Settembre, 2016
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In porto la XII edizione del Concorso “Maria SS. Dell’Olmo”: nuovo trionfo della scrittrice siciliana Palma Civello. Ad Antonio Oliviero il Premio “Silvio Albano”
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Il Ponte sullo Stretto colpisce ancora …
La XII edizione del Concorso Nazionale di Poesia e Prosa Mariana “Maria SS. Dell’Olmo” indetto dal Convento dei Padri Filippini della Basilica dell’Olmo di Cava de’ Tirreni, ripreso lo scorso anno per iniziativa di Padre Giuseppe Ragalmuto dopo una forzata interruzione, è stata ancora una volta caratterizzata dalla presenza massiccia e di alta qualità di un gruppo di amici e scrittori targati Sicilia. Un ponte ideale, i cui primi mattoni sono stati immessi dalla presenza sacerdotale a Palermo di Padre Raffaele Spiezia, attuale Rettore della Basilica dell’Olmo, e di Padre Silvio Albano, parroco della stessa Basilica fino al 2009, anno della sua precoce scomparsa, gravida di rimpianti e di semi per la perdita di un testimone attivo di Vangelo vivo e l’onda lasciata dal suo fecondo insegnamento pastorale.
I mattoni del Ponte quest’anno sono stati sia quelli “storici”, in primis Palma Civello, Toti Palazzolo, Grazia Condorelli, sia la new entry Maria Rita Campobello, che figurano tra i premiati, sia gli altri concorrenti che, pur senza raggiungere il podio, hanno inviato lavori stimolanti e comunque apprezzati.
Palma Civello, insegnante palermitana in pensione, scrittrice e poetessa di gran vaglia, autrice di testi profondi, problematici e propositivi, ha fatto piazza pulita, vincendo sia la Sezione Prosa che quella di Poesia. A sbancare sono stati il racconto Come una sarta (un “sogno reale per capire limiti e potenzialità”, in cui una celestiale figura ricuce gli strappi e favorisce la scalata verso il cielo) e la poesia Guardo le tue mani, in cui con amore, forza d’animo e fede ed umiltà, si sublimano e si riscattano i nodi che soffocano il cuore e la mente. Il palermitano Toti Palazzolo oramai è un amico fisso della Festa, della Basilica e della Madonna dell’Olmo. I primi di settembre è sempre qui, con il suo sorriso dolce e cordiale: se poi alla torta dell’amicizia si aggiunge un premio letterario, ecco la ciliegina bella succosa. Quest’anno, confermando il successo del 2015, ha meritato con La prima volta, un racconto in cui rievoca il suo impatto, prima emozionale e poi ragionato, con la fi gura di Maria. E palermitana è anche Grazia Condorelli, terza nella Prosa con un intenso racconto devozionale che parte dalla guarigione sperata e pregata di suo figlio da una grave forma di malattia.
A completare il poker di Sicilia, la new entry Maria Rita Campobello, insegnante in pensione, poetessa, scrittrice e blogghista della fede, proveniente da quel di Messina. La sua prima volta qui al Concorso è stata sorridente come i petali di vita da cui si lascia profumare, limpida come una goccia di Madre Teresa e calda come un cuore che vuol essere messaggero di sole. Con la poesia Madre di Dio, ha fatto rivivere i segni celesti della divina maternità e gli emozionati silenzi dell’anima di una donna che sente pulsare nel suo ventre una nuova vita ed il palpito dell’eterno.
Sul podio, oltre ai segnalati speciali Maddalena Della Mura, di Maiori, e Josefina Citro, di Mercato San Severino, è salito anche un cavese, il prof. Giuseppe Siani, già plurivincitore nelle prime edizioni del Premio, che con la poesia La Messa (non) è finita, classificatasi seconda, ha consacrato in pieno il tema di quest’anno, Maria Madre dei nostri giorni, immaginando una scena terribilmente attuale di eterna Pietà: il sacrificio di Cristo che rivive in quello di Padre Ravel, sgozzato sull’altare a Rouen, la Madre dolente che piange il figlio crocifisso, cioè sempre Maria, madre universale di ieri e di oggi.
Padre Silvio Albano, che nonostante la scomparsa rimane una delle luci sempre vive della Basilica, ancora una volta è stato “presente-assente” nella consegna del Premio a lui consacrato fin dal primo anno dopo la sua scomparsa e dedicato a testimoni attivi di evangelica fraternità.
Il Premio quest’anno è toccato ad Antonio Oliviero,generoso collaboratore della vita della Basilica, tenace ed appassionato promotore di gruppi di preghiera, attiva e responsabile guida mariana, testimone e attore di concreta solidarietà.
Antonio Oliviero, nato a Cava de’ Tirreni nel 1939, nella prima fase della sua esistenza è stato un brillante operatore commerciale e un fotografo di gran successo. Dopo un momento lungo di dolorosa crisi esistenziale, ha trovato nuova linfa nella conversione a Maria ed in particolare a Medjugorje. Si è distinto nella formazione e gestione di gruppi di preghiera, nell’organizzazione di numerosi viaggi come guida mariana, nella realizzazione di La nostra Medjugorje, un libro dedicato al suo rapporto con un altro Padre storico della basilica, Padre Giuseppe Lando. Il Premio gli è stato assegnato soprattutto per la raccolta di fondi ai fini della realizzazione di una condotta d’acqua corrente a beneficio della Casa di Riposo per anziani di Ljubuški, diretta da Suor Paulina Kvesic, con la quale Oliviero ha stabilito un filo diretto di solidale amicizia, a nome suo e dell’intera collettività metelliana.
Alla fine della premiazione, avvenuta domenica 4 settembre nella Basilica dell’Olmo, abbraccio generale con i giurati-lettori di VersoCava presenti o assenti (Maria Alfonsina Accarino, Lucia Antico, Lucia Criscuolo, Maria Teresa Kindjarsky D’Amato, Emanuele Occhipinti, Rosanna e Teresa Rotolo, Anna Maria Violante e lo scrivente, che ha fatto anche da conduttore). Quindi, tutti uniti prima intorno alle classiche foto ricordo, e poi accanto a un succulento buffet offerto da Antonio Oliviero per condividere la gioia del Premio Albano.
A dominare, almeno nel corso della serata, è stata, come lo scorso anno, la ricerca di limpidezza e di purezza del cuore evocata dallo spirito giubilare, quella che permette appunto di giubilare con limpida gioiosità e di fare di ognuno di noi una goccia dell’Oceano d’amore auspicato da Madre Teresa, per felice coincidenza proclamata santa proprio nel giorno della premiazione.
Con queste premesse, l’appuntamento al prossimo anno è d’obbligo, con la speranza di una ripresa totale di quel volo che era stato interrotto bruscamente per qualche anno e che pure aveva stabilito una ampia rete regionale e nazionale per il Concorso.
Già così, tuttavia, il Concorso, con la luce “filippina” della Basilica, ha gettato semi e ha prodotto alcune di quelle gocce che, per dirla con madre Teresa, ci distinguono dalle lordure del mondo e ci permettono di risplendere della Bellezza, quella con la B maiuscola di Bacio dell’Amore. E non è poco …
La Cavese inizia bene il campionato, prima vittoria
CAVA DE’ TIRRENI (SA). É cominciata nel migliore dei modi l’avventura aquilotta nel nuovo campionato. La prima sfida stagionale chiusa con un 2 a 0 che permette alla Cavese di chiudere la pratica Palmese a suo favore e di iniziare meglio dello scorso anno la sua galoppata nel torneo. La formazione biancoblù orfana del suo trainer, appiedato per due turni dal giudice sportivo, strascico dello scorso campionato, non ha avuto però una partenza entusiasmante. Per tutta la prima frazione di gioco, infatti, ha giochicchiato permettendo agli ospiti di impostare il proprio gioco e di metterla sui propri ritmi. E così ha anche rischiato di capitolare al 7’pt con una rocambolesca palla che pericolosamente danza dalle parti di Conti e per fortuna aquilotta non inquadra lo specchio della porta. Latitano le occasioni e le emozioni per i 1200 del Lamberti. Almeno fino al 40’pt quando invece su una dubbia posizione di fuorigioco fischiata dall’incerto Belfiore di Parma viene annullata una rete allo scatenato Golia. La ripresa è invece tutta un’altra musica. Al 6’st sul solitoGolia sventa la retroguardia calabrese. Il gol del vantaggio è solo rinviato di una manciata di miniti. È ll’11’ quando la Cavese passa. Ancora Golia sugli scudi, il suo traversone dalla destra è pennellato per la testa dell’accorrente D’Anna che anticipa sull’uscita Pellegrino e insacca per la gioia dei suoi supporters. Al 14’st Rossi innesca sulla fascia la corsa di Gabrielloni che scodella dall’altra parte dell’area di rigore e Golia non c’arriva per un soffio. Un minuto più tardi si fa viva la Palmese, il tiro al volo dal limite di Crucitti è neutralizzato in volo plastico da Conti. Azione fotocopia al 27’st. Dall’angolo Crucitti pesca al limite Zampaglione che fionda a fil di palo e a mezz’altezza ma Conti c’è e sventa la minaccia. Sembra che la Cavese debba passare da un momento all’altro di nuovo. Ma al 39’st rischia il gol beffa. Amico subentrato da poco a Sapone si mangia un gol già fatto a tu per tu con Conti. Scampato il pericolo la Cavese riparte e mette al sicuro il risultato proprio all’inizio del recupero con D’Ancora che realizza un eurogol e chiude la sfida a favore dei metelliani. Una vittoria che permette a Longo e compagni di prepare con lo spirito giusto la prossima trasferta contro l’Igea Virtus. Naturalmente molto lavoro deve essere fatto per arrivare a vedere la Cavese migliore. Ma con un pizzico di fiducia in più nel futuro. Anche grazie a una panchina lunga che sicuramente si dimostrerà utilissima nel prosieguo della stagione.
CAVESE PALMESE 2-0
CAVESE (4-3-3): Conti, Padovano, Loreto, Di Deo (42’st D’Ancora), Parenti, Migliaccio, D’Anna, Armenise (34’st Bellante), Gabrielloni, Rossi, Golia (19’st Ciarcià). A disp. Russo, Galullo, D’Arienzo, Orefice. All. De Falco Carmine.
PALMESE (4-4-2): Pellegrino, Lavilla, Cassaro, Corso, Scoppetta, Taverniti (20’st Zampaglione), Bonadio (20’st Lugliese9, Crucitti, Dorato, Sapone (34’st Amico), De Marco. A disp. Laganà, Scalone, Potrone, Misale, Vitale, Mallimaci. All. Dal Torrione Mario.
ARBITRO: Belfiore Stefano (Parma), I ass. Dell’Olio Mauro (Molfetta), II ass. Pansini Emanuele (Bari).
RETI: 11’st D’Anna (C ), 45’st D’Ancora (C ).
NOTE: Giornata torrida, Spettatori circa 1200 di cui una trentina da Palmi.Ammoniti: D’Anna (C ), Gabrielloni (C ), D’Ancora (C ), Scoppetta (P). Angoli: 6 a 5 per la Cavese. Recuperi. 1′ pt, 4′ st.
Quasi quaranta … e li mette in mostra. Il Piccolo Teatro al Borgo di Mimmo Venditti festeggia un gran compleanno con un’esposizione e sette spettacoli
CAVA DE’ TIRRENI (SA). L’Italia in scena al Theatre résidence Palace di Buxelles… Nel cartellone, Luca Ronconi con Goldoni, Renzo Giovampietro con Leopardi, Laura Betti con Pasolini, Carlo Cecchi con Pirandello… e il Piccolo Teatro al Borgo di Cava de’ Tirreni con Scarpetta. E, come direbbe il buon Peppino, ho detto tutto.
Essere i quinti di cotanto senno, in una manifestazione internazionale, è di per sé una patente di qualità e di rappresentatività. L’evento, avvenuto alla fine del secolo scorso, è sicuramente una delle ciliegine più succose di una torta bella grande: quella dei primi quaranta anni di vita del Piccolo Teatro al Borgo di Cava de’ Tirreni, fondato nel dicembre 1976 da Mimmo Venditti, che allora già da circa vent’anni calcava le scene, e da un gruppo di amanti appassionati del teatro, molti dei quali reduci anche loro dal GAD, (Gruppo Attori Dilettanti), fondato negli anni Sessanta, che è stato in qualche modo il ventre uterino del futuro Piccolo Teatro.
Da quel lontano e vicino 1976 (come passano in fretta i decenni!) la formazione è cresciuta, si è radicata nel territorio, si è fatta apprezzare in campo nazionale ed anche in campo internazionale (Belgio e Austria). Lo testimonia il cartellone (un’immagine dell’Italia e di spicchi del Centro Europa, con bandierine e didascalie) che campeggia nella Mostra celebrativa dei primi (quasi) quarant’anni, esposta nel Complesso di Santa Maria al Rifugio dal 20 al 28 agosto e corredata da un éxploit di sette spettacoli diversi in nove giorni tratti dal suo repertorio classico, ispirato ai grandi del teatro napoletano (De Filippo e Scarpetta) e integrato da testi dello stesso Mimmo Venditti, tra cui la plurirappresentata commedia Mio marito aspetta un figlio.
È stata un’emozione entrare nelle sale espositive tutti insieme, nel momento dell’inaugurazione, avvenuta alla presenza del Sindaco Vincenzo Servalli e di altri prestigiosi esponenti della Giunta e dell’Amministrazione. Da una parte, la vista ariosamente scenografica di storici oggetti di scena (tra questi, gli eduardianii fuochi artificiali de Le voci di dentro e il famoso presepe di Casa Cupiello) e delle fotografie e locandine di una vita, testimoni di una presenza viva nei cartelloni di tutta Italia ed anche, come si è detto, di Austria e Belgio.
Dall’altra parte, il sorriso compiaciuto degli storici attori-amici del Gruppo presenti all’inaugurazione, il PTB doc Matteo Lambiase in testa, punta di un iceberg foltissimo, comprendente i tanti PTB di ieri e di oggi, che sono poi venuti a vedere e a vedersi (da Raffaele Santoro a Enrico Passaro, da Carmela Lodato a Iolanda Lambiase, e scusate che non possiamo metterci a citarli tutti….), ed anche i familiari collaboratori tecnici di sempre di Mimmo e, naturalmente, anche coloro che, Claudia Scermino–Filumena Marturano in testa, purtroppo sono già volati via lasciando la scia di un caldo alone di affetto accompagnato da un commosso applauso.
In un angolo, dietro, la sala principale, faceva capolino l’allestimento delizioso di un retroscena teatrale, con i vestiti e gli oggetti in bella fila: una stanza non percorribile, vuota di persone e strapiena di ricordi e di un’anima lunga una vita e un’identità.
Al centro di tutti, lui, Mimmo Venditti, il demiurgo attore-regista-scrittore, che del Piccolo Teatro al Borgo è stato ed è Padre, Figlio e Spirito (la santità lasciamola stare….). È stata un’emozione in più cogliere gli spruzzi di emozionato orgoglio con il quale ha presentato al Sindaco Servalli, al Vicesindaco Senatore ed al Consigliere Del Vecchio le immagini storiche della sua creatura, di cui tanto si è compiaciuto, per cui tanto ha sorriso e con cui è riuscito anche ad asciugare qualche lacrima nascosta.
Con i colorati toni ed espressioni che lo caratterizzano, ha raccontato il compiacimento di circa mille rappresentazioni, di cui cinquecento o poco più a Cava ed il resto in tutte le regioni d’Italia e non solo d’Italia. Ha ricordato il piacere di vedere in tante cittadine anche piccole il culto del teatro e la presenza di una sala cittadina e contestualmente l’amarezza per non poter annoverare tra queste la nostra Cava. Qui… un teatro vero per decenni non c’è stato e poi quando c’è stato era troppo piccolo per essere un teatro vero e poi quella sala anche se c’era non si capiva se era di tutti, di nessuno o di qualcuno e poi speriamo che dopo i lavori attualmente in atto ci sarà ancora e sarà funzionale alle esigenze dei tanti gruppi che ad esso si avvicinano…
Venditti ha raccontato della nascita del Piccolo Teatro al Borgo, quando venne alla luce in una piccola sala teatrale al Borgo, presto abbandonata per motivi logistici, e della piccola Odissea che ha avuto in patria per trovare una sede adeguata, fino al 1996 quando il Comune ne ha finalmente concesso una nei corridoi sotterranei della Scuola Elementare Mazzini, dove poi ha potuto prendere vita l’Accademia che tuttora fa da fecondo vivaio per le scene cittadine. E ha parlato della gran consolazione ricevuta da Mons. Palatucci quando concesse stabilmente i locali dell’ex refettorio del Seminario. La sede stabile fu poi revocata da Mons. De Palma, ma in quella sala tuttora è possibile almeno presentare piccole rassegne. E ogni volta, tra un racconto e l’altro, spuntava un nome, grande da sempre nel cuore di Mimmo, quello di Errico Salsano, a suo tempo Presidente dell’Azienda di Soggiorno, che ha fatto da levatrice al momento della nascita e poi tanto ha sostenuto la vita del PTB. Fino alla precoce e dolorosa scomparsa, si stava molto impegnando per dotare Cava di un piccolo ma funzionale teatro cittadino: a lui Mimmo avrebbe dedicato quello esistente, se fosse esistito, e vorrebbe dedicare quello futuro, se esisterà.
Insomma, un fiume in piena, alla Mimmo, ma pieno di tanta acqua corrente e tanti fermenti vivi, alla Mimmo.
Un fiume che ha permesso per decenni di fecondare le rive della Cultura cittadina, creando un ponte con la grande cultura teatrale campana, cercando di trovare una bilancia non sempre facile tra l’hortus conclusus del linguaggio scenico tradizional-popolare e frammenti delle nuove identità, stimolanti e vitali, ma non sempre di facilissima digestione (vedi il tentativo di andare oltre proponendo un testo di Manlio Santanelli).
Comunque, in tanti momenti della sua storia il PTB ha saputo essere fortemente rappresentativo della nostra cultura e della nostra identità, perché ha messo in scena ed ha esportato testi di qualità con spettacoli che hanno trovato tanto consenso in città ed in regione e tanti apprezzamenti nelle tante sedi di rappresentazione nazionali e oltre.
Con la sua vita e la sua presenza, il PTB è stato, ed è, un inno al Teatro stesso ed alla sua benefica funzione sociale che lo caratterizza fin dai tempi della sua nascita nell’antica Grecia, quando era la voce e coscienza della polis.
È la sua magia, la magia di un luogo dove a sala piena i polmoni di un attore perdono ossigeno ma il cuore si ingrossa a dismisura, dove tutto è finto ma niente è falso, perché è la vita che lo genera e gli dà colore e calore per cercarvi meglio anche il suo stesso senso. Come diceva quel tale, il cinema ti fa ricco, la televisione ti rende famoso, ma il teatro ti fa bene. E il Piccolo Teatro al Borgo alla città ha fatto tanto bene, anche quando la città non gli faceva del bene.
E gli auguriamo, e ci auguriamo, che in occasione della Festa del Cinquantenario il bene si sia finalmente trasformato “in meglio”. Cin cin!