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Salerno. In Provincia e in TV “Nel nome dell’amore”, di Vittorio Pesca: un inno alla Vita, contro l’uomo Caino

È andata più volte in onda nei giorni scorsi sull’emittente Telediocesi la ripresa integrale della presentazione del volume di poesie “Nel nome dell’amore”, decima opera del poeta e scrittore salernitano, di origini cilentane, Vittorio Pesca, per l’occasione illustrata dalla prestigiosa artista Alida De Silva. La manifestazione, svoltasi nella Sala Bottiglieri della Provincia di Salerno, è stata promossa dal Centro Artisti Salernitani, presieduto da Elena Ostrica, presentata da Michele Sessa e dal sottoscritto scrivente e allietata dalle musiche del violinista Felice D’Amico e del pianista Vittorio Bonanno. Oltre alle persone citate, sono intervenuti, a vario titolo di lettura e/o commento, Gina e Marco Pesca, Pina Sozio, Patrizia De Mascellis, Florinda Battiloro, Rosanna e Teresa Rotolo, Antonio e Gerardina Russolillo.

In questo volume c’è l’anima collante dell’intera produzione di Pesca. Nelle sue precedenti raccolte di versi o di prose, pur scegliendo quasi sempre specifici fili conduttori, come le radici di Piano Vetrale, l’esperienza di migrazione, il tempo, la famiglia, i sentimenti, la religione, la pace, li faceva gravitare sempre, in un modo o nell’altro, intorno ad un Sole ben preciso, cioè l’Amore. Perciò questa è la madre di tutte le raccolte, perché, pur conservando le classiche tematiche peschiane, è dedicata esplicitamente proprio all’Amore, ora per descriverlo, ora per cantarlo, ora per deplorarne la mancanza, ora per rimpiangerne la perdita.

Per lui l’Amore è aria, respiro, sapore, colore, è il cordone ombelicale della vita: è occhio dell’anima, chiave del cuore dell’essere umano in dolore. È la cosa più bella e graziosa al mondo, come egli la definisce con quello spirito di francescana semplicità e limpida sensibilità che fa parte del suo DNA.

I suoi versi, come sempre carichi di espressiva immediatezza, partono dal cuore, vengono filtrati dall’esperienza e tornano al cuore con la stessa genuinità con cui erano partiti., perché egli sente nel profondo la magia della vita, che gli addolcisce la rugiada del cuore, con la quale egli tende costantemente ad abbeverarsi.

Per lui comunque l’Amore non è statica contemplazione degli affetti o della bellezza o della natura, ma deve trasformarsi in inesauribile motore di vita, la cui messa in moto il poeta l’affida a quattro fonti cardinali di energia.

La prima è il rapporto con la propria persona: chi ha la forza di amare riesce ad avere fiducia in se stesso, a non avere mai paura per affrontare la vita.

La seconda è il rapporto con le radici della propria identità: per lui, come da sempre,queste si identificano con la famiglia, la terra natia di Piano Vetrale, con i due amatissimi genitori-maestri di vita, con la natura in generale e la campagna in particolare, con i valori che gli hanno trasmesso.

Basti citare al riguardo due delle tante bellissime illustrazioni di Alida De Silva, che ancora una volta ha confermato maestria assoluta del disegno e fantasia, delicatezza e sensibilità nel tocco, tali da generare delle vere e proprie poesie a colori. Ci riferiamo innanzitutto alla copertina, dove simbolo d’amore è Mamma Teresa, con lo sguardo serio della custode e la postura amorevole dell’affetto materno, esaltato dalla presenza di una colomba. Sullo sfondo, campeggia l’albero nodoso e fiorito, segno delle radici e della loro forza. Ed è naturale accoppiare a questa l’immagine emozionata di Papà Luigi, rappresentato con il volto di Vittorio da grande, mentre, affiancato al caro albero di famiglia, con aria amorevole trasmette i suoi insegnamenti a Vittorio bambino, che si abbevera alle sue parole.

La terza fonte di energia è il rapporto con gli altri e col mondo. Senza Amore non si può costruire e vivere la Pace, che fa parte del cuore, del perdono dell’altro e del tuo nemico peggiore. Senza la Pace nel cuore nasce l’uomo Caino, si scatena l’egoismo perenne in questo mondo, si perde la bussola del cuore. E scattano le guerre, le distruzioni, la devastazione dell’ambiente, le morti di quei teneri e innocenti batuffoli di vita che sono i bambini…

La quarta fonte è la tensione verso il cielo, verso il Signore e qusnto di divino ci circonda ed è in noi. Il poeta innalza costantemente un inno alla forza potente di Nostro Signore, che per lui è sorgente imprescindibile di calore, di gioia e di amore; è la nostra vita, la nostra morte e in suo nome la vita è sacra e come sacra deve essere vissuta,

Pesca crea un movimento che parte dall’io per giungere fino a Dio, attraverso un cammino colorato che si chiama Vita, a cui egli non manca di innalzare inni anche attraverso l’emozione del colore: ora l’autunno rosa, azzurro e oro, ora l’Amore del verde, ora il connubio tra natura e persona (Amo la rosa, la sua bocca rossa, le sue labbra di sposa”… ) e così via.

Tanto colore, insomma… e non a caso colore fa rima con amore… e il colore dell’amore è la garanzia più grande per dipingere un mondo migliore…

SALERNO. Presentata a Palazzo Sant’Agostino la maxiraccolta di Vittorio Pesca

Cento racconti e poesie: coinvolgente memoria di un’identità personale e sociale.


Le luci e le ombre, il calore e i colori di una vita, col piacere di raccontare fatti e fattarielli e recuperare ricordi ed esaltare i valori che hanno fatto da stelle polari nella navigazione della vita.

Questo il filo rosso della serata di venerdì 24 maggio, svoltasi a Salerno presso il Salone Bottiglieri del palazzo Sant’Agostino, per la presentazione dell’ultimo libro di Vittorio Pesca, Cento racconti … e poesie. È l’ottavo volume di una collana personale in cui, conservando sempre il suo stile e la sua personalità, tra prose e poesie racconta ora le speranze, le delusioni, le fatiche e le conquiste della sua esperienza di emigrante, (Cuore di emigrante, Pietre nel cuore, Canti d’amore, Un’altra vita,), ora il viaggio dell’esistenza, il rapporto con la parte terminale della vita ed il contatto con l’oltre (Al di là, Nuvole del tempo, Amore di Dio).

Sono intervenuti, e in qualche caso hanno anche letto frammenti della raccolta, l’on. Guido Milanese, la Dott. Pasqualina Battipaki (Assessore dell’Amministrazione Provinciale), la prof. Elena Ostrica (Presidente del Centro Artisti Salernitani, che ha donato a Pesca la medaglia d’oro), il dott. Antonio Spiezia (Presidente dell’Associazione “Cavalieri di Carinzia”, che ha donato a Pesca un diploma di onorificenza), Gina e Marco Pesca, sorella e figlio di Vittorio, personalità del mondo dell’Arte e della Cultura come Maria Pina Cirillo, Patrizia De Mascellis, Anna Senese (in arte Marina Sole), Gerardina Russoniello, Giuseppe Lauriello, Antonio Russolillo, Rosanna e Teresa Rotolo, Pina Sozio, lo scrivente Franco Bruno Vitolo. L’accompagnamento musicale, molto efficace e particolarmente applaudito, è stato affidato al tastierista Vittorio Bonanno, esecutore di testi di musica classica, e al cantante chitarrista Mimmo di Salerno, chansonnier esperto della canzone napoletana e trascinante “posteggiatore” a voce piena. A condurre, come sempre e con la sapienza e la sagacia di sempre, l’avv. Michele Sessa.

Con quest’ultimo lavoro, tirando fuori dal cassetto racconti scritti nell’arco di una vita e non ancora pubblicati, Pesca ha raccolto dall’albero della memoria i frutti sostanziosi e saporiti della sua identità e della sua evoluzione esistenziale, che poi è il riflesso di una ben precisa dimensione sociale e storica: il Cilento, la civiltà contadina, l’emigrazione del Secondo Novecento, l’urbanizzazione, la scoperta del benessere, i problemi e i disvalori della cultura occidentale avanzata.

La struttura è in prosa, condita o alternata con poesia, la scrittura è “al caminetto”: chiara e semplice, ricca di connotazioni, coinvolgente e comunicativa. Funzionale e gradita novità, il contenuto di ogni singolo racconto è preannunciato da un breve corsivo che fa da richiamo, quasi da promo.

Le tematiche formalmente sono state divise in quattro capitoli: affetti familiari, reminiscenze, amicizia e amore, fede e amore di Dio. Di fatto,sono tutte convergenti con le opere e la vita stessa di Pesca con l’evocazione di personaggi e valori che sono il cemento della sua identità. le radici fortissime di Piano Vetrale e della sua famiglia, il legame d’acciaio con i suoi affetti, la necessità dell’amore e della solidarietà nei rapporti umani, il senso della religione e dei suoi riti, la tristezza nel vedere le ingiustizie, l’aridità sentimentale, gli egoismi, le violenze dell’uomo Caino.

Su tutto, la bellezza e la fatica della vita quotidiana, impersonate dalla figura del padre, il padre suo della disperazione e dell’amore, della solitudine e della notte sotto le stelle, della forza e della volontà di andare a vanti. E quel profumo di pane appena sfornato dalla madre non è solo un ricordo gioioso ma è il profumo stesso di quell’abbraccio materno che tanto e per troppo poco tempo lo ha riscaldato e che ancora gli manca.

L’amicizia, compagna del cuore, viene preannunciata nella prima sezione ed esplode nella terza, dove però a dominare è l’amore, anzi gli amori, che pure fanno capolino in tutti i luoghi e situazioni, perfino nella sezione religiosa. Con malcelato orgoglio Vittorio evoca tanti incontri e sogni d’incontro, con donne che colpivano la sua fantasia ed i suoi sensi ed a loro volta erano colpite dal suo fascino virile e dalla sua fresca malizia.

A dominare, e a lasciare un poetico retrogusto, è però il sottofondo della sua malinconia esistenziale, in parte legata anche agli errori che si commettono nella vita di ogni giorno e nella società. La vita, pur bellissima, è in fondo un doloroso passaggio: sono numerosi i personaggi costretti a scavalcare muri insidiosi, a patire pietre nel cuore, ad affrontare le pene di una malattia o di un lungo distacco da questo mondo. Ma per lui, quanto più forte è il dolore, tanto più forte è la necessità dell’amore… e l’importanza di riconoscere i valori essenziali.

Nel finale, infatti, in frammenti che sintetizzano la persona e lo scrittore, attraverso un “sogno dell’uomo” egli denuncia quanto sia tardivo a volte per tanti riconoscere solo a maturità conquistata i sacrifici fatti dai genitori, quanto sia ingiusto vergognarsi della povertà di famiglia, quanto sia alienante privilegiare i valori materiali su quelli morali: a cosa servono i soldi maledetti, senza l’amore? E non a caso in conclusione viene esaltata la grandezza della Pace: Non è utopia, dobbiamo agire e lottare, conquistarla col grido del pianto, con la caparbia e la forza del cuore.

La forza del cuore, appunto. È questo il frutto più succoso e saporito dell’albero Pesca. È questo il senso più profondo di questa raccolta-raccolto. E, come tutti i raccolti, sia anche questo cibo e seme di un futuro migliore.