratura, abbiamo già detto dell’incontro proficuo e stimolante con lo scrittore Marco Balzano, inserito nel Progetto Immagini lette. Parallelo ad esso, Letterati ed artisti, con una serie di lezioni sul rapporto tra opere letterarie e capolavori della Storia dell’Arte ad esse contemporanee. Ad integrazione, la traduzione in immagini di poesie famose: ed è stato divertente per i ragazzi “viaggiare” con la fantasia a Recanati e lì trasformare il leopardiano Sabato del villaggio in un giocoso e meditativo Sabato delle immagini. A completare la famiglia storico-letteraria, “Immagini in lingua”, con un viaggio ampio e intrigante in Francia all’interno del Louvre ed alla ricerca del linguaggio dei suoi artisti e dei suoi capolavori.
Non solo parole, però, ma anche note da disegnare. Nel progetto Contaminazioni musicali gli allievi sono stati indotti all’ascolto di brani musicali già studiati nelle ore curriculari e poi sono stati sollecitati alla rappresentazione grafico-pittorica.
In elettrica sinergia eco-pitto-letteraria, aderendo al Progetto Fiume Sarno organizzato dal Rotary Club di Scafati, mirante a sensibilizzare sul problema spesso drammatico e impellente dell’inquinamento prodotto dagli scarichi nel fiume e dal fiume, una classe (Progetto Naturlandia) ha realizzato un lavoro scritto, poi trasformato in racconto figurato attraverso vari pannelli.
Le produzioni in disegno, grafica e pittura dei singoli progetti Immagini lette e Naturalandia sono state poi esposte a fine maggio (per rimanervi ben dodici mesi!) presso il Real Polverificio Borbonico di Scafati, dove su iniziativa del Rotary Club si è posta al centro dell’attenzione la già accennata necessità del disinquinamento del fiume Sarno.
Ed è stato un momento bellissimo, sia di impegno civile in generale, sia di formazione per gli studenti, che a loro volta sono stati spettatori e “spettattori”, partecipando con le loro idee creative e stimolando creatività e coscienza.
È stato uno di quei momenti in cui si gusta al massimo il sapore di quello che la scuola può dare e che dovrebbe dare sempre. Ma è stato anche, come ha sottolineato Balzano nella lettera, il segno della presenza di insegnanti che sanno lasciare il segno con proposte intelligenti, ben realizzate e di forte coinvolgimento ed impatto.
Diamo allora a Cesare quello che è di Cesare e citiamola, questa squadra vincente, formata in compresenza, oltre che dalla promotrice Maria Giovanna Pagano e dalla coadiutrice Rosanna Di Marino (a sua volta pittrice ben nota e stimata nel territorio), dalle prof. Angela Rescigno, Lucia Raiola, Anna Giordano, Natalia Vitale, dal prof. Umberto Vassallo. I magnifici studenti “partecipattori” sono gli allievi delle classi III C, III A, I E, III B, III D. Tutti insieme alla fine possono gridare, sulla falsariga del bambino de “La vita è bella”: “Abbiamo vinto!”.
E, in fondo, anche questa è una vittoria “bellica”, vista la guerra che si deve quotidianamente combattere per la Cultura e per una scuola “veramente” buona …
- Maria Giovanna Pagano e Rosanna Di Marino
- Uno dei disegni ispirati al libro di Marco Balzano
- Un disegno che evoca la prigionia del protagonista del romanzo
- Marco Balzano al microfono
- Marco Balzano ascolta il saluto del Preside
- Marco Balzano con Luca Badiali
Decimo anno della Rassegna Incostiera e tante iniziative di Cultura in Piazza. Successo e curiosità per l’effervescente trattatello “De Guallera” di Diego Davide
ATRANI (SA) e COSTA D’AMALFI. ‘A guallera: è un termine tra i più popolari, sconsigliato perché troppo volgare; eppure va ben oltre i limiti della pura napoletanità,.in quanto depositario di situazioni quotidiane e di una dimensione esistenziale che si ritrovano anche in altre culture, altri dialetti e perfino in forme di letteratura “nobili”.
Scrivere un libro sulla guallera non era facile: forte il rischio di scivolare nei facili effetti dello sketch tirapplausi e senza spessore, o di farsi divorare dallo spettro di un intellettualismo antropologico capace di approfondire ma anche di far scendere una guallera abbondante.
Ci voleva una “capa fresca”, sottolineando con il termine sia la qualità della scrittura sia la freschezza comunicativa dell’affabulazione. E la “capa fresca” è arrivata, nella persona del trentottenne Diego Davide, giovane dottore di Ricerca in Scienze storiche, collaboratore alla cattedra di Storia Moderna e Contemporanea presso l’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa. Il suo trattatello, De Guallera (ed. Ad est dell’Equatore), fin dal titolo latinapoleggiante promette il giusto equilibrio tra la fondatezza della ricerca storica e il rispetto dei colori e dell’identità popolari.
E ne è venuto fuori un libro tutt’altro che guallaruso, scattante, che riesce a parlare al colto e all’inclito, apprezzabile al tradizionale amante della lettura per l’ampiezza delle citazioni storiche, linguistiche, mitologiche, letterarie,culturali in senso lato, e nello stesso tempo tale da diventare un’amabile e divertente compagnia anche per chi, e purtroppo sono tanti e troppi, è allergico al libro in quanto tale.
Il segreto sta nella tecnica, intelligentemente ruffiana. Si parte da un’espressione guallereggiante, se ne individuano l’origine e il significato, se ne coglie il sangue della quotidianità, stimolando alta l’attenzione del lettore e/o dell’ascoltatore. Quindi si apre una cazzeggiante chiacchiera da caffè in cui tra un cazzeggio e l’altro si spalancano finestre su personaggi e situazioni importanti di ieri e di oggi. L’elemento guallaruso viene introdotto attraverso fatti e fattarielli ora veri ora verosimili, spesso contaminati con riferimenti improbabili ma illuminanti al presente mediatico, mescolando il tutto con la sfottente serietà della conversazione alla napoletana.
E così, nel percorso di quindici sfarfalleggianti capitoli (più un glossario) intorno ai significati reali e metaforici di guallera, che saranno poi l’ossatura del libro (è un’ernia inguinale, che per traslato può indicare sia lo scroto sia una predisposione dell’anima), si sviluppano riflessioni sulle “varianti da guallera”, da quella abboffata a quella sfrantecata, da quella a plissé a quella a pizzaiola, dalla guallecchia alla paposcia e via dicendo.
Con la tecnica cui prima accennavamo, incontriamo ad esempio, in pieno XVII secolo, i grandi Giovambattista Basile e Giulio Cesare Cortese in lamentoso passeggio da disoccupati riorganizzati, illuminati dalla scelta di fare gli scrittori, magari partendo alla patana, non quella tuberosa ma quella amorosa, e dalle ironie sulla guaddara, o guallera che sia: E così sono nate la Gatta Cenerentola (Basile) e la Vajasseide (Cortese), alias due tra i capolavori fondanti della lingua napoletana.
Guallera e orgoglio virile litigano a braccetto in tante circostanze e il loro litigio produce frustrazioni e anche esagerazioni storico sociali? Certo che sì… e per spiegarcelo Diego Davide ci proietta prima nelle esposizioni pelviche degli “storici” tre giorni della prima visita militare di una volta e poi arriva alla maxistoria, ricordando che pare proprio che Hitler avesse un testicolo in meno e Francisco Franco pure. Come a dire che la dittatura può anche essere facilitata e insanguinata dalla voglia di dimostrare di avere le palle che non si hanno. Lo sappiamo che non è storiografia, ma solo un angolo della storia non trascurabile: chi ci dice che se Napoleone fosse stato un po’ più alto sarebbe rimasto Napoleone?
Ma non è storia forse scoprire l’intenzione da parte di Benito Mussolini di Voronoffizzare l’Italia, cioè di ridarle gli attributi giusti, sul modello del sovietico Voronoff, che ne aveva sperimentato il trapianto sulle scimmie? E poi, sarà pure leggenda, ma non è un gossip gustoso parlare di un’operazione plastica di George Clooney per togliere le rughe allo scroto e fare più contanta Elisabetta Canalis? Già, un difetto anche per lui: in fondo, ‘u cchiu’ bunariello tene ‘a guallera e ‘o scartiello… A proposito di gusto, a noi napoletani fa passare la fame l’idea di una Sagra della guallera,, ma a quanti nel mondo l’appetito vien stuzzicato all’idea di mangiarsi dei bei testicoloni cotti in tutte le salse? E chi più ne ha più ne metta…
Ogni capitolo, per tenere alta l’attenzione, è caratterizzato da una frase o da una situazione di quelle che bucano la scena: chi non si fermerebbe a rievocare la cantilena dei tifosi di calcio su Vava, Didi. Pelè che erano a’guallera ‘i Cané, scoprendo un detto che esprime manifesta e dileggiante inferiorità? Certo, il confronto in questione non era proprio da fare: il popolare calciatore fu comprato da Lauro non perché era il più bravo, ma perché era il più nero di tutti in un mondo calcistico in cui tiravano al massimo i brasiliani scuri alla Pelè… Che poi qualche gol l’abbia fatto e sia stato adottato a Napoli, è un altro discorso…
Sì, ridiamo, ma riusciamo poi a ridere ancora quando ci soffermiamo, ad esempio, su un detto popolare come Vado e vengo cu’ sta guallera che teng’ (scritto come nel libro, dichiaratamente non da napoletano classico…)? Quel proverbio ci ricorda la condizione di tanti che sono costretti a faticare terribilmente per tirare la carretta dell’esistenza, anche quando le forze fisiche e magari anche quelle psicologiche, non ti sorreggono più.
Poi, nello sviluppo della conversazione, solito volo tra situazioni che attirano: la guallera del nonno vista come faticoso pallone ‘e Maradona, il male ai testicoli ai tempi del sesso inibito o del petting forzato, un pensiero ai travagli masturbatori dei tempi in cui si diceva che chi segava troppo finiva col diventare cieco…
E poco dopo Davide ci proietta in un mirabolante svolazzo storico in cui si passa dalle guallarate di Pulcinella ai tagli dei testicoli propiziatori o addirittura rituali (vedi nell’antica Roma i seguaci della dea Cibele) fino all’ipotetico taglio delle palle dei primi Pontefici, che si diceva avrebbero governato meglio senza il parco giochi in zona inguine e poi comunque avrebbero comandato perché comandare è meglio che fottere….
Quante verità in questi cazzeggi! E ne abbiamo citati solo alcuni, nella miriade di citazioni e di fattarielli di cui Davide ci inonda. Ovviamente ci fermiamo, sperando solo di aver stimolato la curiosità di scoprire questo elastico tra la guallera napoletana e gli stati d’ animo scivolosi dei guallarosi di tutto il mondo, che ora nun tengono genio (espressione coloritissima per indicare attacchi di pigrizia), ora si scatenano per appendere le guallere alla testa del nemico di turno ora sbuffano per sentirsi la guallera sfrantecata, alias le palle rotte di universale diffusione.
Alla fine, la sensazione che resta più forte è l’aver fatto un viaggio nell’anima napoletana, sviscerata nel gioco delle citazioni e delle relazioni in tanti dei suoi vari aspetti, in un puzzle esilarante e stimolante.
Se ne coglie lo spirito dissacrante e mordace, la volgarità non volgare, l’energia vitale energica anche nella non vitalità, la voglia di aggredire la vita con i colori del proprio linguaggio. Non sono situazioni belle, quelle descritte, ma alla fine, al netto dei cazzeggi, sono vere.
E quando poi si coglie il legame anche con la cultura letteraria e con le vicende della storia, ci rendiamo conto anche che questa dimensione ha un suo valore intrinseco, al di là di ogni complesso di inferiorità per cui oggi sembra che la lingua napoletana trasmetta meno autorevolezza solo perché esprime la voce di una realtà a volte degradata. Davide sembra dire: per favore, smettiamola di vedere il bicchiere sempre mezzo vuoto. Noi siamo noi, e abbiamo ancora un grande avvenire dietro le spalle. Riconosciamolo e andiamo avanti. E, aggiungiamo noi, non facciamo come quel signore che in una piazza di Lucerna in Svizzera dichiarava il proprio imbarazzo di chiamarsi Ciro in un mondo di Jan, Joseph e Karl. E dimenticava che Ciro, nome tanto napoletano, significa Imperatore e addirittura Dio….
Insomma, ‘a vulimme fernì ‘i ce vuttà ‘nterra e ‘i ce sfranteca’ ‘a guallera?
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Approfittiamo della recensione del libro De guallera per ricordare che è stato recentemente presentato nella Piazzetta di Atrani in occasione della manifestazione ..incostieraamalfitana.it Festa del Libro in Mediterraneo, giunta ormai alla sua decima edizione con una formula bella e stimolante: portare libri e performance per le cittadine e le piazze della Costiera Amalfitana, ora promuovendo le realtà territoriali ora aprendosi a quelle nazionali ora esponendo opere di artisti significativi ora sostenendo il lancio di manifestazioni caratterizzanti ora facendo interagire istituzioni, operatori turistici e culturali con le forze vive della cultura e dello spettacolo. In due mesi, ogni estate, ogni volta sono almeno una cinquantina le iniziative previste. Moltiplichiamo il tutto per dieci anni e per le iniziative collaterali sorte in altre parti d’Italia, dove ..incostieraamalfitana.it sta portando il suo marchio, e avremo la portata della sua importanza.
Tutto questo grazie all’inventiva ed allo sforzo del suo fondatore, il giornalista e scrittore Alfonso Bottone, che come novello Atlante se la accolla ogni anno e vi ha trasmesso la dinamicità della sua visione culturale. Quella che gli ha permesso di ricevere recentemente due premi significativi: uno a Nola in una sezione del Premio Oscar Wilde, lo “speciale” Letteratura Spoleto Festival Art, e l’altro alla Camera dei Deputati (Premio Comunicare l’Europa 2016).
Complimenti, don Alfo’, e che le tue spalle ti permettano di reggere il mondo di ..incostieraamalfitana.it ancora per tanti anni e di tenere abbottonate tante iniziative capaci di mettere in primo piano quel mondo della Cultura oggi attaccato da tutte le parti!
Ma, ci raccomandiamo, senza che il peso ti faccia scendere la guallera e anzi con la conservazione sempre viva delle due boccettine in essa contenute…
Il Premio Non tacerò 2016 assegnato alla giovane Casa Editrice Il Quaderno, per l’ impegno civile e sociale. Anche quattro cavesi tra i suoi componenti
CAIVANO (NA) – BOSCOREALE (NA) – CAVA DE’ TIRRENI (SA) – Come sa bene chi frequenta l’ambiente, nel mondo dell’editoria ci sono due mondi: i grandi che contano, ricchi di tutte le luci della ribalta e delle opportunità (e non importa se qualche volta sono luci “ombrose…), e i piccoli che si dibattono nella giungla della sopravvivenza. In questa giungla, purtroppo proliferano i predatori, pronti ad azzannare chi vi si inoltra armato soprattutto dei propri sogni, di illusioni e a volte, diciamolo, anche di presunzioni.
Per fortuna, non ci sono solo predatori ad aggirarsi nella giungla, ma anche editori umanamente più corretti, che fanno contratti e produzioni “trasparenti” ed ispirate a valori forti. E considerano un dovere piacevole e, perché no?, alla fine anche utile, selezionare le pubblicazioni, privilegiare quelle di impegno sociale e civile e/o di più elevata qualità letteraria, fare ricerca e sperimentazione, farsi punto di riferimento del territorio e comunque rifiutarsi di aprire il calderone del “catalogo cani e porci purché sgancino senza abbaiare e senza grugnire”.
I libri e la carta stampata sono un veicolo fondamentale per creare modelli positivi e dare respiro alle coscienze. Sono la foresta che cresce in un mondo che produce adrenalina soprattutto per gli alberi che cadono.
Per valorizzare chi lotta e rischia e si impegna e testimonia per una società diversa e migliore, e quindi dedicando uno spazio ed una sezione importante proprio nel campo dell’editoria, è nato il premio Non tacerò Social Fest, fondato a Caivano dal giornalista AntonioTrillicoso, dedicato a don Giuseppe Diana, ucciso dalla camorra per il suo impegno sociale e civile, proclamato proprio attraverso la frase: Per amore del mio popolo, non tacerò”.
Finora, tra gli altri, sono stati insignite del premio, nelle varie categorie, figure prestigiose come Benedetto Zoccola (il vicesindaco di Mondragone, che da imprenditore fu minacciato e sequestrato), Pino Imperatore, fondatore a Napoli del Laboratorio di scrittura comica e umoristica (e autore della fortunata saga di satira camorristica Benvenuti in Casa Esposito), il Giudice Catello Maresca, magistrato che ha indagato per anni sul clan dei Zagaria, l’Associazione Noi Genitori di Tutti, nata dal dolore più grande di tutti, il dolore di perdere un figlio,
Perciò ci fa particolarmente piacere che nel 2016 il Premio, nella sezione dedicata ai Media, sia stato assegnato ad un gruppo editoriale giovane, che fa delle idee e degli ideali la sua forza e che nasce nel martoriato entroterra campano con l’intento di non essere un fiore nel deserto ma di far fiorire tanti fiori anche nel deserto.
Parliamo della Casa Editrice di Boscoreale (Napoli) Il Quaderno, nata nel 2011 per iniziativa di un gruppo di giovani motori del napoletano (in testa l’operatrice sociale, e attuale Presidente, Stefania Spisto e lo scrittore Tonino Scala), con l’intento di aprire porte ai tesoretti del territorio senza avere come primo fine il lucro e/o lo sfruttamento (in alcune forme di contratto è escluso qualsiasi contributo economico da parte dello scrittore) e di diffondere una cultura di impegno e coscienza civile ed anche, naturalmente, di promuovere l’attenzione alla lettura come irrinunciabile patrimonio della civiltà oltre che come fondamento della democrazia e del suo stretto rapporto con la libertà e la giustizia. Il logo, collegato al nome, richiama una penna antica ed un foglio di quaderno in apertura dalla parte dell’orecchietta. È un segno atavico, perché il primo approccio di ognuno alla scrittura avviene proprio con il magico contatto con la carta tutta bianca e tutta da inchiostrare con il proprio segno.
Il quaderno ha già un bell’avvenire dietro le spalle, con circa quaranta titoli, selezionati uno per uno, molti dei quali sono incentrati proprio sulla lotta alla malavita e sul degrado morale e civile che “spuzza” in una storia odorosa pur ricca di tanti odori e valori come Napoli e il napoletano. E l’esempio viene dall’alto, sia dal dinamismo “a pelo d’anima e a pupilla vigile”della Presidente Stefania Spisto, sia dalle scelte di uno dei fondatori, Tonino Scala, autore brillante, argomentatore “malincomico” e sensibile, comunicatore a bucascena. Nei suoi lavori, molti dei quali significativamente dedicati alle nuove generazioni, egli non distoglie lo sguardo dalla società che lo circonda e dalle figure che cercano di renderla migliore, da don Tonino Bello a don Peppino Diana, da padre Puglisi a Nelson Mandela. fino alla miriade dei piccoli grandi eroi di ogni giorno che sono portatori sani di civiltà.
L’esempio che viene dall’alto si estende a tutto il Gruppo dei collaboratori e degli autori: “operattivi insieme”. Da bravo gruppo vesuviano, si lascia ispirare dallo spirito leopardiano della ginestra, capace di resistere anche alla lava grazie alla sua composizione a mazzetti di esili steli uniti tra loro.
Il gruppo si estende anche alla nostra Città, Cava de’ Tirreni. Permettendoci un po’ di sciovinismo metelliano, come cavesi siamo particolarmente soddisfatti del riconoscimento ottenuto perché tra i fiori germogliati nel giardino del Quaderno c’è anche un valido e stimolante poker d’assi targati Cava.
L’ultima arrivata, Teresa d’Amico, donna, nonna e imprenditrice, nell’appassionante e appassionato diario-romanzo Fili racconta i suoi interiori travagli alle prese con la disabilità del nipote (Fili, cioè Filippo), con i tormenti esistenziali e familiari della media età e i disagi della crisi economica.
Paolo Di Mauro, giornalista e sceneggiatore, nel suo primo libro, insieme con la compagna di vita, la psicologa-psicoterapeuta Erminia Cioffi, in Le risposte che non ho datoanalizza le contraddizioni e le maschere emozionali e sentimentali, familiari ed amorose, di adulti ancora in crescita in un gioco a quattro non privo di imprevedibilità. Nel secondo romanzo, scritto da solo, intitolato Grottesco a mare (lì dove grottesco non è un genere ma il nome immaginario di un paese quasi reale, cioè l’Italia) si è divertito a scavare, tra satirico distacco e umana partecipazione, i rischi di una società imbastardita dalle fatuità dei media e dai falsi miti dello sport e dello spettacolo, costretta a fare i conti con brandelli di una umanità tutta da ricostruire, o da risvelare.
Rossana Lamberti, avvocato, ex assessore al Comune di Cava, ha aperto una finestra collaterale al suo impegno di partecipazione sociale tracciando, con Il Contastorie, una serie di situazioni immaginarie e di ritratti dal vero ora divertiti e divertenti, ora giocosamente surreali, ora affettuosamente meditanti, confermando la vena della sua “leggerezza pesante”, già emersa nella sua prima raccolta, La favola bella, non ancora targata Quaderno.
Pippo Zarrella, giovane neo avvocato, pluripremiato autore di racconti e di scritture fantasiose ed incisive e ricche di messaggi, con Il quaderno ha pubblicato Avanzi, una serie di fantaracconti impostati su spunti narrativi originali ed a volte anche quasi surreali, ma poi sviluppati con avvolgenti zoomate sugli avanzi, appunto, della nostra società: emarginati, immigrati, disoccupati, camorrati, senza escludere gli innocenti giustiziati e gli idealisti sbandati. È un libro che ha suscitato attenzione e ammirazione in tanti, fino ad una prefazione di Federico Salvatore e ad una nota privata di Erri De Luca.
Non solo i cavesi, ma tutti i componenti del “Gruppo Quaderno” procedono in sintonia con il progetto complessivo: come in fiumi convergenti, si scorre su letti di fiume diversi, ma si punta in direzione dello stesso mare.
E così, il riconoscimento ricevuto chiude alla grande questo primo ciclo di vita della giovane Casa Editrice: cinque anni di vita e già tanta carne a cuocere. Con la voglia di continuare a non tacere, con tanti fumi di messaggi costruttivi e, per fortuna, con tanto arrosto a girare sui tizzoni.
Del resto, con quel fuoco che hanno dentro i fondatori …
- L’editrice Stefania Spisto
- La consegna del premio
- Tonino Scala